La partenza e il Donatello

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Il Giovedì mattina preparai la valigia con estrema malinconia e tristezza, ripresi tutte le cose lasciate in giro per la stanza, sistemai accuratamente i souvenir e preparai la mia borsa: ricontrollai un'ennesima volta in giro e chiusi la valigia. Misi in borsa lo stretto indispensabile e chiamai Emma <<Emma buongiorno, ti ho svegliato?>> <<No Gio assolutamente. Come va?>> feci una piccola risata soffocata poi le risposi <<Malinconica di già. Ascolta, vorrei stare ancora un po' con te oggi. Il mio treno è stasera ma devo necessariamente lasciare la stanza>> <<E me lo chiedi? Vieni a casa mia. Vuoi che ci vediamo da qualche parte?>> vagamente, ricordai che la sua abitazione non era molto lontana per cui la rassicurai dicendole che sarei andata io senza problemi. Mi mandò via messaggio la via esatta e il bus da prendere: tutto curato nei minimi dettagli. Scesi alla reception chiedendo gentilmente di poter posare le valige fino alla sera e mi risposero che non vi erano problemi al riguardo. Uscii velocemente quindi dal mio hotel e mi diressi verso la fermata dell'autobus: Emma non abitava lontano dal centro ma sicuramente era fuori dal Quadrilatero. Per tutto il tragitto, misi le cuffie nelle orecchie ascoltando ciò che capitava ma non prestai molta attenzione finché non arrivai alla mia fermata. Scesi di corsa e tramite il navigatore riuscii a trovare casa della mia amica. Bussai con un po' di timore e, alla porta, venne sua mamma: era una signora alta e molto bella che non mostrava la sua età e che mi accolse a braccia aperte. Chiamò sua figlia che scese dal piano superiore della casa e dalle scale la sentii urlare <<Giorgia sali che ti faccio vedere la mia camera>> con un cenno d'assenso sua mamma mi guardò, le sorrisi e salii: era una camera grande, degna di un'universitaria lavoratrice; aveva il sogno di diventare un architetto e per questo la prima cosa che notai nella sua camera, fu un enorme leggio con delle bozze sopra; non si vantava del suo lavoro ma era davvero brava.

Notai inoltre diversi fumetti ma soprattutto la nostra foto scattata molto tempo fa nella Capitale <<Oh mamma mia Emma. Questa foto è vecchissima. Rifacciamola eh>> la posai facendo una smorfia di disgusto mentre lei scoppiò a ridere e ci mettemmo sedute sul letto, sorseggiando del thè freddo <<La tua casa Emma è bellissima. La tua stanza anche. Inoltre... Mi piace davvero tanto questa città, me ne sono innamorata>> <<Ti ringrazio cara ed è bello sentirti dire queste cose. Ma dimmi la verità... Ti sei innamorata solo della città?>> Non capii subito la sua domanda così, stupidamente, le chiesi di ripetere ma poi vedendo la sua espressione ammiccante capii che si stava riferendo a Francesco <<Oh... So a cosa ti riferisci. Non posso dire di certo di esserne innamorata ma sicuramente mi ha colpito molto>> <<Come darti torto in fondo. È un ragazzo davvero misterioso e affascinante e forse per te ancor di più>> Bevvi l'ultimo sorso di thè e cercai di mettere subito le cose in chiaro <<Non aggiungere altro, non mi interessa da quale famiglia proviene, mi interessa solo lui e la sua persona>> Forse esagerai con il tono della mia voce poiché vidi la sua espressione farsi più cupa <<Scusami ma è una cosa a cui penso da quando me lo hai detto. Vorrei conoscerlo meglio, vederlo più spesso ma non so come fargli capire che non mi interessa il suo cognome>> diventai triste perché apparentemente non trovai una soluzione <<Mh... Allora sai che facciamo?>> Disse Emma attirando la mia attenzione <<Oggi andiamo a pranzo tutti insieme e facciamo in modo che tu ci stia da sola ancora un po'. Dovrai vedertela tu però e giocarti per bene le tue carte>> A sentirla parlare così mi si contorse lo stomaco <<Che cosa? E che dovrei fare scusa?>> non mi diede una risposta, stava tutto a me.

Erano da poco passate le 13 quando mi arrivò un messaggio da Emma <<Ci vediamo alle 13:30 al Nettuno>> preventivamente, mi preparai i vestiti migliori e mi truccai meglio. Ripresi la mia borsa e mi diressi verso la statua tanto amata dai bolognesi; ero molto nervosa ma cercai di non darlo a vedere. Arrivai li alle 13:30 puntuale ma non vidi nessuno se non Francesco da lontano. Mi avvicinai con imbarazzo e diedi un colpo di tosse, si girò quasi spaventato, mi salutò e... di nuovo quelle sensazioni; lo salutai cercando di rimanere il più tranquilla possibile e aspettammo lì insieme senza parlare almeno per una decina di minuti quando ad entrambi arrivarono dei messaggi "Non possiamo venire, abbiamo avuto un contrattempo"; imbarazzati ci guardammo ma Francesco sciolse il ghiaccio <<Io ho comunque fame, ci andiamo a prendere qualcosa?>> In fondo la fame si fece ben sentire <<Molto volentieri>> <<Hai già assaggiato le cose tipiche?>> <<In realtà no>> <<Allora vieni con me>> lo seguii giù per Via Indipendenza fino a quando non girò ad una via poco trafficata e si fermò di fronte un ristorante: il Donatello era uno dei più rinomati della città e lo ricordai anche tramite le parole di Emma; Francesco stava entrando ma lo bloccai una volta che lessi di sfuggita i prezzi esposti fuori <<Fra, io... Io... non posso permettermelo>> gli dissi dispiaciuta ed imbarazzata <<Credi che ti avrei mai fatto pagare qualcosa?>> Sorrise, mi prese la mano e la mise sotto il suo braccio; entrammo e il ristorante era meraviglioso: sui colori dell'oro, le sue pareti erano adornate con quadri e foto di personaggi famosi in visita al locale; era tutto così perfetto e così in ordine che, entrando lì, sembrò di varcare la soglia di in un mondo barocco. Il titolare salutò affettuosamente Francesco dandogli i posti migliori del ristorante, leggermente nascosti dall'entrata <<Chi è questa fanciulla?>> chiese a Francesco guardandomi <<Piacere, mi chiamo Giorgia>> <<Che bel nome che hai, piacere mio e benvenuta. Sai che il tuo amico viene qui da tempo? Pensa che ha festeggiato la sua laurea da me. Mi ha portato anche non poca notorietà grazie a suo fratello e agli altri ragazzi de Il Volo>> Guardai Francesco che abbassò lo sguardo <<Scusate ragazzi, mi chiamano. Porto il solito, Francesco?>> <<Eh sì grazie mille. Ti piacciono i tortellini vero Gio?>> La situazione si era fatta leggermente imbarazzante ma decisi di non parlare di quell'argomento <<Eccome se mi piacciono. E così hai festeggiato qui la laurea, wow che posto meraviglioso>> mi guardò con aria interrogativa, chiedendosi probabilmente se avessi ascoltato bene le parole di quel signore. Arrivarono i piatti: salumi misti come antipasto, tortellini rigorosamente in brodo come primo e una porzione di patatine fritte <<Ok Gio queste non erano incluse ma... mangiamoci anche queste>> chiacchierammo ancora dei nostri interessi e questo ragazzo diventava sempre più interessante: scoprì che per un periodo, soggiornò a Londra; i suoi interessi primari erano la letteratura (russa in particolare) e l'arte in generale ma non si faceva mancare svaghi come il calcio o le serie tv. Finito il pranzo, fu così gentile da pagare il contò, salutammo il proprietario e uscimmo di lì <<Ti ringrazio per il pranzo Francesco era tutto buonissimo>> Sorrise e ci dirigemmo al Parco della Montagnola che a quell'ora era desolato; ci sedemmo su una panchina rigorosamente sotto un grande albero in silenzio, quando improvvisamente Francesco mi chiese <<Sapevi chi ero vero?>> Decisi di dirgli la verità <<Emma me lo ha detto, personalmente non sapevo chi fossi inizialmente>> <<Quindi conosci Il Volo>> <<Beh si ne sono fan da un po' ma non ho mai guardato la loro vita privata>> Non so se ci credette o meno a questa storia ma poi cambiai discorso <<Questa sera ho il treno di ritorno per Roma>> lo vidi girare lo sguardo altrove e parlare seriamente <<Dovresti essere contenta di tornare a casa no?>> Mi girai e lo guardai bene, aveva aperto un bottone della sua camicia da cui si intravedevano dei tatuaggi <<No>> risposi d'istinto <<Come no? Studierai qui, di tempo ne hai>> non smisi di guardarlo anche se lui non ricambiò lo sguardo <<Ma io voglio rimanere qui ora, passeranno mesi prima di poter tornare>> Frugò nella sua borsa cercando una penna e un foglietto, cominciò a scrivere <<Allora mi raccomando, non farne passare tanti e torna il prima possibile. Ma nel frattempo tieni>> mi porse il biglietto su cui aveva appena scritto qualcosa e lo lessi, dentro c'era il suo numero di telefono <<Non scrivermi il tuo, conto che mi chiami>> lo guardai con sorpresa e gli sorrisi <<Grazie. Ora però devo ritornare in hotel per le ultime cose e poi ho il treno. Ti va di accompagnarmi in albergo?>> accettò volentieri e tornammo indietro verso l'hotel scambiandoci ancora poche parole; arrivammo forse troppo presto. Mi girai verso di lui che mi sorrise <<Fai buon viaggio Giorgia mi raccomando>> stavolta lo abbracciai <<Ciao Francesco>> lo strinsi a me, agii semplicemente d'istinto. Quando lo lasciai, lui fece scivolare la sua mano fino alla mia e la strinse <<Ciao Giorgia>> lo guardai ancora negli occhi e a malincuore lasciai la sua mano. Rimase immobile davanti l'hotel ed io, a fatica rientrai nella hall. Mi girai per salutarlo di nuovo e poi andai diretta nella hall per recuperare la valigia, con i pensieri ancora focalizzati su di lui.

Let Me Hold You || Francesco Barone ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora