Chapter 3

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Era ormai ora di pranzo, quando Gwen si accingeva a rientrare in casa col pane comprato in città .

Era radiosa, col cuore tanto leggero quanto una piuma: provò la sensazione di essere capace di librarsi in cielo, e il vento era complice di quella meravigliosa sensazione. Abbassò il cappuccio, mentre i capelli danzavano al tocco deciso della brezza marina che proveniva dal porto.

Chiuse gli occhi d'istinto, annusando l'aria salmastra ed immaginandosi già in mare aperto, su quella nave a issare vele, fare nodi e seguire la rotta. La gonna del vestito, bagnata a causa della lotta giocosa che fece con Maya in riva, si alzava in mosse audaci, ma non me se curò più di tanto: presto avrebbe abbandonato anche quegli indumenti, per fare posto ad un vestiario completamente maschile, in cui si trovava decisamente più comoda.

Arrivò davanti la porta di casa, ed avvertì Maya abbaiare in maniera insistente. L'aprì, e trovò suo padre Ryan e Scott che discutevano animatamente. Quando la videro entrare, con le guance rosee e i capelli scompigliati, le indirizzarono uno sguardo colpevole e sospettoso. Suo padre si alzò rumorosamente dalla sedia.

- Gwen, come mai sei tornata così tardi? - chiese lui con le braccia conserte. Quel suo modo di fare la faceva sentire così piccola, ma non abbastanza da farla intimorire.

- Sono andata a comprare il pane, come vi avevo già accennato. Poi ne ho approfittato per fare un giro al mercato generale: oggi c'era davvero una gran folla. - inventò lei rimanendo il più possibile calma.

Stava avanzando verso il tavolo per posare il pane, quando il padre la fermò afferrandole bruscamente un polso e facendola tornare col suo sguardo verso di lui. La violenza di quel gesto fu tale da farle perdere l'equilibrio ed istintivamente alzò la gonna per non cadere, rivelando così le sue caviglie cosparse di sabbia. Se ne accorse solo dopo lo spavento, ma era troppo tardi: suo padre lo notò, e il suo viso divenne paonazzo dalla collera.

- Sei stata al porto, quando io te lo avevo proibito, Gwen! Come ti sei permessa di disobbedirmi ancora?! - le urlò a pochi centimetri dal viso. La ragazza deglutì a fatica, ma anche lei era furiosa.

- Ma perché padre?! Che male c'é se vado a visitare il porto e a contemplare un po' il mare?! Io non ci trovo nulla di scandaloso! - alzò la voce senza accorgersene, fulminandolo con lo sguardo. Lui si imbestialì ancor di più.

- Non comportarti con me in questo modo, ragazzina ingrata! Io sono tuo padre e posso importi tutto! Se ti dico che dal porto devi stare lontana, tu NON DEVI tornarci! -

- Allora spiegatemi il motivo! Non posso accettare qualcosa che non comprendo! - insistette incrinando la voce che cominciò a tremare.

- No, tu non devi accettare, tu DEVI FARE QUELLO CHE TI DICO IO! - urlò stritolandole ancor di più il polso che non aveva ancora lasciato.

- Ma a Scott non imponete proprio niente! Lui è libero di fare qualsiasi cosa voglia! Mi trattate come se fossi una schiava ed io non ce la faccio più!!! - era al culmine dell'isteria.

- Scott è un UOMO! Lui è capace di difendersi da solo da quei schifosi lupi di mare, mentre una ragazzina ottusa come te può essere solo una preda per loro! - esclamò sbattendo una mano sul tavolo. Maya, che era rimasta vicino la soglia della porta, si rifugiò sotto una sedia poco distante, mugolando qualcosa.

- Quegli uomini non mi hanno mai toccata! Nemmeno sfiorato! Perché ce l'avete tanto con loro?! - A quelle parole Ryan si rabbugliò, volgendo lo sguardo altrove.

- Non sono affari che ti riguardano. - le disse immediatamente, incupendosi.

- Oh invece mi riguardano eccome, arrivata a questo punto! Voi uomini siete tutti maschilisti! Pensate che le donne non possano adattarsi ai vostri lavori, che non siano in grado di tenervi testa e soprattutto di essere più abili di voi! Sono stufa di essere trattata così, mi state rendendo prigioniera nella mia stessa casa privandomi di quello che avrei sempre voluto: essere vicina al mare, e l'avete impedito anche alla mamma!!! - urlò quelle parole senza accorgersene, in un impeto di rabbia improvvisa.

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