Chapter 16

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 Dopo essersi sistemata, Gwen tornò frettolosa sul ponte, laddove tutti i suoi compagni erano già intenti ed occupati nelle loro mansioni. Decise di non guardarli, sapeva che in quel momento tutti la stessero fissando con occhi accusatori, e lei non voleva certo far nascere ulteriori sospetti.
Ne aveva abbastanza, voleva tranquillizzarsi dal susseguirsi di eventi che misero a dura prova la sua pazienza, portandole inevitabilmente molte sorprese.
Ma nonostante le sue aspettative disastrose, lei era ancora lì, in piedi e su quella nave, a continuare a seguire il suo sogno.
Arrivò davanti a Light che l'attese fino a quel momento con aria adirata, ma senza dire nulla lei prese il secchio e i suoi stracci per poi iniziare a sgrassare il pavimento, che negli ultimi giorni divenne più sudicio per via della trascuratezza e dello svago in cui venne inevitabilmente coinvolta.
Occupò l'intera mattinata a pulire e successivamente a lucidare quel ponte, non fermandosi mai, se non per asciugarsi la fronte dalla fatica che quelle macchie le causarono.
Era arrivata a bordo della poppa, intenta a sfregare energicamente lo straccio su una macchia che non aveva intenzione di togliersi. Impiegò più forza e, solo dopo esserne uscita vittoriosa, alzò il viso in un sonoro sospiro, per poi concedersi un attimo di tranquillità.
Volse lo sguardo verso il parapetto, tuffando i suoi occhi nel mare che in quel momento si rivelò essere piatto come una tavola. Vide dei gabbiani precipitarsi verso un punto imprecisato della superficie, entrarvici ed uscirne con il becco pieno. Sorrise spontaneamente, affascinata dai misteri che celava quell' immensa distesa d'acqua.

Amava il mare giorno dopo giorno, e sentiva di non poter desiderare altro che vivere lì, in quel modo, con tutte le difficoltà che quella vita spericolata preservava.

Sentì delle voci ovattate alla sua sinistra, e d'istinto si volse nella loro direzione. Vide il capitano e Brick discutere sulle rotte da seguire. Il primo gli impartiva gli ordini, il secondo annuiva entusiasta elevando talvolta le sue opinioni, che il capitano non osava mai ignorare. Si soffermò a guardare Duncan, in tutta la sua fierezza e compostezza, e non poté non rimanerne affascinata.
Ogni membro dell'equipaggio lo guardava in quel modo, e nessuno osava disubbidirlo.

Ma non perché ne avevano timore. Affatto.

Semplicemente perché non vi era un motivo valido. Era sempre così giusto e disponibile a coinvolgere i suoi ragazzi su qualsiasi manovra: e ascoltava ognuno di loro, spiegando e motivando le sue intenzioni e soppesando i loro interventi. Non screditava mai nessuno e, se ci fosse stato qualcosa da correggere, lui lo avrebbe fatto senza mai farlo pesare.

Non era un capitano qualunque: era il Capitano, quello che ogni marinaio avrebbe voluto avere.

Quello a cui promettere devota fedeltà, per il quale rischiare la propria vita.
E l'uomo perfetto che qualsiasi ragazza avrebbe mai potuto desiderare.
Mentre fece quelle riflessioni, sul volto di Gwen nacque un sorriso spontaneo e pieno d'amore, che Duncan intercettò non appena la guardò.
Gli si riempì il cuore di aspettative vedendola intenta a fissarlo con aria sognante, e gli venne da ridere quando la vide tornare con i piedi per terra e cercare di mascherare il rossore che colorò le sue guance, accentuato ancor di più dal Sole che le baciava la pelle.
Cadendo nella goffaggine, tentò invano di riprendere il controllo di sé stessa, strofinando lo straccio su un punto che già splendeva, ma il capitano non riuscì a non smettere di ridere.
Era così bella quando arrossiva, così angelica quando sorrideva e soprattutto così attraente in qualsiasi cosa facesse.

⚓⚓⚓


Il pomeriggio passò anch'esso velocemente, tra pelare carote e cipolle ed aiutare Dj a preparare la cena a ben 40 uomini.
Così tornò nella sua cabina con addosso una stanchezza mai provata prima d'ora. Stava per spogliarsi ed abbracciare finalmente il letto, quando si ricordò del patto del capitano che fu costretta ad accettare, e si maledisse per essere stata così sciocca a comportarsi come una ragazzina alle prese con il suo primo amore.
Attese che lungo il corridoio non volasse un solo filo d'aria, così cautamente uscì dalla sua cabina e, senza far rumore, imboccò quello del capitano.
Diede dei piccoli e leggeri tocchi alla porta, finché la voce calda del capitano le diede il permesso di entrare.
- Era ora. - disse lui, non appena scorse la figura minuta della ragazza che timidamente entrò nella stanza, chiudendola poi alle sue spalle. La sua risposta non si fece attendere.
- Sapete, ho dovuto attendere che tutti si addormentassero per poter raggiungervi. Scusate la mia prudenza, ma a mio parere era essenziale. - esclamò fingendosi dispiaciuta.
Lui tuttavia parve non ascoltarla, intento a non distrarsi dalla lettura di una miriade di carte poste sulla scrivania, laddove si sedette. Doveva essere parecchio concentrato, si disse la ragazza tra sé così, dopo un attimo di esitazione, si diresse verso il letto e vi si sedette ai bordi, cominciando a guardarsi intorno imbarazzata.
Cominciò a studiare quella che da quel momento in poi sarebbe diventata la sua cabina: era indubbiamente più grande delle altre, ed era arredata di oggetti di grande valore. Notò con curiosità la presenza di un'amaca posta in un angolino della camera e si chiese l'utilità. Solo in quel momento si accorse che le lenzuola su cui si sedette fossero pulite, e in un certo senso si sentì meglio. Non voleva ritrovarsi l'odore di quella nobile sul corpo, sarebbe stato rievocare qualcosa che stava cercando di mettere da parte per poter superare al meglio quella condivisione forzata.
Improvvisamente Duncan smise di scrivere, per poi sospirare visibilmente stanco.
Quasi le dispiacque, vedendolo con i gomiti poggiati sul tavolo e la testa tra le mani.
- Non sai quanto sia difficile, mia cara, fare il capitano. - disse ad un certo punto lui, sentendosi addosso gli occhi della ragazza. Lei non rispose, era evidente che non aveva nulla da obiettare. Con fare stanco si alzò dalla sedia e si diresse verso il comodino, laddove giaceva una bottiglia di rum. Se ne riempì un bicchiere pieno, e lo bevve in un solo colpo, tutto mentre lei lo guardò incuriosita.
Lui parve non accorgersene, così si diresse verso un baule posto ai piedi del letto e, come se fosse stato da solo nella sua cabina, si tolse la camicia, depositandola dentro e rimanendo in pantaloni.
Gwen arrossì violentemente nell'istante in cui lui si girò per guardarla, e cadde improvvisamente nel panico.
Cercò di darsi un po' di contegno, ripensando alle sue parole: non le avrebbe fatto del male, glielo promise sul suo onore.
Tuttavia non riuscì a placare il tremolio, mentre attonita si rese conto che lui si stava avvicinando sempre di più a lei, fino ad arrivarle davanti. A quel punto le si inginocchiò, e premuroso le prese le mani.
- Hai freddo? - le chiese sottovoce, ma lei parve immobilizzata, priva di ogni volontà.
- Non devi aver paura... - le sussurrò allora lui, non appena le fu accanto, allungando un braccio dietro di lei per portarsela poi sul suo petto.
Lei strinse gli occhi, non voleva sapere cosa sarebbe accaduto dopo, tanta era la paura che lui le incuteva. Ma non accadde proprio nulla di quello che temette.
Lui l'avvolse in un caldo abbraccio, mentre depositò sul suo capo dei lunghi e delicati baci, rasserenandola.
- Ti ho vista oggi sul ponte, hai dato tutta te stessa e adesso sei visibilmente provata dalla stanchezza. Permettimi di tranquillizzarti. - le disse lui non smettendo di tenerla stretta. Lei respirò a fatica ma, non appena udì le sue parole, un moto di fierezza la invase facendola sorridere.

L'aveva osservata per tutto il tempo, tenendola d'occhio e proteggendola da lingue indiscrete.

Solo in quel momento lo capì.
Fu allora che si lasciò andare, cullata dal suo calore e dal suo profumo invasivo. Lui sentì i suoi nervi cedere, e sorrise dolcemente tra i capelli, tenendola ancora tra le sue braccia per qualche minuto.
- Ti va se dormiamo e recuperiamo le forze? - domandò ad un tratto, facendola destare dallo stato di rilassatezza in cui cadde.
Fece cenno affermativo col capo, e subito si sentì sollevare per poi essere poggiata sul lato sinistro del letto. Dopo pochi istanti lui la raggiunse, occupando la destra e, dopo averle rimboccato le coperte, spense la lanterna.
- Buonanotte, Gwen. - disse lui a pochi centimetri dal suo viso.
- Buonanotte, capitano. - rispose lei pateticamente, drogata dalle sue attenzioni. Il ragazzo attese che la fanciulla cadesse nel sonno più profondo per avvicinarsi e provare di nuovo la piacevolissima sensazione di averla tra le braccia. Rimase senza parole dall'effetto che quella ragazza fu in grado di provocargli. Deglutì a fatica, rendendosi conto che il suo membro rispose ai suoi timori in maniera forte e chiara.

La voleva, voleva che quella ragazza diventasse sua e si promise che ci sarebbe riuscito, prima o poi.
Era disposto ad attendere anche anni se fosse stato necessario, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
Perché nessuna prima d'ora lo drogava in tal modo da renderlo completamente vulnerabile e dipendente da lei.
Per nessuna provava quello che avvertiva quando era con lei.
Per nessuna si eccitava al suo solo sguardo.
E nessun'altra desiderava tanto quanto quella ragazza, dalla pelle di porcellana e la bocca carnosa e rossa come una rosa.
Nessuna era speciale quanto lei, nessuna sarebbe stata Gwendolyne Smith.







Angolo Autrice:
E rieccomi con un nuovo capitolo! :D
Bene, bene, bene... qualcuno sta rivalutando una situazione che credeva fosse alquanto scomoda.
Ma sarà veramente così? Continueranno Gwen e Duncan a mantenere il loro patto sulla nave?
Lo scoprirete solo leggendo!


Dalhia_Gwen

❤⚓ The Sea Girl ⚓❤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora