Chapter 31

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Isola delle Bermuda, Oceano Atlantico.
Due mesi dopo.

La convalescenza del capitano fu lunga e non facile da gestire.
Egli era molto irrequieto di ritornare in mare, per inseguire quel tesoro che, insieme all'ammiraglio Devin, avrebbe trovato ad Oak, nella nuova Scozia, e Duncan doveva combattere contro la sua frenesia di compiere qualche atto sconsiderato.

Sotto il severo controllo della propria donna e del medico, che sembrava irremovibile, dovette rimanere per molte settimane a letto, mettendo a dura prova i propri nervi. Non poteva fare un granché, in quella posizione: leggeva, studiava e calcolava, ma lui si sentiva come un leone in gabbia.

Non era abituato ad una sosta così lunga e, anche se era a casa, voleva evadere spinto dal suo grande animo di navigatore. Sopportava per quieto vivere, ma quando gli sembrava di impazzire, si comportava male con tutti, compresa la sua Gwen che, pazientemente, sorvolava e tentava addirittura di calmarlo.

E ci riusciva sempre.

Considerato l'accordo che dovette fare con Devin, si sentì in dovere di avvisare del suo ritardo dovuto alle sue precarie condizioni di salute, scrivendogli una lettera. Gli spiegò di essersi imbattuto in uno scontro con il loro acerrimo nemico, e di aver visto la morte in faccia. Gli disse che si stava lentamente riprendendo nella sua dimora a Tortuga, e che aveva tutte le intenzioni di farla pagare agli spagnoli. Ad ogni modo, continuò, era ancora interessato alla sua proposta, ed era desideroso di mantenere il patto se lui fosse stato ancora intenzionato a collaborare con lui, perché si reputava un uomo d'onore.

E lo dimostrò molte volte.

La risposta arrivò dopo pochi giorni, in cui Devin era lieto di aspettare tutto il tempo necessario per vedere il suo ritorno in campo, in quanto non avrebbe voluto nessun altro alleato che non fosse stato lui, uno dei più nominati corsari dei Caraibi. Inoltre, gli spiegò, sarebbe stato onorato di essere ospitato a Tortuga nei giorni successivi, per definire i particolari della loro spedizione, cosicché sarebbero stati immediatamente pronti a partire non appena le sue condizioni gliel'avrebbero permesso.
E Duncan non poté che essere più entusiasta.
In questo modo, Gwen conobbe il giovane ammiraglio francese, e subito lo reputò una persona affidabile e un gran bravo ragazzo con cui allearsi.

⚓⚓⚓


Fu così che, passati un mese e mezzo dall'incidente, la Warrior e la Poque iniziarono a navigare insieme, diretti verso l'isola del loro tesoro.
Da quando tornò in mare, Duncan sembrava rinato, e Gwen lo ammirava emozionata nel rivedere di nuovo il suo uomo in azione. Era un capitano, e come tale doveva prendersi cura di tutto ciò che aveva a che fare con la nave e il suo equipaggio.
Come promesso, le insegnò a mantenere i calcoli delle dispense e di tutto l'occorrente che non doveva mai mancare a bordo. Le spiegò come determinare la qualità di un carico e quanto ne poteva distribuire in caso di condizioni critiche come un nubifragio o un attraversamento insidioso in acque poco sicure.

E Gwen imparava talmente in fretta che lui rimaneva basito ed affascinato.

Successivamente nella loro cabina e a giornata terminata, quando poteva o si sentiva in forze per farlo, le insegnava a leggere e a definire percorsi sulle mappe, non sottovalutando gli enigmi che ogni mappa racchiudeva in sé.
E adesso, a poche miglia dall'isola delle Bermuda, i due capitani avevano deciso di attraccare a metà strada, in territorio inglese per rifornirsi, dopo aver navigato per due settimane intere senza mai sostare.

Avrebbero raggiunto la costa solo verso sera, ma in quel pomeriggio settembrile il capitano dagli occhi acquamarina era intento a ricontrollare la mappa del tesoro per l'ennesima volta, attento ad ogni particolare. Era sua responsabilità far arrivare i suoi uomini incolumi al bottino, e sani e salvi li avrebbe dovuti far ritornare a casa.
Aveva sulle spalle il peso delle vite di ben quaranta uomini e, come buon capitano qual era, non aveva alcuna intenzione di perderne uno.
In più all'equipaggio si era aggiunta la sua dolce metà, e doveva ammettere che la sua presenza lo condizionava fino all'inverosimile. Tutto girava intorno a lei, e per questo si dannava per esserne troppo succube.
Aveva pensato più volte di lasciarla a casa a Tortuga, al sicuro, ma stare lontano da lei per così tanto tempo lo uccideva, e conoscendola nemmeno sotto costrizione avrebbe accettato, considerati anche i precedenti.
L'amava più della sua stessa vita, la voleva accanto a lui sempre ma aveva una paura disumana di metterla in pericolo in situazioni del genere.

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