CAPITOLO 18

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JOSH'S POV

Cazzo, non sapevo proprio come dirglielo! Io, il ragazzo che trovava sempre la parole giuste per tutto, ora appariva come un pivellino. Questa ragazza mi mette proprio sottosopra... Presi coraggio e le dissi, con tono pacato:

"Io non sono venuto in Italia solo per fare lo scambio culturale della scuola...";

sul suo volto non appariva nessuna impressione, quindi continuai:

"Faccio parte di un club per cui devo fare a botte con alcune persone, e altri scommettono sulle vincite. Ecco, tra poco mi hanno organizzato un incontro con un colosso e poi sarei dovuto tornare a casa. Ma da quando ti ho conosciuto ho deciso di rimanere qua. Ora sei la persona migliore della mia vita, e beh...volevo solo dirti questa cosa...perchè se tu mi volessi lasciare per questo fatto del club non te ne farei una colpa".

Ecco, le avevo detto tutto. Ora la mia vita dipendeva tutta da quella ragazza, così timida ed ingenua, che mi aveva rubato il cuore. Nel suo sguardo leggevo stupore; sicuramente lei era stata sempre la brava ragazza, che frequentava bravi ragazzi, che sicuramente non facevano a botte per guadagnare soldi... Mi sentivo morire dentro. Poi le comparve un sorriso sulla faccia, e mi disse:

"Ma quanto sei stupido? Come potrei lasciarti per una cosa del genere? Ho sempre sognato di partecipare ad un incontro di box!!!" e poi scoppiò a ridere.

Oddio...la sua risata *-*.

Non potei fare a meno di ridere anch'io e poi la baciai, avevo fame della sua bocca, la volevo vicino a me, per sempre.

Ero stato sempre circondato da una miriade di ragazze "facili" e non avevo mai avuto una relazione seria. Non era da me.

Ma Alice, porca miseria se era diversa, ero totalmente dipendente da lei, dal suo profumo, dai suoi capelli, dai suoi occhi.

Lei si avvicinò a me e si fece avvolgere dalle mie braccia. Ero così sollevato che non era preoccupata per le cose illegali che facevo, che non mi accorsi che era già passata un ora.

Poi mi ricordai delle foto, e mi venne in mente un regalo che le avrei potuto fare.

Controvoglia, la rialzai e le dissi:

"Dai andiamo che è tardi! Salta su!"

e la invitai a salire a "cavalluccio". Lei senza esitare mi si avvinghiò e la sua presenza mi fece venire in mente dei pensieri perversi.

Deficiente, non rovinare tutto con i tuoi pensieri!

Per il resto della giornata non riuscii a pensare ad altro. Nella mia mente c'era solo Alice.

Alle 19:00 rientrammo in albergo e feci una fatica a lasciarle la mano; lei era in imbarazzo, perchè soffriva di una strana sudorazione delle mani, e quindi le aveva sempre umide. Mi diceva:

"Dai, ma non ti fa schifo sentire le mani umide di sudore?".

No, non mi faceva schifo, avrei toccato anche la merda pur di stare attaccato a lei. Com'era buffa!

La sera ci servirono un pasto decente, e mentre ci gustavamo i nostri hamburger promisi a Giulio che avremmo fatto una partita alla play in camera, GTA 5. Quel gioco è il massimo! Però non volevo stare senza Ali, percui mi venne l'idea di far venire lei e Roberta in camera nostra; grazie a Dio Giulio acconsentì.

Erano le 11:10, le ragazze avrebbero dovuto essere arrivate nella nostra camera da almeno 10 minuti.

"Stai calmo fratello, arriveranno",

mi diceva Giulio mentre collegava la play a quel catorcio di tv che avevamo in stanza.

Alle 11:20 decisi di uscire e andare a cercarle; doveva essere successo qualcosa. Forse le avevano beccate i prof, forse stavano male, ma la mia coscienza mi diceva che era successo qualcos'altro.

Coglione che aspetti a cercarle? Muoviti! , mi ripeteva la coscienza.

Mi muovevo di soppiatto fra i corridoi dell'hotel, senza trovare nessuno: nella loro stanza non c'erano, nella stanza di Laura nemmeno. Mi diressi verso il bar e sentii dei rumori, più simili a dei lamenti. Mi sporsi da un angolo, e vidi Roberta addormentata su un divanetto e Alice stretta fra la morsa delle braccia di un ragazzo di un'altra classe, che la stava baciando, mentre lei protestava, colpendolo con forti pugni al petto.

"Pezzodimerdalascialastare!!"

urlai senza più contegno. Era Michael, ecco chi era. Avevo perso il senno e gli assestai un destro in piena faccia. Subito Alice cadde fra le mie braccia, gli occhi sgranati, il volto sconvolto.

"Ti ha fatto del male...?" le domandai.

Ma fui buttato a terra da un calcio del ragazzo. Grazie a Dio gli allenamenti per il grande incontro mi furono utili: gli diedi un calcio negli stichi e, mentre si piegava contorcendosi dal dolore, lo presi per la maglia e lo attaccai al muro. Lui riuscì a tirarmi un pugno sul naso, ma poi lo buttai a terra e gli diedi una gomitata nello sterno. Mi girai verso Alice, con la faccia paonazza per lo sforzo. Lei era accovacciata a terra, con le ginocchia raccolte al petto, gli occhi fissi nel vuoto.

"Hei" le sussurai"ora ci sono io..." e Ali sembrò rianimarsi.

Intravidi il mio riflesso in uno spacchio del bar: quello stronzetto mi aveva fatto un livido enorme sul naso, ma non mi importava, perchè l'importante era che Alice stesse bene.

Mi allontanai da Lei solo un attimo, perchè mi ricordai di Robi. Mi avvicinai all'amica e la scossi per le spalle, nel tentativo di svegliarla; lei riaprì gli occhi con un sussulto, e improvvisamente si ricordó tutto. A quanto diceva, pare che Michael le abbia invitate a bere qualcosa e, fatta fuori Roberta con una specie di sonnifero, si stava per approffittare di Alice. Al solo pensiero di questa cosa venni ripercosso da un'ondata di rabbia, che repressi subito nel vedere il volto spaesato della mia ragazza.

"Andiamo in camera..."

le intimai, prendendo in braccio Alice. Lungo il tragitto verso la stanza Lei mi chiese:

"S-stava per...stuprarmi..."

"No" dissi io sicuro, "Non gliel'avrei permesso".

Voltando l'angolo andai a sbattere contro un uomo alto e ben impostato, che ci guardava con aria sbigottita. Era De Camelis. Il prof di ginnastica.

Oh cazzo...

Ricomincio da MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora