chapter fifteen

709 64 15
                                    

Scott si svegliò di soprassalto, la fronte imperlata di sudore ed il respiro affannato. Sembrava che avesse corso la maratona di New York.
Aveva fatto un incubo orribile, Spencer veniva uccisa davanti ai suoi occhi e lui non poteva far niente per salvarla. Era immobilizzato da due uomini che lo costringevano ad assistere imponente alla scena che si parava davanti ai suoi occhi terrorizzati. Un terzo puntava una pistola dritta alla fronte della ragazza che era legata ed imbavagliata ad una sedia. L'uomo aveva uno strano braccio di metallo che scintillava nel buio della stanza illuminata da una lampadina appesa al soffitto. L'aggressore premette il grilletto e, prima che la testa di Spencer esplodesse, Scott si svegliò.
Il cuore gli batteva all'impazzata, ma si tranquillizzò quando si occorse di essere nella sua camera. Sorrise nel vedere la piccola Cassie che dormiva beata accanto a lui, si chinò e le stampò un bacio tra i capelli. La sua piccola principessina sonnecchiava pigramente e questo bastò a calmarlo. Aveva passato una fantastica serata con la ragazza che amava e la sua dolce figlia, non c'era niente di meglio. La sua vita stava andando esattamente come aveva sempre desiderato: aveva un lavoro stabile, una compagna e poteva vedere la piccola Cassie tutti i weekend ed una sera a settimana. I rapporti con la ex moglie Maggie erano notevolmente migliorati da quando aveva messo la testa a posto ed il nuovo marito della donna iniziava persino a tollerarlo, visto che a lui bastava vedere la sua famiglia felice.
Scott si accoccolò tra le morbide lenzuola calde e profumate. Chiuse gli occhi e si riaddormentò in fretta, con la consapevolezza che Spencer stava bene e che non le era successo niente. Quanto si sbagliava.

*

Dall'altra parte della città di New York, Spencer era sveglia da poco più di qualche minuto. Aveva aperto gli occhi quando ormai era sera inoltrata e la stanza era illuminata solo dal pallido barlume di una abat-jour posata sul comodino scassato vicino al letto.
Il Soldato d'Inverno le porse un sacchetto di plastica con dentro una bottiglia d'acqua ed un panino. Spencer si concedette qualche secondo per fissarlo. Seduta sul materasso, la figura alta ed imponente del mercenario la sovrastava in modo minaccioso ma sul viso dell'uomo era presente solo un'espressione apatica.
La incitò a prendere la busta, sventolandogliela piano davanti agli occhi.
La ragazza la afferrò e divorò in fretta la sua cena, dopo la ciambella non aveva ancora messo sotto i denti niente ed iniziava a sentire la morsa della fame.
Il Soldato cercò qualcosa nel suo zaino, mentre Spencer lo  scrutava cauta mordicchiando il panino avida. Dopo un'accurata ricerca, estrasse dalla sacca nera una maglietta rossa a maniche lunghe ed una felpa nera con il cappuccio.
Si voltò verso la giovane Stark, che aveva seguito attentamente ogni sua mossa, e si avvicinò al letto. Lanciò i vestiti sul materasso e poi tirò fuori il coltello dalla tasca dei pantaloni scuri.
"Alzati." Affermò con voce seria e bassa, poi serrò le labbra. Spencer si accorse che faceva fatica a parlare, come se fosse rimasto in silenzio per molto tempo. Non aveva particolari accenti ed il suo inglese era perfetto.
Lei fece come gli fu detto e si alzò, nascondendo un leggero tremolio alle gambe. Iniziava ad avere paura di cosa potesse farle l'uomo con quel lungo coltello tra le mani. Serrò le palpebre, non appena lo vide alzare l'arma con la mano umana, temendo il peggio. Sentì subito l'aria fredda della stanza sferzarla la pelle del busto. Riaprì gli occhi e vide in terra la blusa color perla che indossava dalla sera prima, quando era uscita con Scott e la piccola Cassie.
Una fitta le attraversò in pieno il cuore: sentiva la mancanza delle persone che amava come non le era mai capitato in tutta la sua vita.
Il Soldato d'Inverno le mise tra le mani la felpa nera, facendole un cenno con il capo di indossarla.
Ubbidì senza fare storie, cercando di non incrociare gli occhi gelidi del suo aguzzino. I suoi erano velati di lacrime e non voleva fargli vedere che stava piangendo di nuovo. Non voleva dimostrarsi debole davanti allo spietato assassino.
Indossò l'indumento senza fiatare, la felpa le stava un po' grande ma non disse nulla. Poi il mercenario tirò fuori dallo zaino un paio di All Star nere e le lanciò ai piedi della ragazza.
Spencer osservò le scarpe spaesata, erano sue ed era sicura di averle lasciate vicino alla porta del suo appartamento un paio di giorni prima. Forse l'uomo le aveva prese.
Non ci pensò e le calzò. Poi alzò il viso puntandolo in direzione dell'uomo che si stava sfilando la sua giacca militate.
Era girato di spalle e Spencer rimase incantata a fissare la sua schiena muscolosa e ricoperta da piccole cicatrici. La sua attenzione venne però catturata dalla spalla sinistra. La pelle era macchiata di strisce bianche di varie lunghezze creando così un reticolo che si estendeva fino a sotto l'arto metallico.
Il Soldato si girò di scatto, percepiva lo sguardo della sua vittima bruciargli sulla pelle, afferrò la maglietta rossa sul letto e se la infilò velocemente, quasi come se si vergognasse del suo corpo martoriato.
A Spencer non sfuggì anche il petto marmoreo dell'uomo e gli addominali ben definiti, anch'essi però ricoperti da piccole cicatrici. La sua pelle era leggermente abbronzata ed emanava uno strano odore chimico.
La ragazza abbassò il viso imbarazzata ed aspettò che lui le impartisse altri ordini.
Aleggiò nella camera un silenzio carico di tensione per minuti che parvero infiniti.
Poi il Soldato tirò fuori dallo zaino un cappellino da baseball nero e se lo calcò sul viso, nascondendolo in parte. Si caricò la sacca sulle ampie spalle, afferrò Spencer per il braccio con la mano umana e la strascinò fuori dalla piccola stanzetta. Sembrava quasi che non fossero mai stati lì, l'unica cosa fuori posto era il letto disfatto ma in una camera di motel era normale.

*

Il ripetuto ticchettare delle nocche sul legno distrasse Tony Stark dai suoi affari. Alzò gli occhi al cielo e poi sbuffò. Aveva chiaramente ordinato alla sua segretaria di non disturbarlo per nessun motivo al mondo.
"Avanti!" Mormorò seccato, non potendo ignorare il bussare insistente. Iniziava ad innervosirsi, odiava essere disturbato mentre lavorava.
Scott Lang si precipitò nella stanza, grande quanto un appartamento, seguito a ruota dalla sua giovane segretaria che aveva il viso rosso dall'imbarazzo.
"Mi scusi, signor Stark, ma quest'uomo si è fiondato nel suo ufficio anche se io gli avevo esplicitamente detto che non vuole essere disturbato." Mormorò la giovane ragazza bionda con un'espressione dispiaciuta cucita sul volto.
"Non importa, miss Lawrence. Lasciaci soli." Rispose il miliardario, togliendosi gli occhiali da vista neri ed appoggiandoli sul tavolo. La ragazza si congedò dalla stanza mormorando altre scuse.
Stark osservò Scott che intanto si era seduto su una delle poltrone al di là dalle scrivania di legno di quercia.
Era evidentemente scosso e sembrava preoccupato.
"Dov'è Spencer?" La voce gli uscì flebile e poi abbassò gli occhi verso le mani che teneva allacciate in grembo.
"Nel suo ufficio." Replicò calmo l'uomo, era contento che la figlia avesse un fidanzato tanto apprensivo e premuroso ma non aveva voglia di essere coinvolto nei suoi affari privati.
"Non c'è. Stacy mi ha detto che stamattina non si è presentata al lavoro e non è neanche a casa. Ci sono stato prima di fiondarmi qua, la porta era aperta ma non c'era nessuno. È da stamattina che la chiamo ma lei non mi risponde. Sul pavimento del suo appartamento c'era la sua borsa, con dentro tutto: telefono, chiavi, portafoglio. Sono preoccupato, ho paura che le sia successo qualcosa." Scott sparò le parole a raffica, senza prendere respiro. Il suo tono di voce era urgente e disperato. Tutto in lui urlava quanto fosse in ansia per la scomparsa improvvisa della ragazza. Gli occhi color nocciola erano lucidi ed il suo labbro inferiore tremava leggermente.
"Hai controllato al bar dove va tutte le mattine?" Domandò Tony, iniziava ad agitarsi anche lui. Non era normale che la figlia sparisse senza lasciare tracce e così all'improvviso. Neanche da ragazzina, quando era in piena crisi adolescenziale ed odiava i genitori, si era mai allontanata da casa senza dare spiegazioni.
Scott annuì, poi aggiunse: "Le sue amiche mi hanno detto che stamattina non si è recata là."
Il miliardario si picchiettò pensoso l'indice sul labbro e poi afferrò il telefono fisso che si trovava sulla scrivania. Compose un numero e dopo qualche istante l'interlocutore rispose.
Disse con voce roca: "Stacy, vieni nel mio ufficio. Abbiamo un problema."

Stark Twins » MarvelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora