Spencer seguiva il Soldato d'Inverno, le loro figure erano inghiottite dal buio della notte. Stavano camminando da più di mezz'ora tra i vicoli di una periferia malfamata di New York che la Stark non avrebbe mai immaginato di visitare. Il Soldato si muoveva con destrezza sapendo esattamente dove andare, sembrava esserci stato molte volte. In giro non c'era nessuno, le luci delle case erano stranamente spente e ciò rendeva l'aria ancora più inquietante. Per le stradine aleggiava un silenzio surreale, nemmeno i cani abbaiavano. Sembrava quasi una zona abbandonata da tempo, i condomini erano fatiscenti ed il puzzo di immondizia era nauseabondo.
Spencer camminava dietro al mercenario, a qualche passo di distanza da lui, e si sentiva stranamente al sicuro nonostante l'ambiente intorno a lei non fosse dei più rassicuranti.
Sentiva il desiderio di scappare: sarebbe stato il momento perfetto. Era facile trovare riparo in quel quartiere malfamato ma era sicura che il Soldato l'avrebbe trovata facilmente. C'era un qualcosa di strano che la teneva legata a lui, quasi come se si fosse creato un filo invisibile che li collegava. Fissò la schiena ampia e muscolosa dell'uomo, i muscoli delle spalle erano messi in evidenza dal tessuto attillato della maglietta rossa che indossava. I capelli corvini si muovevano leggiadri per via della leggere brezza che da qualche minuto si era innalzata.
Spencer rabbrividì e si strinse nella felpa nera, spifferi d'aria entravano sotto l'indumento facendola tremare per il freddo.
"Dove stiamo andando?" Domandò, affiancando poi il Soldato con una falcata.
Lui si fermò, intimandole si stare zitta. Si guardò intorno allarmato, portando una mano di riflesso sulla tasca dei pantaloni. Estrasse una pistola e la puntò contro una finestra rotta di una casa mezza diroccata che si affacciava sulla stradicciola che stavano percorrendo.
Dopo qualche secondo, un miagolio ruppe quel silenzio che stava diventando assordante. Il mercenario ripose l'arma nella tasca dei pantaloni e continuò a camminare, ignorando completamente la domanda della ragazza. La prese per un braccio e la strattonò fino ad un capannone che di trovava ad una decina metri da loro.
Era distante dai condomini ed era circondato da una fitta vegetazione, che lo nascondeva quasi da occhi indiscreti. Da lontano l'edificio sembrava abbandonato, ma una volta giunti davanti al grosso portone di lamiera arrugginita, Spencer notò che c'erano due uomini ad aspettarli. Sembrava quasi che stessero attendendo il loro arrivo.
Il Soldato disse loro qualcosa in una lingua che la ragazza non capiva - era russo, forse - e uno dei due fece cenno di entrare.
L'altro uomo aprì il portone che cigolò facendo rabbrividire la giovane Stark. Si guardò intorno impaurita e spaesata, la pelle le si accapponò e il cuore aumentò il proprio ritmo all'impazzata. Quello era puro terrore, sentiva che ormai aveva sprecato ogni opportunità di scappare. Si diede della stupida per non essere corsa via prima, seminando il Soldato d'Inverno tra i vicoli bui.
Guardò i militari appostati ai lati del portone, erano entrambi vestiti di nero ed imbracciavano ciascuno una mitragliatrice. Le loro facce erano minacciose e appena videro che la ragazza bionda li stava scrutando, ghignarono malefici. Uno dei due, un uomo con un'enorme cicatrice spaventosa sul viso che partiva dalla fronte e tagliava il viso in due parti obliquamente, le intimò di seguire il Soldato che era già entrato nel capannone. La spinse con la canna del fucile, puntandogliela dritta alla schiena.
"Entra, ragazzina." Disse con un forte accento russo. La sua voce, così come il suo aspetto, era minacciosa e Spencer si affrettò ad eseguire il suo ordine prima di ritrovarsi una pallottola dritta nel cervello.
Una volta varcata la soglia, si trovò dentro ad un'enorme stanza cupa. Il portone metallico si richiuse alle sue spalle, con un altro cigolio agghiacciante. Spencer si girò ma vide solo il metallo arrugginito, le guardie erano rimaste fuori.
Proseguì incerta, nel buio della stanza, il Soldato era sparito. Non riusciva a vedere niente ma all'improvviso un faretto le puntò in viso una scarica di luce bianca artificiale accecandola. Si portò una mano davanti agli occhi, cercando di ripararsi.
Il faretto venne spento da qualcuno e la stanza fu illuminata da delle lampade appese al soffitto.
La ragazza abbassò il braccio e si guardò intorno stupita. Lo spazio era enorme, occupato da alcuni tavoli di metallo lucido e macchinari strani. Era un laboratorio.
Non c'era nessuno, fatta eccezione per due uomini che si stavano avvicinando a lei. Uno era basso e tarchiato ed indossava un camice bianco. Portava gli occhiali ed era pelato, di sicuro un dottore o uno scienziato. L'altro era alto e muscoloso. Indossava dei pantaloni militari verdi ed una maglietta attillata nera che metteva in risalto il suo fisico statuario. Spencer sgranò gli occhi all'istante.
"Brock Rumlow." Boccheggiò sorpresa di trovarsi davanti un agente dello S.H.I.E.L.D in un posto che non sembrava avere niente a che fare con l'associazione per cui lavorava. "Dove mi trovo? Perché sei qui?"
Aveva lavorato qualche volta con l'agente Rumlow e non le era mai sembrato un traditore. Si era arresa al fatto che non si trovasse in una base segreta dello
S.H.I.E.L.D.
"Ti trovi in un covo dell'Hydra, Stark." Sputò l'uomo fissandola con uno strano sorrisetto sul volto. Spencer rimase ancora più sconvolta: era sicura che quell'associazione nazista fosse morta per mano di Captain America durante la seconda guerra mondiale.
"Cosa volete da me?" La giovane Stark cercò di mantenere il controllo anche se era davvero difficile in quella situazione.
Steve le aveva raccontato che quell'organizzazione faceva esperimenti disumani ai suoi prigionieri. Il migliore amico del Capitano - Bucky Barnes - era finito nelle mani di quei pazzi durante la guerra e Rogers aveva detto che lo aveva ritrovato in condizioni pietose quando era riuscito a salvarlo. Aveva anche asserito che non si era mai ripreso del tutto da quegli esperimenti barbarici a cui era stato sottoposto.
Spencer tremò, gli occhi iniziarono ad inumidirsi. Non voleva fare la figura della patetica ragazzina in preda a crisi di pianto, ma era terrorizzata come non lo era mai stata in vita sua. Era forte e coraggiosa ma trovarsi in un covo di pazzi sostenitori dell'Hydra destabilizzava anche la potente Dark Shadow.
"Ti faremo qualche esperimento per renderti invincibile, proprio come abbiamo fatto con il Soldato d'Inverno. Tu lo affiancherai e grazie a voi due riusciremo a conquistare il modo. I cadetti dell'Hydra sono molti di più di quanto ti possa immaginare." Lo scienziato prese parola per la prima volta. La sua voce era acuta ed aveva uno strano accento tedesco. Si aggiustò gli occhiali e fece un gesto a Rumlow con il capo. Contro ogni aspettativa, tra i due comandava lui.
L'agente prese per un braccio la ragazza, che era rimasta pietrificata sul posto e non riusciva a muoversi.
Brock la trascinò verso un tavolo di metallo e la alzò di peso, facendola sdraiare poi sulla superficie gelata.
La ragazza non oppose resistenza. L'uomo pensò che fosse strano visto che aveva avuto modo di vederla in azione ed era una combattente spietata, ma poi si rese conto che ciò fosse normale. Anche i più coraggiosi hanno paura, a volte.
Le legò i polsi e le caviglie con delle cinghie di cuoio. Intanto l'uomo con il camice si era avvicinato al tavolo, aveva in mano una siringa contenente un liquido azzurro fosforescente.
Con l'arto libero le alzò la manica della felpa e poi iniettò la sostanza nella vena di Spencer. La ragazza strinse i denti per il lieve pizzicorio che si era ingigantito per via della situazione in cui si trovava.
"Il siero del Super Soldato entrerà in circolo nel giro di pochi minuti." Spiegò lo scienziato allontanandosi poi dal tavolo di metallo.
"Buonanotte tesoro." Disse Rumlow con un sorriso strafottente sul volto. "Vedrai che passerai una notte indimenticabile."
Si allontanò anche lui.
La stanza piombò di nuovo nel buio e nel silenzio, Spencer era rimasta da sola.
Chiuse gli occhi e si lasciò andate in un pianto consolatorio, nella solitudine del laboratorio non aveva paura di farsi vedere da qualcuno.
All'improvviso lanciò un urlo agghiacciante. Iniziò a boccheggiare e ad agitarsi con il solo risultato che la pelle sulle caviglie e sui polsi si graffiò.
Un dolore lancinante partiva dal braccio e si estendeva a vista d'occhio per tutto il corpo. Sembra quasi che mille piccoli coltelli la stessero tagliuzzando ed i muscoli le bruciavano come l'inferno. Urlò con tutta l'aria che aveva nei polmoni, strinse le mani a pugno e serrò la mascella. Era tutto inutile, il dolore non sembrava attenuarsi ma aumentava di potenza. Le lacrime le rigavano a fiotti le guance, il respiro era ansante ed irregolare ed un conato di vomito rischiava di uscirle dalla bocca.
Non aveva mai sentito così tanto male in tutta la sua esistenza e per la prima volta desiderò di morire.
Subito il suo pensiero volò alla famiglia ed a Scott. Cercò di immaginare di essere con lui, di baciarlo e di fare l'amore come avevano fatto molte volte da quando si conoscevano. Tutto inutile ancora, il dolore era sempre lì - martellante ed intenso.
Chiuse gli occhi e si lasciò andare contro la superficie fredda e metallica del tavolo.
Un fiotto di saliva e sangue le colava lungo il mento.
Sperò con tutta sé stessa che il dolore sparisse al più presto. Dopo una quindicina di minuti non ce la fece più e svenne, il suo ultimo pensiero fu Scott.
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Stark Twins » Marvel
FanfictionIl miliardario Tony Stark sembra essersi messo la testa a posto: ha sposato la sua segretaria, la signorina Pepper Potts, ed ha avuto due bellissime figlie gemelle con lei, Spencer e Stacy. Però non è tutto rose e fiori perché Pepper chiede il divor...