chapter eighteen

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Avviso: ho fatto delle aggiunte al cast, andate nel capitolo apposta a dare un'occhiata. 😉

* * * * *

Spencer colpì in pieno viso il Soldato d'Inverno, macchiandosi immediatamente il pugno del suo sangue color rosso cremisi. Il mercenario non parve sorpreso da questa mossa e la ribaltò in terra con un calcio dritto alla pancia della giovane donna, bloccandole il corpo sul pavimento gelido della gabbia. Ancora una volta, aveva vinto lui.
Le sessioni di allenamento con il mastino dell'Hydra erano estenuanti, Spencer faceva del suo meglio ma non riusciva mai a metterlo al tappeto. Neanche la sua nuova super forza le era d'aiuto, sembrava quasi che l'uomo sapesse ogni sua mossa, anche prima che lei pensasse come attaccarlo.
Brock Rumlow si occupava di lei, decideva l'orario dell'allenamento e dei pasti - anche se una sbobba grigiastra non era considerato tale - ma soprattutto le impartiva una rigida disciplina che lei non aveva.
La giovane Stark era arrogante, non sottostava alle regole e rispondeva alle provocazioni, proprio come suo padre. E all'ex agente dello S.H.I.E.L.D. non andava a genio questo suo comportamento irrispettoso.
Rumlow fissava la scena con un certo sorrisetto compiaciuto dipinto sul volto. Fece un cenno con la mano, il Soldato si tirò su dal corpo della giovane e si mise dritto in piedi con le braccia incrociate al petto.
"Alzati, Stark." Sputò avvicinandosi alla giovane, che giaceva tramortita al suolo.
"Mai." Mormorò la ragazza e si girò su un fianco, portandosi le mani a tastarsi l'addome dolorante. Un rivolo di sangue le usciva dalla bocca.
Brock l'afferrò per il braccio e la tirò su di peso, poi la trascinò fino alle sbarre di metallo della gabbia.
"Tu fai quello che ti dico io."
Ringhiò ad un millimetro dal suo viso, schiacciandole il corpo contro le aste fredde. Per un attimo si godette la sensazione di fresco sulla sua pelle martoriata.
"No, mai." Ripeté Spencer guardandolo con sfida.
L'agente non sopportava il comportamento strafottente della ragazza e le sferrò un pugno sul viso, in preda alla rabbia. Poi la lasciò andare, la giovane si accasciò sul pavimento lurido dell'enorme cella.
"Soldato, vieni qui." Disse poi dandole la schiena, sapeva che non l'avrebbe mai attaccato fisicamente. Anche lei aveva i suoi limiti ed era conscia che se avesse fatto un gesto simile c'era una punizione esemplare ad aspettarla. Lo aveva provato sulla sua pelle, ogni giorno da un mese a quella parte.
"Portala dal dottor Hans, è pronta." Aggiunse con serietà e poi scomparì dalla visuale dei due ragazzi.
L'uomo dai capelli neri la guardò con i suoi occhi glaciali e si affrettò a raggiungere l'uscita della gabbia, Spencer lo seguì in silenzio. Per quel giorno, le era bastato il pugno.
Sorrise compiaciuta, vedere Brock Rumlow perdere le staffe era sempre un piacere per lei. Quell'uomo non avrebbe mai avuto il controllo su di lei, né lui né gli altri adepti dell'Hydra.
Camminarono per qualche istante per i corridoi sudici e poco illuminati del covo, fino a raggiungere un'ala dell'edificio nuovo alla donna. Hans li stava aspettando, tutto impettito nel suo camice bianco.
La stanza in cui venne condotta Spencer era piccola, l'intonaco bianco alle pareti era scrostato ed era arredata da un semplice mobiletto di metallo sul quale era appoggiata una siringa con un liquido giallo fosforescente. La ragazza notò subito una strana botola sul pavimento, chiusa da un lucchetto.
"Spencer, inizierò il potenziamento del tuo corpo. Il siero del Super Soldato ti ha donato una forza sovrumana ma per essere davvero invincibile dovrai avere una sorta di... super potere." Disse lo scienziato avvicinandosi al mobile. Aprì le antine e Spencer notò che dentro c'erano delle bombole d'ossigeno, dei tubicini trasparenti ed un erogatore.
"Sarai in grado di scaturire dal tuo corpo l'elettricità, ma per te ho in serbo molto di più." Il dottor Hans prese in mano la siringa e si avvicinò cauto alla ragazza.
Spencer indietreggiò, il suo viso era impallidito all'istante e la pelle era madida di sudore. Era terrorizzata, il ricordo di tutto il dolore subito era vivido nella sua mente e si sentiva come un animale in gabbia. Andò a sbattere contro il petto massiccio del Soldato che prontamente le arpionò le braccia con le mani. Un brivido le percorse il corpo non appena entrò in contatto con l'arto bionico del mercenario.
"Lasciami." Urlò disperata ma il Soldato era addestrato affinché non si lasciasse impietosire da nessuno. Iniziò a dimenarsi, lacrime calde le scivolavano lungo le guance.
"Ivanov, Vinogradov." Le due guardie russe entrarono nella stanza e tennero ferma Spencer.
"Questo ti farà davvero male." Sussurrò Hans e la guardò impietosito per un minuscolo istante, era l'unico che aveva un briciolo di umanità là dentro.
Poi appoggiò l'ago della siringa sul braccio della ragazza e spinse lo stantuffo.
Il liquido giallo penetrò nella sua vena, iniziando da subito a defluire nel sangue.
Ivanov afferrò l'erogatore e lo posò sul viso della Stark con violenza mentre l'altra guardia la teneva ferma. Robert Vinogradov era un uomo dai lineamenti marcati e gli occhi incredibilmente verdi. La sua chioma era castana ed aveva delle labbra carnose.
Ivanov invece era pelato ed i suoi occhi minaccioso erano di uno strano nero pece.
Entrambi erano alti e muscolosi.
Le legarono caviglie e polsi, poi il Soldato aprì la botola e scese dentro.
Calarono il corpo semi inerme della giovane, il mercenario la accolse tra le sue braccia e poi la adagiò in terra. I militari li raggiunsero poco dopo.
La stanza era illuminata da una piccola lampadina appesa al muro ed era completamente vuota.
Una parte del pavimento era stata sostituta da una vasca d'acqua alta una decina di centimetri, in cui nuotavano degli strani pesci avvolti da fasci di luce elettrica.
Attaccarono l'erogatore all'enorme bombola di ossigeno, la respirazione di Spencer dopo l'iniezione era diminuita notevolmente.
Ivanov la sollevò per le gambe mentre Vinogradov per il busto ed insieme la posarono nell'acqua gelata.
Venne sommersa completamente ed il suo corpo si posò sul fondo di plastica della vasca.
Il respiro lento era l'unico rumore che si sentiva per la stanza, reso più tetro dall'erogatore.
Un pesce le sfiorò la coscia, scaricando una piccola scossa per tutto il suo corpo.
Spencer lanciò un urlo, che risultò ovattato da sotto l'acqua. Gli uomini lasciarono la stanza e richiusero la botola alle loro spalle.
La giovane Stark respirava a fatica, i pesci elettrici la stavano attaccando in diversi punti lacerandole i sistemi nervosi.
Sentiva un incredibile dolore pervaderle tutto il corpo, le lacrime le solcavano le guance andandosi a mischiare con l'acqua tiepida.
Nella sua mente c'era una nube confusa di pensieri, in un mese le sedute di elettroshock erano aumentate ed iniziava a perdere la maggior parte delle sue memorie.
Il volto di Scott era sfuocato nella sua testa, aveva perso quasi tutto delle cose che sapeva di lui. Si rammentava a malapena il suo nome e la faccia del suo amore non era più nitida tra i suoi ricordi.
Chiuse gli occhi, immaginò di baciare quel viso sconosciuto a lei famigliare.
Scott, Scott, Scott. Continuava a ripetere nella mente per paura di dimenticarselo.

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