chapter twenty-one

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Caos, Spencer sentì solo questo intorno a sé.
Gli uomini dell'Hydra avevano fatto irruzione nel piccolo capanno degli attrezzi, svegliando di soprassalto i due amanti.
Brock Rumlow aveva alzato di peso la bionda e l'aveva strattonata fino all'Hummer verde militare. La ragazza tentò di coprirsi il corpo nudo con la coperta, nascondendolo agli occhi dei militari vestiti di nero che stavano per sfondare il cancello della villa di Sanchez. Avevano circondato la sua residenza ed erano pronti a farlo fuori insieme alla famiglia.
Spencer trattenne lacrime di rabbia per non essere riuscita a scappare con il Soldato. Erano stati entrambi imprudenti, si erano lasciati andare ai loro istinti animaleschi ed adesso ne avrebbero pagato le conseguenze.
"Rimani qui, puttana. Hai già fatto abbastanza danni. Cazzo, ti avevo detto di uccidere quel lurido bastardo, non di scoparti il Soldato d'Inverno." Sputò l'uomo e poi la scaraventò nel baule della jeep.
Le lanciò la sua tuta e le intimò di vestirsi.
Ryan Ivanov e Robert Vinogradov lo affiancarono e rimasero a fare la guardia alla macchina.
"Si chiama James." Mormorò Spencer prima che l'agente le girasse le spalle.
Lui la guardò con gli occhi iniettati di sangue e se ne andò, era su tutte le furie. Aveva superato il limite questa volta, l'avrebbero pagata sia lei che il Soldato per aver disubbidito ai suoi ordini.
Un manipolo di uomini stava tenendo sotto tiro il mercenario, era disarmato ma era più potente di tutti quei militari messi insieme.
Brock lo raggiunse e gli tirò un pugno dritto sul volto.
"Mi deludi, Soldato. Non avresti mai dovuto disubbidire ai miei ordini."
Bucky tentò di rispondere al fendente, ma un adepto dell'Hydra fu più veloce di lui e lo tramortì a terra con il teaser che aveva estratto dai pantaloni della tuta.
I militari iniziarono a scagliarsi su di lui, a tirargli calci e pugni su tutto il corpo. Rumlow fissava la scena con un sorrisetto divertito, il Soldato non riusciva a reagire ed incassava i colpi in silenzio.
Un rivolo di sangue gli uscì dalla bocca, gli occhi erano annacquati e pregava in silenzio che Brock dicesse agli uomini di lasciarlo in pace.
"Adesso basta." Tuonò Rumlow, alzando una mano.
Gli uomini si allontanarono dal corpo del Soldato, fissandolo con disappunto.
L'agente iniziò a pronunciare le fatidiche undici parole in russo, quelle che servivano per sottomettere il mastino dell'associazione terroristica.
"Pronto ad ubbidire." Si alzò, dicendo quelle parole con tono apatico.
Il suo viso era tornato ad essere una maschera di ghiaccio, gli occhi erano vuoti e privi di vita.
"Uccidi la famiglia Sanchez."
L'uomo corse verso la villa, seguito dagli altri adepti dell'Hydra e fecero irruzione nell'enorme casa.
Spencer piangeva disperata, aveva assistito alla scena mentre batteva con violenza i pugni sui finestrini dell'Hummer.
"Lasciatelo!" Continuava ad urlare a Ivanov e a Vinogradov, con la voce impastata dal pianto.
I due uomini la scrutavano con un sorrisetto strafottente sulle labbra e ridacchiavano tra di loro, sussurrandosi parole di scherno in russo.
Non appena vide scomparire il Soldato all'interno della villa di Sanchez, si raggomitolò sotto alla coperta. La tuta nera non le forniva abbastanza calore.
Non seppe con precisione quante ore passarono, ma rimase tutto il tempo chiusa in quel fuoristrada a singhiozzare.
Il volto dell'uomo sconosciuto era tornato a tormentarla.

*

Brock Rumlow sbatté con violenza la portiera dell'Hummer.
Il Soldato d'Inverno, Ivanov e Vinogradov lo seguirono in silenzio. Il volto dell'agente era ancora livido di rabbia e nessuno osava dire niente per non scatenare la sua ira.
L'uomo trascinò Spencer fuori dal baule, tendendo stretti i lunghi capelli della bionda tra le dita.
La portò con violenza fino alla stanza dell'elettroshock e la scaraventò a terra in un angolino.
Spencer si portò le gambe al petto e si acquattò contro al muro umido e sudicio.
"Ivanov, Vinogradov, portate qui il Soldato!" Tuonò Rumlow e poi si passò una mano tra i capelli castani, tirati verso l'alto in un taglio a spazzola.
Il dottor Hans fece il suo ingresso nella stanzetta, seguito dai russi e da Bucky.
La donna lo fissò negli occhi color ghiaccio in cerca di conforto, ma la sua espressione era fredda e apatica. Il Soldato d'Inverno aveva preso il sopravvento nella testa malleabile di James.
Quel piccolo sprazzo di lucidità che il ragazzo aveva acquisito da quando Spencer era entrata nella sua vita era del tutto sparito, lasciando spazio al glaciale assassino.
"Fagli il lavaggio del cervello, ha disubbidito agli ordini." Sbraitò Rumlow prendendosela con il povero scienziato tedesco. "Non doveva succedere, la sua mente è sotto il nostro controllo."
Si passò ancora la mano tra i capelli e sbuffò, spinse il Soldato sulla seggiola e gli legò i polsi ai braccioli di ferro. Hans calò l'oggetto circolare sopra ai capelli corvini di Barnes e gli mise in bocca un morso di metallo. L'uomo sapeva esattamente cosa fare e come un burattino eseguiva gli ordini.
Lo scienziato si aggiustò gli occhiali e poi pigiò qualche tasto sul computer collegato alla macchina. Azionò le scariche elettriche e Bucky iniziò ad urlare ferocemente.
Spencer piangeva in silenzio, non voleva assistere a quella brutale scena.
Vedeva il dolore lancinante provocato dall'elettricità negli occhi del Soldato e sul suo viso deturpato dalla sofferenza.
Chiuse gli occhi, le urla di Bucky era l'unico rumore che infrangeva il silenzio assordante di quella prigione.
Quando finalmente Hans spense il macchinario, le lacrime salate si erano saccate sulle sue guance.
Le guardie russe lo trascinarono via, il dottore si dileguò subito lasciando così Spencer e Rumlow da soli.
"Adesso vieni con me, troietta." La prese per il braccio e la alzò di peso, trascinandola fuori dalla stanza.
"Da adesso in poi, tu ed il Soldato sarete separati. Sei riuscita a plagiarlo più tu in questo mese che noi da quando è qui. Sai, potrei renderti come lui - senza emozioni e pensieri. Una macchina nelle nostre mani crudeli, ma è più piacevole vederti soffrire. Io le conosco quelle come te, indomabili come i cavalli.
La forza però... beh, quella riesce a sottomettere tutti."
Arrivarono davanti ad una porta di metallo arrugginito, sembrava blindata e molto vecchia. L'odore di muffa e di aria stantia era irrespirabile ed insopportabile.
"Stark, tu sarai la nostra arma perfetta per distruggere gli Avengers. Non appena avremo il controllo totale della tua mente, ti toglieremo i bracciali che ti impediscono di usare i tuoi nuovi poteri.
Ti cancelleremo ogni ricordo, ti faremo odiare così tanto i Vendicatori che sarai tu stessa ad implorarci di ucciderli. Uno ad uno. Partiremo da quel pompato in calzamaglia blu e rossa, l'eroe americano. Il Soldato ucciderà Captain America, mentre a te toccherà il tuo adorato papino Iron Man." Sputò in terra, poi estrasse dalla tasca dei pantaloni verdi militare un paio di chiavi che tintinnarono nel silenzio del corridoio umido e poco illuminato.
Aprì la porta e spinse dentro Spencer. La ragazza cadette in terra come un sacco di patate, troppo stanca per opporre resistenza alle maniere forti dello scagnozzo dell'Hydra.
"Vaffanculo, Rumlow." Gli sorrise serafica.
L'uomo la ignorò ed alzò gli angoli della bocca in una smorfia strafottente e maligna: "Ti divertirai qui dentro."
Chiuse la porta alle sue spalle ed il rumore dei suoi passì rimbombò, fino a quando non scomparve definitivamente.
Spencer cercò a tentoni qualunque oggetto ci fosse nella camera, era completamente sola e al buio. Dopo numerosi tentativi riuscì finalmente ad arrivare al letto. Ci si sdraiò sopra e si tirò la coperta fin sotto al naso.
Tutto lì dentro era viscido, umido e puzzava di muffa.
Il suo pensiero volò a Steve e pregò con tutta sé stessa che non gli succedesse niente. Non avrebbe sopportato la sua perdita, ma soprattutto non avrebbe mai voluto vedere la sorella dilaniata dal dolore per la morte del suo amato Capitano.
Ma il pensiero che più la tormentava era quello di uccidere suo papà.
Non avrebbe mai concesso a quei schifosi maniaci dell'Hydra di impossessarsi della sua mente. Non avrebbe mai permesso che facessero del male a Tony, Steve, Natasha, Clint, Bruce e Thor. Alla sua gemella, non si sarebbe mai perdonata se le fosse successo qualcosa.
Stacy era la persona più importante della sua vita.
Poi, all'improvviso, l'immagine dell'uomo castano con gli occhi quasi dorati le sfarfallò nella mente. Continuava a tormentarla nei momenti meno opportuni.
Cosa avrebbe dato per conoscere il suo nome, per sapere come mai le affollasse la testa con il suo sorriso abbagliante e dolce.
Chiuse gli occhi, le faceva male la testa a pensare troppo da quando le avevano fatto l'elettroshock.
Si addormentò accompagnata da quel viso tanto bello quanto dolce.

*

Scott rigirò il ghiaccio nel bicchiere di whisky, poi ne bevve un lungo sorso.
La vista gli si annebbiò per qualche istante, giusto il tempo che l'alcolico ci impiegò a raggiungere il suo stomaco, lasciandogli una scia di fuoco per tutto la gola.
Chiuse gli occhi ed appoggiò la testa contro la poltrona sgangherata del piccolo appartamento che condivideva con Luis.
Era da poco passata la mezzanotte, l'ispanico era uscito con i loro due amici in comune - Dave e Kurt.
Scott era rimasto a casa con la piccola Cassie, adesso che Maggie la lasciava stare dal padre cercava di passare tutto il tempo con la sua bimba. Prese un altro sorso dal bicchiere e poi lo appoggiò sul tavolino di legno. Sospirò, gli mancava da morire Spencer.
Pensava lei ogni singolo istante della sua giornata, da quando si svegliava alla mattina a quando si addormentava alla sera.
Era passato un mese, dieci giorni, due ore e 45 minuti.
Uno strazio, sentiva il suo cuore lacerato e vuoto.
Era davvero innamorato follemente di quella ragazza che in poco più di tre mesi gli aveva stravolto la vita rendendola magica, più bella. Avrebbe fatto di tutto pur di ritrovare Spencer.
Tony e Steve non erano ancora riusciti a rintracciarla, sembrava sparita nel nulla.
Senza lasciare traccia di sé.
Cassie fece capolino nel salotto, sbadigliò e si stropicciò gli occhi assonnata.
Saltò in braccio al papà e si accoccolo contro al suo petto.
"Non riesci a dormire, puzzola?" Le chiese con voce dolce e le accarezzò i capelli.
"No. Ho fatto un brutto sogno, papi." Mormorò con la voce impastata dal sonno.
"Me lo vuoi raccontare?"
"Ho sognato Spencer, le facevano tanto male e tu non riuscivi a salvarla. Perché non è qui con noi? Dov'è, papà?" Alzò leggermente la voce e si mise a sedere in braccio al padre.
Scott trattenne le lacrime che minacciavano di uscire dei suoi occhi, tanto simili a quelli di Cassie.
"Non lo so, piccola. Non so dove sia." Rispose con voce triste, poi si alzò e la portò in camera da letto.
La adagio tra le coperte, gliele rimboccò fin sotto al mento e gli lasciò un bacio tra i capelli castani.
"Buonanotte, piccola. Ti prometto che la riporterò a casa." Le disse più a se stesso che alla bambina.
Avrebbe fatto di tutto pur di ritrovare la sua Spencer, il suo primo vero amore. L'amava, più di ogni altra cosa, più di quanto non avesse mai amato Maggie.
Più della sua vita.

Più della sua vita

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