#Three 1.0

1K 34 11
                                        

ATTENZIONE ATTENZIONE:
Questo è uscito fuori come un capitolo non chilometrico, DI PIÚ. Quindi si è pensato bene di dividerlo in due parti, sia per la lunghezza, sia per non farlo risultare "troppo pesante".
Ora però c'è bisogno di VOI...
Si dice che "L'attesa aumenta il piacere, perché è essa stessa il piacere." Sará vero?! 😂😂
Commentate, commentate, commentate...e fate sapere alla 'regia':
1. Se la seconda parte la volete subito o preferite qualche giorno di suspance
2. Cosa pensiate possa succedere...e vediamo chi ci si avvicina di più 😉
Adesso vi  lascio al capitolo, che è meglio (si spera! 😂)
Buona lettura! Enjoy.
xxx

PS: G R A Z I E a tutti voi che avete deciso di leggere questa storia! SIETE PAZZI, MA BELLISSIMI 😘

✳ ✳ ✳ ✳ ✳ ✳ ✳ ✳ ✳ ✳ ✳

Dopo quel giorno, dopo aver parlato a lungo con Osmany Juantorena, Simone si sente più sereno.
Adesso sa di avere qualcuno con cui confidarsi, non deve reprimere più i suoi pensieri e quindi può entrare in campo con la mente quanto più sgombra possibile. Può finalmente concentrarsi solo sul gioco, con grinta e determinazione come piace a lui. Sa farsi valere, lo ha dimostrato a tutti, tanto che si è guadagnato il nomignolo di "wonderboy" dagli esperti del settore, e per questo è preso bonariamente in giro dai compagni di squadra.
«Allora "wonderboy" eh?» gli dice un giorno Birarelli durante il pranzo, colpendolo con una leggera gomitata.
Simone non sa che rispondere, così semplicemente gli sorride scuotendo la testa.
«Chi lo avrebbe mai detto! Il nostro bambino s'è beccato il soprannome più figo di tutti.» ribatte Buti sommessamente.
«Eh no, caro il mio Buto, te stai a sbagliá» risponde prontamente Ivan «ma il soprannome più figo ce l'ho io. Lo zar! Pure se sò piú italiano de certi de voi, te fa sentí tutta la potenza, no?! No?!?!» ridacchia mentre cerca l'approvazione del centrale. «senza offesa, ragazzí.» dice poi rivolgendosi a Simone.
«Nessuna offesa, Zar!»
«Perfetto.» afferma poi Filippo entrando nel discorso. Gli altri lo guardano, così è costretto a ridestarsi dalle sue fantasie e continuare «il soprannome, è perfetto. Gian è davvero il ragazzo delle meraviglie.»
«Ah si, eh?» domanda Juantorena guardando prima Simone che abbassa gli occhi imbarazzato, e poi Filippo che a quanto pare non ha colto l'allusione di Osmany.
«Certo che si. Ha solo 20 anni, ma ha una tecnica e una maturità che fanno invidia a molti. Ha un istinto che gli permette di capire le azioni degli avversari molto prima degli altri, una precisione millimetrica, un tocco leggero ma allo stesso tempo potente, fa delle giocate che mi lasciano senza fiato. È uno spettacolo.» conclude Lanza con gli occhi sognanti.
«È uno spettacolo» ripete Osmany «Eh si, è proprio uno spettacolo.» continua guardando Filippo che è dubbioso sul perchè il cubano abbia rimarcato quella parola.
«Si, va bene, ma per favore possiamo parlare d'altro adesso? Comincia a diventare imbarazzante.» dichiara il palleggiatore.
Qualcuno gli dice che questo è 'il prezzo della celebrità' prima di lasciar cadere il discordo e cambiare argomento.

La situazione tra Filippo e Simone ormai è così: sguardi sognanti, commenti ambigui, gesti che lasciano intendere molto più di quel che entrambi dicono.
Tutti ormai stanno aspettando solo che la bomba scoppi, perché nessuno sa come o quando ma prima o poi succederà qualcosa tra quei due.

Intanto le gare continuano e si susseguono. Stanno andando alla grande, sono primi nel loro girone, sempre imbattuti, fino a quando non incontrano il Canada. Non sanno e non si spiegano il perché della sconfitta. Dopo la partita sono tutti rammaricati, rattristati. Blengini lo nota, e per questo dopo le docce li richiama all'ordine.
«Ragazzi, stiamo andando benissimo.» comincia
«Si, ma...» cerca di dire Toto Rossini, che però viene bruscamente interrotto dal coach.
«Nessun 'se' e nessun 'ma' Rossini» riprende l'allenatore «oggi siamo stati sconfitti, è vero. Non è stata la nostra migliore prestazione. Abbiamo molte cose da correggere e cambiare, ma questo serve per ricordarci che non siamo dei robot, non siamo imbattibili e non dobbiamo darci mai per scontati. Abbiamo perso, ma siamo comunque primi nel nostro girone e accediamo con un gran punteggio ai quarti di finale. Dalla prossima partita dobbiamo farci il culo, sarà o dentro o fuori ed esigo che non buttiate all'aria tutto il lavoro che è stato fatto finora. Se sbaglieremo, d'ora in poi, la pagheremo carissima. Quindi meglio essere stati sconfitti oggi e aver avuto questo momento down per poter ripartire da domani con una nuova carica. Non possiamo più sbagliare. Non ce lo possiamo permettere e non ce lo meritiamo. So quanto avete faticato per diventare la squadra che siete. Bisogna dimostrare ora più che mai che siete un gruppo con i contro coglioni, che merita quest'Olimpiade. Meritiamo di restare a Rio il più a lungo possibile.»
Avendo ottenuto un assenso generale, Blengini li congeda ricordandgli le sedute di allenamento per i giorni successivi.

Come neve al sole.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora