#Seven

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Hi, peps! :)
Lo so, lo so, avete atteso a lungo, forse più del dovuto. Ma...NE SARÁ VALSA LA PENA
Commentate e fatemi sapere! ;)
Piccolissimo NB  prima di lasciarvi:
Questa parte è un po' più spinta delle precedenti (🔞) quindi se non avete voglia o non gradite, don't worry e andate oltre, OK? OK! :)
Godetevela! ;) ;)
Enjoy.

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Dopo il bacio sulla spiaggia Simone e Filippo decidono di parlare di quello che gli sta succedendo, e arrivano alla conclusione che per il momento è meglio lasciarsi tutta quella storia alle spalle, perchè la loro amicizia è più importante di qualsiasi altra cosa.
Devono provare, per il bene del loro rapporto, a tenere a bada quell'incontrollabile istinto di baciarsi, perché ci sono ancora troppe situazioni in sospeso...e troppa confusione soprattutto nella testa del più grande. Continuare su quella strada avrebbe finito per rovinare il loro legame.
Quindi decidono di comune accordo di trascorrere quel che resta della vacanza in tranquillità.
Ci provano, almeno.
Ormai sono consapevoli che resistersi è dura. Infatti Simone non può fare a meno di estraniarsi e cominciare a fantasticare su Filippo che si accorge subito del suo sguardo su di sé e lo riporta alla realtà.
«Simone? Stai bene?»
«Eh?»
«Tutto OK?»
«S-si» risponde il ragazzo, provando a nascondere quanto fosse imbarazzato ed eccitato.
«Sul serio, avevi uno sguardo strano»
Simone prova con tutto se stesso a non arrossire e mostrarsi naturale.
Non voleva certo essere il primo a rompere l'accordo fatto poco prima.
«Guardavo la tua maglietta!» esclama, credendo di aver trovato una giustificazione credibile «Mi piace» aggiunge indicando la t-shirt con quei maledetti colori verde-oro che però gli stanno dannatamente bene.
«Ah»
«Si, avrei dovuto prenderla anche io»
«Te la presto, se vuoi»
«Cosa?! No, non ce n'è bisogno»
«Andiamo, ti piace tantissimo. Provala.»
E Simone, si porta le si porta le mani al viso, incredulo.
Come  può pensare, dopo tutto quello che c'è stato fra di loro, che guardasse la maglia e non lui.
'sei tu a piacermi tantissimo, idiota' pensa, poi.
«Provala» insiste Filippo.
«No»
«Dio quante storie fai, Gian»
«Anche se volessi, non mi starebbe  mai. Io non sono così...» dice, indicandolo «non sono così ben messo come te... non ho tutti quei muscoli.»  conclude, e Filippo sorride.
Adora vedere Simone imbarazzato e nel panico, perché fa cose senza accorgersene. Come quando arriccia il naso, spalanca i suoi occhi castani e si morde inconsapevolmente il labbro.
È carino. E adorabile. E Irresistibile. Tutto assieme.
Gli vien voglia di morderle lui quelle labbra.
E si ritrova a stringere il pugno e provare a far finta di niente.
Ma è difficile. Decisamente difficile.
«Che fai?!» domanda Simone, vedendo Filippo poggiare le mani su di lui, indugiando sul suo petto.
«Ti sbagli, sai?» dice, Filippo, continuando a toccarlo «Tu.. ti sottovaluti, credimi» aggiunge, sussultando quando sente il cuore del più piccolo battere forte, mentre lo sfiora delicatamente.
Lo guarda per un secondo negli occhi e ci legge dentro tutto il desiderio, che prova anche lui, ed è costretto ad aggrapparsi a tutta la sua forza di volontá per evitare di iniziare a baciarlo. Pensa bene a spezzare la tensione.
«Comunque scherzi a parte, posso prestartela la maglia»
«No, davvero, non...»
«Ormai ho deciso»
«Fil, non è necessa-» dice, Simone, non riuscendo però a concludere la frase perché Filippo si è già tolto via la maglia, lanciandogliela.
E Simone arrossisce incontrollabilmente nel vederlo spogliarsi di fronte a lui con così tanta spontaneità.
E si stupisce, perché glielo ha visto fare centinaia di volte negli spogliatoi e non ha mai reagito in quel modo.
Quella  volta, però è diverso: sono soli, consapevoli di essere attratti l'uno dall'altro, in una camera d'albergo.
E si ritrova a chiedersi come diavolo faccia Filippo a restare tanto calmo.
Non crede certo di essere l'unico a morire dalla voglia di saltare al collo dell'altro.
«Dai mettila» esclama Filippo interrompendo il suo flusso di pensieri.
«Che?»
«Daaaai. Fa' presto.»
E Simone non si rende nemmeno conto di cosa sta facendo quando si toglie la sua T-shirt, alla velocità della luce, e indossa l'altra.
È strano, per il ragazzo, essere consapevole di star indossando una maglia che fino a qualche secondo prima aveva toccato la pelle di Filippo. Non appena se la sistema addosso, il suo profumo lo invadade. Il palleggiatore è sicuro che avrebbe perso il controllo di lì a poco.
«Guarda...ti sta solo un po' larga qui.»
Toccando la stoffa, il suo odore colpisce di nuovo Simone, che non riesce a non chiudere gli occhi ed emettere  un gemito soffocato.
«Che hai?»
«Niente, solo... questa.. questa maglia sa di te» mormora, a voce bassissima, credendo che Filippo non lo avesse sentito, invece...
«Sul serio?»
L'altro annuisce continuando a tenere gli occhi chiusi,  beandosi della sensazione.
Filippo è incantato a guardarlo.
E gli viene naturale muovere  la sua mano, facendola passare lentamente sul collo e sul viso del ragazzo, iniziando sfiorandolo delicatamente.
Simone apre gli occhi e vede lo sguardo dell'altro indugiare sulle sue labbra. Capisce  che sono entrambi pronti a baciarsi di nuovo, rompendo l'accordo in meno di tre ore.
Proprio in quel momento, però, il cellulare di Simone suona, rompendo l'idillio. Non appena il ragazzino si muove e lancia un occhio al cellulare, Filippo lo afferra per un braccio, lo tira di fronte a sé, e con l'altra mano gli afferra il viso, poggiando la fronte contro la sua.
«Non rispondere.»
«Devo.. è Martina»
«Aspetterà.»
«Ma..»
«Non ora, Simone, ti prego» dice, con un tono di voce rauco e languido che non gli aveva mai sentito, cercando le sue labbra.
Per Simone tutto quello è assurdo e meraviglioso.
Vorrebbe cedere, ma si erano entrambi riproposti,  di non farlo più. Ci mette tutta la forza che ha a disposizione per allontanarsi da lui e dalle sue labbra e parlare.
«Io...Le avevo detto di chiamarmi, se non risponderò probabilmente allerterà tutte le forze dell'ordine per rintracciarmi»
«Ok»
Prima che esca dalla stanza per parlare con la ragazza, però, Filippo lo ferma.
Ha capito di aver sbagliato a voler oltrepassare quel limite.
«Gian.. scusa per prima. Io.. non so che mi sia preso»
Gli sorride semplicemente e Filippo resta immobile e pensa a quanto sia diventata irrecuperabile la sua cotta per Simone Giannelli.
A quel punto il più piccolo prende il telefono e si allontana per poter rispondere
«Martina?»
«Ciao nano! Com'è?»
«Bene, qui è stupendo. Il mare è meraviglioso, il cibo buonissimo...»
«Ci state dando dentro?»
«Che? Cos-NO!»
Filippo sente Simone alzare il tono di voce e chiudere dopo poco la chiamata.
«Cos'è successo?» gli chiede
«Ma niente, battibecchi tra fratelli. La conosci Martina quanto può essere fastidiosa»
«Sicuro?»
«Ma si tranquillo.»
«Va bene. Allora io vado a farmi una doccia, prima di scendere.»
Quando lo schiacciatore esce dal bagno vede l'altro ancora con la sua maglia addosso, intento a guardarsi allo specchio.
«Sta molto meglio a te che a me. Tienila»
Simone si gira di scatto sentendo la voce del veronese, ma se ne pente immediatamente non appena lo vede.  È coperto solo da un'asciugamano intorno alla vita, ancora mezzo bagnato...ed è troppo da sostenere dato che sente immediatamente il suo corpo reagire alla situazione. Ritorna a specchiarsi e risponde:
«Davvero?»
Filippo sorride alla domanda del castano, mentre gli si avvicina. Adesso è dietro di lui. Gli posa le mani sulle spalle per poter sollevarsi leggermente e parlargli all'orecchio:
«Davvero» sussurra.
Ritorna alla sua posizione originale, sfioranfogli la nuca con il naso e posangli piccoli baci leggeri alla base del collo.
«Fil» mormora Simone con una voce che non sembra neppure la sua.
Non riceve risposta però da Filippo, che continua...
Fa scorrere le mani lungo le braccia del più piccolo, fino a posarle poi sui suoi fianchi iniziando ad accarezzarli da sopra la t-shirt.
«Fil...» ripete ancora, ma stavolta chiudendo gli occhi e spingendosi all'indietro verso di lui. Ha la testa sulla sua spalla. È completamente perso nei baci di Filippo, tra le sue mani  che si sono spostate sotto la maglia e sono appoggiate proprio sull'orlo dei pantaloncini.
Simone non ce la fa più a non fare nulla, si gira per ritrovarsi di fronte al compagno che istintivamente lo porta contro lo specchio. Il contatto brusco con la superficie fredda lo costringe ad aprire gli occhi. Si guardano per un pò, si osservano, si scrutano, si leggono dentro...e si baciano, stavolta trasportati solo dalla voglia che hanno l'uno dell'altro.
È tutto così profondo e intenso, da perdere la testa. L'aria della camera è piena di loro, di respiri affannati e piccoli gemiti che escono dalle loro bocche. Si staccano solo quando non hanno più fiato.
Hanno le teste posate uno nell'incavo del collo dell'altro, che di tanto in tanto mordicchiano e baciano pigramente, cercando di non lasciarsi segni visibili.
«Che cosa mi stai facendo Simone Giannelli?» domanda Filippo retorico, sorridendo sulla spalla del palleggiatore.
Restano in questo modo per diverso tempo, ad annusarsi e respirarsi.
Il primo a scostarsi è Filippo, ma Simone non ne vuole sapere di lasciarlo andare e lo stringe ancora un pò di più a sé.
«Gian, dai...»
«Mhhh»
«Dobbiamo muoverci»
«Altri dieci minuti»
«Abbiamo prenotato per le 22, è già tardi e ancora non siamo neppure vestiti.» 
Simone alza la testa e dopo pochi secondi sta di nuovo baciando Filippo, ogni volta è una sensazione nuova e potente.
«Che palle!» si lamenta il palleggiatore spingendo leggermente l'altro per poterlo superare.
Filippo lo ferma e gli passa una mano tra i capelli.
«Su che ci divertiamo stasera» gli dice sorridendo.
Dopo essersi preparati, improfumati e vestiti di tutto punto, sono pronti per uscire.
Passeggiano sul lungomare per giungere al locale in cui hanno prenotato.
Quando arrivano è già pienissimo. È un posto davvero bello, moderno, minimal ma non spoglio, con ampie vetrate che permettono la vista di un panorama mozzafiato: la spiaggia, il mare, la luna...
Passano le prime ore della serata mangiando.
«Oddio questa roba è buonissima, ti prego Fil devi assaggiarla» gli dice Simone porgendogli la mano  con cui regge la tartina.
«Ok» risponde allungandosi e prendendo tra le labbra il cibo, leccandogli poi le dita  sporche di salsa.
«Ma che cazzo fai?»
«Ti lecco via la salsa dalle dita» dice con aria innocente lo schiacciatore
«Smettila»
«Perchè?»
'Perché altrimenti non rispondo di me e ti sbatto sulla prima superficie piana che trovo' pensa Simone, ma invece si limita ad un «Perchè non dovresti farlo, non mi sembra il caso»
«Non dovrei fare tante cose...» ribatte il veronese avvicinandosi pericolosamente «vieni, andiamo al lato del bar?»
Il più piccolo non è in grado più di comprendere cosa stia succedendo, è tutto così veloce e senza controllo... deve fermarsi prima di arrivare ad un punto di non ritorno, perché Filippo non sa che è a tanto così  dallo scoppiare. Potrebbe fare cose brutte, o belle, molto belle ma è consapevole del fatto che stavolta se si spingesse troppo oltre potrebbe rovinare tutto per sempre.
«Cosa prendi?» chiede Filippo
«Un Cuba libre»
«Due Cuba libre» dice poi rivolgendosi al bar man.
Mentre bevono i loro cocktail Simone si sente tamburellare su una spalla.
«Ciao» gli dice una voce dietro di lui
«Lorenzo, ciao! Che ci fai qui?»
«È la nostra ultima notte in Sicilia, abbiamo deciso di godercela fino in fondo.» dice ammiccando «...e adesso che ti ho trovato direi che è tutto perfetto.»
«Si beh, io...sarei con Filippo»
«A Filippo non dispiacerá se ti tengo con me per un pò, no? Non è il tuo ragazzo, e può approfittarne per fare caccia grossa...il mare è pieno di pesci.»
Simone ride. Le frasi fatte lo hanno sempre fatto ridere, le trova ridicolmente divertenti.
«Dai smettila, non è così male. Mi dispiace che non vi siate presi.»
«Mah sarà. Lo sai perché non mi sopporta» afferma Lorenzo, mentre si spostano leggermente.
«Non è geloso di te, non...magari lo è, ma non come credi tu... è complicato.»
«Potrà essere complicato quanto vuoi Simone, ma lui vuole comunque infilarsi nelle tue mutande.» gli dice avvicinandosi ancora, poggiandogli una mano quasi sul fondoschiena e l'altra sul collo «Infondo lo capisco, non posso biasimarlo» continua puntandogli le labbra.
«Senti Lorenzo, io...»
Ma non riesce a terminare la frase perché sente una furia scaraventarsi sul ragazzo e allontanarlo da sé.
«Togligli le mani da dosso, coglione!» urla Filippo
«Tu sei fuori di testa!»
«Avevi le tue mani del cazzo sul suo culo.»
«E allora?»
«Non lo devi toccare.»
«Non mi pare fosse contrariato»
«Non ti azzardare a-»
«Filippo basta, stai dando spettacolo.» lo interrompe il palleggiatore mentre si allontanano. «Sei impazzito?»
«No, io...tu non capisci»
«Hai fatto una scenata davanti a tutti, se non ti tiravo via lo avresti preso a pugni»
«Se lo sarebbe meritato»
«Tu sei matto. Stava andando tutto benissimo finché non hai cominciato a dare i numeri. Che ti è preso, me lo puoi dire cortesemente?»
«Tu non capisci, non capisci »
«Cosa c'è da capire?! Ti stai comportando come un paz...»
«Tu mi hai stravolto, Simone! Completamente. Non mi sono mai comportato così prima, con nessuno. Con te perdo totalmente il controllo, Simo. Non ragiono più! Divento possessivo, geloso ed egoista quando si tratta di te. E lo sai perché?
Perchè mi piaci. Mi piaci in talmente tanti modi che- Dio, mi fai diventare matto veramente.» sbotta «Non voglio dividerti con nessuno, nessuno.
Io.. ti voglio, cazzo, ti voglio solo per me... Quindi, ti prego, smettila di fare l'imbecille con questo tipo e vieni con me» aggiunge, lasciandogli una serie di baci sul collo. Simone si irrigidisce di colpo.
Mai avrebbe creduto che parole del genere potessero uscire dalla bocca di un Filippo ansimante e implorante.
E lo sente, Simone, di star per perdere il controllo.
«Aspetta. Io...ti piaccio?» chiede e mentre vede l'altro fare un cenno col capo, continua senza pensare «...quanto vorrei baciarti ora»
E resta a bocca aperta quando il veronese si avvicina a lui , lo afferra per il colletto della camicia, facendolo più vicino.
«Cosa stai aspettando?»
Vedendo i  suoi occhi scuri, quasi annebbiati, si sente come obbligato,Simone, ad afferrargli il viso e tuffarsi nella sua bocca.
Non ci pensa due volte. Non gliene importa nulla di essere in locale strapieno perché in quel momento ci sono solo loro due, eccitati e senza freni.
E subito il bacio diventa urgente e lungo.  Si toccano, si mordono e si sfiorano senza separarsi un attimo.
Vogliono sentire i loro corpi scontrarsi, bruciare, non si rendono conto di muoversi fino a quando non si scontrano contro una colonna.
Simone ride e dopo avergli dato un bacio delicato, Filippo affonda il viso nel suo collo, continuando ad ansiamare soffocato.
Si schiaccia sul corpo del più piccolo, facendosi spazio fra le sue gambe, provocandogli un tremito.
Simone sa di aver raggiunto il punto di non ritorno quando sente Filippo muovere lentamente il bacino verso il suo.
«Gesú» esclama, mentre lo sente gemere contro la sua pelle. Gli afferra la testa con entrambe le mani, costringendo a guardarlo negli occhi, e capisce che è arrivato il momento di andare via di lì.
Alla svelta.
«Torniamo in hotel.»
«Ora? No!»
«Non è una domanda. Torniamo in hotel. Subito.» dice, lasciandogli un bacio sul lobo. Filippo sente il suo corpo vibrare a quelle parole e  gli viene naturale annuire e seguirlo, uno volta che Simone lo ha afferrato per la mano. Vanno via, continuando a reclamare l'uno le labbra dell'altro.
Non si sono mai baciati cosí, da quando...beh da quando hanno cominciato a baciarsi.
Simone ha il cervello in tilt, non riesce a capire più nulla. Sente solo Filippo, lo sente dappertutto. Lo vuole, adesso.
Il più grande non ricorda nemmeno da quando non era così eccitato, gli sembra di essere tornato adolescente.
Percorrono il tratto dal locale alla loro stanza d'albergo a tentoni, fermandosi ad ogni angolo per continuare ad esplorarsi. Una volta arrivati in ascensore Filippo, spinge Simone contro le porte, iniziando a strusciarsi contro di lui, togliendogli la camicia dai pantaloni in modo da avere contatto diretto con la sua pelle.
«Cazzo, ti voglio» ringhia
«Io di piú» mugola Simone
Le porte si aprono e ancora attaccati l'uno all'altro si fiondano in camera.
Simone spinto non sa se dalla curiosità, dalla voglia, dal desiderio... o probabilmente da tutte queste cose messe assieme, spinge Filippo sul letto, ritrovandosi sopra di lui pochi istanti dopo. In quell' esatto momento lo schiacciatore prende realmente coscienza della situazione. Si rende conto che non possono tornare più indietro, che non vogliono tornare più indietro. Guarda il compagno con gli occhi sbarrati, non sa bene neanche lui per cosa.
«Simo...» sussurra piano, fissandolo.
Ma lui gli sorride, uno di quei sorridi ampi, dolci, che ti fanno venire quello strano calore a centro del petto. Lo tocca piano, Simone, per dargli il tempo necessario di processare tutto. Sa che stanno per fare un salto nel vuoto, e che non hs idea di come finirà, ma non può fermarsi. Non ora. Non più.
È così delicato nei movimenti, così leggero, che Filippo non crede di essere mai stato meglio di così. Se la pace dei sensi esiste, le carezze di Simone sono qualcosa che gli si avvicina molto. Così facendo il più piccolo è riuscito a spogliarlo dalla camicia senza difficoltà. Sta lasciando piccoli baci ovunque sul suo corpo scolpito, fino ad arrivare all'orlo dei jeans.
Filippo riapre di scatto gli occhi e Simone si accorge dell'agitazione che pervade il piú grande.
«Posso?» gli chiede indicandogli i bottoni del pantalone.
Il veronese inspira profondamente, poi abbassa lo sguardo:
«S-si. Si. Ok. Si, puoi»
«Ok» gli dice Giannelli con voce pacata, mentre continua la sua dolce distrazione, tracciando un percorso immaginario fatto di baci che proseguono fino ad arrivare al suo interno coscia.
«Oh cazzo...» sente mormorare e non può far altro che rimanere estasiato. Dopo aver osservato lo schiacciatore sotto di sé per qualche secondo, gli tira giù pantaloni e boxer  contemporaneamente. Hanno entrambi il respiro corto e le pupille dilatate. La stanza è piena di tutta la tensione sessuale repressa, e sentono l'elettricitá che ne deriva scorrergli nelle vene. Filippo vede Simone abbassarsi tra le sue gambe. Lo sente respirare vicino, troppo vicino e poi sente le sue labbra sfiorargli il membro dalla base fino alla punta.
«Oddio» geme.
Il palleggiatore alza lo sguardo per cercare un segno d'assenso che ottiene immediatamente. Quindi ripete il movimento di poco prima, ma stavolta con la lingua, ancora e ancora, finché non sente Filippo dimenarsi e pronunciare frasi sconnesse.
«Oh Cristo, Simone! Tu...oddio, cosa sei..tu...»
A quel punto, gli viene naturale prenderlo tutto in bocca, leccarlo, succhiarlo e fargli provare tutto il piacere possibile.
«Cristo Simone, ti prego...Simone Simone...»
La voce di Lanza chiama il suo nome come un mantra. È quasi al limite, tanto che comincia a spingere involontariamente i suoi fianchi contro la bocca dell'altro. Ma non vuole venire cosí. Posa una mano tra i capelli castani del compagno e li tira leggermente, in modo da farlo staccare da lí. Lo riporta sopra di sè e lo bacia, in modo rude, aggressivo, passionale. Un bacio che sa di lui e sa di Simone, il quale però comincia a pomparlo con la mano e bastano poche spinte per sentire Filippo riversarsi nel suo pugno.
Il ragazzo di Bolzano però non ha tempo di reagire che vede il veronese sistemarsi meglio, quel tanto che basta per permettere di ricambiargli il favore.
Filippo continua a schiacciarsi contro il suo corpo e lo spinge, quasi come se volesse farlo cadere sotto di lui e ribaltare le posizioni.
Ma Simone lo batte sul tempo e, con forza, lo spinge di nuovo sul letto.
«Eh no.. tu resti fermo lì» esclama, prima di lanciarsi di lui e ricominciare a baciarlo ovunque: sul collo, sulle spalle, sul petto.
Filippo continua ad ansimare senza sosta, nonostante stia provando a portare il più piccolo sotto di lui, fallendo miseramente.
I suoi tentativi, però, mancano di vera convinzione, dal momento che avrebbe abbastanza forza per spingerlo via e ribaltare il tutto... ma non lo fa.
Simone sembra averlo capito e approfitta di questo suo tentennare, di questi suoi movimenti, per spingersi di più fra le sue gambe.
«S-sei.. uno stronzo» esclama, con voce tremante, il veronese.
«E tu sei arrendevole.» risponde Simone, dopo avergli fatto notare che gli ha allacciato le gambe intorno alla vita senza nemmeno rendersene conto.
«Dio, ti odio...»
«Si? Allora la smetto.» dice il più piccolo, allontanando la sua bocca da quella dello schiacciatore.
«No»
Ci impiega meno di un minuto Filippo a sollevarsi leggermente e chiudere le labbra con quelle di Simone in un bacio profondo, urgente e bagnato.
Lo sente, dal modo in cui Filippo si lascia fare qualsiasi cosa, che gli piace essere dominato da lui. «Non smettere mai, mai, mai...»
In quel momento Simone capisce di non poter più aspettare.
«Fil..» mormora, spingendosi ancora una volta contro di lui.
«io...»  aggiunge, guardandolo fisso negli occhi, come se volesse chiedergli il permesso, di lasciarsi andare del tutto.
Ma Filippo risponde artigliandogli le unghie nella schiena, tirandoselo ancora di più addosso, e alza leggermente il capo per lasciargli un bacio delicato, languido e profondo.
«Per favore»
Simone sorride contro le sue labbra, a quelle parole, prima di muoversi piano e adagiarsi meglio su di lui.
Poi lo guarda  di nuovo negli occhi, bloccandosi, titubante.
Teme che possa respingerlo o scappare via.
Ma Filippo lo sorprende ancora e gli sorride, sereno,spostando le mani sul viso del più piccolo «Per favore» gli ripete.
E quel gesto toglie ogni dubbio.
Si solleva velocemente, giusto il tempo di sfilare il preservativo dal portafogli per poi rituffarsi di nuovo sulle sue labbra.
«Sul serio lo tenevi lì?» chiede Filippo, incredulo.
«Certo» risponde, risistemandosi su di lui,  e guardarlo per qualche interminabile secondo negli occhi.
Poi, tutto è veloce. E caotico.
È un'esperienza nuova per entrambi e non sanno esattamente cosa fare, come comportarsi.
Filippo, afferra la sua mano quando Simone entra dentro di lui, emettendo solo qualche gemito soffocato.
Simone  sente da come lo stringe, sente la forza che ci mette e ha paura che gli stia facendo troppo male.
Sta per fermarsi, quando Filippo parla
«No! Non.. non fermarti adesso» mormora, vedendolo titubare. «Ti voglio, Simo...ho bisogn...io...Cristo...continua. Tu solo...» aggiunge, gettando la testa all'indietro.
Simone perde totalmente il controllo, iniziando a muoversi più velocemente... ma pur sempre in modo delicato e un po' incerto.
E col tempo, si accorge che Filippo allenta la presa su di lui e ne deduce che sta riuscendo a sopportare meglio le sue spinte.
Non smette di baciarlo, Simone, o di accarezzarlo, mai.
Vuole comunicargli, tutto quello che prova in quel momento.
E Filippo geme incontrollabilmente mentre con una mano gli artiglia il fondoschiena.
Non riesce a trattenersi dal mormorare il suo nome, più volte, quando Simone riprende a baciargli il collo.
«Oh cazzo» dice mentre spalanca gli occhi. E Simone vedendo il suo viso quasi stravolto, con le guance rosse e le labbra leggermente gonfie, non riesce più a trattenersi ed aumenta ancora il ritmo delle spinte.
Da quel momento in poi, si sentono solo sospiri e gemiti in quella stanza, fino a quando non arrivano entrambi al culmine, sfiniti.
Non sono mai stati tanto vicini, come quella sera.
Ormai si sono fusi insieme, sono una cosa sola.
Ed è perfetto.
Restano ad occhi chiusi mentre cercano di riprendersi da quello che hanno appena fatto.
Filippo, si sposta un po' tenendogli sempre la mano.
Ma mentre i suoi battiti si regolarizzano pian piano, allo stesso modo la sua mente si riempie di domande e dubbi, che aumentano finché non si addormenta profondamente, invece Simone resta sveglio ad osservarlo, prima di addormentarsi anche lui.
Il mattino dopo è Filippo a svegliarsi per primo.
Non appena apre gli occhi la prima cosa che vede è il viso di Simone, poggiato sulla sua spalla.
E sorride, ammaliato dalla sua semplicità, dalla sua bellezza.
Gli accarezza una guancia e poi gli sistema un ciuffo di capelli.
Senza smettere mai di sorridere.
Ma è proprio in quel momento che la realtà lo colpisce in pieno.
Realizza cosa hanno fatto e poi si ricorda di tutte le loro questioni irrisolte.
E sente una strana sensazione di panico nascere in lui.
Il suo cuore batte forte, trema tutto e  quasi non riesce a respirare.
Scatta in piedi, veloce.
Il movimento brusco fa svegliare Simone che inizia a guardarlo, ancora assonnato.
Quando mette meglio a fuoco, la scena che si trova di fronte è un Filippo che cerca, in preda al panico, i suoi vestiti per la stanza.
Lo vede che è nervoso, incazzato e spaventato.
Ed inizia a rattristarsi.
Perché sapeva che sarebbe successo, che se ne sarebbe pentito.
«Che hai, Fil?» prova a chiedere
«Niente.»
«Non è vero.»
«Ho detto che non ho niente, ok?» grida, anche se respira a fatica «Dove cazzo é la mia maglia?» aggiunge, continuando a cercare avanti e dietro per la stanza, irritato.
Simone quasi si sente male.
Sa che è colpa sua se sta avendo questa reazione e gli viene da piangere
«Fil, ti prego...»
«Cosa abbiamo fatto, Simone? non dovevamo.. noi non...» dice, portandosi una mano in testa.
«Hai avuto quello che volevi, no? Perché volevi questo! Volevi...» continua e non finisce nemmeno la frase, che scappa via di lì, correndo.
Lasciando Simone in preda ai sensi di colpa che vuole lasciargli il suo spazio, ma non riesce a  starsene lì mentre lo schiacciatore è in preda ad una crisi esistenziale. Dopo averlo cercato per qualche minuto, lo vede seduto sulla spiaggia deserta, in riva al mare.
Fissa l'orizzonte ed è bellissimo, come sempre.
È bellissimo, nonostante il suo viso fosse avvolto da una patina  di tristezza.
«Fil..» mormora, piano, poggiandogli una mano sulla spalla. «mi hai fatto preoccupare» aggiunge, provando a non guardarlo.
«Sei arrabbiato?» chiede, il più piccolo.
«E tu sei arrabbiato?»
«Io?»
«Si. Scusami per prima, io... non dovevo dire quelle cose. Non le penso, è che Io.. io sono...» dice, prima di fermarsi, non riuscendo a trovare le parole giuste. «..sono confuso e incasinato, Simone.»  aggiunge, guardandolo negli occhi per la prima volta, quella mattina, per poi coprirsi il volto con entrambe le mani.
Simone a quel punto si siede accanto a lui e gli poggia un braccio sulla spalla.
«No, non sono arrabbiato... è che noi non avremmo dovuto farlo. È stato sbagliato, ma hai ragione. Io lo volevo. Ti volevo.»
«Non è stato sbagliato, Simo.» lo blocca «È stato giusto... e  meraviglioso.» dice, facendo perdere qualche battito al cuore del più piccolo. «Non me ne sono pentito» aggiunge, sorridendo.
«No?» risponde Simone
«No, stupido!»
«Cos'è che ti preoccupa, allora?»
«Io... non voglio  ferire i tuoi sentimenti, non voglio farti allontanare.. perché so che succederà, prima o poi... Io.. non voglio perderti, Simo. Ma sono un disastro e farò delle cose stupide perché manderò tutto a puttane....»
Simone è convinto che poteva dar vita ad un discorso infinito  sul fatto del suo non essere gay.. ma invece non lo ha fatto.
Beh, di sicuro però ci ha pensato.
Anche se sembra più sconvolto e preoccupato all'idea che potesse perdere la sua amicizia che dal fatto di essere stato a letto con un ragazzo.
Comunque il palleggiatore gliela legge  in faccia la confusione, lo smarrimento, ed è colpa sua.
Lui lo ha forzato, la sera prima, a lasciarsi andare a qualcosa che probabilmente non è ancora pronto ad affrontare.
È sicuro che prima o poi sarebbe successo.
Sono come due calamite, loro.
I loro destini si sarebbero di certo intrecciati.
Forse, però non era quello il momento.
E così si stringe ancora di più a lui e gli lascia un bacio leggero sulla spalla.
«Fil, credevo fosse chiaro  che non vado da nessuna parte, se è questo che ti preoccupa. Quello.. quello che è successo non cambierà le cose tra di noi, ok?»
Filippo annuisce, sorridendogli.
Sa benissimo quanto gli è pesato dire quella frase.
Perché lo conosce, e nonostante la sua sfacciataggine, è ancora un ragazzino sognante.
Ma lo ha visto in preda al panico e non ci messo troppo a trovare le parole giuste per calmarlo, continuando a dimostrare  una grande maturità. Si ritrova a pensare che forse, tra i due, il ragazzino è lui.
E non Simone.
Poi, si solleva un pochino fino a raggiungere il suo viso. Lo bacia.
È un bacio diverso da quelli dati la sera prima, più leggero e delicato. È gentile.
Sentono entrambi le gambe tremare, quando le loro labbra si scontrano, ancora.
«E questo perché?» chiede, Simone.
«Perché mi andava»

Come neve al sole.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora