CAPITOLO 27

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JOSH'S POV-IL GRANDE INCONTRO

Era arrivato. Il giorno che avevo aspettato da mesi era arrivato. Non sapevo se essere elettrizzato o spaventato, ma non aveva importanza. Questa sera sarebbero venuti tutti quelli della scuola, ma l'unica persona di cui avevo interesse era Alice. Ero contento del fatto che venisse a vedere a cosa stavo lavorando da mesi, ma avevo anche timore dei pericoli che quello scantinato avrebbe potuto aver in servo per lei. Tuttavia, se fosse rimasta a casa, non sarei stato concentrato sul combattimento e avrei pensato constantemente a ciò che stava facendo. Per cui Connor si era offerto per tenerla d'occhio.

Eravamo in salotto a casa di Alice. Io e Manuel stavamo ad aspettare le ragazze; non riuscivo a stare fermo ma era più forte di me. Dopo un'eternità Libi uscì dalla camera della mia ragazza, con addosso un tubino nero e dei tacchi alti, i capelli arricciati con i boccoli e un gioiello sul collo. Era una vera bomba! Al suo seguito uscì Ali e ...beh, come al solito rimasi a bocca aperta. Indossava anche lei un vestitino aderente, troppo corto e che faceva intravedere troppa merce, per i miei gusti.

"Tu mi vuoi vedere morto..."

"Ma dai! Non ti piaccio?"

"Si, penso che tu sia molto sexy, ma non voglio che nessun altro la dentro abbia il mio stesso pensiero. Quindi va a cambiarti, per piacere."

"Josh..." disse Manuel stringendomi un braccio con la mano, "lascia stare".

E a malincuore ci avviammo verso la Jeep del mio amico.

Come al solito l'entrata risultò abbastanza scomoda: l'incontro si sarebbe tenuto in uno scantinato e la via più facile per accedervi era una finestrella al livello del marciapiede.

"Io la dentro non ci entro", disse Alice.

"Stai tranquilla, ti prendo io".

Mi imbucai io per primo, feci passare i ragazzi, e poi presi al volo Alice, che cacciò un gridolino quando toccò terra. Quanto l'amavo...

Dovettimo attraversare un labirinto infinito di porte per arrivare alla stanza principale, e per tutto il tragitto Alice non mi lasciò la mano. Non me lo sarei mai perdonato se le fosse accaduto qualcosa...

Giunti nella grande sala, la luce ci abbaglió. Era ghermita di persone ed illuminata da luci a neon sul soffitto. Qualcuno si scaldava sul ring, qualcun'altro era già ubriaco fradicio. Ci venne incontro Connor, che era arrivato in anticipo.

"A lei ci penso io" disse mio fratello riferito ad Ali.

"Ti amo" sussurrai a Lei, in cenno di saluto e mi sorrise.

Questa era la giusta carica!

L'organizzatore dell'evento, Tobi, mi prese da parte e mi fece cabiare: mi tolsi la giacca di pelle e rimasi a petto nudo con i jeans e le Nike. C'era una forte umidità li dentro, infatti poco dopo mi ritrovai il corpo piendo di goccioline di condensa.

Tobi non perse tempo e iniziò l'incontro:

"Ragazze e ragazzi, un minuto per piacere. Facciamo entrare in campo lo sfidante venuto direttamente qua, apposta per farvi vincere una montagna di soldi. Ecco a voi il nostro Brutus!" e una calca di gente si mise ad applaudire o a fischiare.

"E poi Lui, il lottatore che non teme nulla, il nostro uomo preferito. Josh El Diablo!".

Quanto cazzo odiavo quel sorannome. Derviva dal mio primo combattimento: Connor mi aveva portato nella cerchia, come accadeva spesso quando ero più piccolo, e con a scusa che era la sera di carnevale mi ero travestito da diavoletto (avró avuto 10 anni...che vergogna). Non so come mi ritrovai a fare a botte con un ragazzino della mia età, e fu lì che Tobi mi vide per la prima volta e che mi invitó agli altri combattimenti.

Quando misi piede nel ring la folla esplose. Ero io il favorito, non vi erano dubbi, e sapevo che molte persone avevano scommesso su di me. Non mi era concesso sbagliare.

Il mio avversario era molto più corposo di me, ma aveva abbattuto giganti più alti e robusti.

Al suono della capana che segnava l'inizio del duello, Brutus non esitó, e mi si scaglió contro con tutta la sua forza. Prima di assestargli il primo colpo mi assicurai che Alice fosse con Connor, e poi gli diedi un pugno in faccia. Brutus non parve farsi male, e dopo una scrollata di capo mi colpi alla spalla. Io schivai un suo destro e lo colpii allo stomaco. Lui si contorse per il dolore, così non persi tempo a saltargli sopra e a riempirlo di pugni alla schiena e all'addome, finché non cadde a terra stremato.

Il pubblico era in delirio. C'era chi strillava il mio nome e chi imprecava perchè aveva perso una montagna di soldi.

Con gli occhi cercai Alice, ma non la trovai vicino a mio fratello, dove l'avevo lasciata. Piuttosto era in un angoli dello scantinato, e appiccicato a lei, e dico letteralmente attaccato a lei, stava un uomo sulla trentina. Alice cercava di divincolarsi dalla presa sconsiderata di quel tipo, e strillava, tentando di sovrastare la folla. A quel punto non ragionai più, e persi il controllo di me, temendo il peggio:

"BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA LASCIA STARE LA MIA RAGAZZA!!!"

Ricomincio da MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora