#Six 1.0

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Salve giovani! :)
Magari è un po' tardino per aggiornare, ma lo so che voi siete creature della notte...e poi sappiate che questo è solo l'antipasto del capitolo... La seconda parte arriverà presto, ma che dico presto?! Prima, prima! ;)
Ditemi la vostra, as usual.
Enjoy ❤

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Dopo quasi 11 ore di volo, stanno per toccare di nuovo il suolo nazionale. L'hostess annuncia in varie lingue che sono pronti per la fase di atterraggio, elencando le consuete misure di sicurezza e/o prevenzione.
È stato un viaggio stancante per tutti, pieno di pensieri, di rassegnazione, di paura: paura di dover affrontare quello che li aspetta, paura di dover provare a spiegare cosa è andato storto durante quella finale maledetta senza sapersi spiegare, paura di tornare con la mente al maracanazinho, paura di rivedersi durante la gara, paura di crollare.
Ma adesso, mentre scendono dall'aereo e respirano l'aria di Roma, l'aria di casa, si guardano negli occhi e dentro ci leggono la voglia che hanno di farcela, di dare sempre di più e di non mollare. Perché, alla fine, #nonsimollauncazzo. Mai.
Superare la sconfitta sarà un processo lungo e difficile sotto diversi punti di vista, ma hanno una certa serenità addosso che non si spiegano. Sanno di aver sbagliato, e di aver perso magari non completamente per colpa loro, ma cosa più importante, oggi sono consapevoli di non aver fallito.
Blengini li ha creati dal nulla, e li ha trasformati in quanto c'è di più simile alla leggenda. Sono una famiglia, ci saranno sempre gli uni per gli altri, e questa è la vittoria che più li rende orgogliosi. Le medaglie sono un rito di passaggio, si vincono e si perdono...i rapporti umani invece, sono rarissimi in ambienti competitivi come quelli dello sport, ma quando nascono sono per sempre.
Entrano in aeroporto e notano subito un'orda di persone: giornalisti, fotografi, gente comune piazzata lí a mò di pubblico. Sorridono.
«Oggi c'è traffico a Fiumicino» dice qualcuno.
«Chissá chi arriva...»
«Oddio e se fosse l'attore di quella serie TV che abbiamo visto, ti ricordi Lú?» chiede Piano dando una gomitata leggera al suo ragazzo «Luca?!»
«Uhm no, non ricordo»
«Ma come no, dai Amo, quello figo. Per una volta che eravamo d'accordo su qualcuno...se è lui vogl-»
«Tu non ti muovi da qui» lo ferma Vettori pendendogli la mano facendo intrecciare le loro dita «dovesse essere pure Adone sceso in terra»
«Eddai quando mi ricapita?!»
«Ho detto di no.»
«Siamo gelosi?» lo sbeffeggia Teo.
«Ti odio.»
«Beh allora, se mi odi...posso andar-mpff» Piano non riesce a terminare la frase, distratto da Luca che è intento ad esplorare ogni millimetro della sua bocca.
«No, non è vero. Ti amo.» dice lo schiacciatore modenese staccandosi.
«Ah davvero?!»
«Si davvero, e lo sai»
«Anche io»
«Ci mancherebbe» dice Luca tirandolo ancora più a sé. «Ma è inutile che tenti di arruffianarmi, resti qui con me lo stesso.» termina mentre vede Matteo prima sbuffare e borbottare qualcosa e dopo abbracciarlo.

Dopo aver fatto la fila per le valige finalmente sono liberi di andare ognuno dalle proprie famiglie. Ma mentre camminano, si rendono conto che tutta la gente che hanno visto, è lí per loro. Non c'è nessun super attore, nessun cantante. C'è solo un gruppo di ragazzi con una medaglia d'argento custodita o nascosta da qualche parte. Non credevano che qualcuno si fosse intetessato a loro, non con questo seguito almeno. Cominciano ad essere bloccati da persone che chiedono foto o autografi, da giornalisti che pretendono interviste "in esclusiva" e chi più ne ha più ne metta. Sono frastornati, esterrefatti, entusiasti. Devono cogliere quest'onda di successo per far conoscere la pallavolo, per far avere a questo sport il successo che merita.
Una volta riusciti ad accontentare quanti più possibile, nonostante l'imbarazzo iniziale, riescono a raggiungere i loro cari.
Anche Simone e Filippo vanno dalle loro famiglie.
Giannelli viene stretto in un abbraccio 'stritolante' dalla mamma, dal papà e da Martina, che scoppia a piangere.
«Mi sei mancato nano» gli dice tra le lacrime
«Non sono mica andato in guerra, Marti»
«Sei tornato più rompipalle di prima. L'anno in più che hai ti sta già facendo male.»
«Queste parole dolci, te le sei scritte prima o sono improvvisate?!»
«Cretino»
«aww, anche tu mi sei mancata, sorellona!» le sorride.
Per Lanza la situazione è quasi la medesima: abbracci e lacrime da parte dei suoi genitori, delle sue cugine che sono un pò come sorelle...e tra di loro Nicole.
Filippo si gela nel vederla, non pensava di affrontarla così in fretta.
«Che...Che ci fai qui? Non ti aspettavo. Non credevo saresti venuta.»
«Sorpresa?»
«Beh si. Sorpresa.» gli fa il verso lui non sapendo cosa dire.
«Non sembri molto felice di vedermi»
«No. No. Cioè si, sono felice, ovvio...solo un po' stordito. Scusa.» la stringe tra le braccia per farsi perdonare l'imbarazzo
«Me lo dai un bacio?» chiede la ragazza
'Me lo dai un bacio?' pensa a quando lui l'ha stessa domanda l'ha rivolta a Simone, pochi giorni prima.
Non riesce nemmeno a controbattere che le labbra di Nicole sono sulle sue, e non sa che fare se non ricambiare il gesto.
Peccato che pochi metri più in lá il palleggiatore abbia visto tutto. Con il cuore in gola e gli occhi pieni di lacrime il più piccolo riesce ad abbozzare una scusa con i suoi per potersi momentaneamente allontanare.
Sta per avere un altro attacco di panico, come quella sera a Rio, quando ha confessato tutto ad Osmany. Se lo sente.
Si chiude in bagno e inizia ad iperventilare. Si bagna il viso e i polsi con l'acqua fredda, cerca di regolarizzare il respiro. Non sa quanto tempo passi prima di sentire la porta aprirsi.
«Gian»
Quella voce gli arriva dritta nelle orecchie, nello stomaco, nelle mani che prudono e nelle gambe che tremano.
«Vattene»
«Simone»
«Ti ho detto che devi andare via, cazzo. VATTENE.» gli urla contro
«Simo, ma che...»
«Sei un bastardo Filippo. Credevi che non vi avrei visti, te e Nicole? Credevi che non avrei notato come l'hai abbracciata, come l'hai baciata?»
«Mi ha baciato lei, non sapevo che fare»
«Potevi non rispondere al bacio, potevi scansarti. Potevi fare un sacco di cose, ma forse non volevi.»
«Io non...»
«Sei un coglione, va' via. Non ti voglio vedere.»
«Ma noi...»
«NOI?! Non c'è nessun noi. Tu vuoi lei. Sono stato solo un passatempo per te. Ora lo so. Stupido io che ti ho creduto. Stupido io a pensare che tu mi volessi davvero. Stupido io ad assecondarti.» sputa fuori ormai tra i singhiozzi Simone.
«Non puoi dire queste cose davvero.»
«Esci da qui, Filippo. Per favore.»
«No. Io non esco, tu ora ti tranquillizzi e parliamo. È stato un malinteso.»
«Un malinteso? La tua lingua giú per la sua gola lo chiami malinteso?!» Filippo vorrebbe solo urlargli contro, ma sa che peggiorerebbe la situazione. «A volte i gesti valgono più di mille parole, Lanza. E non preoccuparti, se vuoi restare me ne vado io. I miei mi aspettano per andare a casa.»
«E la nostra vacanza?»
«Non esiste niente di nostro, lo capisci? HAI ROVINATO TUTTO FILIPPO. TUTTO. Vacci con la tua ragazza al mare, io torno a Bolzano.»
dice asciugandosi le ultime lacrime Giannelli, uscendo da lí piú in fretta che può e lasciando il veronese completamente solo.
Dopo quella discussione in cui non aveva avuto neppure diritto di replica, Filippo non poté fare altro che tornare anche lui a casa con la sua famiglia, a Zevio. Una pugnalata sarebbe stata meno dolorosa. Sta malissimo anche se cerca di nasconderlo per non dover dare spiegazioni. Nicole decide di andare da lui per qualche giorno perché "gli è mancato troppo Pippo" dice lei. Ogni minuto che passano assieme però a Filippo sembra più possessiva, più gelosa. Nicole è onnipresente, non lo lascia respirare. Lui invece vorrebbe solo cercare di riappacificarsi con Simone. Sa di avere sbagliato, ma che poteva fare?
Ma gli manca e lo rivuole con sè perché adesso è come se avesse un pezzo mancante. Deve inventarsi qualcosa e in fretta.
«A che pensi?» gli chiede la studentessa mentre come al solito, inizia a strusciarglisi contro.
«A niente» risponde cercando di staccarsi dalla presa, ma con scarsi risultati dato che ora Nicole è a cavalcioni su di lui.
«Rilassati» gli sussurra lei cominciando a muoversi. «È da quando sei tornato che non stiamo un po' da soli tu ed io»
«Nicole» riesce solo a dire Filippo.
Ha una bellissima ragazza sopra di sé ma non riesce a provare niente. Il suo corpo non collabora. 'Che cazzo succede?' pensa. 'Prima sarei venuto in un niente."
Prima. Prima di quando? Prima di chi? Ed eccolo lí il suo chiodo fisso: Simone. Sempre lui. Solo lui. Lui e le sue mani, i suoi capelli, i suoi occhi, le sue labbra, il suo profumo...
«Dai Fil»
«Non chiamarmi così» scatta.
«Che?»
«Fil. Tu...non chiamarmi così. Non devi farlo più.»
Finalmente riesce a liberarsi e ad alzarsi dalla poltrona.
«Ma che hai Pippo? Sei strano, non ti riconosco più.»
«Che stai dicendo?»
«Ti sei stancato di me?»
«No»
«Non hai più voglia di me? Non lo abbiamo ancora fatto da quando siamo chiusi in questa cazzo di casa!»
«Cosa vuol dire? Il sesso non è la cosa piú importante in una relazione. E poi, ti ricordo che "questa cazzo di casa" è dove sono cresciuto. Non permetterti piú di parlare così.»
«Scusami, io...»
«Dovresti andare via Nicole. Magari ci sentiamo quando torno a Trento.»
È frustrato, vorrebbe poter chiamare Simone per sfogarsi.
Ha il telefono tra le mani, apre la loro chat. Rilegge le loro conversazioni e gli viene da ridere e da piangere...
'Non può finire tutto così' si dice.
- Simone
- Simo. Ho bisogno di te. Ti prego.
Ovviamente non riceve risposta. Se lo aspettava.
- Gian, non fare la ragazzina. Parlami.
Ancora niente.
Allora prova a chiamarlo. Decine di chiamate che vanno a vuoto, finché una voce metallica non comunica che il numero 'è momentaneamente non raggiungibile'.
Si addormenta così, col cellulare tra le mani.
L'indomani mattina, accompagna Nicole in stazione. Si parlano appena.
Al suo ritorno prova di nuovo a chiamare il più piccolo, senza risultati.
Continua anche a mandargli messaggi:
- Lo so che non sei una ragazzina, scusa.
- Simo per favore...non so che fare. Devo parlati. Dai.

Come neve al sole.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora