Chapter 39 - Vasiliá kai Vasílissa.

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DERYA'S POV:

Nero, come gli abissi più profondi, il sangue di Peter Pan si amalgamò al terreno sul quale il suo corpo era miseramente steso. Bramavo quel momento sin dall'istante in cui avevo visto, per la prima volta, l'espressione sfrontata delineare i tratti del suo giovane viso ─ e quella notte, il finale lungamente atteso era arrivato. Fui io a girargli intorno con lentezza esasperante, come fosse la mia preda ed io il predatore. I ruoli si erano magicamente invertiti e quella nuova situazione risultò terribilmente eccitante. Meritava di essere punito per ogni male commesso, per il dolore che aveva causato ad innumerevoli anime, per avermi separata dalla mia famiglia, per le punizioni inflitte a dei bambini innocenti, per aver ridotto in polvere il cuore dell'unica persona che lo avesse mai amato davvero, per avere ucciso me ─ per essere così crudelmente lui.
E seppur ci fosse stato il rischio di diventare ben peggiore di lui, sarei stata quella che avrebbe posto fine, una volta per tutte, alla sua tirannia.

"Eri stato avvertito, Pan" esordii, emulando lo stesso ragazzo che si trovava ai miei piedi "Mi sembra di averti detto che sarei divenuta il tuo incubo peggiore. E indovina?" mi piegai sulle ginocchia, arrestandomi a pochi centimetri dal suo viso sofferente cosicché potesse avere una perfetta visuale dell'espressione vittoriosa di chi lo aveva appena umiliato e sconfitto "Avevo ragione. Io sono ─ il tuo incubo peggiore" sussurrai velenosa, schiudendo le labbra in una risata profonda e malevola. Quest'ultimo, senza preavviso, mi afferrò la gola e scagliò il mio corpo all'aria, facendomi urtare con forza contro un'imponente roccia. Sollevai lo sguardo sulla sua figura, in seguito all'impatto, scoprendo fosse nuovamente in piedi. Un sorriso enigmatico mi distese le labbra, esattamente come fece con le sue. "Adoro le sfide" lo informai, issandomi in uno scatto repentino per poterlo raggiungere ma, prima che potessi anche solo sfiorarlo, numerosi e lunghi rovi si materializzarono poco lontani dal mio corpo, andando poi ad avvolgermi in una morsa soffocante e costringendomi al tronco di una quercia; ma per quanto mi dimenassi e provassi a ricorrere alla magia, ogni mio sforzo fu vano ─ lui conviveva con l'oscurità da oltre due secoli, aveva imparato a gestirla, a domarla, a sfruttarne ogni goccia, a manovrarla in modo corretto ed io, al momento, per lei non ero nient'altro che una ragazzina colma di risentimento e bramosa di vendetta.

Peter Pan mi si avvicinò a passo lento, apparentemente privo di cattive intenzioni. Mi chiesi cosa avesse in mente, ma la domanda giusta da porsi fu: " in che modo usufruirà della mia oscurità? ". Ridussi le labbra ad un'unica linea dura quand'egli fu ad una distanza ravvicinata, portando, senza alcun timore, lo sguardo nei suoi occhi. "Hai ancora molto da imparare, Derya, ed io sarò ben felice di essere il tuo maestro" mi riferì, munito di un'espressione che non fui in grado di decifrare "Non ho bisogno del tuo aiuto" risposi tagliente "Le tenebre non sono semplici come sembrano, gestirle è oltremodo complicato. Avrai bisogno di qualcuno che è egli stesso l'oscurità, affinché essa non faccia di te una bomba ad orologeria". Lo ascoltai con particolare attenzione, in silenzio, chiedendomi se credergli fosse la scelta giusta o se quello non fosse altro che uno dei suoi loschi giochi. Le dita affusolate del ragazzo si posarono con grazia sul mio viso, percorrendone senza fretta le guance. Inspiegabilmente, mi sentii vulnerabile a quel tocco delicato. "Non ho intenzione di farti promesse, né farti credere che sarà una passeggiata. Dovrai lavorare sodo, per ottenere ciò che desideri. Ma permettimi di aiutarti, di far di te una donna forte ed invincibile ─ la mia Vasílissa" la sua voce suonò come una melodia, soave e rilassante. Senza che io facessi nulla, i rovi che  mi tenevano intrappolata scivolarono via dal mio corpo per ritornare al proprio posto; perplessa, arcuai le sopracciglia. "Fidati di me, come io mi sto fidando di te" sussurrò, avvicinandosi pericolosamente. Quando mi rese libera, nuovamente in grado di aggredirlo, capii che non mi stava mentendo; non avrebbe mai rischiato, se le parole che diceva non fossero state ciò in cui credeva, non quando ero finalmente in possesso del potere necessario a distruggerlo. Annuii debolmente, spaventata. La paura aveva sostituito la rabbia, la brama di vendetta e, a tenermi compagnia, vi era soltanto la consapevolezza di quanto stesse accadendo. "Non c'è bisogno di aver paura, è proprio adesso che la tua vita ha inizio. Io ci son già passato e ─ non mi sono mai sentito così vivo come quando ho realizzato di avere per le mani qualcosa di così maestoso e potente! Insieme faremo cose che, fino ad ora, abbiamo potuto soltanto sognare" mentre parlava, vidi nei suoi occhi una luce insolita ─ nulla che mi preoccupasse, nulla che non mi piacesse. "L'Isola che non c'è adesso ti appartiene, come io ti appartengo ─ come tu mi appartieni" "Come io ti appartengo..." pronunciai in un flebile sussurro "Resta qui con me... per sempre" pronunciò in un suono quasi impercettibile, poco distante dalle mie labbra. Lo guardai, ancora, realizzando quanto sorprendentemente meraviglioso fosse il ragazzo che, fino a pochi minuti prima, avrei voluto vedere su una picca. Posai la mano sulla sua, ancora occupata a carezzarmi il viso, chiudendo infine le palpebre sugli occhi.
"Per sempre, Peter Pan".

He'll destroy your light, till last drop. { Peter Pan } || Part 1 ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora