Chapter 6

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Non appena il capitano diede ordine di salpare, tutto l'equipaggio si mise in movimento, ognuno svolgendo il proprio compito.

Guardava affascinata con quanta dedizione gli uomini si affaccendavano ognuno nella propria mansione: c'era che slegava i nodi dei cannoni, c'era chi issava le vele, chi liberava la nave dall'ancora posta nel fondale e chi spostava i rifornimenti in sotto coperta.

Tutto in perfetta sincronia.

Tutto ciò la fece distrarre dal pensiero logorante della sua famiglia, mentre una nuova consapevolezza nasceva dentro di lei, provocandole un sorriso radioso: aveva appena coronato il suo sogno, era su una nave, era un marinaio e avrebbe fatto del suo meglio per rimanerci.

Non poté fare a meno di notare lo sguardo curioso di alcuni marinai, riluttante di altri, ogni qualvolta le passavano davanti. E fu lì che si rese conto che non si stava dando da fare, a differenza degli altri nuovi ragazzi che si prestarono subito ad aiutare il resto della squadra. A quel punto la ragazza prese coraggio e cominciò ad inoltrarsi tra loro, con passo incerto e goffo, alla ricerca del capitano.

Quando lo trovò, era intento a dare indicazioni della nuova rotta al timoniere, un uomo abbastanza robusto ma non troppo, con una grossa benda all'occhio destro, e che scoprì si chiamasse Brick. Quando incrociarono gli sguardi, egli la salutò allegro con una mano, e in quel momento il capitano si accorse di lei, pietrificandola col suo solito sguardo glaciale ed indecifrabile. Gwen esitò solo per un momento, profondamente colpita dalla severità e dall'energia che la sua figura emanava.

- Jordan, raggiungi Light lì in fondo. Lui ti darà le mansioni che dovrai svolgere da ora in poi a bordo. - disse impassivo il giovane capitano, squadrandola veloce.

Dopo aver fatto un lieve inchino e aver ricambiato con un timido saluto quello di Brick, Gwen si avviò spedita verso un uomo nero, con muscoli da far paura e dall'espressione corrucciata.

Gli fu davanti in un baleno, e a quella distanza capì di averlo già visto: era lo stesso uomo che fissò la locandina al palo della bandiera di Cleggan.

Senza accorgersene ella venne attraversata dal medesimo tremolio provato quella mattina, ma cercò di essere più forte dell'apparenza che stava trasmettendo.

Doveva viverci, oramai, su quella nave e in mezzo a tutti quegli uomini dall'aspetto poco raccomandabile.

- Ehm... salve Light... - fece ad un tratto lei, vedendo la poca considerazione che le rivolgeva, ma quello la fermò in tronco facendola sobbalzare.

- Tu devi essere uno dei nuovi arrivati, il nanerottolo! - si rivolse a lei con riluttanza, squadrandola da cima a fondo con i suoi quasi due metri d'altezza.

La fanciulla fece una smorfia di fronte al nomignolo affibbiatole, per nulla intimorita dalla reazione che avrebbe potuto far scaturire.

- Bene, io sono Light, il quartiermastro, colui che si occupa dei compiti che ognuno di voi deve svolgere sulla nave. La mia opinione è molto influente sul capitano, quindi ti avverto: prova a disubbidirmi o a fare il furbo e non vedrai l'alba di domani! Intesi?! - a quel punto Gwen avrebbe tanto voluto rispondere alla minaccia, ma non le fu dato nè il modo e nè il tempo, in quanto si ritrovò tra le mani un secchio riempito di acqua e uno straccio. Guardò l'uomo confusa.

- Per iniziare, il tuo compito è quello di pulire tutto il ponte. Deve essere lucido al mio ritorno. - fece per andarsene ma lei lo trattenne con una nota di sdegno.

- C-Cosa? Pulire? Tutto il ponte?! - chiesi scioccata. Lui fece spallucce, con espressione indifferente che tradiva una rabbia sempre più crescente.

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