#Five

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Subito dopo aver parlato con Luca, Filippo torna fuori per raggiungere Simone, però non lo trova. È come sparito.
Prende subito il cellulare, in preda al panico, ed inizia a chiamarlo una, due, cinque volte. Ma nulla, squilla a vuoto.
Inizia seriamente a preoccuparsi, ha una paura folle che possa essergli successo qualcosa.
Perché sa che Simone è da qualche parte, da solo, incazzato nero per le cose che gli ha detto prima di inseguire Luca, e con una dose non indifferente di alcol in circolo.
Ha sbagliato ad agire in quel modo. Sbaglia sempre tutto, quando si tratta di Simone, e si sente tremendamente in colpa, perché lui non merita di star male. Merita solo cose belle e non sembra essere in grado di dargliele.
Prova ancora a chiamarlo, senza ricevere risposta, cosí decide di scrivergli un messaggio.
“Simo.. dove sei?„
Ne invia un secondo
“Simone, ti prego, dimmi solo dove sei e se stai bene. Ti sto cercando da più di un'ora. Per favore, dimmelo, per favore.„
Questa volta, la risposta non tarda ad arrivare.
“Sto tornando in camera, sono vivo.„
“Oh grazie a Dio, non sapevo piú dove andare, stavo impazzendo.„
“Mi dispiace di averti fatto preoccupare.„
“Stai bene ed è l'unica cosa di cui mi importa. Dio, stavo per piangere quando mi hai scritto. Stai bene. Stai bene...„
“Si, sto bene. Tranquillo.„
“Posso raggiungerti?„
“No. Ho mal di testa e voglio stare un po' da solo. Per favore non non cercarmi. Almeno non stasera.„
“Hai ragione. Solo...mandami un messaggio appena arrivi in stanza,OK?„
“Si, ok„

Filippo si sente in colpa, le mani gli tremano e vorrebbe solo correre lì ad abbracciarlo. Ma ha evidentemente bisogno di spazio e lui ha intenzione di rispettarlo anche se malvolentieri.
Simone, invece, sbuffa stizzito non appena chiude la conversazione.
È quasi arrivato in hotel e quel 'non è successo niente' continua a ripetersi in loop nella sua mente facendogli riempire occhi di lacrime.
È incazzato nero. Non tanto per la frase in sé per sé. Era consapevole che oltre il bacio non ci sarebbe stato niente.
Quello che lo ha fatto incazzare è stato il modo diretto, freddo e indelicato con cui  Filippo ha pronunciato quelle quattro parole.
Gliele ha buttate addosso senza pensare che avrebbero potuto ferirlo, come effettivamente hanno fatto.
Per questo ha sentito subito il bisogno di scappare via di là, per evitare di digli qualcosa di cui si sarebbe di sicuro pentito e che avrebbe finito per rovinare il loro rapporto. Nonostante tutto, non ha la minima intenzione di perdere il suo migliore amico. La sua vita non avrebbe  senso senza di lui, lo sa. A mentre fredda, il mattino dopo, gli avrebbe parlato e avrebbero chiarito.
E giunto a questa conclusione, arriva di  fronte alla sua camera. Prima di entrare, prende il cellulare e digita:
“Sono in camera sano e salvo. Buonanotte.„
Una volta dentro, trova Osmany in piedi, evidentemente è appena entrato anche lui.
«Hola hermano!» urla, nell'istante esatto in cui vede il ragazzino.
«Os.. stai bene?»
«Jajajaja vale, soy muy feliiiiz!» aggiunge, mentre gli va incontro e lo abbraccia.
«Ma, cosa...Quanto hai bevuto Osmany?» dice  mentre cerca di liberarsi dalla sua presa.
È tornato in camera sperando di parlare un po' con lui e invece lo trova completamente sbronzo.
'Perfetto! Che serata di merda!', pensa.
«Como estas pequenito?»
«...bien?!»  risponde, perplesso, Simone. «Oddio Osmany ti prego torna in te!» aggiunge, nervoso.
Il cubano, a quel punto, gli si avvicina e inizia a guardarlo negli occhi.
«No, tu no estas bien , hermanito» dice, incrociando le braccia, con fare interrogativo. «Cosa ha fatto Filippo?»
«Ah, adesso parli italiano.» chiede Simone.
«Ti si legge in faccia che sei infuriato...quindi posso provare a tenere a bada la sbronza, smettere di fare l'imbecille e ascoltarti, se vuoi» dice sorridendo «Quindi ti rifaccio la domanda, cosa ha fatto Filippo?»
«Mi ha baciato.»
«Lui??»
«Si»
«Credevo che saresti stato tu a saltargli addosso prima o poi...» dice, beccandosi un'occhiataccia.
«Hai un'idea sbagliata di me, a quanto pare.» ribatte al cubano mentre si infila a letto.

Simone crede di star sognando quando sente un rumore provenire da dietro la porta. Non gli dá  peso e si gira dalla parte opposta.
Dopo poco però, l'azione si ripete. Sente bussare di nuovo, stavolta in modo più forte ed insistente. Alza la testa dal cuscino e vede Osmany dormire profondamente, la stanza ancora immersa nel buio. Si alta controvoglia per andare ad aprire.
La persona che si trova di fronte, è l'ultima che avrebbe voluto vedere.
«È notte fonda, la gente normale dorme. Dovresti farlo anche tu.»
«Non ci riesco.»
«Non è un problema mio Filippo, vai a prepararti uno dei tuo infusi magici e torna in camera.»
Sta per chiudere la porta quando sente la voce del veronese.
«È anche un problema tuo invece. È un problema nostro.»
«Nostro?» ripete Simone leggermente alterato.
«Vieni con me Simo, ho bisogno di stare con te. Un attimo, poi ti lascio dormire, giuro.»
Il palleggiatore vede gli occhioni dolci e imploranti del compagno e sa che sarebbe una guerra persa in partenza. Gli chiede cinque minuti per infilarsi un pantaloncino e una t-shirt, dopo di ché insieme si dirigono verso la terrazza dell'hotel.
Si siedono su uno dei divanetti con addosso la coperta che ha portato Filippo con sé.
Sta per fare giorno. Probabilmente vedranno il sole sorgere.
«Perchè sei scappato dal locale?» domanda di getto Lanza.
«Non sono scappato»
«Gian...»
«Ok va bene, sono scappato. Contento?»
«No. Pensavo andassimo via assieme, come eravamo arrivati. E invece non ti ho trovato piú. Mi hai lasciato lí  come un idiota, perché?»
«Dovevo stare da solo. Per iniziare a metabolizzare.»
«Di che parli?» Filippo è più confuso che mai.
«Già so cosa stai per dirmi. Me lo sentivo che saremmo arrivati a questo punto.» cerca di giustificarsi Simone.
«Non capisco»
«So già cosa mi stai per dire Filippo, te l'ho detto.»
«E sarebbe?»
«Che è stato bello» si azzarda a dire il più piccolo
«Si»
Simone resta colpito dall'immediatezza e dalla convinzione con cui Pippo pronuncia quella parola, e non sa più se vuole continuare a parlare...ma capisce che deve cercare di chiarire quella situazione, altrimenti potrebbe impazzire, e riprende..
«Che è stato un errore»
«No»
«Un momento di debolezza»
«No»
«Che non ha significato nulla»
«No»
«No?!»
«No»
«La smetti di prendermi in giro?! Sei stato tu che fuori dal locale mi hai detto 'non è successo niente'.» dice Simone nervoso, mentre ha la testa bassa e gioca con un angolo della coperta. «Cosa avrei dovuto pensare dopo quella frase? Io lo devo sapere, non ce la facc-»
«Ehi, ehi» interviene il più grande cercando di interrompere quel fiume in piena. «aspetta un attimo, ok? Fammi parlare un momento.» continua mentre gli appoggia due dita sotto il mento per sollevargli il viso e poterlo guardare negli occhi.
«In realtà non so nemmeno come provare a spiegarti tutta questa faccenda...io-io sono confuso, OK? Molto. È una situazione strana...» vede immediatamente Simone abbassare di nuovo lo sguardo «...ma bella.» dice poi, riuscendo ad ottenere di nuovo l'attenzione del palleggiatore.
«Non mi è mai capitato prima, di avere...di volere...certe cose, con...con qualcuno che non fosse una ragazza e non so che fare. Non so come comportarmi.»
«Ti piaccio?»
«No. Si. Io...non mi piacciono i ragazzi...in quel modo. Non credevo mi piacessero, ma tu...con te è diverso, non lo so. Io...non so niente. Mi sento come in un vortice. Sei come il veleno e l'antidoto allo stesso tempo. È come se fossi drogato di te...mi sembra tutto così sbagliato nella mia testa, ma poi tu...sei qui, sei ovunque e non posso smettere...» si blocca
«Cosa? Cosa non puoi smettere?» Simone non sta capendo del tutto il discorso di Filippo, sa che si sta sforzando enormemente a parlare, ma vuole che finisca.
«...non posso smettere di fare questo...» parla prima di avvicinarsi alle labbra di Simone e appoggiarci  sopra le sue. È tutto lento, dolce, ma comunque bisognoso e urgente.
Si staccano dopo qualche minuto, e mentre si guardano negli occhi Filippo continua «...e dopo mi sembra tutto così giusto e semplice. Così naturale.»
Simone accenna un sorriso, mentre inconsapevolmente intreccia le sue dita a quelle dell'altro.
«L'unica cosa che so è che non posso fare a meno di te. Ma io ho delle situazioni da risolvere a casa...a Trento...»
Il palleggiatore annuisce. «Nicole..»
«Si. Prima di partire, avevamo messo tutto in stand by. C'era tensione e discutevamo per ogni cosa. Non potevo avere la testa occupata dalle nostre litigate mentre eravamo qui. Poi però abbiamo cominciato a risentirci e...poi è successo questo...e non so come gestirla. Ma le devo parlare, lo capisci, si?»
«Certo che lo capisco. Il fatto che io...che...non significa che lei non meriti una spiegazione, dovrete parlare. È ovvio.»
«...e poi siamo qui, tra pochissimo ci giocheremo la finale. Dio, neppure nei miei sogni più belli l'avrei potuto immaginare.»
«Non dirlo a me»
Entrambi scoppiano a ridere, forse anche per smorzare la tensione
«Dobbiamo essere al massimo. Super concentrati.»
«Lo so.»
«Mentre parlavo con Luca, mi ha detto che avrei dovuto affrontare tutte queste situazioni una per volta, ma insieme a te. Credo abbia ragione.»
Simone lo guarda «E cosa dovremmo fare?»
«Adesso dovremmo pensare solo alla gara, ad essere presenti in campo sia fisicamente che mentalmente.»
«E poi?»
«E poi non lo so Simo. Un passo alla volta. È capitato tutto insieme, tutto cosí in fretta. Ho troppe cose da affrontare e mi serve del tempo, ma voglio che tu sia con me, sempre.» 
«Ok» annuisce Simone, mentre poggia la testa sulla spalla di Filippo
«Ok» sorride l'altro.
Ormai è fatta mattina da un po' quando Giannelli prende parola
«Dovremmo rientrare. Dobbiamo riposare prima di cominciare gli allenamenti.»
«Si, dovremmo» concorda Filippo mentre solleva la testa dalla posizione in cui è.
Ha guardato Giannelli per tutto il tempo, ed è convinto che non possa fare a meno di lui. La sua vita non sarebbe SUA, senza quel ragazzo.
'Cosa mi stai facendo?' pensa Filippo
«Simo?»
«Che c'è?»
«Me lo dai un bacio?» dice, prima che le loro bocche si scontrino. Di nuovo.

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