#Eight 2.0

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La rincorsa non fu per nulla semplice per Filippo. Quando ci si metteva Simone poteva diventare un velocista.
«Dovevi fare il maratoneta, non il pallavolista!» dice il veronese ancora con il fiatone, mentre si avvicina al più piccolo. Non riceve risposta quindi continua. «Posso sedermi?»
«Ovvio che puoi, non l'ho mica comprato.» reclama seccato il palleggiatore.
«Ascolta Gian, so che non vuoi sentire scuse-»
«Esatto. Nonostante tutto, mi conosci bene.» lo interrompe.
«Non ho intenzione di farlo. Scusarmi, intendo. Devi credermi Simone, se ti dico che Matteo non ha saputo nulla da me. Che avrei potuto dirgli? È vero, ne ho parlato un paio di volte con Luca, e lo sai. Ero-sono...devo ancora scoprire tante cose e dovevo dirlo a qualcuno, lo capisci questo?»
«Si certo che lo capisco.»
«Saresti stato tu, sarei venuto a parlarne con te, se tu...se...»
«Lo so.» afferma con convinzione Simone. Inclina la testa di lato e sorride a Filippo, perché in cuor suo sa che sta dicendo la verità. Però ci sono troppo 'se' e troppi 'ma' che gli riempiono la testa.
Ha paura. Paura che possa essere solo un esperimento per lo schiacciatore, paura di aver frainteso tutto, paura di essere andato troppo in lá  con il cuore, paura di tornare a casa, paura di essere ferito.
Non parlano, restano così ad osservare la spiaggia deserta in una notte di fine agosto e ad ascoltare il rumore delle onde.
«Avanti, scendiamo» gli dice improvvisamente il veronese, fermando i suoi pensieri e scompigliandogli i capelli con la mano.
«Eddai smettila di torturarmi i capelli. Odio non poterti riservare lo stesso trattamento! È ingiusto!» ribatte Giannelli più calmo.
«Chi ha detto che non puoi?»
«Beh» comincia Simone «per prima cosa, li ricopri di cemento armato e poi...non lo permetti a nessuno»
«Tu non sei nessuno. Quando te lo metterai in testa?!» gli chiede tirandolo al suo fianco, posandogli una mano sul fianco e stringendo leggermente.
Arrivano in spiaggia e uniscono due lettini in modo da poter stare più comodi, o almeno ci provano. Simone è disteso completamente sulla sdraio, Filippo invece ha una gamba penzoloni e la testa appoggiata sulle cosce del compagno.
«Cosa c'è?» domanda dopo averlo studiato per un po'.
«Io...no, niente. Lascia perdere.» dice Simone, continuando a guardare l'orizzonte
«Simo, lo so che vuoi chiedermi qualcosa. Quindi, ripeto, cosa c'è?»
«Devi smetterla di psicoanalizzarmi.»
«Non lo faccio. È solo che ti conosco, lo hai detto tu stesso. Che vuoi sapere? Dai, spara.»
Il più piccolo sbuffa leggermente, e poi parla.
«Stavo pensando all'altra sera,  sai al locale...con Lorenzo»
Lanza fa una smorfia quasi di disgusto ma non parla, dando modo al compagno di proseguire «tu hai detto che ti piaccio. Quindi...quindi io ti piaccio?»
«Dio, Gian, questa era la grande domanda che ti affligge i pensieri?» ridacchia.
«Idiota!» abbassa la testa incontrando lo sguardo del più grande «Non lo hai detto tanto per dire? Non era l'alcol a parlare? Era..ti piaccio? Sul serio?»
«Definisci piacere» risponde Filippo
«Riciclare le battute del fascinoso Chuck Bass non funziona. Non con me.» ridacchia il piú piccolo.
«Io credevo di essere una persona, ma questo...noi...mi ha fatto mettere tutto in discussione. È come se non avessi mai guardato nessuno prima di te. Come se non avessi mai sfiorato nessuno, come se non avessi mai baciato nessuno. Tu sei tutte le mie prime volte, quelle belle. Quelle che ti fanno venire voglia di averne ancora, perchè non ti bastano mai. Se questo vuol dire che mi piaci, allora si, mi piaci Simone...e no, non era l'alcol a parlare anche se ha contribuito a sciogliermi un po'» si ferma per sedersi di fronte a lui e sorride. Uno di quei sorrisi imbarazzati, che gli fanno gli occhi piccoli. «Mi piaci in così tanti modi che neppure immaginavo potessero esistere.»
Simone è un po' emozionato a sentirlo parlare. Un po' tanto. Tira su col naso.
«Che fai piangi?» si allarma lo schiacciatore.
«No. No è che nessuno mi aveva mai detto queste cose prima. È bello.»
«Coglioni!» risponde piccato Filippo prima di far incontrare le sue labbra con quelle di Simone.
È un bacio breve, dolce. Il palleggiatore sente le farfalle...dappertutto, ma quando si stacca è palese che ancora non è del tutto sereno.
«Non credi neanche a questo?» domanda allora Filippo.
«Come potrei non crederti?»
«E allora?»
«Fil, tu devi capire ancora chi sei e va bene, è normale. Ma devi comprendere anche che io invece lo so. So chi sono e so...cosa voglio.»
«Lo capisco» si intromette lo schiacciatore
«Questo...questi alti e bassi, le discussioni, non era quello che mi aspettavo. Domani è il nostro ultimo giorno qui, poi torniamo a Trento e Dio solo sa cosa succederà. Voglio viverlo senza pressioni, molliamo la presa Fil. Almeno domani. Torniamo ad essere il Simone e Filippo di sempre.»
«Ok.» sussurra il veronese, con uno strano peso sul cuore. Glielo deve, o almeno questo è quello che si racconta per non prenderla peggio di quanto già non sia.
Tornano in albergo e si mettono a letto, addormentandosi quasi subito.
Il primo ad aprire gli occhi è Filippo. È l'alba del loro ultimo giorno di vacanza. Se fosse un fumatore, quello sarebbe il momento ideale per estrarre una sigaretta dal pacchetto, prendere l'accendino ed uscire fuori il balcone ad osservare il sole sorgere. Ma purtroppo o per fortuna non lo è mai stato. Quindi si trova a cambiare posizione, scoprendosi, mentre pensa alle battute scambiatesi  qualche ora prima con Simone. Non vorrebbe risultare patetico agli occhi dell'amico, ma ammette che non gli sta riuscendo granché bene. Vuole tante cose che non sa spiegarsi, ma allo stesso tempo si impone di non volerle...nonostante abbia ceduto con estrema facilità in diverse occasioni.
Sta ancora riflettendo tra sé quando sente il compagno di stanza alzarsi e stiracchiarsi. Prende il cellulare dal comodino per vedere l'ora: 8.30. Si accorge di avere anche diverse chiamate perse che ricorda di avere bellamente non considerato la sera prima. Visualizza il mittente. Anzi i mittenti: Luca e Matteo.
Ripone il telefono e si mette seduto, con la schiena poggiata alla testiera del letto.
«Fil, io devo uscire un attimo» annuncia Giannelli mentre mette le scarpe.
«E dove vai?»
«Al bancomat. Ho finito i contanti. Quando torno pero' ti porto la colazione, ok?»
«Va bene» riesce a dire prima che l'altro si chiuda la porta della camera alle spalle.
Sta ancora oziando quando la suoneria del suo iPhone riempie la camera.
Sul display legge: VETTO.
Risponde.
«Buongiono raggio di sole»
«Chi sei? E che ne hai fatto di Luca 'allegria' Vettori?» chiede leggermente sconcertato.
«Volevo essere gentile, ma non apprezzi mai nulla. Va' a quel paese Lanza»
«Cosí dolce» lo prende in giro il veronese. Ridono.
«Come stai?»
«Bene. Credo.»
«Credi?»
«Io...non lo so. Mi sembra tutto troppo e allo stesso tempi troppo poco. Non so gestire questo...me. Mi sembra di star facendo la cosa giusta, e poi BOOM succede sempre il contrario di ciò che vorrei. Probabilmente sto sbagliando tutto.» dichiara, stavolta uscendo davvero dalla porta finestra per bearsi della brezza marina.
«Ieri perché ci hai ignorati? Io e Matteo eravamo preoccupati. Pensavamo avessi dato di matto.»
«Avevo la vibrazione inserita e mi sono accorto solo poco fa delle chiamate» mente «Dare di matto per cosa esattamente?»
«Per il tuo ragazzo» sente dire da Matteo.
«Com-Che?»
«Oddio tu...non te ne sei reso conto vero? Ma che cazzo hai nel cervello Pippo?!» è di nuovo Vettori a parlare.
«Uhmm...»
«Ti riassumo brevemente. Hai scritto a Matteo che è sempre inopportuno, e che volevi ucciderlo ma eri troppo impegnato a rincorrere IL TUO RAGAZZO»
Il modenese però non sente replicare dall'altra parte dell'apparecchio.
«Stai...stai dando di matto ora? Potresti dire qualcosa per favore? Filippo?»
«Ero...Sono andato a rileggere i messaggi con Teo. Io...l'ho scritto davvero.»
«Si»
«Non so neanche il perchè. Non so cosa voglio. In realtà non so nemmeno chi sono come potrei sapere cosa voglio?! E lui...io...noi non siamo niente.»
«Forse siete più di quello che vuoi ammettere a te stesso. È stato così naturale scriverlo che non te ne sei reso nemmeno conto. Dovresti farti due domande»
«Come se non me ne stessi facendo già abbastanza» pigola
«Simone è lí  con te?»
«No è uscito a prelevare dei soldi»
«Bene bene» la voce squillante di Matteo gli fa capire di essere in vivavoce
«Allora parliamo di cose serie pippolanza»
«Ho paura» borbotta lo schiacciatore trentino
«Il ragazzo delle meraviglie, quanto si è spinto oltre? Non dirmi che si è limitato a delle misere strusciatine perchè-»
«Abbiamo fatto sesso.»
«Voi avete...Ommioddio»
«Ti sento, come dire, sconvolto»
«Beh vorrei vedere te, se il tuo amico apparentemente etero ti dicesse che ha fatto sesso con un ragazzino...suo migliore amico tra l'altro»
«Non è un ragazzino!»
«Oddio non posso crederci! Dì tutto quello che ho detto tu...ma quanto ci stai sotto?!» Lo schiacciatore sente Luca rimproverare Matteo che dopo qualche secondo riprende «scusa, Luca ha ragione. Pessima scelta di parole.»
«Sei pessimo nel DNA, Piano. Non solo con le parole. Non capisco come il Vetto ti sopporti.»
«L'amore ti fa fare cose che non ti spieghi» stavolta è Luca a rispondere
«Grazie per la pillola di saggezza quotidiana»
«Quando vuoi. Però devo chiedertelo...tu che hai provato entrambi...che ti sei...insomma come ti è sembrato?»
«Incredibile. Mi è sembrato incredibile. Ho sentito i fuochi d'artificio' scoppiarmi dentro. Così meravigliosamente profondo, intenso, appagante»
«Sei così gay!»
«Teo piantala. Non sei divertente. Io non...non-»
«Si e io sono piú intonato di Holt.»
«Dai, Matteo, smettila.. fai parlare me, riesco a comunicare meglio con lui.» cerca di mediare in questo modo, Vettori.
«Certo, siete due  procioni musoni» dice Matteo, facendo ridere entrambi.
«Ascoltami Filippo, ormai è chiaro come il sole che sei attratto da Simone, no? È cosí.»
«Beh, si.. direi di sì» risponde imbarazzato.
«So perfettamente quanto possa essere difficile all'inizio, credimi, ci sono passato» dice Luca, con un tono di voce molto apprensivo. «ma non c'è nulla di male in quello che sei, Pippo. In quello che provi. Fidati.»
«Io»
«Ammetterlo a se stessi è il primo passo per accettarsi totalmente, non ha senso continuare a vivere nell'illusione di essere qualcosa che non sei. Non puoi cambiare la tua natura o i tuoi sentimenti.»
«Io.. lo so»
«Pensa anche a Simone. Immagina come deve sentirsi a vedere il ragazzo di cui è perdutamente innamorato, perché lo è,  in preda a così tanti dubbi.»
«S.. Simone?»
«Già, di sicuro ci sta male a non avere la certezza dei tuoi sentimenti per lui anche se non sindaca sui tuoi comportamenti. Ma sono sicuro che si starà friggendo il cervello con milioni di pensieri.»
«Non voglio che stia male per colpa mia.»
Filippo rimane per qualche secondo in silenzio, colpito dalle parole di Luca.
Sono vere.
Totalmente vere.
«Comunque hai ragione... avete ragione entrambi..»  dice, serio «Lui.. mi piace e quindi... oh, fanculo perchè devo dirlo a voce alta?!»
«Beh, ti aiuter-»
«Io so cosa sono, non in realtà non lo so per niente, ma so sicuramente cosa provo e...è sufficiente per ora. Cambiamo argomento ora o chiudo la telefonata» dice, provando ad usare un tono autoritario, sperando che Luca e Matteo la smettessero di toccare questo argomenti.. delicati.
«Come vuoi pippolanza» inizia, poi, Matteo. «Passiamo al prossimo topic, allora.»
«Una domanda: ma non avete nient'altro da fare voi due a quest' ora del-» prova a chiedere il veronese
«Ti rendi conto della naturalezza con la quale hai definito il nostro wonderboy 'il mio ragazzo'?»
«Ancora con questa storia?! Mi è sfuggito, l'ho scritto per caso, non.. non volevo farlo.»
«Non l'hai scritto per caso.. l'hai scritto di getto, come se fosse naturale, scontato, per te.. è diverso» dice Luca, mettendo Filippo di fronte alla verità.
Sa che è cosí e lui in fondo ne è consapevole, perché è Simone .. e non c'è cosa più naturale, più giusta, per lui, che  volerlo nella sua vita.
«Quindi ti faccio una domanda» continua Luca, interrompendo il flusso dei suoi pensieri «Ti piacerebbe davvero essere il suo ragazzo?» chiede, subito dopo.
«Io... forse»
«Forse? O è Si o è no Filippo. »
«Si. Si, cazzo!» sbotta Filippo, esasperato dalle continue domande di quei due. «Certo che mi piacerebbe, altrimenti non mi sarei mai messo in questa situazione!» aggiunge, coprendosi il volto con una mano, meravigliandosi della facilità con la quale ha ammesso di voler stare con lui.
«Allora dov'è il problema?»
«Vedi... è di Simone che stiamo parlando.» ribatte, proprio mentre il palleggiatore passa casualmente vicino al balcone.
Quelle parole attirano subito la sua attenzione e, nonostante sa che è sbagliato, non resiste alla tentazione di mettersi ad origliare.

Come neve al sole.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora