Chapter 29

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L'operazione durò un paio di ore, ma quelle furono le ore più agognanti di tutta la sua vita.
Per Gwen il tempo si era fermato: prese posizione sul letto matrimoniale accanto a Duncan, stringendogli forte una mano e recitando ogni qualsiasi preghiera che conosceva.
In quel momento si sentiva completamente inutile, tormentata dai sensi di colpa e arrabbiata con sé stessa.
Se non avesse fatto quella scelta, a quest'ora sarebbe stata la solita contadina irlandese che aiutava la sua famiglia ad andare avanti, il capitano non l'avrebbe mai incontrata e la ciurma non avrebbe avuto un impiccio come lei.
Eppure ella non riusciva a pentirsi della sua scelta: aveva desiderato con tutta sé stessa di poter realizzare il suo sogno.
E sì, l'avrebbe rifatto altre mille volte, se fosse stato necessario, perché sapeva che in quel modo sarebbe stata bene, consapevole di tutte le conseguenze e i pericoli che ne sarebbero derivati.
Su quella nave, con quella gente, col suo capitano.
Ma non aveva fatto i conti col cuore, e allora sì che fare il marinaio non era per niente facile.
Una lacrima solitaria scese lungo una guancia rosea, di un viso oramai privo di ogni espressione, mentre realizzava una realtà che non si sarebbe aspettata.
Amava il mare ed un suo lupo allo stesso modo, diventandone indipendente a tutti gli effetti.

Sorrise: il destino le era così avverso da regalarle tutti quei problemi?

Lo stato d'animo, tuttavia, non sembrava migliore fuori di quella stanza: tutto l'equipaggio era ansioso e preoccupato di sapere se il loro capitano si sarebbe salvato a meno. Il corridoio su cui si trovava la stanza, era affollato da ogni membro della ciurma che attendeva senza perdere le staffe: c'era chi si era poggiato al muro, chi si era seduto sul pavimento e addirittura chi andava avanti e indietro, e ognuno di loro pregava a modo suo.

Ma tutti erano uniti dallo stesso sentimento: il timore.

- Penso d'aver finito. - disse ad un tratto Noah controllando il battito del capitano, mentre Geoff gli asciugava per l'ennesima volta la fronte corrugata dalla fatica e dalla concentrazione. Gwen puntò immediatamente i suoi occhi neri e lucidi verso il medico, che non accennava a dire altro. Lo vide alzarsi massaggiandosi le tempie, respirando a pieni polmoni un'aria fin troppo arida e viziata. Poi notò Geoff poggiarsi al letto con aria distrutta ma allo stesso tempo ansiosa, volgendo anche lui lo sguardo verso Noah.

A quel punto Gwen non ce la fece più.

- Allora Noah? Duncan vivrà? - chiese spazientita, lasciando la mano del ragazzo e facendo un scatto fino ad arrivare innanzi al medico, che quasi si spaventò della sua reazione.
- È presto a dirsi, Jordan. - disse pacato, guardandola con i suoi occhi marroni.
La ragazza incominciò a scuotere la testa, mentre avvertiva le sue forze diminuire di fronte a quell'affermazione.
- C-Cosa vuoi dire? Spiegati, dannazione!!! - urlò a pieni polmoni, attirando anche l'attenzione del resto della ciurma. Il medico la guardò stranito.
- L'operazione è andata bene, ma non posso dire che il capitano sia fuori pericolo. È stata una ricucitura molto delicata che, se rigettata dal corpo, potrebbe comportare ad una riapertura della ferita e causare un'emorragia interna che gli sarebbe mortale. - rispose senza mezzi termini, guadagnandosi occhiate scioccate dai due amici. Sospirò, rendendosi conto di essere stato troppo crudo, e se ne pentì. Cercò dunque di sorridere, seppur tristemente.
- Deve passare l'intera notte per poter dire che il capitano si riprenderà. Fino a quel momento possiamo solo sperare. Ad ogni modo, ho fiducia in lui: è forte tanto quanto uno scoglio. - disse fiero, guardando il ragazzo interessato che sembrava dormiente.

Gwen non riuscì a trattenersi.

- Grazie Noah...Grazie per tutto! - esclamò abbracciandolo, mentre riprendeva a piangere tremante contro di lui. Il ragazzo, che non si aspettava una reazione del genere, rimase in un certo senso interdetto e scosso. Non era abituato a certe smancerie, la vita stessa in mare imponeva un certo rigore unito alla freddezza delle loro azioni, a cui tutti dovevano adattarsi. Ma quel ragazzino, dall'apparenza così stonato per quella vita, così semplice ed espansivo in qualsiasi cosa facesse, proprio non ce la faceva: aveva portato una rivoluzione, segnando i cuori di tutti, lui compreso. Aveva dimostrato che anche non mascherando le proprie emozioni, si poteva essere un ottimo lupo di mare, perché non c'era nulla di male nel dimostrare di essere umani nonostante le voci che correvano sul loro conto.

Gli si era davvero affezionato.

Per questo motivo, dopo qualche secondo di esitazione, si lasciò andare all'abbraccio, ricambiando affettuosamente.
- In realtà siamo noi a dover ringraziare te, Jo. - sussurrò, dopo che si fu staccato. Sul viso della giovane nacque un'espressione confusa.
- Se non fossi arrivato in tempo ad uccidere quello schifoso spagnolo, io non avrei potuto fare molto. Il capitano sarebbe morto all'istante. L'hai salvato, e per questo tutta la ciurma ti è debitrice. - concluse, sorridendo sincero come non fece mai prima d'ora, mentre la ragazza arrossì di colpo.
- I-Io... non penso di meritarmelo. Se mi fossi mosso prima, il capitano non sarebbe neanche in quelle condizioni, combattendo tra la vita e la morte. Se mi fossi mosso anche solo qualche secondo prima, probabilmente avrei evitato che quella lama lo toccasse. - affermò, abbassando lo sguardo sul pavimento, priva di forze.
- Non avresti potuto. Stando a quanto mi ha riferito Geoff, ti sei precipitato prima ancora che lui se ne fosse reso conto. Non devi darti alcuna colpa. - lo incoraggiò, notando la sua sofferenza per un qualcosa che non poteva assolutamente evitare.
- E poi adesso abbiamo una speranza, no? - si intromise il biondino, arrivando accanto al medico e regalandole un caldo sorriso.
Ricambiò, risollevandosi: non le restava che unirsi alle loro preghiere.  




Angolo Autrice:
Salve a tutti, sono tornata col nuovo capitolo!
Spero vi sia piaciuto, a presto!


Dalhia_Gwen

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