26. FIDUCIA

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Il cursore tornò a lampeggiare con la sua intermittenza fin troppo luminosa. Mi diede quasi fastidio.

Per qualche istante nessuno disse una parola. Io stesso non sapevo più a cosa pensare.

Potevo fidarmi di Nia? La parte di me che si sentiva tradita scalpitava, ma sapeva di aver poca voce in capitolo, perché l'altra, che invece se ne fregava, alla fine mi avrebbe costretto a fare esattamente quello aveva detto lei.

Fu il nonno a rompere il silenzio: " A quanto pare dobbiamo parlare con questa Zoe".

"No, dobbiamo farla parlare" precisò Adam.

"Credi che riusciremo a convincerla ad aiutarci?" gli chiesi mentre cercavo il modo di recuperare le chiavi.

"Ci proverò" rispose.

Era chiaro che voleva parlarle da solo. Non feci nemmeno in tempo a provare a convincerlo del contrario, perché, come se mi avesse letto nel pensiero, si affrettò a dirmi: " Io non sono mai intervenuto. Vi ho lasciati parlare. Ora è giusto che tu faccia lo stesso con noi".

La sua richiesta mi sembrava onesta.

Nel frattempo avevo recuperato entrambe le chiavi, che misi in tasca senza domandare il permesso ai legittimi proprietari, e, guardando la porta, tornata di nuovo di semplice legno rosso, gli chiesi: "Quando pensi di farlo?" Sapevo che se quella era la sua intenzione non avrei mai potuto fargli cambiare idea.

"Dobbiamo incontrarci al Vogue subito dopo cena" rispose "fortunatamente avevamo già in programma di vederci. Lo farò lì".

"Ok. Passo a prenderti alle nove e ti accompagno", e, prima ancora che potesse anche solo pensare di replicare, aggiunsi "Non accetterò nessun no. Ho detto che ti accompagno soltanto. Punto".

E lui non replicò, infatti.

"Posso tenere io la tua chiave?" gli domandai mentre stavamo andando al locale, in centro, dove lui e Zoe avevano appuntamento.

"Ok" rispose distrattamente. Non aveva detto una parola lungo tutto il tragitto ed era completamente immerso nei suoi pensieri. Avrei voluto smorzare la tensione, ma io ero forse più teso di lui, così non mi uscì niente di meglio di un "Dai, ce la facciamo!" Suonò così incerto che Adam non mi rispose nemmeno e il silenzio ci accompagnò per un altro lungo tratto, fino a quando, quasi senza rendermene conto, espressi ad alta voce il mio pensiero: "Certo che siete davvero incredibili!" esclamai, più stupito che con l'intento di fare una vera e propria critica. "Vi eravate accordati per incontrarvi qui per poter discutere insieme, con calma, delle scoperte fatte oggi dal nonno?" continuai con un'ironia del tutto priva di veli.

"Veramente no. Dovevamo andare al cinema".

"Mi stai dicendo che volevi semplicemente andare al cinema con una che viene da un altro mondo e che in meno di una settimana ti ha letteralmente scombussolato la vita? Così, come se tutto fosse normale?"

"Io non sono come te" commentò serio.

"Cosa, coglione?"

"No, intendevo romantico". Mi guardò e sorrise prima di aggiungere "Non mi interessano i fronzoli. A me basta concludere!"

Mi scappò da ridere. E fu in qualche modo liberatorio.

Il parcheggio era pieno e la musica si sentiva già attraversando la strada. Eravamo arrivati. Salutai Adam con la promessa che mi avrebbe chiamato non appena avesse finito con Zoe.

Il cellulare squillò che erano quasi le due di notte. Andai dritto al punto: "Allora, ci aiuterà?"

"Sì" rispose Adam. Eppure in quelle due lettere non c'era nessuna soddisfazione.

"È successo qualcosa?" chiesi. Le brutte notizie era meglio saperle subito.

"No, è solo che per ottenere qualcosa da una ragazza, lo sai anche tu, bisogna darle qualcosa in cambio ..." Anche se non potevo vederlo immaginavo che se la stesse ghignando. "Ma ti ha detto o no la password?" insistetti, in quel momento del tutto disinteressato alle tecniche di Adam per concludere.

"Vieni domani alle quattro dal nonno. Ci vediamo direttamente là".

Qualunque cosa abbia fatto o detto doveva essere stato convincente, pensai.

"Sapevo che potevo fidarmi! Grazie!"

"Non ringraziarmi" disse serio "non devi".

"Ti ha fatto domande? Ti ha detto qualcosa?" ovviamente ero curioso e non vedevo l'ora di sapere tutti i dettagli.

"Mi ha detto che riuscire ad andare su Alter era lo scopo principale della sua missione".

"E ti ha spiegato perché per lei è così importante?" odiavo da morire questo lato di Adam, il fatto che dovessi tempestarlo di domande per farmi dire i particolari, perché altrimenti lui avrebbe liquidato il discorso con una semplice frase dopo il pronto. Invece io volevo sempre sapere tutto, anche la più insignificante inflessione della voce, perché sono proprio le cose che sembrano prive di significato che servono a farti credere di vivere qualcosa che purtroppo ti sei perso. E io avrei davvero voluto esserci.

"Ha parlato anche lei del punto di origine e del fatto che vuole riportare tutto a com'era prima della Grande Guerra che ha separato i due mondi".

"Mi stai dicendo che vogliono entrambe la stessa cosa, ma non sono riuscite a mettersi d'accordo da sole?"

"In un certo senso ..." rispose Adam, molto vago.

Ovviamente non poteva essere così.

"Ha detto che sistemerà tutto lei" aggiunse.

Se ancora non sapevo se e quanto fidarmi di Nia, sapevo però che di Zoe non mi fidavo affatto. C'era qualcosa di subdolo in lei, che non mi convinceva per niente.

"E ti ha spiegato come ha intenzione di fare?" domandai sperando in ulteriori dettagli.

"Senti, io sono a pezzi, ne parliamo domani. Adesso ho proprio bisogno di dormire".

"Ok" dissi, consapevole del fatto che ne avevo bisogno anche io.

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