ALICE'S POV
"Ehi piccola, che ci fai qua da sola? E poi, questo vestitino, così provocante, mi fa proprio voglia di vedere cosa c'è sotto."
Un attimo. Era bastato un attimo. Dopo l'ultimo colpo di Josh, la folla si era stretta attorno al ring, ed io avevo perso la presa di Connor, che mi aveva tenuta tutta la sera ancorata a lui. E in un attimo quel sudicio ubriaco mi aveva messo le mani addosso e mi stava palpando come una bambola di pezza. Ed io non ero riuscita a fare nulla. La sua presa era troppo forte che non riuscivo ne a divincolarmi, ne a picchiarlo, perchè il panico si era impossessato del mio corpo, e ormai mi vedevo finita. Con la schiena premuta al muro, e solo il viso libero per tentare di sovrastare il vociare delle persone in delirio con le mie urla, vidi il pubblico aprirsi in due parti, come spezzato in due. In mezzo c'era Josh, che arriva a passo di marca verso di me e inizia a picchiare il mio assalitore come fosse un pungball.
Poi i ricordi si fanno tutti offuscati. Mi accasciai a terra, e le persone che mi circondavano diventarono delle ombre che si muovevano freneticamente intorno a me. Mi girava la testa, ma gli occhi ancora restavano aperti. Qualcuno mi sollevó da terra, mi prese per la vita e iniziammo a camminare. Le gambe si muovevano, ma non era la mente ad ordinare di fare un passo dopo l'altro. Mi muovevo come un automa, sorretta dalla figura che mi stava accanto, e che mi portava dove non avevo spaevo. Dopo un tempo indefinito urtai contro una porta d'emergenza semi aperta, e trasalendo, fu come se mi risvegliassi dal trance.
"Ehi Ali!" disse allegramente la voce. "Fortuna che non ti è successo nulla di grave..."
Mi aspettavo che fosse Josh, con il suo tono confortante, o Connor, che mi aveva presa ed ero riuscita ad aggrapparmi a lui, alto com'era. Ma no, non era nessuno dei due. Ci misi un po' a mettere a fuoco la fisionomia del suo volto: capelli castani, ribelli, viso allungato, la barba del giorno prima, gli occhi chiari che spiccavano come fanali nonostante il corridoio fosse illuminato solo da un neon intermittente. Andrea.
Sussultai di nuovo:
"Che diavolo ci fai qua?" dissi cercando di scostarmelo di dosso.
Con uno scossone mi allontanai disgustata, ma mi sentii mancare e caddi a terra come corpo morto cade.
"Vieni qui. Se non ci fossi stato io saresti li ancora accasciata al muro, magari calpestata dalla folla esultante del tuo ragazzo" disse Andrea con fare non troppo sarcastico.
Non avevo voglia di parlare, mi pulsava la testa ed ero tutta dolente. Optai per continuare a camminare...si sarebbe risolto tutto dopo.
"Bello quel piercing!" esclamò notando il luccichio vicino al sopracciglio.
"Sta zitto, Andrea..." lo ammonii io.
Ti pare un'esclamazione da fare?! Che deficiente...
In poco tempo presi coscienza che stavamo ripercorrendo il corridoio che avevamo usato all'inizio della serata per entrare. Lui non parlò per il resto del tragitto, e solo quando arrivammo alla finestrella mi disse:
"Dai, sali."
Cercai di raccogliere tutte le mie forze e mi spinsi fuori dalla piccola cavità. Ero stremata, volevo solo andare a casa. Quando anche Andrea si fu issato fuori mi presi qualche secondo per contemplarlo: il suo volto non rasato era per metà oscurato dalla luce che la luna rifletteva, ma i suoi occhi azzurri si vedevano benissimo. Indossava una maglia aderente e dei jeans strappati lungo la coscia. Peró ancora non sapevo cosa stava facendo qui.
"Mi spieghi perché eri qui?"
"Nulla, sapevo che Lisa sarebbe venuta qua, e non mi fidavo a lasciarla nelle mani di quel Manuel..."
"Allora perché non sei rimasto con lei?" ribattei ancora più acida.
"Cazzo Alice, la vuoi smettere?! Mi stai trattando come un verme, porca troia! Che ti ho fatto?! Eri a terra inerme, non potevo lasciarti li senza fare niente. E porco Dio, sei stata la mia ragazza, ancora provo qualcosa per te, come puoi pretendere che me ne stia con le mani in mano?"
Non sapevo cosa rispondere. Ero confusa, arrabbiata, sconsolata e triste. Non riuscii a formulare che un:
"Ora portami a casa."
Probabilmente avrei avuto tanto da dirgli, avrei voluto dirgli che mi mancava, che forse avevo sbagliato a lasciarlo, ma ora avevo una nuova vita e non c'era spazio per lui. Avrei voluto dirgli che avrebbe fatto meglio a dimenticarmi, e a ristabilirsi, perché dopotutto lui aveva ventun' anni, e io solo diciassette, e tra noi ora non poteva più funzionare.
"Certo, ti riporto a casa! Tanto io sono il taxi-driver! Mi pare logico, sempre al tuo servizio!"
Mentre lui borbottava imprechi contro chissà chi, io rabbrividii di nuovo al pensiero di quel sudicio che mi toccava il culo.
Salita in macchina ci dirigemmo verso casa, con la radio spenta, senza dire una parola. Andavamo veloci, troppo veloci, ma Andrea era solito ad evadere il limite. Perché normalmente non ti aspetti che la gente non rispetti i semafori. Perché di solito non ti aspetti che una BMW cabriolet ti spunti davanti senza rispettare lo stop. Perché non ci pensi che se vai troppo forte, potresti andare a sbattere.
"PORCA PUTTANA! FRENA, FRENA, FRENA!!!!!!"
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ANGOLO AUTRICE
Buonasera ragazze belle! Mi volevo nuovamente scusare per la mia assenza, ma sono seppellita dai compiti, e poi internet non si decide a funzionare :/ Questo capitolo non é uno dei migliori, ma almeno vi prepara a quello che succcederà dopo u.u Aspettatevi di tuttooo!!. Fatemi sapere se vi sta piacendo o meno questa ff, e se avete domande da fare non esitate a scrivermi sulla posta privata ;) Un abbraccio a tutte e grazie per i bellissimi commenti e per i voti ♥. Buona lettura, Pidge ♡
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Ricomincio da Me
JugendliteraturAlice, una ragazza di 16 anni perennemente impegnata a insegiure suo padre fra un trasloco e l'altro, si trasferisce per l'ultima volta in una piccolà città, dove inizia una nuova vita. Il suo amore da favola si chiama Andrea, ed è il ragazzo di cui...