No, non ho dimenticato voi. E no, non ho dimenticato la storia.
A volte però, il tempo per raccogliere le idee sembra sempre troppo poco e scorre sempre troppo in fretta.
Spero che le settimane trascorse per buttare giù quest'ultima parte siano servite. Sta a voi giudicare, come sempre.
Vi lascio alla lettura...E AI COMMENTI. VI SONO O NON VI SONO MANCATI? COME LI TROVATE? TUTTO. VOGLIO SAPERE TUTTO. 😂😂
Enjoy. XXX✳✳✳✳✳✳✳✳✳✳
È estate inoltrata, ma in Polonia il freddo si risente comunque.
La vigilia di questi campionati Europei è diversa da come se la sono immaginata il primo giorno di ritiro a Cavalese. Non migliore o peggiore. Semplicemente diversa. Sono partiti come una squadra ben oleata, ma hanno dovuto reinventarsi improvvisamente, dopo "il caso Zaytsev" che ha coinvolto tutto il team se pur indirettamente. Hanno incassato il colpo senza ricevere spiegazioni e senza darne, resettando il prima per concentrarsi sul dopo.
Ed ora eccoli, il giorno prima dell'inizio di questa avventura polacca. Sono tesi anche se sanno qual'è il loro potenziale e quanto valgono, ma sono una squadra nuova non perfettamente rodata e quindi a volte la consapevolezza sulle loro potenzialità è offuscata dalla paura.
Hanno finito l'ultimo allenamento e dopo una doccia veloce si sono riuniti nella sala comune messa a disposizione dall'hotel.
«Ragazzi» li richiama all'attenzione Simone Buti.
«Che c'è Buto, vuoi farci il discorsone?» lo prende in giro Sabbi
«No, quello dei discorsi filosofici è Bira. Io sono più pratico, ma adesso che ha appeso la casacca al chiodo e m'ha lasciato in mezzo ai macelli qualcosa come Capitano devo pur farla» sorride «Siamo pronti. Lo so, sono il più cazzaro di tutti, ma anche quello con maggiore esperienza al momento. Ne ho viste tante in questi anni e quindi se vi dico che siamo pronti, lo siamo. Domani partiamo carichi a molla, e continueremo sempre dritti su questa linea, partita dopo partita, finché non ci sbattiamo il muso. Ok?»
«Ok» rispondono tutti gli altri in coro.
Vanno a dormire più sereni, dopo questo intervento motivazionale improvvisato, ma sentito.
«Buti non ci farà rimpiangere Birarelli» afferma Simone, tra le braccia di Filippo mentre è impegnato a tracciargli percorsi astratti sul petto con le dita.
«Hai cambiato idea?» gli chiede il moro «Non eri tu quello che diceva che questa nomina era come aver portato Pinocchio nel paese dei balocchi?»
«Una parte di me lo credeva. Insomma, sai com'è Simone. Sembra che prenda sempre tutto alla leggera...mai un'incazzatura, mai che faccia trasparire davvero quello che sente. Eppure il discorso di oggi-» si ferma per raccogliere quel briciolo di lucidità rimasta da quando il veronese sta ha iniziato a fare qualcosa di davvero, davvero bellissimo con la propria bocca sul suo fianco sinistro.
«crede così tant- oddio ti prego» lo supplica il più piccolo mentre con la mano gli spinge la testa giù, tra le sue gambe.Il giorno tanto atteso è arrivato. Tra poco più di due ore disputeranno la prima gara di questa competizione. La fase a gironi può essere più ostica di quanto sembri, ma sono preparati ad affrontare ognuna delle altre tre squadre al meglio delle proprie capacità. La partita sta procedendo bene, come si erano prefissati. Non stanno avendo grossi problemi e di questo se ne compiace soprattutto Blengini che alla fine ha puntato sui ragazzi giusti.
Durante match, l'allenatore chiede un cambio che costringe il capitano ad essere momentaneamente in panchina. A questo segue un time out.
«Bene ragazzi, continuiamo così, ok? Non abbassiamo la guardia, ok?» dice concluso il coach mentre vede tutti i ragazzi annuire. «Lanza» urla pochi secondi prima che tornino in campo. L'attaccante trentino si ferma ad ascoltarlo «abbiamo deciso che quando Buti è fuori sei tu il capitano in campo.»
«Cosa?»
«Forza, forza!» lo esorta Blengini mentre l'arbitro fischia per far riprendere il gioco. Non era certo quello che il numero 10 si aspettava, fargli piombare addosso questa decisione nel bel mezzo della partita. Ne è contento, non può negarlo, ma allo stesso tempo si sente inadeguato, piccolo. Si gira verso la panchina dove vede Buti sorridergli fiducioso, ma non basta. Non è tranquillo. Così si gira verso i suoi compagni in campo, e lo trova. Il sorriso di Simone è l'unico antidoto per i suoi nervi tesi. È lì, qualche metro lontano da lui, con le mani sulle ginocchia e quella smorfia felice e serena in volto, che parte dai suoi occhietti furbi per arrivare fino alle labbra.
«Ce la fai» gli dice poi il palleggiatore mimando le parole.
La gara procede con un andamento abbastanza veloce e si conclude con la prima vittoria per l'Italia.
Complimenti e festeggiamenti sono d'obbligo, un po' come buon auspicio per le partite a venire e un po' per rilassare mente e corpo dopo aver rotto il ghiaccio in campo.
Ma è solo una volta tornati in camera che Simone sprona Filippo a parlare.
«Che hai?» domanda mentre lo vede appoggiarsi con la fronte alla finestra, senza ricevere risposta.
«Fil» gli soffia dietro la nuca, allacciandogli le braccia attorno alla vita.
«Perchè io?» chiede il più grande in modo retorico.
«Perchè sei uno dei pochi, se non l'unico, ad avere davvero il temperamento del leader.»
«Tu parli per partito preso.» risponde il moro, indietreggiando leggermente in modo da far aderire ancora di più il proprio corpo su quello del palleggiatore.
«Ehi! il fatto che ti ami, non vuol dire che non sia obiettivo.» lo rimbecca Simone «È una dote naturale che hai, fa parte di te e Chicco lo ha semplicemente riconosciuto.»
«Perchè non me lo hanno detto prima?»
«Forse perché ti conoscono, e sapevano che avresti rifiutato quasi sicuramente. Quindi hanno agito già a decisione presa»
«Forse non me lo merito»
«Non ti sminuire. Chicco si fida di te e anche gli altri. IO MI FIDO DI TE.» gli dice il più piccolo a pochi millimetri dalla bocca.
«Ti fidi?»
«Non potrei non fidarmi del mio capitano.» gli risponde sottovoce all'orecchio, spingendo lo schiacciatore contro la parete.
«Anche adesso?» chiede il moro slacciandogli i pantaloni e baciandolo
«Soprattutto adesso.»
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Come neve al sole.
Fanfiction«Eppure, non è così difficile riconoscere qualcuno di prezioso, quando lo incontri. Non brilla, riempie.» Simone e Filippo si conoscono da tempo, giocano nella stessa squadra. Stanno per partire per le Olimpiadi e qualcosa tra loro sta cambiando. L...