CAPITOLO 20

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"Pronto?!... Si... Oh cazzo arrivo!"

Merda, merda, merda, merda e ancora tanta merda!

Mi aveva appena chiamato Nina, che era in ospedale, ad aspettare che mio padre uscisse dalla sala operatoria. Era stato coinvolto in un incidente mentre stava tornando a casa, e lo avevano dovuto operare d'urgenza. Mi venne un colpo al cuore e per poco non svenni. Da quando era morta la mamma...ero sempre in ansia! Certo, mio padre era un deficiente, perchè passava più tempo al lavoro che con me e mia sorella, ma era pur sempre mio padre. Saltai in sella alla moto di Josh e ci dirigemmo a grande velocità verso l'ospedale.

Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo papà resisti...

Impiagammo poco tempo per arrivare alla struttura, ma ne perdemmo altrettanto per cercare la sala giusta. Dopo mille giri spalancai una porta d'emergenza e mi ritrovai di fronte Nina con mia sorella; tirai un sospiro e mi girai verso il mio ragazzo, che mi raggiunse tutto trafelato. Mi scappò un sorriso.

Per essere uno che fa a botte non riesce a tenere il passo di una ragazza.

Gli presi la mano e andai verso Dany:

"Ciao..."sussurrai per non disturbare le altre persone sedute nei paraggi.

La bambina mi corse incontro e mi si aggrappò; così fui costretta a lasciare la stretta rassicurante di Josh e prenderla in braccio. Forse non sapeva nemmeno quello che era successo, ma mi venne in automatico dirle:

"Stai tranquilla, ci sono io adesso".

Era mio dovere essere forte per lei, dovevo essere il suo punto di riferimento. Ero sua sorella, e quella piccola bambina indifiesa era stata l'unica ragione per cui tutte le sere tornavo a casa. Ci dovevo essere, per lei. Mi accomodai in una sedia maciullata di fianco a Nina e le chiesi:

"Niente di nuovo...?"

"No, è ancora dentro, ma non sembra grave. Lisa dovrebbe arrivare a momenti...".

Ero sollevata. La preoccupazione si allentò un poco, e mi sistemai un po' più comoda sulla sedia. L'unico modo per smorzare l'attesa estenuante era la musica. Percui, con Dany appisolata sul petto, tirai fuori dalla tasca le cuffiette e ne porsi una a Josh. Feci partire la playlist a caso, e venne fuori L'universo tranne noi di Max Pezzali, una di quelle canzoni strappalacrime che non ti piacciono, ma non le elimini, le lasci a marcire fra la lista delle belle canzoni.

Guardai Josh, e non so perchè ma mi uscì una lacrima. Per un momento avevo pensato di poter perdere mio padre, e sarebbe stato troppo per me. Ma ora, con il testo di quella canzone, le emozioni contrastanti della giornata vennero a galla e mi lasciai trascinare. Josh si avvicinò a me, mi strise un braccio intorno alle spalle e mi diede un bacio sulla fronte. Mi asciugò le lacrime che continuavano a scorrere silenziose e mi strinse ancora piú forte. Ora ero io quella che aveva bisogno di qualcuno che fosse forte per me, un punto a cui aggrapparmi. E lui era li. Dopo aver ascoltato e riascoltato tutte le canzoni per almeno quattro volte, un dottore uscì dalla sala operatoria e annunció:

"Il paziente ha avuto qualche emoragia intera e sarebbe meglio che rimanesse qua per la notte, per alcuni accertamenti".

Così Nina ribattè:

"Ali, tu vai a casa con Dany e senti dov'è finita la tua amica. Io rimango qua."

"Ma..." feci per ribattere io, ma non mi diede il tempo di finire la frase che concluse:"Da brava, va casa e vatti a riposare".

E da bravo soldatino ubbidii. Poi mi venne un dubbio:

"Io sono venuta in moto con Josh, Dany dove la metto?"

e proprio in quell'istante apparve qualcuno alle mie spalle:

"In macchina mia...".

Mi voltai, e vidi la sagoma di un ragazzo alto e magro. Andrea. Mi venne incontro sostenendo il mio sguardo e mi staccò la bimba dalle mani. In effetti lui era una delle poche persone di cui mi fidavo a lasciarli mia sorella, nonostante tutto. Senza aspettare di più mi incamminai verso l'uscita.

Durante il viaggio Josh non aprì bocca, ci limitammo entrambi a stringerci, io con una mano nella tasca dei suoi jeans, lui con la sua mano stretta fra la mia. Arrivammo tutti contemporaneamente, così presi Dany dalla macchina di Andrea e mi incamminai verso casa mia, mentre lui schiavava la porta di casa sua. Entrai rapidamente nella mia abitazione, seguita dal mio ragazzo e mi diressi a grandi passi verso la camera di mio padre. Josh sembró indugiare un attimo sulla soglia, poi si fece avanti, date le circostanze. Misi mia sorella sotto le coperte e mi accocolai vicino a lei; Josh arrivò e si mise dall'altro lato.

Ancora una volta aveva dimostrato di essere il migliore. Mi era stato accanto per tutta la giornata e non aveva battuto ciglio. Mi resi improvvisamente conto che non c'era bisogno dell'anello per dimostrare il suo amore per me, bastavano i suoi gesti a dirmi tutto.

Poco dopo si unì a noi anche Sofia, facendo le fusa e ignara di tutto l'accaduto.

Ora dormi signorina...

Giusto, coscienza.

"Ti amo..." gli sussurrai.

"...Io di più..." mi rispose Lui con un filo di voce.

E sprofondammo nel sonno.

Ricomincio da MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora