Prestai attenzione a non bagnare i capelli, non avrei potuto asciugarli senza la luce del sole. Dovetti dunque racchiuderli in uno chignon, servendomi di un rametto per tenerli fermi.
Una volta finito di darmi una ripulita, mi distesi su uno scoglio ed aspettai che il mio corpo si asciugasse; non esistevano asciugamani, da quelle parti, bisognava accontentarsi di ciò che si aveva a disposizione.
Finalmente asciutta, mi fu possibile indossare nuovamente i miei vestiti e, proprio come Pan aveva detto, una nuova maglietta era posata sulla sabbia; era simile a quella precedente ma un po' più lunga, con l'intento di coprire l'evidente cicatrice che Felix mi aveva procurato.
Il colore del cielo stava cambiando, un delicato celeste sostituiva l'intenso blu della notte.
È davvero così tardi? Quante ore ho a disposizione per dormire, prima di dovermi svegliare e rimettermi a lavoro?Sbuffai, prima di mettermi a correre; se Pan mi avesse sorpresa a girovagare per l'isola, chissà quali sarebbero state le conseguenze. Ma, dopotutto, era stato lui a non volermi mostrare la strada per raggiungere la spiaggia. Non avrei fatto così tardi, se si fosse preoccupato di aiutarmi.
Raggiunsi finalmente il campo e, senza proferir parola, mi distesi sul terriccio umido. Mi sistemai in modo da star comoda, mentre un leggero venticello mi carezzava la pelle.
E se l'isola fosse abitata da animali selvaggi?
"Dannato Pan!" esclamai a denti stretti, spingendomi contro un tronco d'albero abbattuto ─ lo stesso sul quale erano soliti sedersi i bimbi sperduti durante i falò. Infine, lasciandomi cullare dalla dolce voce di mia madre, che ancora risuonava leggiadra nella mia mente, caddi in un sonno profondo.( ... )
Mi svegliai di soprassalto, sgranando immediatamente gli occhi. Avvertivo un peso gravare sul petto, come se le mie preoccupazioni mi avessero portata a svegliarmi.
Ma certo, è proprio così! È ora di mettermi a lavoro!Strofinai gli occhi, mentre mi alzavo. Quando li riaprii, notai la figura familiare del ragazzo che, ancora intento a suonare quel flauto rotto, sedeva sulla solita roccia a gambe incrociate. "È tardi" disse con calma, prima che potessi dargli il buongiorno "Io ... scusami" sussurrai, avente ancora le labbra impastate dal sonno "A giudicare dai tuoi occhi, hai fatto le ore piccole" potevo avvertire un tono accusatorio nella sua voce, ma pacato al contempo. Non sapevo cosa dire in mia difesa, ma fu lui a parlare prima che potessi farlo io. "Credevo di averti dato un coprifuoco, ma magari mi sbaglio" "Hai detto che avrei dovuto fare ritorno al ritrovo subito dopo aver fatto un bagno ed è proprio quello che ho fatto!" dissi tutto d'un fiato, elevando leggermente il tono della voce "Non gridare di primo mattino, tesoro. Con quei capelli così disordinati, sembri una mendicante ormai andata" distorse le labbra in una smorfia di disgusto accompagnando le parole con un gesto teatrale della mano, mentre recuperavo il pettine che avevo costruito il primo giorno. "Non ti sarà consentito ancora ciò che è accaduto ieri. Esigo che tu sia esattamente dove dovresti essere a quell'ora, cioè qui. Spero di essere stato chiaro" "Certamente, Signor Pan!" risposi, palesemente ironica "Ma capita di far tardi, quando si è troppo impegnati a nuotare nudi al bagliore della luna" un sorrisetto beffardo si dipinse sulle sue labbra, che poi andò a mordere lievemente. Sgranai gli occhi, il respiro sembrò fermarsi in gola, andando a formare un gran nodo insopportabile, il cuore perse qualche battito ed ogni muscolo si intorpidì. Mi stava spiando? È rimasto lì tutto il tempo?
Lo raggiunsi velocemente e, con violenza, la mia mano colpì una sua guancia. "Sei disgustoso!" gli gridai, puntandogli il dito contro. Le espressioni sul suo viso furono così tante, così veloci a tramutare, che non avevo idea di quali sarebbero state le conseguenze. Tuttavia, non osai allontanarmi. Dopo brevi secondi, che parvero interminabili, Pan si sollevò, portando lo sguardo nei miei occhi. "Dovresti fare attenzione a chi c'è intorno, quando decidi di dare inizio allo spettacolo" potei avvertire il fastidio nella sua voce, essere stato colpito lo aveva irritato.
Perché non fa nulla?
"E tu non dovresti approfittarne" risposi a denti stretti, tenendo puntato il dito contro il suo petto "Ti stai gettando a capofitto in una situazione dalla quale non potrai uscire, ragazzina" il suo tono divenne quasi un sussurro "Solo perché sono una donna, non vuol dire che non sia in grado di gestirne una".Per i seguenti minuti, i nostri sguardi si sostennero. Nessuno dei due sapeva cosa dire, ma i suoi occhi lasciavano trapelare ogni malevola intenzione. "Mettiti a lavoro" disse semplicemente, voltandomi poi le spalle "No". Quest'ultimo smise di camminare, lo vidi stringere le mani in due pugni e le spalle presero ad alzarsi e riabbassarsi troppo velocemente. Stavo esagerando.
In un effimero batter di ciglia, la mia schiena fu contro un albero. Provai a dimenarmi, nonostante fossi consapevole che non avrei avuto successo. "Nessuno osa parlarmi in questo modo" Peter Pan scandì ogni singola parola, mentre voltava il viso nella mia direzione. Per un attimo, giurai di aver visto le tenebre nei suoi occhi.
Un dolore lancinante provenne dal fianco sinistro; la ferita era stata nuovamente aperta e, ben presto, il sangue cominciò a fluire da essa. La sua figura fu a distanza ravvicinata in pochi secondi, portandomi a sobbalzare. "A quanto pare, tu ci hai preso gusto. È compito mio rimediare" sussurrò a pochi centimetri dal mio viso.
Un grido sferzò l'aria, quando il vertice acuminato di un pugnale prese a scavare all'interno della ferita. Il dolore era insostenibile. "FERMATI! FERMATI!" gridai a pieni polmoni, avvertendo le lacrime bagnarmi le guance. Inaspettatamente il ragazzo rigirò il pugnale all'interno del mio corpo, squarciando la ferita; il dolore, a quel punto, suonò come una ridicola barzelletta.
Ero prossima allo svenimento, ma qualcosa me lo impediva; Pan voleva che vivessi a fondo quella punizione. Spinse il pugnale in profondità, avvicinando ulteriormente il viso al mio. L'ennesimo grido urtò contro le sue labbra, ma non ne fu affatto sfiorato. "Per quanto tempo ancora credevi avrei chiuso un occhio sulle tue insubordinazioni?" pronunciò disinvolto, applicando pressione sull'arma. Gridai ancora, rispondergli mi risultava impossibile. "RISPONDIMI!" gridò, prima di estrarre il pugnale per avere il piacere di colpirmi ancora.
Il mio corpo fu travolto da un forte scossone, quando la lama perforò nuovamente la mia pelle. "Mi ─ m ─ mi d ─ is ─ pi ─ iac ─ e ─ e" strozzai a fatica quelle parole, boccheggiando per un po' d'aria mentre la vista cominciava ad annebbiarsi. "Delle scuse non basteranno. Esigo che rispetti ogni mio ordine, senza osare replicare. Sono stato chiaro?" il suono della sua voce era diventato ormai distante, la sua figura svaniva lentamente. "Sono stato chiaro?" ringhiò, scuotendomi senza delicatezza alcuna. Annuii debolmente, calando le palpebre sugli occhi.
Non avevo più le forze per lottare, non più.A farmi riaprire gli occhi, fu una brusca caduta. Mi ritrovai improvvisamente sul terriccio, ansante e pericolosamente instabile. Le uniche cose che riuscivo a vedere, erano i piedi di Pan immersi in una pozza di sangue. Il mio sangue. "Sai? Dovresti correre in spiaggia per disinfettarle; quelle ferite non sono dei semplici graffi, saranno già infette. Potrebbero ucciderti in pochi minuti" la sua voce, ancora distante, riecheggiava nella mia testa. Il suo viso fu alla mia altezza, potevo vedere quel sorriso nauseante vittorioso sulle labbra sottili. "Corri" sussurrò.
Singhiozzante e agonizzante, mi feci forza per sollevarmi. Ma proprio quest'ultima ... era ciò che mi mancava. Con un gemito sonoro, caddi nuovamente al suolo. Il tonfo del mio corpo era accompagnato dal suono della sua risata reboante. Rassegnata al fatto che non fossi in grado di camminare, mi aggrappai al terriccio e trascinai il mio corpo in avanti, tenendo la mano libera premuta contro una delle ferite sanguinanti, ma il sangue si mescolò ben presto alla terra e la vista diminuiva secondo dopo secondo.
Mi trascinai per pochi metri, ero stanca.
La distanza tra il campo e la spiaggia era troppa ed il mio corpo smise di muoversi prima che potessi raggiungerla.Le sue mani che si stringevano intorno ai miei fianchi, prima di chiudere gli occhi, furono l'ultima cosa che sentii.
STAI LEGGENDO
He'll destroy your light, till last drop. { Peter Pan } || Part 1 ||
Fanfiction" Il buio avvolgeva il cielo che si ergeva sull'Isola che non c'è; sollevai lo sguardo su di esso, soffermandomi ad ammirare la seconda stella in alto a destra, quella che Derya aveva bramato di raggiungere per così tanto tempo, quella che io ringra...