chapter twenty-eight

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Spencer si svegliò ancora più stanca di quanto non lo fosse prima di accostarsi.
Aveva passato la notte in bianco, rigirandosi tra le lenzuola ed osservando talvolta il soffitto della sua camera.
L'angoscia che aveva provato nel vedere le espressioni di suo papà e di sua sorella davanti alla miriade di cicatrici che le ricopriva il corpo non le aveva fatto chiudere occhio.
Una morsa continuava a stringerle il cuore, ricordandole che avevano sofferto più i suoi amati che lei stessa durante quei mesi nella base dell'Hydra.
Riuscì ad addormentarsi solo alle prime luci dell'alba, con le lacrime agli occhi ed il senso di colpa che le attanagliava lo stomaco.
Dopo qualche ora Stacy venne a svegliarla, tra le mani reggeva un vassoio di plastica trasparente colmo di cibi deliziosi.
"Alla domenica ti portavo sempre la colazione a letto: caffè latte, un toast al prosciutto ed un muffin al cioccolato." La gemella le sorrise gentile ed appoggiò il tutto sul comodino accanto al letto sfatto.
Spencer si ricordava di quella loro tradizione tra sorelle ed alzò le labbra riconoscente.
Iniziò a spiluccare il toast, accompagnandolo a qualche sorsata di caffè latte.
Lasciò il muffin per ultimo, per imprimere sulle papille gustative il sapore del cioccolato che tanto amava.
Stacy osservò cauta la gemella, aveva voglia di farle mille domande su cosa le fosse esattamente successo per avere tutti quei segni rossi sul corpo, ma la risposta che le avrebbe dato l'altra Stark la spaventava talmente tanto che decise di tenere la bocca chiusa e sorriderle ogni qualvolta i loro occhi azzurri cielo si incontravano.
"Papà ha organizzato una conferenza per annunciare il tuo ritorno. Durante questi mesi ha mobilitato qualsiasi forza dell'ordine competente per ritrovarti e la tua storia è finita sui giornali di mezzo mondo. È davvero così assurdo pensare che tu sei rimasta per tutto il tempo accanto a noi, qui a New York." Stacy rilasciò una risatina che però trapelava quanto fosse tesa. "Per te va bene? Te la senti?" Aggiunse poi, consapevole che non voleva forzare in alcun modo possibile la gemella.
"Sì, è okay per me." Spencer alzò le spalle e le sorrise.
"Ti lascio vestire in santa pace." La strinse tra le braccia e poi, con la scusa di riportare il vassoio in cucina, si dileguò dalla stanza. La verità era che non avrebbe mai voluto vedere ancora quei lividi e quelle cicatrici sul corpo della sorella. In un'altra occasione sarebbe rimasta con lei per aiutarla a scegliere i capi da indossare e l'avrebbe truccata, ma preferiva lasciarle i suoi spazi senza opprimerla troppo.
Spencer uscì dalla sua stanza dopo una decina di minuti, indossava dei jeans neri ed una felpa grigia. Sembrava la ragazza di sempre, non quella ricomparsa dopo essere stata rapita. L'unico dettaglio che faceva capire quanto stesse soffrendo in realtà erano i suoi occhi tormentati come un mare in burrasca. Erano lo specchio della sua anima ridotta in brandelli, che erano poi stati ricuciti lentamente dall'amore di suo padre e di sua sorella.
"Il papà ci aspetta alla Stark Tower, andiamo." La avvisò Stacy, lei era avvolta in un tailleur dalla gonna e la giacca rosa antico abbinata ad una camicetta di seta color perla. Indossava dei tacchi vertiginosi, riusciva pure a camminare su quei trampoli. Spencer, ogni volta che si metteva scarpe di quel genere, rischiava di slogarsi una caviglia o di cadere in terra rovinosamente.
Salirono su una delle costose macchine del padre ed in poco tempo giunsero alla Stark Tower.
Al di fuori della Torre c'era già lo scompiglio generale, una miriade di giornalisti affollavano l'ingresso ansiosi di poter registrare la conferenza indetta da Tony Stark.
Stacy superò la folla di reporter ed imboccò la rampa che conduceva ai garage sotterranei del palazzo.
Per il resto del tragitto fino alla sala conferenza nessuna delle due parlò.
Spencer era ancora scombussolata per la notte insonne e delle profonde occhiaie violacee le circondavano gli occhi.
Inoltre aveva iniziato a pensare a Scott e non vedeva l'ora di rivederlo quel giorno. Era bello sentire la sua presenza confortevole accanto a lei. Tutto di lui le infondeva sicurezza; il suo profumo, i suoi occhi caldi come la cioccolata ed i suoi sorrisi luminosi e raggianti.
Si promise che lo avrebbe chiamato per passare almeno il pomeriggio con lui. Arrivarono nella sala conferenze, era vuota a parte Tony e Pepper.
La donna, non appena vide la figlia, si fiondò ad abbracciarla.
"Tesoro mio." La strinse con affetto tra le braccia materne. "Tuo papà mi ha avvisato solo stamattina del tuo ritorno, sono stata così in pensiero per te... ma adesso sono contenta che tu sia qui."
Spencer sorrise debolmente e si lasciò cullare dalla stretta della mamma.
Non avevano mai avuto un rapporto facile, Pepper la accusava sempre di essere insensibile e menefreghista come il padre, ma con gli anni i loro dissapori si erano leggermente placati, fino a scemare completamente. Perciò era contenta che anche lei fosse lì per sostenerla.
La signora Potts baciò la fronte della figlia e la strinse un'ultima volta, poi si concentrò su Stacy. Erano così simili madre e figlia.
Tony si avvicinò a Spencer e le sorrise: "Stai bene, piccola?"
"Sì, ho dormito poco ma è tutto okay." Alzò le labbra in un sorriso e postò il peso del suo corpo da un piede all'altro.
"Hey, vedrai che andrà tutto bene adesso. Sei qui con noi e l'Hydra non ti troverà tanto facilmente. Fury ha mobilizzato mezzo S.H.I.E.L.D. per trovare quei bastardi."
Una delle novità era che in realtà non erano riusciti ad uccidere Fury - niente o nessuno ci sarebbe mai riuscito, quell'uomo era una roccia - il comandate dell'associazione benefica aveva eliminato il marcio che da anni si infiltrava tra le mura dello S.H.I.E.L.D. ed aveva preso di nuovo in mano le redini della situazione.
Una segretaria fece capolino nella stanza, interrompendo quel quadretto famigliare ed avvisò gli Stark che era giunto il momento di dare inizio alla conferenza.
Tony annuì e si aggiustò la cravatta del completo gessato che indossava.
Si avvicinò al podio fatto interamente di vetro trasparente, subito dopo i giornalisti presero posto nella sala. Si levò un brusio poco sommesso non appena si accorsero della presenza di Spencer.
Le macchine fotografiche iniziarono a sparare flash a manetta, la ragazza si coprì gli occhi con una mano. Quelle luci abbaglianti le ricordavano tanto quelle del laboratorio dove Rumlow la torturava.
Un senso di nausea le inondò lo stomaco, il respiro si fece più ansante e sentì la bile risalirle in gola.
Durò tutto pochi istanti, la mano calda di Stacy strinse la sua. Era stupefacente la relazione che si instaura tra due gemelli, molto più profondo di quello tra fratelli. Stacy e Spencer vivevano in simbiosi, sapevano sempre cosa pensava l'altra e come comportarsi in ogni singola situazione. Il loro legame era sempre stato solido ed indispensabile, le giovani Stark contavano sull'amore dell'altra sorella per andare avanti.
Tony iniziò a parlare, ma Spencer non gli prestò realmente attenzione.
Era troppo concentrata nello scrutare la folla. Per un attimo le sembrò di vedere Rumlow tra quelle facce, la sensazione durò però per pochi secondi.
Scosse la testa e si concentrò sulle parole del padre.
"... sono stati mesi davvero difficili per tutta la famiglia Stark, ma finalmente Spencer è qui e possiamo di nuovo tornare a sorridere.
L'importane è che mia figlia sia a casa." Concluse quel breve discorso e la folla sussultò. Alcuni giornalisti iniziarono a tempestarlo di domane su cosa fosse successo e su dove fosse stata Spencer.
Tony ignorò i quesiti e si limitò semplicemente a ringraziare tutti per essersi presentati lì quella mattina.
Condusse Pepper e le figlie fuori dalla stanza, le macchine fotografiche immortalarono le immagini della famiglia riunita e si sentirono rimbombare le voci dei reporter.
Spencer si rilassò una volta che fu al sicuro nell'ufficio del padre. Gli altri tre però si accorsero subito di quel suo repentino cambiamento di umore.
"È successo qualcosa, tesoro?" Le domandò dolcemente Pepper.
Spencer socchiuse gli occhi e poi esalò un respiro debole: "Mi è sembrato di vedere Rumlow nella sala conferenze."
"È impossibile, stai tranquilla. Dopo gli avvenimenti di Washington è sparito dalla circolazione, ma Steve ed i suoi uomini sono sulle sue tracce. Vedrai che lo troveranno e poi sarà giustiziato a dovere, c'è una cella che aspetta solo lui." La rassicurò Tony, con il suo tono protettivo.
"Sì, hai ragione." Annuì non del tutto convinta. Sentiva ancora le budella sottosopra però decise di ignorare quella sua sensazione di malessere.
Qualcuno bussò alla porta dell'ufficio di Stark.
Scott fece poi la sua comparsa nella stanza. Sorrise a tutti i presenti, ma la sua attenzione venne immediatamente catturata da Spencer.
"Ciao, sono arrivato solo adesso. Scusatemi." Si passò una mano tra i capelli e raggiunse la sua fidanzata. Le cinse i fianchi con un braccio, si limitò a quel piccolo e semplice contatto. Era restio alle manifestazioni pubbliche d'affetto e poi non gli sembrava il caso davanti al severo e protettivo Tony.
"Non vi dispiace vero se vi rubo Spencer per un po'?" Domandò con un sorrisetto furbo. Pepper si affrettò a negare con la testa, dando il via libera ai due amanti.
"Ci vediamo dopo." Spencer salutò i genitori e la sorella e seguì Scott per i corridoi asettici della Stark Tower.
Era contenta di passare un po' di tempo con l'uomo, magari le sarebbero tornati alla mente nuovi particolari su di lei e si sentiva felice quando era con lui.
Scott le piaceva davvero tanto.

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