#One

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Rieccoci, inaspettatamente. Rubo solo due microsecondi della vostra attenzione. Ci tenevo a dire che questa "avventura" nel mondo wattpad è nuova e che è una storia condivisa tra piú menti. È come se fosse una sorta di esperimento, nato per mettersi un pò alla prova. Quindi, dite la vostra, SIATE SPIETATI commentate e fateci sapere cosa c'è da cambiare, da aggiustare e soprattutto se vale la pena continuare! xD
Vi lascio al capitolo. Buona lettura, si spera!
Enjoy.

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Dal giorno della partenza, i rapporti fra i due sembrano essersi raffreddati.
Continuano inconsapevolmente a gravitarsi intorno, ma le loro interazioni si sono ridotte al minimo sindacale, giusto il necessario per vivere in tranquillità l'esperienza olimpica.
E Simone non ha la minima idea del perché.
Le prime partite stanno andando pressoché bene, non può certo lamentarsi.
Ma nonostante le soddisfazioni in campo, non riesce a godersi a pieno il momento perché la sua mentre si sposta inconsciamente verso Filippo e l'indifferenza che mostra verso di lui.
Non si è mai comportato così, non era mai stato per tanto tempo così distante dalla prima volta che si erano incontrati.
La quotidianità con Filippo era diventata una cosa talmente certa che quasi dimenticato cosa volesse dire vivere la sua vita senza la presenza costante e rassicurante del suo migliore amico.
Anche quando, durare i brevi periodi di vacanza, ognuno tornava alla propria vita, trovavano il modo per tenersi in contatto.
La lontananza non si sentiva.
Ora, invece, erano più distanti che mai. Stavano vivendo un sogno, e avrebbero dovuto viverlo al pieno, insieme, come avevano programmato.
E per questo Simone non capiva per quale assurdo motivo ora non lo cercasse, lo tenesse a distanza.
E, anche se non vuole ammetterlo, ci sta male.
Nonostante tutto però, cerca di far uscire sempre il suo lato positivo e solare, perché sta vivendo un'esperienza più unica che rara a solo 19 anni, perché è circondato da persone meravigliose e perché in fondo crede fermamente che le cose con Filippo torneranno come agli inizi. O almeno lo spera con tutte le due forze.
'Ne verremo fuori' pensa, basterà trovare il modo, parlarsi e confrontarsi.
Mentre il piccolo del gruppo cerca di essere ottimista però, gli altri si sono accorti della tensione tra lui e il numero 10. Tra una rifinitura e un allenamento in sala pesi, infatti, non mancano le battutine dei compagni di squadra. Come quella volta che durante un riscaldamento, Simone sfiorò casualmente (o forse no) Filippo e lui si irrigidì immediatamente, avanzando di qualche metro. Antonov che era dietro di loro alla visione della scena non poté fare a meno di commentare con un «Guai in paradiso?» beccandosi subito dopo occhiatacce da parte di entrambi, che lo fecero ammutolire.
È un continuo vedersi ma non guardarsi, non toccarsi, non sfiorarsi. Filippo quasi lo evita del tutto cercando di capitare in un gruppo di allenamento diverso dal suo, andando negli spogliatoi prima o dopo di lui...parlano quasi perché devono, non possono estraniarsi del tutto.
Simone, dopo qualche giorno comincia a sentisi insofferente a causa di questa situazione. Non capisce cosa sia potuto succedere. È vero, lui ha cominciato a provare delle cose per Filippo, cose che lo mandano in confusione e che lo destabilizzano ma non può farci nulla, o almeno non più. Però i suoi comportamenti indipendentemente dalla scoperta di queste sensazioni, sono sempre stati gli stessi nei confronti del veronese. Non ha fatto trapelare nulla, in fondo è consapevole che è un sentimento a senso unico perché, beh perché Filippo sta con Nicole e poi perché diamine, è Filippo Lanza e lui è convinto che non lo noterebbe comunque, neanche in un universo parallelo.
Intanto gli allenamenti continuano a ritmi serratissimi, ed è un bene probabilmente, perché nessuno ha tempo di pensare ad altro se non alla prossima gara, quella contro gli USA. Si impegnano tutti al massimo delle loro capacità, sono un gruppo affiatato, compatto. Nessuno ha intenzione di perdere ed essere eliminato ai gironi. Vogliono combattere e vincere. Vogliono dimostrare che valgono e che assieme sono una potenza da temere e non sottovalutare. Per questo, dopo una riunione con il mister e il resto dello staff si decide di raddoppiare il turno di esercizi in campo.
Finalmente arriva il giorno del match. Sanno che la squadra che devono affrontare è forte, ma loro non sono da meno, si dicono durante l'ultima rifinitura prima della gara.
Provano e riprovano, cercando di migliorare le alzate, la velocitá, i servizi. Ed è proprio in uno di questi momenti che Simone sta lì a fissare intensamente Filippo.
È una cosa che ama fare, soprattutto quando lui è distratto, quando non sa di essere guardato e magari si lascia sfuggire qualche sorriso in più.
Si è sempre chiesto come mai fra tutte le persone di sua conoscenza, lui era l'unico dal quale, una volta iniziato a guardarlo, non riesce mai a distogliere lo sguardo.
E in quel momento arriva alla conclusione che è impossibile vivere così a stretto contatto con Filippo e non restarne accecati.
Lui è accecante.
Ha una luce tutta sua.
Inoltre ogni suoi movimento, ogni suo gesto, sembra avere un'eleganza naturale, innata.
Anche in questo momento, mentre sta semplicemente camminando, è ipnotico.
Ha anche quella sua ossessione per risultare perfetto, sempre.
Come se ne avesse bisogno, poi.
Tipo quei capelli, sempre perfetti ed in ordine.
Adora passare una mano sulla sua testa e scompigliarglieli tutti.
Max una volta gli fece anche notare che era lui l'unico a cui permetteva di farlo senza ricambiare con un pugno, non ha mai dato troppa importanza a quelle parole.
Quasi gli prende un colpo quando si ritrova a pensare cosa avesse provato se gli avesse afferrato quei capelli durante un bacio...o altro.
'Contegno,Simone,cazzo!' si ripete mentalmente, stringendo forte i pugni e mordendosi il labbro inferiore.
Sta fantasticando da cinque minuti buoni quando non si accorge minimamente della palla lanciata da Ivan, con molta molta forza, dirigersi proprio verso di lui.
Non la vede arrivare e quindi non può evitare di essere colpito.
In pieno viso. Davanti a tutti.
E cade, cade rovinosamente sul pavimento. Tutti si fermarono dopo aver sentito il tonfo e corrono da lui. La prima cosa che fa Simone, d'istinto, è voltarsi verso Filippo. E lo vede lì, a guardarlo preoccupato.
Si aspetta che gli si avvicini per controllare come stesse, come faceva ogni volta.
E invece non si muove, rimane lì, e si sente ferito e deluso perché ha provato solo a pensare che tutto magari era tornato alla normalitá.
È la voce di Ivan a riportarlo alla realtà, mentre gli allunga una mano per aiutarlo ad alzarsi.
«Oddio Simo', che te sei fatto?!»
«Ma nulla Ivo dai, tranquillo che ora passa»
«Sicuro?! Guarda che non te volevo colpí eh?! È che te di solito riesci sempre a prenderli i miei servizi...» ribatte Zaytsev davvero preoccupato
«Ma si dai, vedrai che tra massimo un'ora sono come nuovo» lo tranquillizza lui.
«Ma a Simò, però posso sapé che cazzo stavi a guarda'?!» chiede divertito Ivan
Simone entra in crisi e in pochi secondi si arrovella in cervello cercando una scusa plausibile da dare a tutti, finché non sente la voce di Osmany provenire alle spalle dello zar «Ah, es el amor mi hermano, el amor está en el aire.»
'Amore? Oddio. Oddio no. No. No. Ma che cazzo sta dicendo Osmany.' pensa Simone e il panico si fa sempre più forte , ha il cervello completamente in panne. Cosa dovrebbe dire ora? Per fortuna ci pensa Zaytsev a toglierlo dagli impicci
«Juanto ma che te sei impazzito pure te?» commenta divertito. «Vedi te che gabbia de matti oh. La palla colpisce Giannelli e svalvoli tu. Ma ve possino.» dice in un misto tra divertimento e foga che lo contraddistinguono. E con lui anche gli altri scoppiano in una risata fragorosa dimenticando quasi subito la frase pronunciata da Juantorena.
Quando poi ognuno sta tornando alle proprie postazioni, per riprendere le proprie cose ed entrare negli spogliatoi, ecco che Simone si sente chiamare.
Riconsce subito quella voce, la riconoscerebbe ovunque, ma decide di ignorarla e continuare a camminare.
Filippo, però, non ha l'intenzione di fermarsi e cosi continua fino a quando non riesce ad afferrare Simone per la maglia.
«Simo, aspetta!»
Simone non avrebbe voluto nemmeno girarsi, ma sapeva che non se ne sarebbe andato se non gli avesse risposto.
«Cosa vuoi?»
La freddezza con cui gli risponde destabilizza Filippo, poi però realizza che è solo colpa sua se reagisce così. Se ne è reso conto col passare dei giorni.
«Ti sei fatto male?»
«No, è roba da niente»
«Non sembra. Guarda, c'è ancora il segno!» risponde Filippo, prendendogli il braccio per tirarlo verso di se e toccargli la porzione di guancia colpita dalla palla.
Simone sussulta leggermente.
Non solo per il leggero dolore che prova, ma anche perché si sente quasi bruciare quando i polpastrelli di Filippo sfiorano la sua carne.
Dio, gli erano mancati quei contatti, sentirlo sulla pelle.
«Scusa» esclama Filippo, accortosi della sua reazione. «comunque se ti fa ancora male Dovresti metterci qualcosa, altrimenti non ti passerà tanto facilmente» aggiunge, incrociando le braccia.
Nei precedenti giorni gli aveva rivolto si è no 10 parole e adesso veniva da lui, stile crocerossina, fingendo che non fosse successo nulla?
Troppo facile, pensa Simone, se crede di potersela cavare con così poco.
«Perchè, ti interessa?» chiede Simone, guardandolo truce, con un tono di voce talmente freddo e acido da meravigliarsi anche lui.
E può quasi toccare con mano lo stupore di Filippo quando le parole gli giungono all'orecchio.
Ha sgranato gli occhi, il sorriso si spegne e il suo volto assume un espressione da cucciolo bastonato.
Simone si sente quasi in colpa, sa di averlo ferito, ma deve reagire con la stessa freddezza con cui lui lo ha trattato per tutti quei giorni
«Torno di là, se non hai altro da dirmi» dice, prima di sparire dalla sua visuale.
Filippo si sente come se gli avessero tirato un pugno dritto nello stomaco.
Solo ora ha capito veramente quanto lo ha ferito.
E lui tutto vuole, tranne che ferirlo. Simone merita solo le cose più belle, quelle che alimentano costantemente la sua allegria.
Non riesce a toglierselo dalla testa,non riesce a non pensare a lui.
Dopo essere passato per gli spogliatoi torna in stanza con questo chiodo che ormai gli si è insinuato nel cervello. È sdraiato sul letto quando qualche tempo dopo rientra anche Colaci, con cui condivide la camera.
«Pippo tutto OK?» chiede vedendolo parecchio abbattuto.
«Si Max, tutto bene. Ero sovrappensiero.»
«Problemi con la ragazza del barbecue?» domanda il pugliese
«No, no. Lei..Noi ci siamo presi una pausa ecco. Ci sentiamo ogni giorno ma, al barbecue abbiamo discusso e abbiamo chiarito pochi giorni fa. Magari sarebbe meglio troncare e cercare di evolvere la cosa in amicizia, non lo so Max. Per ora abbiamo deciso di mettere la cosa in stand by e mi va benissimo così.» confessa Lanza.
«e allora? A che pensi?»
«a Simone.» dice di getto Filippo «io credo di averlo fatto allontanare da me, forse per questi stupidi pensieri che avevo a causa di Nicole. L'ho trascurato e tu lo sai bene che lui ha bisogno di attenzioni...è così insicuro che a volte mi fa tenerezza. Se solo si vedesse come lo vediamo noi. So che ha bisogno di me, e io me ne sono fregato altamente. L'ho deluso. Lo sento. Lo vedo dai suoi comportamenti. Oggi mi ha trattato di merda, Max. Oggi che è anche il suo compleanno, capisci? Era incazzato nero, e io non so che fare.» parla tutto di un fiato Pippo, stava per scoppiare a furia di trattenersi.
Max lo vede un po' come suo fratello minore e cerca di capire la situazione, anche se molti comportamenti non gli quadrano. «Vuoi farti perdonare quindi, perché hai capito che sei in torto?» domanda
Filippo annuisce.
«È il suo compleanno, fa qualcosa per lui. Simone ci tiene a te, forse sei il primo amico che ha avuto quando si è trasferito a Trento, se gli parli con sinceritá, nom ci metterà molto a perdonati!» e con queste parole si allontana.
Così, dopo la chiacchierata con Max, prende il cellulare e apre la loro conversazione whatsapp. Ci pensa un pò e poi digita:
- Ehi
- Ehi Simone
- Dai Simo, Rispondimi per favore
- - Che c'è?
- Come va?
- - Come deve andare?
- Intendevo, come stai? Passato il dolore? Va meglio?
- - Cos'è un terzo grado?
- ....
- - Si va meglio, mamma. Ghiaccio miracoloso.
- Non prendermi in giro.
- - Io?!
- Mi hai chiamato mamma.
- - Beh si, scusa.
- Non scusarti. Al massimo potrei essere un papà sexy ;)
- - ahahahahah sei un cretino.
- Sarò anche cretino, ma per lo meno sono quello che ti fa ridere.
- - Touchè
- Sei solo in camera?
- - Eh?
- Sei solo?
- - Perché?
- Dio, sei pesante Gian. Dimmi solo se sei da solo o no.
- - Si, si sono da solo.
Ricevuta la risposta non ci pensò su due volte e si diresse quasi correndo verso la stanza di Simone.
Apre la porta e , senza fare rumore, entra piano nella stanza.
Simone non si muove di un centimetro, evidentemente non lo ha sentito entrare.
E lui rimane così, a fissare quel corpo avvolto dalla penombra, e si ritrova a stringere forte i pugni.
E' bellissimo e gli è mancato come l'aria.
Si è illuso che poteva stargli lontano, che sarebbe riuscito ad evitare quel suo sorriso disarmante con estrema facilità.
Ma in quei giorni la realtà lo ha travolto con tutta la sua spietata irruenza: ormai la sua vita è indissolubilmente legata a quella di Simone Giannelli e non avrebbe mai più potuto separarsi da lui.
E non lo voleva nemmeno.
Sono amici, stare con lui lo fa stare bene, che male c'è a volere un amico così nella sua vita?
Perché privarsene?
«Simo» lo chiama, qualche istante dopo, facendolo sobbalzare dalla sorpresa.
Non appena si accorge che quello sul ciglio della porta era Filippo, Simone inizia ad agitarsi, il cuore parte a mille.
Non è preparato ad avere una conversazione, da solo, con lui.
E Filippo sorride, di fronte ad una reazione così genuinamente tenera.
«Che vuoi?» chiede, il ragazzo.
«Vestiti, stasera si esce.»
Le guance di Filippo sono rosse, molto rosse.
Si sente tremendamente in imbarazzo e fatica non poco a risultare quanto più naturale e tranquillo possibile.
«Cosa?» esclama meravigliato «Per quale motivo?» aggiunge, nervoso.
«Sei giovane, sei a Rio a vivere un sogno, dovresti divertirti... non restare in stanza a dormire.»
«Si, ma..»
«Niente ma, alzati da quel letto e mettiti qualcosa di carino.»
«Ok.» afferma Simone non capendo ancora bene la situazione.
«Ti scrivo fra poco i dettagli» dice, senza aggiungere altro, allontanandosi dalla stanza.
Ma viene fermato dalla voce del ragazzino poco prima che uscisse dalla stanza.
«Stavamo messaggiando, perché arrivare fin qui a dirmelo di persona?»
E Filippo non risponde e arrossisce, di nuovo.
Incontrollabilemente.
Non ha realizzato quanto risultasse strana la cosa.
«Perché sei arrossito?» chiede Simone, accorgendosi della cosa e provocandolo.
Ma Filippo non apre bocca e si limita ad uscire dalla stanza.
Cosa diamine gli era preso in quella stanza? Filippo non sa davvero spiegarsi cosa gli stia succedendo e soprattutto perché. Magari è lo stress per la competizione, o il nervosismo che gli sale ogni volta che legge il nome di Nicole sul display del suo iPhone. O forse è l'ansia che ha per quella serata. Deve giocarsela al meglio se vuole che Simone lo perdoni.
Torna in camera e senza pensarci troppo entra in bagno per una doccia rigenerante. Spera.
Dopo essere uscito con solo un accappatoio in vita, pensa a dove può portare il suo amico. Ha bisogno di un posto poco affollato ma d'impatto. Ha un'idea e così scrive al palleggiatore:
- Mr Giannelli ci vediamo alle 22 al campo di beach. MI RACCOMANDO VESTITI CARINO. È un ordine!
- - Si signor capitano!
- Stupido.
- - Mi stai offendendo per caso?
- Non lo farei mai. Era detto con affetto.
- - Faccio finta di crederti. A dopo Mr Lanza ;)
- A dopo.
Quello scambio di messaggi ha messo una strana euforia addosso ad entrambi.
Dopo essersi preparato e aver preso tutto il necessario, Filippo lascia la stanza per dirigersi nel luogo prestabilito.
Il campo di beach volley di sera è suggestivo. C'è la sabbia ma non c'è il mare, anche se si sente il rumore dell'Oceano. Gli piace, lo rilassa.
Mentre continua a guardarsi intorno sente dei rumori dietro di se. Si volta e vede Simone avvicinarsi pian piano. Allora sorride, non può fare altro che questo.
Simone arriva alle gradinate che portano al campo e con calma le scende. Poi lo vede davanti a lui che lo aspetta con uno dei suoi sorrisi migliori e sente le gambe molli e il cuore nelle orecchie. Filippo è...bellissimo o qualcosa come perfetto, nei suoi jeans stretti risvoltati alla caviglia che gli mettono in evidenza...beh...tutto, pensa Giannelli. Ha una camicia bianca di un tessuto leggero, senza colletto, con i primi bottoni slacciati e le maniche arrotolate ai gomiti. È a piedi nudi, nota.
E poi ha quei suoi capelli sempre super in ordine.
«Ciao»
«Ciao»
«Sei...Stai benissimo» dice Simone senza pensare
«Si? Anche tu non sei male. Hai seguito il mio consiglio!» risponde il più grande
«Seguo sempre i tuoi consigli Fil, lo sai.»
«Lo so»
«Allora? Perché siamo qui?»
«Per due motivi. Anzi tre.»
«Ah...e sarebbero?» chiede incuriosito il più piccolo mentre Pippo gli fa segno di sedersi sugli spalti
«Allora... innanzitutto sappi che sono tutti motivi che hanno uguale importanza, indipendentemente da quale ti dica per primo.»
«OK»
«OK.» Filippo prende un respiro e comincia a parlare «il primo motivo per cui siamo qui è la vittoria di stasera. Sapevamo quanto erano forti gli americani, e siamo stati grandi.»
«Si lo siamo stati!»
«Poi...» lo schiacciatore non perse tempo e continuò «siamo qui perché voglio chiederti scusa. E lo voglio fare a modo mio, quindi mi serviva un posto familiare ma che mi permettesse di stare solo con te. Scusa Simo. Davvero. So che ti sei sentito messo in disparte e so di averti deluso comportandomi in modo irragionevole. So che sono un idiota perché gli amici non si escludono così da un giorno all'altro e so che questo nostro allontanamento è solo colpa mia, perché tu non hai fatto assolutamente niente di sbagliato nei miei confronti. Beh, come potresti? Tu sei...tu.» fa una pausa
«Dai Filippo, va ben-»
«No, no che non va bene. Lasciami finire. Mi dispiace. Per essermi allontanato, per non averti parlato, per non averti incoraggiato e supportato durante le gare. Mi dispiace essermi comportato da stronzo, per essermi chiuso in me stesso per motivi che ancora mi sono sconosciuti, ma che quando capirò verrò a dirti. Credimi, sarai la prima persona a cui parlerò. Sei sempre stato il primo. So che ci vorrà del tempo, perché gli errori si pagano, ma spero che tutto torni come prima, se non meglio. So che tu hai bisogno di me, ma anche io ho bisogno di te Simo. Ci sto da schifo. Sai che se non fosse così non avrei mai fatto il primo passo, orgoglioso come sono. Ti rivoglio con me Simone, nella mia vita, come prima che combinassi questo casino. Tu solo pensaci. OK?»
«OK» si ritrova a ripetere il palleggiatore.
«Fil?» lo richiama poco dopo «comunque mi avevi già convinto al primo Scusa» dice imbarazzato
«Oh. Davvero?» domanda il veronese incredulo.
«Davvero. Ora dimmi il terzo motivo.»
«Credevo mi avresti fatto penare di piú, me lo sarei meritato.» dice alzandosi
«Comunque...il terzo, ma non ultimo, motivo...è il tuo compleanno. E per l'occasione ti ho preso una cosa»
«E da quando in qua mi fai i regali, scusa?» chiede Simone.
«È che...io veramente.. passeggiavo con Buti e.. e l'ho visto in un negozio ed ho pensato a te.. perché è il tuo compleanno e meritavi di festeggiarlo a dovere e...»
«Respira, tranquillo, non ti mangio mica. Era semplice curiosità.» lo canzonò.
«So quanto...quanto.. tu ci tenga ad avere un'alimentazione corretta, ma questo... questo era perfetto per te e io.. non ho saputo resistere. Così, beh, ecco..» aggiunse, consigliandogli un pacchetto «Questo è per te» aggiunse, grattandosi la testa, come fa sempre quando è nervoso.
Simone non sa più come fare per non sorridere come un'idiota, per non far vedere che sta per sciogliere di fronte ad un Filippo nervoso, che straparla, perché non riesce a trovare le parole giuste da dire per dargli il regalo di compleanno.«Uhm quindi direi...Grazie?» disse, confuso, mentre afferra quella piccola scatolina, dalla quale esce un dolcetto, dal colore marroncino.
«Un cupcake?» esclama Simone, sorpreso.
«Un cupcake alla cannella, per la precisione.»
«Un cupcake alla cannella ti ha fatto pensare a me?»
«No, beh..» risponde, ancora un po' nervoso. «È stata la sua misura.. nè troppo piccolo, né troppo grande. Non possiamo mangiare dolci, ricordi? Ordini del coach»
In realtà lo ha scelto proprio quello alla cannella perché era proprio il suo colore ad attirarlo, gli ricordava troppo il colore della sua pelle, dei suoi occhi.
Ma infondo, si, anche la sua misura contava.
Non era una vera e propria bugia.
«Ah, beh..» Simone è sempre più confuso.
«E poi che compleanno è senza dolce, no?» disse, dandogli una spallata amichevole, aspettando che Simone gli regalasse uno di quei sorrisi che tanto gli piacevano.
Invece lui continua a guardarlo con aria interrogativa, con gli occhi corrucciati e il naso arricciato.
È tenero, si.
Ma lui vuole vederlo sorridere. Quel muso lungo non sta affatto bene col suo viso solare, pulito,luminoso.
«Guarda, ti ho preso anche la candela!» mormora, tirandola fuori dalla busta per poi mostrargliela.
E non appena la vede, Simone si scioglie in una grassa, grossa risata.
E' la candela più ridicola che aveva mai visto.
È a forma di leone, un piccolo e ridicolissimo leone.
«E cosa dovrei farci?» domanda mentre ancora ride
«Accenderla e.. Soffiarla?»
«Te ne sei accorto, si, che è quasi più grande del cupcake stesso?»
Filippo sposta immediatamente lo sguardo su quel piccolo oggetto di cera e solo allora realizza che non si sarebbe mai tenuto in piedi su quel minuscolo cupcake.
«Oh.. cazzo, hai ragione»
E Simone continua a ridere, non riuscendo più a contenersi.
La sua espressione quasi sconvolta, imbarazzata, era un qualcosa di troppo divertente.
«Perché ridi?» dice Filippo, dandogli un colpetto alla spalla. «Non ti piace, è talmente brutta? Era l'unica che avevano! » continua, quasi diapiaciuto.
«No, la candela è carina. Ma la tua faccia... Dovresti vederti, sembri un procione in preda al panico!» rispose continuando a ridere quasi alle lacrime, coinvolgendo anche Filippo.
È impossibile, tra l'altro, non farsi coinvolgere dalla sua risata.
«Dai adesso esprimi un desiderio» afferma il più grande mentre accende la candela.
Simone ci pensa a cosa vuole. Pensa che è stupito dal fatto che Filippo abbia pensato ad organizzare tutto questo. Pensa che è speciale, e che non può e non vuole perderlo. Pensa che lo vorrebbe, che vorrebbe dirgli quello che prova ma sarebbe egoista. Non può rovinare tutto. Pensa che farebbe di tutto per tenere Filippo nella sua vita, perché è la parte mancante di se stesso. Pensa che è meraviglioso essere li con lui adesso, a festeggiare DAVVERO il suo compleanno. pensa che non potrebbe chiedere altro che infiniti momenti come quello. E così chiude gli occhi e soffia.
Passano alcuni attimi prima che li riapra e che veda Filippo lí di fronte a lui. Non ci pensa due volte a gettarsi tra le sue braccia, a stringerlo e baciargli la guancia a ripetizione .
«Grazie, grazie, grazie Fil.» e si sente stringere un po di più. «Grazie. Io davvero non so...solo grazie.» dice avvicinando le labbra all'orecchio dello schiacciatore e sussurrandogli «sei tutto per me.»

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