Chapter 10

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Finalmente, dopo settimane di navigazione, avrebbero fatto scalo e toccato terra. Non che Gwen ne sentisse la grande necessità , ma ella era oltremodo curiosa di visitare Londra della quale tutti ne parlavano largamente.

Fremeva dalla felicità e anche l'equipaggio pareva in agitazione. 

Vide il capitano correre da una parte all'altra della nave, facendo sentire la sua voce dappertutto. 

- Light, come stiamo di provviste? - chiese a quel punto arrivando a prua, laddove c'era il quartiermastro che teneva i conti. Egli mostrò immediatamente attenzione al capitano, passandosi una mano sulla fronte alquanto affranto. 

- Ho stilato questa lista, capitano. - quest'ultimo la controllò veloce, poi annuì. 

- D'accordo, occupatene tu, allora. - e, dopo aver ricevuto un inchino da parte di Light, Duncan proseguì ad impartire ordini. 

- Voi, ammainate le vele a nord est, così attracchiamo senza dare troppo nell'occhio. Voi altri, incominciate a calare l'ancora lentamente. E voi laggiù preparate le lance per arrivare a terra. - ruggì facendosi sentire lungo tutto il ponte di coperta, mentre le onde del mare sbattevano imperterrite ai lati della nave tanto forte quanto la sua voce.

Cori di consenso si elevarono nell'aria, dopodiché sul ponte si creò un vero caos.

Agli occhi della ragazza, il capitano si mostrava così serio e autoritario quando affidava i compiti, tanto che sembrava emanasse luce propria: quella mattina, infatti, indossava un cappotto marrone che teneva sbottonato, nascondendo in parte una spada e un paio di pistole, sotto un paio di calzoni dello stesso colore, solo più chiaro, e una camicia bianco avorio con rifiniture dorate. Sorrise senza accorgersene, constatando che stesse bene con qualsiasi cosa indossasse, al punto di perdersi nel contemplarlo.


- Jordan! - si sentì chiamare forte, destandola da un punto impreciso di fronte a lei, e così si accorse che fu proprio il capitano a pronunciare il suo nome. Corse immediatamente verso di lui, attenta a scansare gli uomini che, poveretti, svolgevano i loro compiti senza fermarsi neanche un secondo. 

Quando arrivò innanzi a lui, egli la squadrò col suo solito sguardo enigmatico, dopodiché cominciò a parlarle. 

- Va in cambusa e avvisa il cuoco che stasera ceniamo fuori. Dopo controlla che tutte le ante che coprono i cannoni siano ben chiuse e le polveri ben nascoste sotto la stiva. - le ordinò lui guardandola negli occhi. 

Ella annuì, ma non del tutto convinta. 

- Ma non siamo in terra alleata, signore? - chiese più che altro a sé stessa, ma la domanda arrivò lo stesso al capitano che, capendo il discorso, le poggiò le mani sulle spalle. Quel gesto, irrimediabilmente, le trasmise una scarica lungo tutto il corpo, facendola sobbalzare.  

- Sì Jo, ma la prudenza non è mai troppa. - le sussurrò, dunque, dopo essersi chinato, per arrivare alla sua altezza. Ella deglutì a fatica, avendolo così vicino, ed inevitabilmente si tuffò nelle sue iridi che somigliavano tanto all'oceano che amava. Tuttavia si riprese subito e, portando una mano all'altezza della fronte, obbedì. 

- Signorsì capitano! Agli ordini! - esclamò sicura, per poi sfuggire dalla sua presa non dandogli neanche il tempo di rendersene conto. 


Nel momento in cui fu lontana da lui, il suo cuore si calmò così come la sua mente.  

Sospirò, mentre portò le mani sul viso in segno di disperazione.

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