Rabbia. Sollievo. Frustrazione. Felicità.
Sentimenti contrastanti, che mi impedivano di ponderare con lucidità.Erano accadute fin troppe cose, nell'arco di poche ore; io e Jeremy, all'interno della mia umile tenda, avevamo fatto l'amore ─ io, quella notte, avevo amato ogni singolo centimetro del suo corpo, ogni tratto di pelle, ogni parola pronunciata in un sussurro, ogni sguardo, ogni bacio, ogni tocco, ogni sospiro... ma si trattava pur sempre dell'isola che non c'è.
Furente e carica di cattiveria, la banda di Felix aveva rovinato la nostra magia. Per l'ennesima volta, avevano preso una cosa bella ed erano stati in grado di distruggerla; e noi due, che non volevamo far altro che goderci quei momenti in cui potevamo, anche solo per un attimo, fuggire dall'isola, venivamo costantemente divisi per il volere di Peter Pan che, naturalmente, non potevano ignorare. Io, d'altronde, ero il loro passatempo preferito. Scontenta io? Contenti tutti.
Un pensiero, tuttavia, viaggiò verso il ragazzo il cui cielo era stato dipinto direttamente nei suoi occhi; l'immagine dei capelli biondi, ricci e in disordine per la maggior parte del tempo, si palesò tra i miei pensieri ─ e le labbra, divenute ormai un ricordo sfocato, erano state disegnate con cura sul viso del ragazzo che mi aveva amata più di quanto avesse mai amato se stesso: Lip. Mi chiesi se fosse giusto nei suoi confronti, se fosse giusto che un altro ragazzo occupasse il suo posto. Ma sapevo per certo che, dall'altra parte del mondo, distante dimensioni, Lip soffriva la mia mancanza, torturandosi con la consapevolezza di non sapere cosa mi fosse accaduto. Sapermi tra le braccia di qualcuno che teneva davvero a me, qualcuno che mi avrebbe protetta a costo della vita, lo avrebbe reso indubbiamente felice. Ma quell'immagine svanì, così com'era arrivata. Perché lì, in quel trambusto, in quel guaio in cui io e Jeremy ci eravamo cacciati con gli sperduti ─ Peter Pan aveva fatto la sua entrata.Al loro richiamo, non aveva impiegato molto a raggiungere gli accampamenti ─ ed io di quell'interminabile momento, ricordavo ogni singolo istante. Ricordavo di come, con le tenebre negli occhi, fissi sulle figure di coloro che avevano osato tradirlo, l'albero alle sue spalle si fosse sradicato senza l'apparente aiuto di nessuno, minacciando di uccidere coloro che si ergevano all'ombra della sua imponenza. Ricordavo la paura che mi aveva pervasa, divorando la donna audace che lottava con le unghie e con i denti per difendersi. La stessa che, in seguito, come un cagnolino, aveva eseguito i suoi ordini con la coda tra le gambe. Avevo temuto per l'incolumità di Jeremy, che avrebbe potuto giustiziare dinanzi agli occhi dei presenti senza batter ciglio. Non sarebbe stata la prima volta, dopotutto. Così facendo, sarebbe riuscito nel suo intento: mi avrebbe strappato via l'ultimo briciolo di felicità per il quale mi battevo affinché nessuno me lo portasse via ─ non di nuovo.
E mentre mi allontanavo dagli accampamenti, in silenzio, lasciavo Jeremy alle mie spalle, solo ─ se non fosse stato per la compagnia di Peter Pan.Il mio corpo tremava pericolosamente, le esili gambe non riuscivano a reggerne il peso, mentre mi rendevo conto che, da allora, non avevo più visto gli occhi ipnotici che, oramai, erano costantemente presenti nei miei pensieri. Mi chiedevo dove fosse, se Peter gli avesse fatto qualcosa o, peggio ─ se lo avesse ucciso. Non era il genere di cose che potesse spaventare uno come Peter Pan, a maggior ragione quando si ritrovava per le mani qualcuno che lo aveva deliberatamente tradito. Perché non può far del male a me? Dopotutto le cose si fanno in due e, di certo, stesa sotto il corpo di Jeremy non era una statua.
Pulivo le coperte dei ragazzi, mentre quei numerosi pensieri affollavano la mia mente. Stava diventando insopportabile, insostenibile. Le dita trafficavano sul tessuto della trapunta con fare nervoso, senza rendermi conto di ciò che stavo facendo; strofinavo tra di loro i due lembi, rapidamente e con forza, quasi a voler scaricare la tensione su un paio di capi da biancheria. Più sfregavo, più in me cresceva il desiderio di colpire Peter Pan più forte che potessi. Derya, fermati! Fermati, fermati ─ FERMATI!
L'oggetto, pochi secondi topo, si ritrovò a nuotare sulla superficie lievemente agitata dell'acqua. Una lacrima rigò la candida guancia, mentre chinavo il capo. Non avevamo fatto nulla di sbagliato, nulla che potesse andare ad ostacolare le vite altrui né quella dello stesso Peter Pan. Entrambi, avevamo soltanto bisogno di un appiglio. Io, avevo bisogno di lu─
"Derya..." qualcuno sussurrò alle mie spalle, incredulo nel tono di voce. Senza esitazione alcuna mi sollevai, avendo capito sin dal primo istante di chi si trattasse; mi voltai nella sua direzione e gli corsi incontro, gettandogli le braccia al collo in una morsa possessiva. Le sue, potei notare, non si strinsero da subito intorno al mio corpo, ma potevo comprenderlo e decisi di non soffermarmici più del dovuto. Si trovava lì, al sicuro - per il momento - tra le mie braccia, non avevo bisogno d'altro.
E potei, finalmente, tornare a respirare.
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He'll destroy your light, till last drop. { Peter Pan } || Part 1 ||
Fanfiction" Il buio avvolgeva il cielo che si ergeva sull'Isola che non c'è; sollevai lo sguardo su di esso, soffermandomi ad ammirare la seconda stella in alto a destra, quella che Derya aveva bramato di raggiungere per così tanto tempo, quella che io ringra...