#Eighteen

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A chi è rimasto, consideratelo  un regalo di Natale anticipato di qualche giorno. 🎄🎆

NB: Questi ultimi capitoli verranno dosati con il contagocce, ma forse lo avrete già capito, quindi potranno essere intervallati da periodi più o meno lunghi tra loro, ma ci saranno tutti fino all'ultimo. Trust me! ❤

Fatemi sapere cosa ne pensate. Sempre.
Vi aspetto.
Enjoy. XXX

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Le settimane successive al confronto  con i genitori di Filippo appaiono infinite. Però finalmente le cose sembrano andare per il verso giusto. Sono consapevoli  del fatto che questo è solo l'inizio, ma parlandosi e venendosi incontro, stanno facendo progressi giorno dopo giorno.

Intanto il caldo comincia a farsi sentire, gli allenamenti con i rispettivi club si sono diradati e questo sta a significare solo una cosa:
tempo di Nazionale.
Ormai le convocazioni sono arrivate a quasi tutti gli interessati e da lí a pochi giorni si sarebbero apprestati  a fare la solita riunione in cui il coach snocciola tutte le questioni e i dubbi tattici e tecnici del caso.
Per ora ciò che sanno è che andranno a Napoli per disputare un triangolare contro Argentina e Giappone.
Anche Filippo e Simone ovviamente sono stati chiamati da Blengini.
«Sei pronto?» chiede il più grande dopo aver appreso la notizia.
«A cosa?»
«A tornare in nazionale.»
«Certo che lo sono...anche sarà strano.»
«Cioè?»
«Beh, si sentirà la mancanza di Lele come capitano.»
«Ma se il buon vecchio Buto non vedeva l'ora di rimpiazzarlo!»
«Ecco appunto» afferma il palleggiatore alzando gli occhi al cielo, scoppiando poi a ridere assieme al moro.
«Dai, diamogli il beneficio del dubbio, magari rivestendo una posizione di un certo calibro si ridimensiona» prova a giustificarlo Lanza
«Sará un delirio, Filippo. Lo sappiamo tutti...dare il titolo di capitano a Simone è stato come portare Pinocchio nel paese dei balocchi.»
«Come sei melodrammatico» lo prende in giro il veronese
«Ah io?» sbuffa il più piccolo «Quando sarai stremato dal suo vantarsi, non venire a chiedermi aiuto» aggiunge immaginando già ogni possibile scenario.
«Tanto lo so che alla fine, verrai a salvarmi, mio principe»
«Te lo puoi scordare, principessa» gli risponde per le rime Simone, sorridendo.
Filippo non ci pensa due volte a lanciargli contro un cuscino che viene abilmente schivato da Simone. Non contento il moro ci riprova ma sempre con scarsi risultati, visto che Giannelli ha cominciato a correre per la stanza.
Corsa che termina nel momento in cui il veronese riesce ad afferrarlo per il polso, e spingerlo sul letto. 
Si guardano. Hanno memorizzato entrambi ogni sfumatura degli occhi dell'altro, ma ogni volta è come se fosse la prima. È un continuo scoprirsi.
Simone ha il fiatone, un po' per la corsa e un po' per Filippo. Non si abituerà mai alle sensazioni che gli provoca quel ragazzo. Alcune volte ancora stenta a credere che sia tutto reale, come adesso...per questo ribalta le loro posizioni, in modo da averlo sotto di sé. Ha bisogno di toccarlo, di sentirlo in tutti i modi possibili.
Lo bacia piano, per poi approfondire il contatto poco a poco, prima di scendere verso il collo, togliendogli la t-shirt, arrivando al basso ventre. Si sta godendo ogni istante. Sentire come il corpo di Filippo reagisce a tutti i suoi movimenti, lo fa impazzire. Ritorna ad impossessarsi delle sue labbra fino a quando non si staccano per riprendere fiato.
«È la prima volta dopo Rio...» sussurra Simone
«No, non lo è.» risponde  Filippo, mentre fa ritornare i loro corpi alle posizioni originarie.
«Intendo...dico...» mormora non riuscendosi a concentrare su niente che non sia il respiro caldo del moro su una zona ben precisa del suo interno coscia «...dico la Nazionale...è la p-prima volta» conclude a fatica
«Io credevo parlassi di questo...» dice il più grande, dedicandosi poi a ciò che ha lasciato intendere qualche secondo prima.

«Cosa facevo prima di cominciare a fare sesso con te?» domanda Simone più a sé stesso che al veronese.
«Ti faccio un disegnino?»
«Era una domanda retorica, idiota!»
«Sei sempre così dolce, amore» fa spontaneamente Filippo.
Si rende conto di quello che ha detto solo quando nota gli occhi del più piccolo ingrandirsi e il suo respiro mozzarsi per una frazione di secondo.
«Come mi hai chiamato?»
«Io...»
«Come mi hai chiamato?» ripete il palleggiatore
«Amore, ti ho chiamato amore, ma io-»
«Dillo di nuovo»
«Amore» dice prima di unire di nuovo la propria bocca con quella del suo ragazzo.

Come neve al sole.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora