La mattina dopo Spencer entrò nel solito bistrò con la voglia di rivedere il ragazzo che le aveva occupato la mente per tutto il giorno precedente.
I suoi occhi lo cercarono subito per il piccolo bar ansiosi di poterlo ammirare di nuovo.
Era seduto allo stesso posto della mattina precedente.
A Spencer sembrò ancora più bello con la camicia di jeans a maniche corte che stava indossando.
La giovane donna prese posto al suo solito tavolino ed aspettò che qualcuno venisse a prendere il suo ordine. I suoi occhi non si staccarono dal ragazzo che - da quando era entrata - non aveva smesso di sorriderle leggermente. Purtroppo quello era il giorno di riposo di Cara e quindi non c'era la sua allegria a tenerle compagnia, ma nel profondo del suo cuore era contenta perché così avrebbe potuto parlare con lo sconosciuto.
"Ciao, Spencey." Esclamò Maggie, la cameriera dai capelli rossi, era anche lei amica sua e di Cara.
Si erano conosciute a scuola e da allora erano diventate un trio inseparabile. "Ti porto il solito?"
"No, Maggie, questa mattina voglio osare! Mi porti una cioccolata ed un muffin alla banana?" Rispose la giovane Stark tenendo gli occhi puntati in quelli dell'uomo, così marroni e così caldi che le fecero sciogliere il cuore.
"Perfetto!" Maggie sorrise notando l'aria assente di Spencer che aveva iniziato a sorridere come una cretina in direzione del ragazzo, mordendosi il labbro.
"Secondo me dovresti parlargli! Non so chi sia, ma quell'aria da uomo vissuto lo rende davvero sexy." Le sussurrò all'orecchio la rossa e poi si allontanò ridacchiando.
Spencer sembrò riprendersi da quella bolla dove c'erano solo lei ed il ragazzo, sbuffò un "Maggie!" spazientita. Poi si mise a ridacchiare anche lei pensando che avesse ragione l'amica.
Tornata nel mondo reale guardò il telefono che in quel momento si era messo a squillare incessantemente.
Sullo schermo comparve il nome di Stacy.
"Spencer, dove sei?" Disse stizzita la gemella dall'altra parte dell'iPhone.
"Sono al bar, come tutte le mattine... Cosa c'è, Stacy?" Il buon umore di Spencer sembrava essermi scemato nell'istante stesso in cui la sorella le chiese dove fosse, di sicuro voleva che andasse subito in ufficio.
"Okay, vieni quando puoi...
Oggi non è indispensabile la tua presenza. Papà è rimasto soddisfatto dal contratto che hai concluso ieri con i cinesi. Lui ha detto che avresti potuto avere la giornata libera, ma io gli ho suggerito che forse è meglio se entri un'ora dopo. Lo faccio per te comunque, so che qui non ti vedono molto bene sia per la tua giovane età che per il ruolo che ricopri e in molti vorrebbero essere al tuo posto." Disse Stacy con la sua solita aria di superiorità, non lo faceva apposta.
"Va bene, grazie. Ci vediamo dopo." Concluse Spencer ed aspettò il saluto della sorella, per poi porre fine alla chiamata.
Maggie tornò con il vassoio con la colazione per la giovane e glielo appoggiò di fronte.
"Allora, visto che adesso sei tornata tra noi, hai deciso di andare a parlare a quel bel ragazzo?" La rossa, a volte, riusciva ad essere anche più invadente di Cara.
Spencer si mise a ridere e la mandò via promettendole che ci sarebbe andata.
Iniziò a sorseggiare di gusto la cioccolata e poi divorò il muffin.
Guardò il ragazzo per qualche secondo, temporeggiando per cercare di trovare il coraggio di andare a parlargli.
Intanto, lui aveva preso in mano un fazzolettino arancione e se lo passò ripetutamente sulle labbra, poi indicò Spencer con un cenno del capo.
All'inizio lei non capì cosa volesse dire e ci arrivò da sola qualche secondo più tardi: si era sporcata il volto di cioccolata.
Si sbatté mentalmente una mano sulla fronte per la figura che aveva appena fatto e poi acciuffò un tovagliolo per pulirsi la bocca.
Imbarazzatissima - sentimento a lei nuovo perché era sempre stata spigliata - si alzò dalla sedia.
Aveva trovato la scusa per attaccar bottone con lo sconosciuto.
Si avvicinò lentamente a lui, le sembrava di essere entrata in un film al rallentatore e lei era la protagonista.
Le parole grazie, mi hai risparmiato una figuraccia con i miei colleghi le si ripetevano nella testa come un mantra.
"Grazie, mi hai risparmiato una figuraccia con i miei colleghi." Disse infatti talmente veloce che per un attimo pensò che il ragazzo non avesse capito.
Lui la fissò per qualche secondo, analizzando ogni particolare della sua figura.
"Figurati." Rispose con voce dolce donandole un sorriso che le fece perdere un battito del cuore. "Mi chiamo Scott Lang."
"Spencer." Balbettò lei accennando ad un timido sorriso. Non si era mai comportata così con un ragazzo: di solito era tutta sorrisini maliziosi e occhiatine provocatrici.
Era una seduttrice nata e non si era mai trovata ad abbassare il viso di fronte a qualcuno, specie se fosse del sesso opposto.
"Vieni spesso qui, Spencer?" Chiese lui. Il suo tono di voce era sicuro e al tempo stesso dolce - il frutto di anni di pratica nel parlare con una donna, di sicuro.
Lei lo guardò ed annuì appena, si perse a fissarlo per qualche istante cercando di capire quanti anni potesse avere. Era più grande di lei, sicuramente, però non riuscì a quantificare con precisione il numero esatto. Forse aveva trenta o trentacinque anni.
"Tu?" Sussurrò lievemente mordendosi il labbro.
"No, a dir la verità ci sono capitato qui ieri per sbaglio."
Spencer si perse ancora in quegli occhi caldi come la cioccolata bollente. Sentiva il cuore esploderle della gabbia toracica, come se volesse raggiungere quello di Scott.
La invitò a sedersi con lui ed cominciarono a parlare.
Superato l'imbarazzo iniziale, Spencer riuscì a riacquistare un briciolo della sua solita spigliatezza.
Scott le fece molte domande: le chiese di lei, del suo lavoro e di cosa le piacesse fare.
Era strano, perché nessuno le aveva mai riservato così tanta attenzione senza avere un doppio scopo.
Di solito, quando faceva conoscenza con qualche ragazzo, non riusciva mai a raccontargli di sé o scoprire qualcosa della nuova conoscenza, l'alcol e
la voglia di farlo subito impedivano ogni tipo di conversazione. Ma Spencer era stufa, stufa di essere usata e di usare il genere maschile.
Succedeva sempre così: un ragazzo carino le si avvicina in discoteca, ballavano, finivano a casa di lui e poi la mattina dopo lei sgattaiolava via come una ladra, senza lasciar traccia di sé, se non un bel ricordo della notte appena trascorsa.
Peter era stato il ragazzo con cui aveva avuto la relazione più lunga, cioè tre settimane nelle quali aveva imparato a mala pena il suo cognome. A dir la verità, avevano parlato pochissimo: si trovano solo alla sera in discoteca ad ubriacarsi e poi finivano a casa di Peter.
Non ci andavano neanche insieme al locale, lei ci andava con Cara e lui con i suoi amici, si trovavano là e lui la cercava solo quando era stufo e così tornavano a casa. Spencer si era trovata più di una volta a pensare a quanto fosse squallida una relazione di quel genere, ma poi si ricordava di quanto fosse fantastico Peter sotto le coperte e quei pensieri svanivano.
Invidiava sua sorella e Steve Rogers, erano una coppia affiatata e si amavano davvero.
A volte, il Capitano andava a casa loro per cenare e Spencer lo osservava con aria piena d'ammirazione, ogni gesto del soldato trasudava amore per Stacy. Anche solo il modo in cui la guardava e le sorrideva.
Aveva sempre sognato una relazione come quella, invece era entrata nel circolo vizioso del sesso occasionale.
Aveva venticinque anni però voleva trovare qualcuno che le desse stabilità, conoscerlo ed iniziare una relazione... E se fosse andata male, nessun problema: il mondo è pieno di ragazzi.Continuò a parlare con Scott per ore, non si sarebbe mai stancata di stargli accanto e guardarlo. Si erano entrambi avvicinati l'uno all'altra, i loro avambracci si sfioravano e c'era un sorriso sulle bocche di entrambi.
Era così magico, sembravano esserci solo loro due nel bar.
Ad interrompere quella dolce atmosfera, il telefono di Spencer iniziò a squillare come un dannato e lei fu costretta a rispondere visto che era sua sorella.
"Ma dove diavolo ti sei cacciata?!" La voce squillante di Stacy le sfondò un timpano. "Dovevi essere qui mezz'ora fa!"
"Scusami, Stacy. Adesso arrivo." Rispose con una punta di tristezza nella voce, non avrebbe voluto lasciare Scott così presto.
"Sarà meglio." Stacy attaccò bruscamente e lei rimise il telefono nella borsa.
"Devi andare?" Le chiese l'uomo davanti a lei.
"Già, purtroppo il lavoro mi chiama." Abbozzò un sorriso tirato e falso, un sorriso che emanava tristezza. "Ma se
vuoi possiamo vederci ancora..."
"Certo! Mi piacerebbe molto." Rispose Scott con entusiasmo.
"Ti lascio il mio numero." Estrasse un bigliettino da visita dalla borsa e glielo appoggiò in mano. Al contatto con la sua pelle rabbrividì.
Si alzò dalla sedia, pronta ad affrontare una ramanzina da sua sorella e da suo papà.
Lui scrutò per qualche secondo il pezzo di carta, c'era sopra un disegnino stilizzato della Stark Tower ed i suoi recapiti.
"Tu sei la figlia di Tony Stark?" Esclamò sorpreso Scott e poi la fissò in attesa di una risposta.
Annuì guardandosi la punta delle scarpe costose con il tacco che indossava.
Non gli aveva detto nello specifico dove e per chi lavorasse ed aveva intenzionalmente omesso il suo cognome; sentiva quasi che le persone cambiassero comportamento nei suoi confronti una volta scoperto di chi fosse figlia.
"Beh, devo andare... Spero di vederti presto, Scott." Lo salutò e girò i tacchi, pronta ad uscire dal bar.
Lo sentì mormorare: "Lo spero anch'io, Spencer."
La giovane sorrise, il cuore le batteva all'impazzata nel petto.
Chissà se l'avrebbe richiamata.
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Stark Twins » Marvel
FanfictionIl miliardario Tony Stark sembra essersi messo la testa a posto: ha sposato la sua segretaria, la signorina Pepper Potts, ed ha avuto due bellissime figlie gemelle con lei, Spencer e Stacy. Però non è tutto rose e fiori perché Pepper chiede il divor...