Chapter 9

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L'indomani il Sole prometteva una bellissima e altrettanto focosa giornata, in cui gli sforzi si sarebbero raddoppiati a causa delle alte temperature che non lasciavano scampo a nessuno.

Quel giorno Gwen si svegliò grazie alla brezza marina che penetrava nella sua cabina dall'oblò che lasciò aperto durante la notte. Erano così afose che anche lei fu costretta a dormire con la sola biancheria, non prima però di essersi accertata di aver chiuso a chiave la stanza, al fine di scongiurare qualsiasi tipo di equivoco.

Il suo corpo ne stava risentendo della situazione e della pressione a cui lo stava sottoponendo così, una volta calato il Sole, ella non desiderava altro che tornare nella propria camera e liberarsi di quell'odioso bustino che le premeva il seno, appiattendolo. Durante la notte liberava anche i capelli che, tenuti nel cappello per tutto l'arco della giornata, si attaccavano tra loro, diventando unti e sudici. Ma quando poteva, li lavava velocemente col sapone per donare loro vitalità.

I primi fiochi raggi di Sole attraversarono la sua cabina, e alcuni di loro arrivarono dritti al suo cinereo viso. Istintivamente la fanciulla fece una smorfia, e fu così che capì che doveva alzarsi.

Si stiracchiò lentamente, mentre si avvicinò al pezzo di vetro che fungeva da specchio, posto nel cieco bagno della cabina. Osservò la sua figura che, dal momento in cui salì su questa nave, si irrobustì di massa muscolare: poteva sentire i suoi bicipiti e tricipiti accentuati sotto le sue dita, e la pelle colorata di una leggera abbronzatura che le donava molto. Le guance, le più soggette al Sole, erano perennemente rosse, e le sue labbra erano più carnose a causa del sale marino che, quotidianamente, le arrivava in faccia con le onde mentre puliva i cannoni posti lungo i lati della Warrior.

Dopo essersi data una veloce rinfrescata, indossò abiti puliti e rigorosamente prese in prestito da Geoff, e si catapultò fuori, gustandosi il chiasso che già echeggiava sul ponte.

Diede una rapida occhiata in giro, e notò subito che il capitano mancava all'appello.

Improvvisamente si rabbuiò: non era da lui non essere presente in tutto quel fracasso, soprattutto a prima mattina.

Deglutì, mentre avvertì una morsa a livello del petto, che stringeva facendole mancare il respiro. In realtà erano giorni che Duncan non si affacciava sul ponte per impartire ordini a destra e a manca, e la cosa la fece rimanere alquanto turbata.

Non chiese informazioni a Geoff, conoscendolo avrebbe fatto fantasticare il suo pensiero inventandosi chissà quale assurdo motivo dell'interessamento da parte del finto ragazzo, così pensò di interpellare Noah, il medico di bordo. Era un ragazzo bruno dai capelli lunghi, molto magro e composto, ed era maledettamente serio in qualsiasi situazione.

Tuttavia, quando lo raggiunse in una cabina che fungeva da laboratorio, lui non seppe darle notizie sul capitano, e in un certo senso questo la rincuorò.

Perlomeno non necessitò di cure, significava che stava bene.

- Non dovresti preoccuparti, spesso il capitano si chiude nelle sue stanze per giorni chiedendo di essere lasciato in pace. A volte lo fa per studiare strategie e mappe da seguire, altre volte semplicemente per avere un po' di tranquillità. -

Furono queste le parole del medico, dopo che la congedò per chiudersi nel suo laboratorio.

Così, sollevata da quel grosso pensiero, Gwen si fiondò nuovamente all'aria aperta, dove gli uomini erano intenti a trasgredire un po' le regole, sfruttando l'assenza del capitano. Vide Geoff scherzare con Brick, e fu lì che decise di unirsi a loro.

- Ragazzi, cosa state confabulando? - chiese sbucando improvvisamente, facendo spaventare entrambi.

- Jo! Per tutti i mari, mi hai fatto prendere un colpo!!! - esclamò Brick, mentre Geoff rideva a crepapelle.

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