chapter thirty

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Avviso: il prossimo capitolo molto probabilmente sarà l'epilogo.🖤🔚
Ascoltate la canzone che ho allegato e preparate i fazzolettini. Non ho nient'altro da aggiungere, sono triste anch'io. 🤧

* * * * *

Pioveva. Sembrava quasi uno stupido cliché, ma si sa che ai funerali piove quasi sempre. Alcuni pensano che siano le lacrime degli angeli che si riversano sulla Terra, addolorati anche loro come gli umani per la perdita di qualcuno.
Lo scrosciare dell'acqua sovrastava le parole prive di senso del parroco che da più di dieci minuti aveva iniziato ad elencare i pregi di Scott - come se lo conoscesse davvero quel ciarlatano.
Stronzate, si ritrovò a pensare Spencer.
Quelle parole erano troppi banali per racchiudere chi fosse realmente Scott Lang.
Tirò su col naso per l'ennesima volta, Tony la strinse a sé sotto al grande ombrello nero che gli forniva riparo dalla pioggia ghiacciata che scendeva interrottamente dal cielo livido di nuvole.
Spencer era devastata, distrutta. Con Scott, era morta anche una parte di lei. Il suo io più profondo, la ragazza spensierata che era un tempo e che si era riscoperta accanto all'uomo che amava.
Erano stati i sette giorni più difficili di tutta la sua intera vita. In confronto il dolore fisico che aveva provato durante gli innumerevoli esperimenti da parte dell'Hydra sembrava una dolce carezza.
Quel dolore era più concreto, le dilaniava anima e cuore riducendoli in brandelli. Era qualcosa che le attorcigliava le viscere e le rendeva faticoso respirare.
Chiuse gli occhi, secchi come il deserto. Non aveva più lacrime da piangere.
Lo aveva fatto per tutti quei sette lunghissimi giorni dalla morte di Scott.
Non riusciva ancora a credere che fosse morto, semplicemente non ci riusciva. Si odiava con ogni fibra del suo essere per aver ucciso quell'uomo così sorridente; un padre, un marito, un amico, un amante... il suo amore.
Le fasciature sui polsi e sul resto del suo corpo erano la testimonianza di quanto avesse provato a mettere a tacere i suoi demoni interiori, ma l'intervento tempestivo di suo papà o di sua sorella l'avevano più volte salvata dal confortevole abbraccio della morte.
La verità è che voleva mettere fine alla sua inutile vita: senza Scott non ce l'avrebbe mai fatta a sopravvivere.
Non sarebbe riuscita a convivere con la sua coscienza che le ricordava ogni fottutissimo secondo del fatto che avesse perso il controllo dei suoi poteri e che avesse ammazzato l'unica persona che aveva mai amato con tutta se stessa.
Era straziante vivere in un mondo senza Scott.
Ogni minuto era peggiore di quello prima, il dolore aumentava soffocandola come una stretta intorno alla sua gola.
Il dolore esige di essere sentito, aveva letto in un libro ed era così vero.
Era sempre presente e non la abbandonava un solo istante. Era martellante e dilaniante.
Distolse gli occhi dalla bara che conteneva il corpo freddo di Scott e lasciò vagare il suo sguardo tra i presenti.
La piccola Cassie era tra le braccia della mamma, piangeva a dirotto e continuava a ripetere "Dov'è il mio papà?"
Maggie cercava di consolarla, ma invano. Anche il suo viso era una smorfia di dolore.
A proteggere madre e figlia c'erano le braccia sicure di Jim, il nuovo compagno della donna. Era dispiaciuto persino lui che mal sopportava Scott e stringeva con forza il manico dell'ombrello che gli offriva riparo.
Gli occhi di Spencer passarono poi sui volti tristi di Luís, Kurt e Dave.
I tre ragazzi, seppur in modo diverso, piangevano silenziosamente per la scomparsa del loro caro amico.
Stacy e Steve - che era tornato dalla sua caccia al Soldato d'Inverno - erano stretti l'una all'altro e cercavano di confortarsi come meglio potevano.
Tony Stark era accanto a lei sotto all'ombrello e le aveva avvolto un braccio intorno ai fianchi. Aveva insistito affinché non dicesse che fosse stata lei ad uccidere Scott e così avevano fatto passare la sua morte per un banale incidente.
Spencer si sentiva in colpa verso tutte quelle persone che stavano piangendo la scomparsa dell'uomo.
Avrebbe voluto gridare a pieni polmoni "Sono stata io ad ucciderlo! È solo un cazzutissimo scherzo del destino: ho ucciso la persona che amo!", anche se sapeva che tutto ciò non avrebbe né alleggerito il suo dolore né riportato in vita l'uomo.
Cercò di concentrarsi sulle parole del prete, ma l'unica che riusciva a vedere era Scott che le sorrideva dolce e pieno d'amore.
Perché Dio è così crudele? Continuava a domandarsi. Perché mi ha tolto l'unica persona per cui valesse davvero la pena vivere?
Sapeva che la sua vita non sarebbe mai stata normale dopo un soggiorno forzato in una base dell'Hydra, ma sperava di riuscire a zittire i suoi demoni con l'aiuto di Scott.
Adesso lui non c'era più e lei gridava disperata perché qualcuno la salvasse.
Era completamente persa, sola e devastata.
Le parole del parroco le giunsero graffianti alle orecchie: "So che c'è una persona che vorrebbe dire due parole su Scott."
Tony la incitò a raggiungere la bara scuro. La pioggia scivolava sul legno fino a schiantarsi sul terreno.
Tirò un sospiro e poi parlò: "Non ci sono parole per descrivere Scott Lang. Lui era speciale e mi sono innamorata di lui proprio per questo. Ma Scott era anche un bugiardo, aveva promesso che non mi avrebbe mai abbandonata. Invece lo ha fatto. Se n'è andato per sempre..."
Un singhiozzo uscì dalle sue labbra e corse tra la folla, non riusciva più a dire  niente. Tanto non sarebbero bastate dire due paroline carine per esprimere tutto il dolore che stava provando. No, non era così semplice.
Dopo di lei fu il turno di Maggie, di Luís, di Kurt, di Dave... si presentarono persino Hank e Hope Pym.
Tutti erano lì per piangere il suo amato Scott che aveva ucciso con le sue stesse mani. Aveva lasciato un vuoto incolmabile.
Si sentiva un mostro, una spietata macchina da guerra. Era riuscita sì a scappare, ma l'Hydra alla fine aveva raggiunto il suo obbiettivo.
Il funerale terminò poco dopo.
La bara venne calata nella fossa e poi ricoperta di terriccio umido.
Lì, Spencer si rese davvero conto che Scott fosse morto. Solo in quel momento divenne consapevole del fatto che Scott sarebbe stato sotto a metri di terra per l'eternità.
Non l'avrebbe più visto, non l'avrebbe più accarezzato, non l'avrebbe più baciato. Aveva perso per sempre il suo unico e grande amore.
Si accasciò sull'erba fradicia.
La pioggia le bagnava i vestiti, ma in quel momento non le importava più di niente: c'erano solo lei ed il suo dolore.
Pianse e gridò fino a quando non ebbe più le forze per emettere anche solo un piccolo respiro.
I suoi famigliari avevano preferito che si sfogasse e si erano allontanati.
Si accucciò sopra alla porzione di terra dove era sepolto Scott e rimase in quella posizione per minuti interminabili.
Le lacrime si mischiarono alle gocce di pioggia.
Una figura vestita di nero si avvicinò a lei.
Sentì i passi dello sconosciuto sguazzare nelle pozzanghere, poi quando fu giunto dinnanzi a lei si fermò ed aspettò in silenzio.
Spencer alzò controvoglia la testa dal fango ed osservò la figura incappucciata difronte a lei, incuranti della pioggia che bagnava entrambi.
"Spencer." Disse il giovane uomo a mo' di saluto.
Lei riconobbe subito quella voce e scattò in piedi.
"Mi dispiace per la tua perdita." Aggiunse lui, con voce piatta, ma sembrava sincero.
Spencer perse il controllo e si scagliò contro di lui.
Lo ribaltò al suolo ed iniziò a tirargli pugni. Non oppose resistenza, infondo si meritava ogni singolo fendente.
"Cosa cazzo ci fai qui? Non ti basta quello che hai fatto? È tutta colpa tua!" La giovane Stark era come impazzita dalla rabbia. Ogni pugno che sferrava al viso dell'uomo, le procurava un leggero sollievo.
James Bucky Barnes non fiatò, si lasciò colpire fino a quando la ragazza si stancò e cadde sull'erba bagnata.
Rimasero a lungo a scrutare il cielo plumbeo, i respiri ansanti e gli occhi liquidi.
Il Soldato disse poi con un sospiro: "So dove si trova Rumlow."

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