chapter seventeen

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Avviso: la storia da adesso in poi avrà un tono più cruento, Spencer Stark sarà messa a dura prova tra esperimenti ed altre violenze fisiche. Spero di non urtare la vostra sensibilità.

* * * * *

"Svegliati, Stark." La voce dura di Brock Rumlow giunse ovattata alle orecchie di Spencer. L'uomo le scrollò le spalle con violenza provocando dolori lancinanti per tutto il corpo della ragazza, sembrava quasi che piccolissime lame affilate le martoriassero la pelle. Aprì di scatto gli occhi ringhiando come un animale in gabbia, cercò di mettersi a sedere ma i lacci intorno alle caviglie e a i polsi glielo impedivano.
La testa le faceva terribilmente male e sentiva in bocca il sapore metallico del sangue, il ricordo del dolore provato la notte precedente era ancora vivo nella sua mente come se fosse stato tatuato per sempre nel suo cervello.
"Tra qualche giorno sarai nel pieno delle tue forze, il siero del Super Soldato ha ampliato la tua muscolatura e ha curato ogni piccolo difetto di salute. Sei molto più forte e più resistente di prima." Disse lo scienziato dallo strano accento tedesco, aggiustandosi gli occhiali sul naso. Spencer scosse la testa, voltando poi lo sguardo lontano dai suoi nuovi aguzzini.
"Tieni questo antidolorifico, servirà per alleviare il dolore. Prima inizierai gli allenamenti, prima potremmo sottoporti ad esperimenti per farti diventare invincibile." Asserì Rumlow con voce dura, sventolò poi una pastiglia sotto agli occhi della ragazza.
Spencer scosse la testa e voltò il capo lontano dai suoi aguzzini, provocando così una scarica di dolore per tutto il suo corpo.
"Avanti, non fare i capricci." Aggiunse l'uomo dal camice bianco, muovendo il capo in disaccordo. La giovane non si fidava a prendere medicinali dai quei pazzi, le bastava l'iniezione letale della sera precedente.
"Arrangiati, poi non venire a frignare quando lui ti farà male." Un sorrisetto diabolico si dipinse sulla faccia di Brock. "Adesso, dottor Hans, se non le dispiace la porto via. Deve allenarsi con il Soldato."
Lo scienziato annuì, poi aggiunse con voce furtiva: "Prima dovrei farle dei controlli."
L'agente chiamò le due guardie russe che sorvegliavano l'ingresso del capannone. Liberò Spencer dalle cinghie ed i due omaccioni la tennero stretta tra le loro braccia forzute.
Mezz'ora più tardi la ragazza venne strascinata in un altro settore del magazzino.
Notò che c'era un enorme gabbia di metallo ed alcune stanzette dietro a grandi porte di ferro massiccio.
La poca luce rendeva quell'ambiente ancora più tetro e cupo.
I russi la spinsero dentro ad una delle celle.
Rumlow le diede ordine di mettersi i vestiti che avrebbe trovato nella stanza e poi di picchiare sul portone per farsi aprire ed uscire da lì.
Si sarebbe allenata con il Soldato d'Inverno in un combattimento corpo a corpo.
Studiò la sua piccola prigione. I muri grigi erano incrostati d'umidità, i due letti posti sulla parete a destra avevano un materasso che risultava scomodo anche solo a guardarlo. C'era una piccola porta sulla parete in fondo che suppose fosse il bagno ed un armadio sgangherato occupava il muro a sinistra.
Si avvicinò al mobile e lo aprì, dentro era occupato per metà da un paio di tute in spandex da donna, qualche pantalone della tuta e delle magliette nere.
Nell'altra parte del mobile c'erano degli strani vestiti militari scuri: li aveva già visti addosso al Soldato d'Inverno.
Sgranò gli occhi non appena comprese che avrebbe diviso la sua prigione con lui, era terrorizzata alla sola idea di rimanere da sola con lui. Ma poi ripensò al fatto che da quando l'aveva rapita, il mastino dell'Hydra non le aveva ancora torto un capello e ciò la rassicurò, ma non del tutto.
La paura più grande era l'inconsapevolezza di sapere cosa le avrebbero fatto il dottor Hans e gli altri scienziati di quella associazione terroristica.
Si svestì dalla felpa del Soldato e dai suoi jeans ed indossò la tuta che aveva disegnato sopra un teschio rosso con dei tentacoli, suppose essere il logo dell'Hydra. Osservò il suo corpo nudo, gli addominali erano sporgente e la gambe erano più muscolose così come le braccia. Aveva una cicatrice abbastanza visibile sul ginocchio sinistro, a causa di una brutta caduta fatta quando era bambina, ma era scomparsa lasciando spazio a pelle lucida e perfetta.
Indossò i vestiti, poi uscì dalla stanza. L'aria iniziava a farsi opprimente e la sensazione di soffocare le inondò la testa come un fiume in piena tanto che iniziò a boccheggiare.
Bussò con veemenza sulla porta di metallo ed il russo con la strana cicatrice sul volto la aprì.
"Vieni, ragazzina." Sputò in terra e la trascinò verso la gabbia di metallo.
Rumlow era dentro e vicino a lui c'era il Soldato d'Inverno. Il portamento del mercenario era altezzoso, la schiena era perfettamente dritta e le braccia erano incrociate contro il petto mettendo in risalto i suoi bicipiti muscolosi.
Indossava come la ragazza un paio di pantaloni ed una maglietta a maniche lunghe nere. La mano di metallo scintillava colpita dalle luci al neon appese alla soffitto.
Spencer incrociò gli occhi con quelli del mercenario ed un brivido le percorse la schiena. Quelle pozze blu erano inespressive e sembravano due lastre di ghiaccio.
Erano come il ghiaccio in inverno, sottile e pericoloso. Quando era piccola, andava spesso a Central Park e pattinava con sua sorella ed i genitori che durante le vacanze natalizie si rappacificavano per trascorrere il Natale con le gemelle. Una volta Spencer si era avventurata fino al centro del piccolo specchio di acqua congelata. Aveva notato il cambiamento repentino del ghiaccio, lì era più scuro piuttosto che a riva dove era cristallino. Si era lentamente crepato sotto la lama dei suoi pattini ed era caduta in acqua. Tony era accorso subito a recuperarla, ma in quei pochi minuti in cui era immersa nel laghetto aveva avuto davvero paura. Pensava di morire e per una bambina di sette anni non c'era cosa peggiore.
Spencer si sentiva così, mentre gli occhi del Soldato la scrutavano inespressivi: si sentiva morire dentro.
La avvolgevano interamente provocandole una miriade di brividi. Erano freddi e pericolosi, come lui.
Brock Rumlow la riportò alla realtà, con un cenno le indicò di avvicinarsi al centro della gabbia.
"Fammi vedere cosa sai fare, Stark." Ringhiò l'agente e si allontanò verso la parete fatta di sbarre di metallo.
Spencer fissò con arroganza il suo avversario, sentiva la sua solita sicurezza impossessarsi di nuovo del suo corpo. Il siero del Super Soldato le dava una strana sensazione di invincibilità. Aspettò che fosse il mercenario a fare la prima mossa ma sembrava aspettare l'ordine di qualcuno, le sue braccia giacevano lungo i fianchi.
"Attacca, Soldato." Disse Rumlow e lui scagliò un fendente contro il viso di Spencer con la mano di metallo.
La ragazza incassò il colpo, presa alla sprovvista. Sentiva già il sapore metallico del sangue in bocca, il labbro superiore si era tagliato e dal naso le scendeva un rivolo rosso. Si pulì il liquido color cremisi con la mano e si posizionò pronta ad attaccare il suo nemico.
Gli calciò il fianco e poi cerco di atterrarlo con un altro paio di mosse.
Il Soldato d'Inverno era nettamente in vantaggio, la sua mole incassava i colpi senza mostrare dolore sul viso e rispondeva con il doppio della forza.
In pochi minuti la giovane Stark si ritrovò contro il pavimento freddo e sudicio della gabbia. Il corpo le doleva, ogni singolo muscolo le bruciava di dolore.
Il Soldato la teneva immobilizzata al suolo, proprio come qualche sera prima, gli occhi erano puntanti minacciosi in quelli della ragazza. Spencer lo osservò, cercando di capire quale fosse il suo punto debole ma sembrava non averne. Il braccio di metallo le sfiorò il viso, catturando con la punta dell'indice una lacrime che era fuoriuscita dagli occhi di Spencer. Una stilla solitaria che trasmetteva molteplici emozioni: dolore, smarrimento, la mancanza delle persone che amava e molta paura.
Dopo quel piccolo gesto inaspettato quanto dolce, il Soldato portò la mano al collo della giovane e lo strinse leggermente.
"Mai farsi distrarre dall'avversario." Rantolò con fatica, le parole gli uscivano dalla bocca con un enorme sforzo. Poi si alzò in piedi, trascinando con sé la giovane che lo fissava sbigottita.
Rumlow si avvicinò all'insolito duo, battendo le mani ironicamente: "Ottimo lavoro come al solito, Soldato, torna nella tua cella. Stark, tu vieni con me. Il dottor Hans inizierà la sua cura."
Spencer che fino a quel momento aveva mantenuto lo sguardo in quello del mercenario, spostò l'attenzione su Brock sentendolo nominare l'ultima parola con tono strafottente.
"E se io non volessi?" Ringhiò, riacquisendo il suo tono irriverente. Poté giurare di aver sentito il Soldato ridacchiare per la sua insolenza ma quando spostò il viso su di lui, era già sparito nella cella che avrebbero condiviso.
"Tu fai quello che ti dico io." Rispose Rumlow e la afferrò per il braccio.
Spencer si scansò e lo guardò con un sorriso soddisfatto dipinto sul viso. Poi, per accompagnare lo sfottò, gli sputò in faccia un misto di saliva e sangue. Brock non si fece prendere in giro da quella ragazzina e le piantò un ceffone sul volto, facendole girare la testa per quanto fosse forte.
Poi fece un cenno al russo con la cicatrice che li raggiunse nella gabbia: "Ivanov portala da Hans."
L'energumeno la trascinò in una piccola sala che la ragazza non aveva ancora visto. C'era una specie di poltrona al centro, circondata da macchinari e strani aggeggi. Hans la aspettava impaziente, come se volesse collaudare un nuovo giocattolo.
"Ryan, legala alla poltrona." Ordinò quasi gentilmente, Spencer si era fatta l'idea che lì dentro lo scienziato fosse il meno pericoloso.
Ryan Ivanov spinse la bionda sulla poltrona di metallo, le legò polsi e caviglie.
Rumlow entrò nella stanza fissando con rabbia la giovane, la sua espressione tramutò vedendola legata alla sedia.
"Questo non sarà assolutamente piacevole, Stark." Affiancò il dottor Hans che aveva iniziato ad appiccicare degli elettrodi sulle tempie di Spencer. Abbassò poi uno strano congegno di metallo che le ricoprì la nuca. Poi premette qualche bottone e fece partire una macchina accanto a loro.
"Inizieremo a cancellarti la memoria, da quello che ti è successo più recentemente fino ad arrivare ai ricordi più profondi e lontani." Spiegò lo scienziato tedesco con il solito tono professionale e poi si allontanò di qualche passo, seguito da Rumlow che aggiunse: "Diventerai una macchina da guerra nelle mani dell'Hydra. Senza sentimenti, senza emozioni e pensieri proprio come il Soldato d'Inverno. Sarai un burattino nelle nostre mani malvagie."
Il macchinario partì, emettendo uno stridio acuto e poi scaturì una potente scarica elettrica dritta fino alle tempie di Spencer.
La ragazza si sentì il cervello friggere, un dolore acuto ed insopportabile, strinse i denti e gli occhi mentre lacrime silenziose le scivolavano lungo le guance tumefatte dai colpi ricevuti dal Soldato. Rivisse le ultime quarantotto ore della sua vita e poi le sentì scivolare via dalla mente.
Era sparita la magnifica serata che aveva trascorso con Scott e Cassie, poi il rapimento, la notte in motel, l'iniezione del siero... tutto era sparito, lasciando Spencer interdetta. Si rammentava alcune cose come i nomi ed i volti dei tre uomini nella stanza con lei, il Soldato d'Inverno e quel patetico primo allenamento avuto con lui.
Il dottor Hans spense la macchina tramite un computer che prima la giovane donna non aveva notato e dal quale probabilmente sceglieva quali ricordi tenere e quali no. La guardia russa la alzò di peso, la portò in braccio fino alla sua cella e la buttò con un tonfo sul materasso pulcioso. Spencer era tramortita, stanca ed affamata. Ryan uscì dalla stanza che puzzava di muffa e la lasciò in compagnia del Soldato che era seduto sul suo letto. Fissava la Stark con occhi vacui, ricordando la prima volta che gli avevano fatto il lavaggio del cervello quasi settant'anni prima. La memoria era sbiadita e pensò anche che fosse solo frutto della sua immaginazione.
Chiuse gli occhi ed aspettò in silenzio di raggiungere l'oblio, la sua mente era vuota come sempre.

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