La quite dopo la tempesta

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La felicità accumulata durante il weekend si eclissò in pochissimo tempo. 

Era una calda giornata a Roma, il termometro raggiungeva i 37° e non c'era una sola nuvola in cielo; il vento scarseggiava anche sotto i grossi alberi piantati nel nostro cortile. Mi affacciai alla finestra il Lunedì mattina: Francesco stava preparando la valigia e la città fuori si stava svegliando; le vecchiette che animavano quella parte di quartiere si erano ritrovate davanti un portone e tutte insieme partirono verso il mercato poco distante, aggiornandosi sugli ultimi scandali di quartiere, come piaceva chiamarli a me. Poi notai altri due signori anziani tenersi per mano, scambiandosi qualche bacio imbarazzati: era bello vedere due persone di quell'età essere ancora così innamorati. 

Ero intenta a guardarli con invidia a dir la verità quando sentii le mani di Francesco cingermi la vita <<Li guardi interessata>> sorrisi e mi girai <<Già. Guardali, sono anziani ma molto innamorati ancora. Mi fanno invidia>> <<Perché?>> <<Perché vorrei arrivare alla loro età così>> li guardammo ancora mentre, mano nella mano, si dirigevano verso la strada <<Spero che mi amerai ancora quando non sarò più un baldo giovane>> non feci subito caso a quello che disse e in fretta cambiò discorso <<Amore senti, ma la maglietta grigia dove sta? L'avevo lasciata qui ma non la trovo>> <<Dove dovrebbe essere, nell'armadio>> fece una smorfia e andò ad aprire l'armadio <<Ah... è vero, eccola>> lo guardai finire di sistemare le ultime cose: ero felice di averlo incontrato quel giorno; lo presi anche come un segno positivo del destino. <<Amore che c'è?>> mi disse lui sorridendomi, avvicinandosi a me <<Mi rendi felice. Con te è tutto più bello, sto bene in tua compagnia>> <<Piccola, come mai questo sentimentalismo?>> <<Non lo so, colpa tua forse>> mi diede un bacio sfoggiando un gran sorriso; con lui, il mondo intorno a me assumeva colori più caldi e gioiosi. Vedevo tutti con occhi nuovi, come un bambino che scopre il mondo che lo circonda per la prima volta <<Mi dispiace di tutto quello che è successo Giovedì. Ho un brutto carattere, lo so>> <<Ti amo piccola, con i pregi e con i difetti che hai. Tutti ne abbiamo; io accetto volentieri i tuoi, fanno parte di te>> <<Ed io i tuoi, mi piaci così>> lo abbracciai per poi tornare alla realtà <<Fra quattro ore ho il treno, mi accompagni?>> <<Per salutarti di nuovo? Non voglio farlo>> sbuffò leggermente <<Oh dai, non mettermi il muso. È una situazione che non piace nemmeno a me ma come hai detto tu, l'amore è più forte di tutto>> aveva ragione, era come se in quel momento però ci fossimo scambiati i ruoli: ora ero io a non sopportare la distanza, forse perché, dopo quello che era successo, la paura di perderlo era aumentata <<Ho comunque paura di perderti. Io...Fran, sei l'unica cosa bella che mi sia mai capitata, mi basta guardarti negli occhi per essere felice e capire cosa vuol dire essere innamorati>> non lo guardai ma timidamente, mi tirò su il viso <<È la cosa più bella che una ragazza potesse dirmi. A volte questa paura prende anche me perché siamo distanti ed è come se non fossi in grado di darti quello che vuoi. Però so che mi ami come io amo te. E questo nessuno potrà cambiarlo>> 

Tolse la valigia dal letto e si sdraiò; senza pensarci troppo, lo seguii a ruota e mi misi fra le sue braccia <<Ah sì, gli abbracci mi mancheranno tanto in questi giorni>> posai la testa sul suo petto mentre lui passò una mano fra i miei capelli <<Fai durare questi minuti in eterno>> lo sentii ridere, la sua mano scivolò fino alla guancia così alzai la testa e lo guardai, passò delicatamente il pollice sulla mie labbra <<E non sai queste quanto mi mancheranno>> <<Allora baciami>> lo fece ma continuò ad accarezzarmi il viso <<Mi mancherai tanto, piccola>> <<Anche tu>> <<La prossima volta che ci vedremo non sarà né Roma né Bologna, però>> sorrisi all'idea <<Andremo in vacanza insieme>> <<Non so se puoi considerarla vacanza, fra tutte le persone che vedrai>> <<Smettila, sono contenta invece. Voglio assolutamente rivedere la tua famiglia, Piero specialmente>> <<Perché proprio lui?>> cambiò leggermente il tono della voce <<Beh lui ci ha accolto senza preoccuparsi troppo, ci ha fatto entrare nella sua vita privata che per una persona della sua fama non è da poco>> intuii che quella frase non gli andò molto a genio <<Non hai motivo di preoccuparti. Gli voglio bene tutto qui, adesso però stringimi ancora ti prego>> non ci pensò due volte. Furono i momenti più belli di quella giornata così soleggiata ma che presto avrebbe perso molto del suo brillante colore.

Let Me Hold You || Francesco Barone ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora