28: Perché?

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Non so neanche come chiamare questo capitolo. ok...
Buongiorno/buonasera. Come state?
Mah, io non troppo bene. Sono successe tantissime cose e purtroppo mi hanno impedito di aggiornare questa storia. Ho anche pensato di abbandonarla.
Ma poi ci ho riflettuto ed eccomi a scrivere un altro capitolo.
L'ambientazione è leggermente diversa, come se ci fosse stato un salto temporale. Probabilmente anche il mio modo di scrivere è cambiato, ma spero vi piaccia uguale! (:
Buona lettura.

(Dal punto di vista di Levi)

Perché?
Perché, era la domanda che mi martellava in testa. Il mio pensiero fisso rivolto a quelle semplicissime sei lettere.
Una parola così semplice per una domanda così complessa.
Eppure, a volte un perché non esiste.
Quanto vorrei dire che quella parola sia effettivamente solo una parola. E invece no, quella parola è un concetto, un'espressione. Quella parola contiene mille significati, è la domanda a tutti i dubbi e, a volte, è persino la risposta..

In questo momento mi immagino come se la professoressa interrompesse il flusso dei miei pensieri e mi incitasse a seguire la lezione. Avrei una scusa per distrarmi dal mio dolore e da quella incessante domanda.
Ma no. Nessuno sembra accorgersi di cosa sta succedendo dentro di me. Nessuno sembra saper leggere dentro ai miei occhi e scrutare qualcosa di strano, capire che c'è qualcosa che non va.
Eppure sono tutti così assorti dal proprio che sembrano neanche far caso a me, alla mia faccia pallida, ai miei occhi iniettati di sangue, alla pelle d'oca causata dai brividi che incessantemente corrono lungo la mia schiena.

Nessuno, tranne lui.
Colui per il quale in questo momento mi sto chiedendo tante cose. Colui che in tutto questo tempo non mi ha rivolto neanche una parola. Colui che ormai non mi guarda negli occhi, che non permette al mio sguardo di incontrare il suo.
Colui che è cambiato, colui che è cambiato per me.

E lo nota appena metto piede in casa. Sua madre, vedendomi, quasi si spaventa. Portandosi una mano al petto, borbotta di aver creduto di avere uno zombie davanti a lei.
E così è questo ciò che gli altri vedono? È in queste condizioni che mi sono ridotto, che mi hanno ridotto?

Mentre lui rimane a guardare, impassibile, lo sguardo nascosto dalla frangia.
Lo sento guardarmi per il resto del pranzo.
Anche quando salgo le scale percepisco il suo sguardo bruciare sulla mia figura.
Anche quando torno in salotto vestito comodo, anche quando mi siedo sul divano e inizio a leggere un libro che non ho mai finito, anche quando mi alzo per prendere il gelato dal congelatore.
So che mi sta guardando, ma perché mi guarda?
Ah, eccola di nuovo, la famosa parola. Non mi è mancata per niente.

In un istante, tutto ciò che è successo mi ripercorre la mente, ricordi che non se ne andranno mai, parole scritte indelebili nell'abisso del mio cuore, ferite che non si rimargineranno, forse, mai.

Dove ho sbagliato? Cosa ho fatto? Cosa ho detto?
Ho frainteso i suoi sentimenti, per caso? Pensavo mi amasse. Pensavo che a me tenesse, che io per lui fossi importante.
È arrivaro qualcun altro? Cosa è successo, mi chiedo. E perché?

Arriva la sera, e finalmente la sensazione dei suoi occhi che scrutano il mio corpo svanisce. Lo sento salire le scale e non resisto.
Non ce la faccio più.
Lo inchiodo al muro, il suo sguardo impaurito è incastrato, finalmente, nel mio. Finalmente, di nuovo il rossore delle sue guance, le labbra umide semi-aperte, i capelli scompigliati, le mie mani a contatto con il suo corpo, il suo respiro che coincide col mio, il mio cuore che batte come se non avesse più possibilità di farlo, e questa fosse l'ultima.
Solo un sussurro, una parola appena accennata, che si perde nell'eco.

"Perché?"

Mi scuso se il capitolo è stato triste o malinconico.
Ho espresso ciò che provo io, che ancora mi domando perché a molte cose che forse non avranno mai risposta. Forse paura, forse orgoglio, forse ben altro.
Spero vi sia piaciuto.
A momenti uscirà anche la versione dal punto di vista di Eren.

Do you remember me?→EreriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora