Capitolo 1

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Quando la sveglia nella camera dei miei zii inizia a suonare incessantemente, spengo la torcia e chiudo immediatamente il libro che stavo leggendo, mettendo tutto sotto al mio cuscino. Mi metto in una posizione tale da farmi sembrare addormentata.
"Thaurel, svegliati, è ora di alzarsi." Mia zia si avvicina al mio letto sussurrando, per non svegliare anche mia sorella maggiore, che oggi per sua fortuna, non deve andare all' università.
Ho tolto tutto in tempo.
Faccio finta di essermi appena svegliata, facendo un gran sbadiglio e stiracchiandomi, facendo strani versi senza senso.
Allora mia zia lascia la mia stanza, per andare in quella dei miei fratelli, a svegliare il minore tra noi quattro fratelli. Mi alzo dal letto con molta calma, dopo aver controllato che il libro sia ben nascosto sotto al cuscino e non si veda.
"Buongiorno Thaurel." Mi dice mio fratello minore, stropicciandosi gli occhi, dato che si è appena svegliato e con la voce ancora impastata per il sonno.
"Buongiorno Gèvelos." dico a mia volta,con un tono di voce molto più alto. Facciamo colazione l' uno davanti all' altra,come tutte le mattine,con l' aggiunta dei nostri cugini.
Ci prepariamo e,per mia fortuna, devo solo prendere i vestiti preparati la sera precedente.
Indosso i jeans neri,che uso in ogni stagione, con sopra una maglietta a pipistrello bordeaux,per poter abbinare la maglietta alle scarpe,che sono a loro volta bordeaux.
Prendo lo zaino e vado a controllare che anche mio fratello sia pronto,mentre i nostri zii e cugini vanno in macchina. Io ed i miei fratelli staremo con i nostri zii e cugini per un paio di settimane, dato che i nostri genitori sono partiti per la Grecia per il lavoro di mio padre. Almeno, questo è ciò che hanno detto a me ed a mio fratello minore.
Dopo che siamo saliti in macchina, mia zia parte, diretta verso la mia scuola, dato che sono la più grande tra i minorenni presenti in macchina, di conseguenza quella che entra prima.
"Allora, comportatevi bene a scuola oggi. Thaurel, per qualunque cosa chiamami, e manda un messaggio quando arrivi a casa della tua amica." si raccomanda mia zia durante il tragitto.
"Si zia. Tu avvertimi quando hai preso i piccoli. Anche se hai bisogno di aiuto. Ogni genere di aiuto." dico io a mia volta.
Dopo questa nostra conversazione, mette le solite canzoni per bambini. Si mettono tutti a cantarle. Solitamente mi sarei messa a cantare anche io,ma colgo l' occasione per tornare a pensare al mio incubo.
Mi estraneo da ciò che mi circonda,tanto che non mi accorgo nemmeno di quando arriviamo a scuola.
"Buona giornata Thaurel." mi dicono tutti in coro. Prendo lo zaino e scendo dopo aver risposto al loro saluto,dirigendomi verso l' ingresso. Dato che oggi sono arrivata più tardi rispetto a quando arrivo solitamente a scuola, i miei compagni sono già tutti entrati in classe. Quando arrivo anch' io, saluto tutti e mi vado a sistemare al mio solito posto.
Dopo tre anni che passo nella stessa scuola, dovrei essere abituata alla pesantezza delle lezioni di latino e greco,ancor di più ora,che, stando al terzo anno, si inizia anche la letteratura di tali materie. Concentro la mia attenzione,non più sulla professoressa e ciò che sta spiegando, bensì sul sogno di questa notte. Non riesco a smettere di pensarci...
Non riesco a capire chi sia quel' uomo. Non posso di certo andare alla polizia e denunciare un uomo che non conosco e mi è apparso in sogno. Mi porterebbero solo in un ospedale psichiatrico.
"Thaurel, tu hai fatto tutti gli esercizi di matematica? Ti sono anche venuti?" mi chiede la mia compagna di banco. Rebecca. Lei è una ragazza molto particolare. Ad un primo sguardo sembra una delle solite ragazze depresse, che si veste sempre di nero, sembra che tutto il suo armadio sia nero,ma non è così. Anch' io purtroppo, all' inizio del liceo, ho avuto la stessa impressione su di lei, anche se ho sempre pensato che non si debba mai giudicare un libro dalla sua copertina, perché una brutta copertina, non indica un brutto libro. Conoscendola, infatti, ho scoperto che è una ragazza molto particolare ed intelligente. Crede nei suoi ideali ed è anche molto simpatica.
"Si,aspetta che prendo il quaderno." le dico, per poi darle il mio quaderno di matematica. Per riuscire a fare quegli esercizi ho dovuto chiedere aiuto, sia a mio zio, che a mio fratello, ieri. "Grazie, copio a ricreazione. Allora, hai avuto altri incubi ultimamente?" mi chiede mentre mette il mio quaderno sotto al banco, sussurrando, per non farsi sentire dalla professoressa. Passo le mani sui miei jeans neri, per poi legare i miei capelli castani e ricci, in una coda. Anche se è marzo, io non riesco a stare con i capelli sciolti troppo a lungo.
"No, niente incubi." mento, facendo un leggero sorriso, per essere più credibile.
"Visto?! Oramai sono diversi giorni che non hai più degli incubi." mi sorride.
"Vero. Grazie mille per aver ascoltato i miei sogni più assurdi." le dico, con un falso sorriso. Talmente assurdi che delle volte nemmeno credeva che io avessi davvero sognato certe cose, e che me li fossi inventati sul momento.
Torno con lo sguardo sulla professoressa, però a poco a poco la professoressa svanisce davanti ai miei occhi, prendendo la forma della bidella della scuola, che entra in classe, dopo aver bussato.
Chiede alla professoressa di potermi farmi scendere. Nell' atrio, ad aspettarmi, c' è un ragazzo di circa diciotto anni, un paio di anni in più rispetto a me.
Tutto vestito di nero e con degli occhiali da sole.
"Thaurel...Thaurel..." sento una voce ovattata che mi chiama,come in lontananza.
Quando apro gli occhi,trovo sopra di me,il volto della mia professoressa,che mi chiama.
"Cosa è successo?" chiedo,guardando le facce di tutti i miei compagni di classe, che mi guardano dall'alto.
"Sei svenuta di colpo,facendomi prendere un colpo!" dice immediatamente Giada,la mia migliore amica,che mi rivolge uno sguardo preoccupato,non lasciando il tempo alla professoressa di pronunciare una risposta.
"Direi che dovremmo lasciare un po' di spazio a Thaurel per farla riprendere." dice la professoressa,alzandosi da terra, rivolgendosi a tutti i miei compagni.
"Giada, tu rimani qui con lei. Gli altri tutti a posto!" dice la professoressa, tornando verso la cattedra.
Alzo lentamente il busto, per poi poggiarmi al muro con la schiena. La mia migliore amica si mette allo stesso modo, ponendosi al mio fianco, come detto dalla professoressa.
"Che cosa è successo?" chiedo nuovamente, volendo capirci qualcosa.
"Come ti ho già detto, d' un tratto sei svenuta e scivolata dalla tua sedia, cadendo a terra. Subito la professoressa ha mandato a chiamare la bidella per chiamare un' ambulanza, io invece sono corsa accanto a te. Tu ora spiegami cosa ti è successo. Non hai fatto colazione? Sai che devi mangiare la mattina, quante volte ci hanno detto di fare una colazione abbondante!" mi rimprovera la mia migliore amica, come fosse mia madre.
"Giuro che ho fatto colazione. Non mi sono nemmeno accorta di essere svenuta..." ma mi interrompo quando sento qualcuno che bussa alla porta della nostra classe.
"Avanti." dice la professoressa , interrompendo a sua volta la spiegazione che stava facendo alla classe.
"Professoressa, dovrebbe scendere Thaurel." dice la bidella, entrando in classe.
"Non credo sia il caso di farla scendere. Si è appena ripresa,perché è svenuta." risponde la professoressa, guardandomi preoccupata.
Resto un attimo senza parole, notando la somiglianza con il mio sogno...
"Non si preoccupi. Sto bene." dico, aiutandomi con una mano sul muro, a mettermi in piedi.
"Credo sia meglio che tu resti qui Thaurel, sarei più tranquilla." dice la mia migliore amica, guardandomi da terra.
"Bene, puoi andare." mi permette la professoressa. Cammino, seguendo la bidella, fino al piano inferiore, dove però mi blocco, non appena vedo chi mi sta aspettando.
Mi fermo a fissare il ragazzo davanti a me. Lo stesso ragazzo che ho visto nel mio sogno di poco fa, ora è qui davanti a me, che mi da le spalle. Vestito completamente di nero, come nel sogno... Forse me ne dovrei tornare in classe, senza farmi vedere. Dovrei nascondermi in bagno e tornare in classe al suono della campanella.
Non dovrei essere così, come ho detto prima, non giudico un libro per la sua copertina. Magari è un bravo ragazzo...
"Salve,sono Thaurel..." inizio a dire, ma mi interrompe, girandosi e togliendosi gli occhiali da sole dal viso, mostrandomi i suoi occhi verdi.
"Thaurel, sono io. Tuo cugino, non ricordi?" mi dice, facendo un sorriso, per poi abbracciarmi.
Resto scioccata da questo suo gesto improvviso. Come se lui fosse veramente mio cugino. Eppure sono certa di non aver mai visto questo ragazzo prima di oggi.
"Credo tu ti sia sbagliato..." inizio nuovamente a dire, ma lui stringe la stretta intorno alla mia vita.
"Assecondami, o non andrà a finire bene per nessuno dei tuoi amici,o per te." mi dice all' orecchio, per non farsi sentire dai bidelli vicino a noi, che ci guardano attentamente.
Loro non sono solo i bidelli di questa scuola,sono anche i custodi. Sanno tutto ciò che succede qui. Nessuno può uscire senza passare davanti a loro.
"Ho perso il tuo contatto,mi serve che tu mi dica l' orario di uscita." Si stacca da me, guardandomi con uno sguardo glaciale.
"All' una e mezza." dico, guardandolo a mia volta in malo modo. Mi do della scema mentalmente per aver detto l' orario reale e non essermi inventata qualcosa.
"Arrivederci." dice ai due che ci osservavano,senza degnarmi nemmeno di un saluto.
Lo osservo andar via,mentre si rimette gli occhiali da sole, guardando fisso davanti a se.
Anche se non lo conosco, so per certo che non potremmo mai essere amici io e lui.
"Grazie per avermi chiamata." dico ai bidelli, prima di girarmi e andare verso la classe. Mentre apro la porta della classe, la campanella suona, segnando il termine dell' ora di lezione, e l' inizio della ricreazione.
Quanto sono stata svenuta? Ero al termine della prima ora quando ho iniziato i sogno.
"Allora, io e te dobbiamo parlare amica cara. Scusa Rebecca." dice la mia migliore amica, guardando la mia compagna di banco, che stava iniziando a copiare matematica.
"Scusa Rebecca, potresti lasciarci sole?" le chiedo in modo gentile, dopo essermi seduta al mio posto, ed aver preso la mia merenda dallo zaino.
Prima di iniziare a dire qualunque cosa, voglio essere sicura di poter parlare liberamente con la mia migliore amica, senza altre persone all' ascolto.
"Certo." mi dice, prendendo le sue cose, spostandosi al primo banco.
"Ora spiegami chi era quel gran bel ragazzo con cui hai parlato al piano di sotto. Sono passata in corridoio e ti ho vista che lo abbracciavi. Che mi sono persa?" dice immediatamente Giada.
"Non so nemmeno io chi sia quel ragazzo a dire la verità. Sono confusa tanto quanto te. Diceva di essere mio cugino, ma sono più che certa di non averlo mai visto." dico, pensando che dovrei andare alla polizia. Anche se non servirebbe a molto, non mi ha fatto niente, per ora, quindi non avrebbe senso...
La cosa che non capisco però, è che non era mai successo prima che uno dei miei sogni si realizzasse così presto. Di solito succedeva dopo qualche tempo, ma non dopo qualche minuto...
"Le cose si fanno interessanti. Anche se non hanno molto senso... Comunque ho detto a mia mamma che ti sei sentita male, sta già preparando il pranzo." dice la mia migliore amica sorridendomi.
"Adoro tua mamma sa esattamente cosa fare dopo che uno di noi sta male" dico sinceramente. Sono almeno dieci anni che ci conosciamo e che le nostre famiglie si conoscono.
"Ieri, dopo che ci siamo sentite, mi ha scritto un nostro vecchio compagno delle medie. Ti ricordi Luca? Lui. Solo che gli ho fatto capire che non avevo alcun interesse a parlare con lui, dato che sono almeno tre anni che non sento più i nostri compagni delle medie. Arriva Guglielmo." dice Giada, guardando verso la porta della classe.
"Come mai non siete scese? Vi aspettavo al piano di sotto." dice il nostro migliore amico non appena entra in classe. I nostri compagni sono abituati a vederlo entrare nella nostra classe, dopo tre anni che succede.
"Thaurel si è sentita poco bene, così abbiamo deciso di rimanere in classe." dice subito Giada a Guglielmo, senza lasciarmi il tempo di aprire bocca e dire qualcosa.
"Stai bene ora? Hai mangiato? Hai avvertito i tuoi genitori ed i tuoi zii?" inizia subito a dire, come fosse un padre apprensivo che si preoccupa per la figlia.
Il nostro trio è così. Ci preoccupiamo l' uno per l' altra come fossimo dei genitori.
"Tranquillo, sto bene. Ti sei ricordato le cose per dopo?" dico, per farlo concentrare su altro.
"Certo che mi sono ricordato. Non sono così scemo. Non commentate." dice precedendomi. Mi conosce così bene oramai.
"Stavo solo per dire che, secondo me, saresti stato capace di dimenticartene. Ma hai detto di non fare commenti, quindi non dico niente." dico, facendo una faccia innocente. Con loro riesco ad essere me stessa, liberando finalmente tutto ciò che tengo chiuso quando sono con altra gente.
"Come sei divertente, mi piego in due dalle risate. Cambiamo argomento. Avete scelto il film da vedere più tardi?" dice Guglielmo, staccando un pezzo del mio panino.
"No, ma stavo pensando di far scegliere a Thaurel." propone allora Giada. Entrambi allora mi guardano, in attesa di una mia decisione.
"Ti fermo subito, dicendo che non ho alcuna intenzione di vedere uno di quei film da nerd, che vi piacciono tanto." dice Guglielmo, sedendosi sul mio banco.
"Allora che ne dite se andiamo avanti nel vedere la serie tv che avevamo iniziato tutti e tre insieme?" propongo infine, non avendo altre idee di film che non siano 'da nerd'.
"Ottima idea! Spero che nessuno di voi sia andato avanti da solo, altrimenti si troverà davanti la mia ira." dice Giada, rivolgendo ad entrambi uno sguardo di fuoco.
"Ragazze, notizia bomba che ho dimenticato di raccontarvi! Ieri ho finalmente chiesto a Diletta di uscire. Ha accettato!" ci racconta Guglielmo emozionato. Sembra un bambino a cui hanno appena regalato le sue caramelle preferite.
"Finalmente! Io voglio conoscerla però." dico abbracciandolo, per quanto sia possibile con un banco di scuola in mezzo a noi.
Dopo i vari abbracci, suona la campanella per la fine della ricreazione.
"Ci vediamo dopo." diciamo io e Giada all' unisono, a Guglielmo. Lui deve tornare nella sua classe, dato che è in un' altra sezione.
"A dopo." ci risponde lui, mentre scende dal mio banco. Mentre esce dalla classe, arriva anche la professoressa di storia, che lo guarda confusa.
"Il ragazzo che è appena uscito, lo conosce qualcuno di voi?" chiede la professoressa, poggiando le sue cose sulla cattedra.
Io e Giada, ci guardiamo, prima di alzare la mano ridacchiando.
Rebecca non è tornata al suo posto, quindi io e Giada siamo rimaste al banco insieme.
"Sono felice che facciate amicizia con alunni delle altre classi, è importante per voi." dice la professoressa, sorridendoci.
Quando inizi a spiegare, io e la mia migliore amica ci distraiamo immediatamente, iniziando a comunicare con i foglietti di carta.
Questa è la sola cosa negativa di quando io e Giada siamo compagne di banco, non stiamo mai attente durante le lezioni.
"La prossima settimana interrogo..." dice la professoressa, facendo tornare la nostra attenzione su di lei. Facciamo attenzione ai nomi che chiama e, solo dopo che siamo sicure che non ci abbia chiamate, tiriamo un sospiro di sollievo all' unisono, battendoci il pugno sotto al banco.
Poco dopo suona la campanella, finendo così anche l' ora di storia.
"Tieni Thaure." arriva Rebecca, porgendomi il mio quaderno di matematica. Mi ero dimenticata di averlo dato a Rebecca.
"Grazie becca." dico sorridendole, mettendo il quaderno sulla mia parte di banco. Metto nello zaino le cose delle ore precedenti, prendendo ciò che mi serve per la successiva.
"Buongiorno ragazzi." dice la professoressa, entrando in classe.
Quando la professoressa inizia la spiegazione del nuovo argomento, inizio a prendere appunti sul quaderno,mentre cerco di capire.
"Tutto chiaro? Ci sono domande?" chiede la professoressa quando finisce la spiegazione, voltandosi verso la classe, guardando gli sguardi confusi di tutta la classe.
Guardo la pagina piena di appunti, ne ho presi talmente tanti che ora mi fa male la mano, per fortuna anche il quaderno di Giada è nella stessa situazione, o avrei pensato di essere strana io ad aver preso tanti appunti.
"Prendete il diario e segnate gli esercizi." dice sedendosi alla cattedra.
Inizia a dettare le pagine con gli esercizi che dovremmo svolgere, per poi decidere di lasciarci preparare, dato che mancano un paio di minuti al suono della campanella.
Chiediamo alla professoressa di poter scendere giù nell' atrio, in attesa della campanella.
Tutta la classe allora scende al piano inferiore e, non appena suona, tutti esultano per il termine delle lezioni di oggi, correndo fuori, mentre io e Giada rimaniamo lì ad aspettare che scenda anche Guglielmo.
Per fortuna dopo poco lo vediamo scendere, mentre cerca di farsi spazio tra la marea di studenti che esce da scuola, venendo verso di noi.
"Eccomi. Scusate, ma all' ultima ora ho avuto filosofia." dice per giustificarsi.
"Su, andiamo ora. Sei un bradipo." dico io, prendendo Guglielmo con un braccio e con l' altro Giada, trascinandoli all' esterno della scuola con un gran sorriso, verso il cancello marrone, che segna il confine. Mi dimentico tutto il resto, pensando solo al pranzo che mi aspetta a casa di Giada.
Non appena arriviamo oltre il cancello, tutto l' entusiasmo che provavo poco prima svanisce. Lo vedo che cerca qualcosa, o meglio, qualcuno, con lo sguardo.
Perché è ancora qui? Cosa vuole lui da me? Credevo di essermi finalmente liberata di lui, che non lo avrei visto mai più in vita mia. Questo è quello che speravo almeno...

Salve a tutti,

Eccomi qui finalmente con il secondo capitolo della storia. Questo è meno emozionante del primo,diciamo che non ne sono molto convinta,ma dopo averlo fatto leggere ad alcune persone,mi sono decisa.
Spero che vi piaccia in ogni caso anche questo.
Che ne pensate per ora della storia? La copertina dovrebbe essere migliorata? Ditemi tutti i vostri dubbi.
Non dimenticatevi di lasciare un commento per farmi sapere e/o una stellina 🌟.
Al prossimo capitolo,

-Maria Isabella (o Izzy)

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