Epilogo.

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Fin. The End. Fine.
Ebbene sì, siamo giunti alla conclusione. Quella vera.
C'abbiamo messo un po', ma forse inconsciamente era perché non volevamo davvero che finisse. Questo però, ci è sembrato il momento più adatto, per la situazione e perché infondo tutti meritiamo qualcosa di bello. Speriamo vivamente che questo qualcosa, nel nostro piccolo, possa arrivarvi oggi.
Che dire, è stato un percorso lungo, non sempre facile sia per i tempi che per le idee, ma bellissimo. Ed è tutto merito vostro, della vostra fiducia, delle sensazioni che avete provato e che ci avete fatto provare di rimando. É iniziata come una sfida, e tutto quello che ne è seguito è stato soltanto grazie a voi. Tutta questa storia esiste grazie a voi. Non potremmo mai smettere di ringraziarvi per tutto quello che ci avete dimostrato. Siete sempre con noi! ❤
Vi lascio per l'ultima volta (o forse no, chissà...)
Godetevi l'epilogo e fatemi sapere se vi è sembrato un giusto finale o vi aspettavate altro.
Enjoy. XXX

PS: perdonate eventuali errori di battitura, che saranno prontamente corretti! 😊
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Cavalese, 2018.

É incredibile come alcuni posti riescano a farti mettere tutto in prospettiva.
É questo che pensa Simone, seduto su una delle sedie in giardino mentre si bea dei raggi del sole caldo e guarda le persone attorno a lui.
I mondiali sono alle porte, e questo significa dover lasciare il ritiro ma soprattutto "barbecue in famiglia". Non importa quale sia la manifestazione che debbano disputare, non importa dove né quando, il giorno della grigliata resterà una costante.
Osservando chi lo circonda, si rende conto che con il passare del tempo, tante cose sono cambiate, e gli sta bene. Non rimpiange e non si pente di nulla, perché alla fine, ne è fortemente convinto, tutto va come deve andare.
Sente stringersi la spalla, e immediatamente capisce di chi si tratti.
«Os» gli sorride
«Allora pequeñito, que pasa?»
«Niente, é che pensavo che sono successe tante cose...»
«Eccome se sono successe»
«É come se un nuovo ciclo stesse per iniziare, non hai la stessa sensazione?»
«Non lo so, magari hai ragione. O magari hai solo trovato l'equilibrio di cui avevi bisogno.» gli sorride
«Ti voglio bene, hombre»
«Anche io Simo, anche io.»

Le ore trascorrono in serenità e tranquillità, quando il palleggiatore comincia a cercare con lo sguardo tra i presenti.
«Eddai Gianna, lascialo respirare!» sente dire da Anzani che in risposta riceve uno sguardo inceneritore.
«É che non ce la fa, deve marcare il territorio ogni tot di minuti. Poi ce fai il callo, Anza. Fidate!» si mette in mezzo Zaytsev
«Sta zitto, Ivan!» ribatte il più piccolo mentre si alza dalla sedia.
«Guarda che puoi abbassare anche la guardia tigre, nessuno lo vuole quel rompiballe del tuo ragazzo.» gli dice il centrale.
«Simpatico!» esclama il biondo sarcastico mentre continua a cercare.
«Sta sul retro» biascica qualcuno passandogli accanto.

Volta l'angolo dello stabile e lo vede.
É come un deja vu. In quel preciso momento la sua mente torna indietro a due anni prima, a quando nello stesso punto si rendeva conto che la bomba ad orologeria che aveva dentro era scoppiata senza avere la minima idea su cosa fare.
«Ehi.» una voce ovattata arriva alle sue orecchie
«Ehi! Gian!» sente, stavolta distintamente, perfettamente ridestato. Quella voce la riconoscerebbe tra mille.
«Ehi! Gian!» di nuovo, ma stavolta la voce è più piccola e vivace.
Sorride a vederli insieme Filippo e Andrea, il figlio di Max, mentre confabulano qualcosa. Hanno un rapporto speciale quei due.
Gli si avvicina.
«Ragazzaccio» dice rivolgendosi al bambino. «Che combini?» gli chiede, ma ovviamente l'unico gesto che gli viene rivolto è una linguaccia seguita da una risatina.
«Ciao, splendore» aggiunge poi avvicinandosi al moro e stampandogli una serie di baci un po' su tutto il viso.
Li guarda ancora un po', in silenzio.
«Che c'é?» chiede lo schiacciatore, poggiandosi con la schiena contro l'addome di Simone.
«Sei bravo con lui»
«Ma dai.»
«Dico sul serio. Ti adora.»
«Allora devo sperare che i nostri bambini siano tutti come Andrea. Con lui è facile.»
«Che cosa?» chiede abbastanza sconvolto Simone
«Con lui è facile, sai non-»
«No. Tu cosa- Tu vuoi dei bambini.» domanda, anche se appare più come un'affermazione.
Filippo posa la testa sulla sua spalla, ruotandola leggermente in modo da poter guardare l'altro meglio occhi.
«Io. Beh...non domani o tra un anno, ma si, è una cosa a cui penso.»
«Vuoi dei bambini da me» specifica il palleggiatore
«Non da te, perché insomma...so che non si può, ma con te. Si, vorrei dei bambini con te. Un giorno.»

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