La tempesta imperversava sull'isola, un turbinio di lampi e fulmini illuminavano la notte, donando al cielo uno spettacolo caleidoscopico, mentre io, l'unica sperduta che ancora non si trovava al sicuro nella propria tenda, correvo con lo sguardo fisso sui miei piedi, incapace di distinguere il sentiero che conduceva agli accampamenti. Ero completamente bagnata e, considerando la leggerezza dei vestiti che indossavo, probabilmente mi sarei beccata l'influenza; tuttavia, non ero totalmente sicura riguardo la possibilità di ammalarsi sull'Isola che non c'è.
Mi ero decisamente persa.
Ritornare sul sentiero mi fu quasi impossibile, dal momento che la pioggia divenne fin troppo fitta e l'intenso buio, purtroppo, non aiutava affatto. Tenevo le palpebre ben chiuse a causa della considerevole quantità d'acqua che mi recava enorme fastidio agli occhi e, oltretutto, la temperatura si era notevolmente abbassata; se non avessi raggiunto immediatamente la tenda, il mio corpo sarebbe caduto in uno stato ipotermia. Di affidarmi alla vista, oramai, era fuori discussione, dovevo dunque ricorrere all'udito, ai rumori selvaggi dell'isola; gli unici suoni udibili erano i tonfi dei miei passi pesanti, l'irritante ticchettio dei denti che si scontravano tra loro a causa del gelo e ─ la tempesta in lontananza. "Dove diavolo mi tro─" le parole si arrestarono in gola, quando notai l'eco che la mia voce riprodusse. Strofinai le dita, altrettanto bagnate, sugli occhi e, aprendo e richiudendo ripetute volte le palpebre, tentai di mettere a fuoco il luogo che, inconsciamente, avevo raggiunto; si trattava, senza ombra di dubbio, di una grotta.Non l'avevo mai vista prima d'allora, considerando che gli unici posti che dell'isola conoscevo fossero: gli accampamenti, la spiaggia e la radura. Ma, prima di poterlo appurare con i miei stessi occhi, sapevo che numerosi segreti si celassero oltre gli imponenti alberi, le cui cime erano costantemente nascoste dalla nebbia fitta.
Mi guardai intorno con circospezione, intenta a non perdermi alcun dettaglio della spaziosa grotta dentro la quale mi trovavo. Anch'ella era buia, illuminata soltanto dai violenti lampi che squarciavano il cielo. Mi mossi con cautela verso la parete umida, sfiorandone delicatamente la superficie; non vi era alcun segno inciso su di essa, nulla che potesse farmi comprendere il motivo dell'esistenza di tale luogo. See Pan aveva deciso tenermelo nascosto, c'era il bisogno di andare fino in fondo alla faccenda.
L'ennesimo lampo illuminò la grotta e, grazie alla luce che mi permise di vederne l'interno per brevi secondi, notai un piccolo laghetto situato al centro di essa. Avrei potuto pensare fosse soltanto un altro dei tranelli di Peter Pan ma, senza esitare ancora, mi avvicinai ugualmente ad esso. Mi chinai lentamente sulle ginocchia intenta a guardarne la superficie che, in assenza di luce, non mi fu possibile vedere limpidamente. Avvicinai dunque la mano ad essa e, nel preciso istante in cui avvertii le dita bagnarsi, il fuoco si appiccò alle estremità di lunghi bastoni di legno infissi al muro, illuminando la grotta che circondavano per tutta la sua interezza. L'istinto fu quello di gridare, ma fui fermata dall'idea che Pan potesse scoprirmi, dunque mi limitai a premere una mano sulle labbra, indietreggiando velocemente. Ero scattata in piedi, il fiato sospeso. Mi guardai intorno furtivamente; ero apparentemente sola ma, avvertendo un brivido percorrere la lunghezza della mia schiena, capii di non esserlo più.
C'era qualcun altro, lì con me."Chi c'è?" pronunciai sottovoce, profondamente terrorizzata ma, come mi aspettavo, non ricevetti risposta alcuna "Chi c'è?" insistetti, elevando appena il tono della voce. Un altro rumore, però, attirò la mia attenzione; l'acqua del laghetto si riversò con un tonfo sul pavimento di pietra, bagnandomi gli stivali dopo essersi sollevata di pochi metri. Dissi a me stessa che, nel peggiori dei casi, sarei morta; non sembrava poi così male, considerando che significasse liberarmi per sempre di Peter Pan. Dunque, mi avvicinai ad essa una volta accertatami che si fosse calmata. Mi sporsi appena, osservando il mio riflesso sulla superficie non proprio cristallina. Non riuscii a scorgerne il fondale; la mia immagine riflessa, però, come l'acqua, sembrava quasi una proiezione. Allungai nuovamente le dita verso di esso e, nel toccare il mio riflesso, un'altra immagine prese forma; il tronco di un albero. Mi chiesi per quale motivo si fosse palesato proprio un comune albero, non avente alcun significato. Fu in quell'istante, che qualcosa si mosse dietro quest'ultimo: una figura incappucciata. Disordinati riccioli biondi spuntavano dal cappuccio, permettendomi di scorgere il ragazzo nascosto dal mantello. Felix si guardò intorno circospetto, accertandosi che nessuno lo avesse seguito e, appurato di essere totalmente solo, fatta eccezione per il mio sguardo, pronunciò qualche parola sottovoce contro la corteccia dell'albero che, poco dopo, si sgretolò in milioni di pezzi, scoprendo un profondo buco nero attorniato da un cerchio dorato la cui luce sfavillava come fosse fuoco. Allorché, senza esitazioni, si precipitò all'interno di esso.
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He'll destroy your light, till last drop. { Peter Pan } || Part 1 ||
Fanfiction" Il buio avvolgeva il cielo che si ergeva sull'Isola che non c'è; sollevai lo sguardo su di esso, soffermandomi ad ammirare la seconda stella in alto a destra, quella che Derya aveva bramato di raggiungere per così tanto tempo, quella che io ringra...