chapter twenty-seven

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"Scott, fermati." Spencer si staccò bruscamente dalle labbra calde ed accoglienti dell'uomo. Sul suo volto era dipinta un'espressione mortificata e nei suoi occhi si leggeva a caratteri cubitali che fosse terribilmente dispiaciuta.
Aveva bramato quel bacio, ma in un momento di lucidità le era sembrato che stesse sbagliando tutto.
Scott si staccò dalle labbra della giovane con dispiacere. I suoi occhi erano lucidi ed il cuore gli martellava nella cassa toracica come un martello pneumatico, stava quasi per scoppiargli in petto.
"C'è qualche problema?" Domandò cauto ed accarezzò con i polpastrelli la guancia calda e chiazzata di rosso di Spencer.
La ragazza chiuse gli occhi e si godette per qualche istante il tocco delicato di Scott. Le donava sollievo immediato, sembrava quasi una pomata balsamica.
"Devo dirti una cosa." Sospirò, appoggiandosi contro la mano dell'uomo.
Confessargli tutto era la cosa più giusta e razionale da fare, lo doveva fare per Scott, per lei. Sentiva di potersi fidare di quegli occhi caldi come la cioccolata e di quelle labbra morbide.
Sentiva di potersi fidare di Scott: era una sensazione profonda che le nasceva dalle viscere.
"Dimmi pure, Spencey." La incoraggiò e poi la strinse tra le braccia. La voleva proteggere, ma soprattutto non voleva perderla un'altra volta. Si inebriò del profumo che emanava la pelle calda di Spencer e poi la lasciò parlare.
"Sono stata rapita dall'Hydra e mi hanno iniettato il siero del Super Soldato. Sono una potenziata adesso, so manipolare l'elettricità."
Rilasciò un altro sospiro, sentiva il cuore di Scott batterle contro le orecchie.
"Mi hanno cancellato la memoria." Sganciò la notizia bomba, quella di cui aveva più paura.
Era frustrante non poter riordinare il groviglio di pensieri che le affollava la mente e dare un nome a tutti i volti che le aleggiavano nella testa.
Sciolse l'abbraccio con Scott e lo fissò negli occhi, in attesa di una risposta.
Il supereroe la scrutava straziato, Steve gli aveva raccontato delle torture che l'Hydra infliggeva ai suoi prigionieri e non osò immaginare quali barbarie avesse subito la sua Spencer.
Era già devastante vederla morire ogni notte nei suoi sogni. Serrò le palpebre.
Le lacrime gli scendevano copiosamente dagli occhi ambrati, silenziose quanto significative.
La giovane Stark allungò esitante una mano e la appoggiò sul viso di Scott, gli asciugò quelle stille calde con dolcezza ed amore.
Amava Scott, ne era consapevole ormai.
Non riusciva ad ignorare il suo cuore che non aveva smesso di batterle nel petto da quando si erano incontrati di nuovo.
"Mi ricordo poco di te, ma il mio cuore dice di amarti ed io non voglio ignorarlo." Aggiunse con voce sottile e debole, visto che Scott non aveva ancora proferito parola. 
L'uomo spalancò gli occhi stupito e disse: "Davvero? Mi ami ancora? Perché io ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo e questi lunghi mesi senza di te sono stati orribili."
"Scott, io ho paura. Ho subito torture di ogni genere, ma so che di te mi posso fidare. Fammi innamorare di te un'altra volta. Ho bisogno di te e del tuo amore." Si avvicinò lentamente alle sue labbra dischiuse e lo baciò di nuovo. Le loro bocche combaciavano perfettamente ed erano fatte per baciarsi a vicenda.

*

"Dove sei stata, Spencer?" La voce di Tony giunse alle orecchie della ragazza confusa e distante.
La giovane Stark era ancora scombussolata per gli avvenimenti delle ultime ore: parlare con Scott era stato un sollievo enorme, ma le aveva prosciugato le energie. Era contenta, sollevata ed estremante felice. Scott - il suo Scott - era stato dolcissimo con lei e l'aveva capita fino in fondo.
Era uscita dall'appartamento con il cuore leggero e carico d'amore per colui che si era insidiato nella sua testa e nel suo petto, senza abbandonarla mai veramente.
L'elettroshock non era riuscito a cancellare il legame indissolubile tra i due amanti.
Tony ripeté la sua domanda, riportandola alla realtà.
"Ero da Scott." Rispose con un mezzo sorriso. "Scusa se non ti ho avvisato." Aggiunse sentendosi immediatamente in colpa per aver fatto preoccupare ancora - ed inutilmente - suo papà.
"Davvero? Come è andata?" Tony l'abbracciò di riflesso, spaventato dall'espressione di sua figlia, sembrava traumatizzata.
"Bene. Gli ho detto la verità e lui ha capito." Sussurrò con voce rotta dal pianto e la testa appoggiata contro al petto caldo del padre.
Nonostante si sentisse al sicuro tra le braccia di Tony, scoppiò a piangere.
Era una ragazza forte, lo era sempre stata, ma il rapimento da parte dell'Hydra l'aveva segnata in profondo.
Aveva scalfito la sua armature fatta di sorrisi ed insignificanti frivolezze.
Era cambiata, radicalmente e profondamente. Anche Scott aveva contribuito a quella sua crescita mentale.
Spencer pianse, come una bambina che si è sbucciata un ginocchio. Pianse per tutto, per la felicità di essere di nuovo a casa con le persone che amava e per essere scappata dalle violenze di Rumlow e dei suoi scagnozzi.
"Piccola mia, ci siamo qui noi adesso. Scott non ti avrebbe mai abbandonata per nessun motivo al mondo, lui ti ama davvero ed in questi mesi ha sofferto tantissimo." La rassicurò Tony, passandole dolcemente una mano sulla schiena.
Spencer si lasciò cullare da quell'abbraccio paterno, fino a quando le lacrime si seccarono sulle sue guance e dalla sua bocca uscirono dei respiri lenti e regolari.
Stark allontanò la figlia dal suo busto e la fissò negli occhi, così simili a quelli della mamma Pepper.
Le gemelle erano la copia sputata della sua ex moglie.
"Tesoro, so che sei ancora scombussolata per tutto quello che ti è successo e soffri ancora per quello che ti hanno fatto, ma vorrei chiederti se posso farti delle analisi per vedere come funzionano i tuoi nuovi poteri." La voce di Tony era dolce e rassicurante, si percepiva però anche la sua vena da scienziato ed avere davanti a sé una persona potenziata era un ghiotto affare per il miliardario.
Era egoista a chiedere un favore simile alla figlia, ma voleva sapere ogni singolo dettaglio sulle sue nuove abilità. Lo faceva anche per il suo bene, ovviamente.
La ragazza ci rifletté per qualche breve istante e poi annuì, con la gola secca ed il cuore che le batteva all'impazzata.
Sapeva che suo padre non le avrebbe mai fatto del male, anche se aveva ancora un rimasuglio di paura di tutto ciò che riguardava aghi, punture ed esperimenti.
"Grazie." Tony le poggiò le labbra sulla fronte imperlata di sudore e le lasciò un bacio poco sotto all'attaccatura dei cappelli. "Per me significa molto, inoltre voglio aiutarti... Sveglia tua sorella, così possiamo andare nel mio laboratorio."
Ebbe un sussulto nel sentire l'ultima parola. La stanza asettica dove il dottor Hans le faceva gli elettroshock si materializzò nella sua mente ed un conato di vomito le risalì lungo la trachea, ma il sorriso incoraggiante del padre le fece sparire quella sensazione nauseabonda di paura. Lui non le avrebbe fatto del male.

*

Mezz'ora dopo Spencer era seduta su un lettino metallico dalla superficie fredda e liscia.
Tony stringeva in mano una siringa vuota, la appoggiò sul braccio della figlia e poi premette lo stantuffo.
Subito il liquido color cremisi fu assorbito dal piccolo ago.
La ragazza guardò con disgusto il suo stesso sangue. Quel sangue sporco e carico dei suoi nuovi poteri distruttivi.
Stacy notò il suo disagio e le strinse incoraggiante la mano.
"Stai tranquilla, il papà ti ha fatto solo un prelievo per poter studiare il tuo DNA." Le spiegò con un sorriso dolce dipinto sul viso.
Spencer annuì e tornò a guardare il liquido rosso vermiglio.
Tony, che intanto era sparito dietro ad una porta, tornò nella stanza. Era un laboratorio, ma rispetto a quello dell'Hydra era più accogliente ed i macchinari al suo interno non avevano un'aria apparentemente minacciosa.
"Vorrei che ti togliessi i vestiti, così posso visitarti e vedere la tua corporatura dopo l'iniezione del siero del Super Soldato."
Quando Tony entrava nel suo piccolo regno fatto di esperimenti e marchingegni tecnologici, sembrava un'altra persona: il miliardario dall'aria strafottente lasciava spazio ad un uomo dal tono professionale e serio.
Spencer esitò qualche istante e poi riluttante si tolse la maglietta ed i jeans.
Rimanere nuda davanti a qualcuno la rendeva estremamente vulnerabile.
Sia Tony che Stacy sgranarono gli occhi vedendo il corpo della giovane ricoperto di lividi e cicatrici.
La fidanzata di Captain America iniziò a piangere in silenzio, la vista concreta delle violenze subite dalla sorella la lasciò spiazzata.
Sapeva che l'Hydra aveva dei modi barbari e violenti di trattare i suoi prigionieri - glielo aveva detto lo stesso Steve - ma non era pronta a vedere tutti quei segni addosso alla gemella.
Il petto era un groviglio di linee lasciate da lame; alcuni tagli erano profondi e cicatrizzati, mentre altri erano più recenti e pulsavano sotto la luce bianca del laboratorio.
Lividi scuri e grossi come prugne le macchiavano la pelle, rendendola spaventosa.
Spencer abbassò il viso e fissò il pavimento imbarazzata, si avviluppò le braccia intorno al busto cercando di nascondere quell'orrore. Anche i suoi arti erano ricoperti di graffi ed ecchimosi. La schiena, poi, era una ragnatela di segni rossi.
"Chi ti ha ridotto così?" Sbottò Tony con rabbia nella voce. Avrebbe voluto uccidere con le sue stesse mani quel lurido bastardo che aveva conciato così sua figlia.
"È stato Brock Rumlow." Rispose Spencer, con la voce rotta dalla vergogna e dal senso di nausea che le provocava il rivedere il risultato delle violenze sul suo corpo martoriato.
"Giuro che sei mai lo troverò, lo ammazzerò con le mie stesse mani." Berciò ancora Stark, irato.
Poi si riprese dalla sua furia cieca e si affrettò a disinfettare e medicare i tagli più profondi.
Eseguì poi i controlli di routine. La stanza era piombata in un silenzio tetro, rotto ogni tanto da qualche singhiozzo che Stacy non riusciva a trattenere.
Avere sotto il naso la prova tangibile dell'operato della associazione nazista era stato un duro colpo per i due Stark. Non si sarebbero mai immaginati che qualcuno potesse accanirsi con così tanta violenza su una sola persona, soprattutto se quella era una ragazza quasi del tutto indifesa.
Spencer era forte ed abile nel combattimento, ma prima dell'iniezione del siero era pur sempre un'umana vulnerabile e vincibile.
"Per oggi basta così." Mormorò Tony, passandosi una mano tra i capelli castani ed ingellati. "Domani, se te la senti, vorrei vedere come te la cavi con il controllo dei tuoi poteri."
Spencer annuì e si rivestì velocemente, nascondendo il più in fretta possibile il suo corpo agli occhi di padre e sorella.
Stacy corse ad abbracciarla, una volta che la pelle martoriata fu al riparo sotto agli strati di tessuto.
Tony fece lo stesso, cercando di nascondere il fatto che il sangue gli ribollisse nelle vene per la rabbia.
"Vi voglio bene." Borbottò Spencer, soffocata da quell'abbraccio che in quel momento come non mai le servì per infonderle forza e coraggio.

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