Capitolo 24

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«Forse non hai capito bene la situazione in cui ti trovi. Io riuscirò a trovarti ovunque, e ti continuerò a seguire. Devi venire con me. Questa sera, quando tutti si saranno addormentati, apri la finestra della tua stanza. Il resto capirai questa sera. Ti prego, fallo, non voglio entrare in casa e farti del male.» e chiude così la telefonata.
Resto per qualche secondo con ancora il telefono all' orecchio, guardando il vuoto.
Credevo di essere riuscita a lasciarmi tutto alle spalle con la mia fuga, a quanto pare mi sono sbagliata però.
Devo andare via da qui, non sono più al sicuro nemmeno in casa del mio migliore amico.
Troverò un altro posto, ma fino a quando non riuscirò a togliermi di dosso Daniele, nessun luogo è adatto a nascondermi, soprattutto se è a casa di alcuni miei amici. Potrei stare malissimo se uno dei miei amici, o un parente, sia stato preso a causa mia.
Per oggi non uscirò da questa casa, poi lunedì, mentre Guglielmo va a scuola, io scapperò da qui.
Non posso nemmeno tornare a casa mia, in modo da prendere il necessario per scappare...
Passo le mani tra i miei capelli, e chiudo gli occhi. Mi siedo a terra, sul tappeto rosso che ricopre l'intero salone, portando le ginocchia verso il mio petto.
Prendo un respiro profondo, per tentare di non farmi prendere dal panico. Non devo lasciare che il panico si impossessi di me.
«Thaurel, tutto bene?» il mio migliore amico naturalmente è venuto a controllare cosa stessi facendo. Immaginavo che sarebbe arrivato, ma speravo di avere almeno del tempo per pensare a tutto mentalmente.
«Certo! Sto benissimo, sono solo un po' stanca. Voglio andare a dormire subito dopo aver mangiato un po' di quello che ha preparato tua mamma.» alzo la testa di scatto e lo guardo, tirando le labbra per fare un leggero sorriso.
«Sicura? Sembravi molto preoccupata fino a pochi secondi fa...» ecco che il suo lato protettivo torna in azione.
«Ne sono più che sicura. Davvero Guglielmo, tranquillo. Ti ripeto che sono solo stanca, dato che ti posso assicurare che una giornata l' ho vissuta solo un' altra volta. E quella volta, è stata proprio quando sono stata portata via.» dopo essermi fatta forza, usando il divano al mio fianco come appoggio, mi alzo da terra.
Anche se non sembra ancora molto convinto, tengo lo sguardo basso per evitare di vedere la sua faccia che cerca solo di scrutare la mia, e lo supero, andando in cucina, dove già ci sta aspettando la madre.
«Sofia sta già dormendo vero?» chiedo della sorella minore di Guglielmo, che mi venera come al sorella maggiore che non ha mai avuto, dato che è esattamente così.
«Si, l' ho dovuta mettere a letto o domani non si sveglierà per andare a scuola.» dice ridacchiando, mentre mi mette davanti al viso un piatto fumante di minestra calda. Pochi secondi dopo entra nella cucina anche Guglielmo, che si siede al mio fianco, e la madre dà anche a lui lo stesso piatto.
«Immagino. Ammetto che avrei tanto voluto vederla, mi è mancata quella piccoletta.» dico sorridendo, mentre continuo a mangiare, e ricordo qualche scherzo che abbiamo fatto insieme a Guglielmo, o tutte le volte che abbiamo messo sotto sopra questa casa. Ammetto che forse tra le due, io ero la bambina.
«Insieme siete due pesti.» dice ridendo la madre del mio migliore amico.
Quando finiamo il piatto che ci ha messo davanti, cerco di convincerla a non darmi altro da mangiare, dato che poi mi sarei potuta appesantire troppo, e altro che fuga, rotolo fuori di casa.
Almeno se ingrasso, Daniele non riuscirà più a prendermi in braccio. Potrebbe essere una fantastica idea, da prendere assolutamente in considerazione. Peccato abbia poco tempo per ingrassare, ed anche se sono una che ama mangiare, mangio molto poco durante i pasti.
«La ringrazio davvero tanto, ma sono piena. Non riesco a fare entrare altro dentro alla mia pancia.» dico sorridendo, toccandomi la pancia, facendole capire di essere piena come un uovo di pasqua il giorno di Pasqua.
«Come vuoi, ma domani mattina mangerai ciò che ti metterò davanti. Non voglio altre discussioni, sia chiaro.» si arrende finalmente, e prende il piatto, facendo cenno a me ed al mio migliore amico di alzarci, per poter andare nella sua stanza a dormire.
So già che non ci riuscirò mai, ed inoltre, non ho ancora trovato un piano per tutta questa pessima situazione. Non voglio ancora arrendermi però.
Insieme ci alziamo da tavola, ed ancora in silenzio, con lo sguardo basso, ci dirigiamo verso la sua camera. Solo dopo aver chiuso la porta, ci guardiamo negli occhi.
«Ora puoi dirmi tutto quello che ti è successo. Domani non c' è nemmeno scuola, quindi puoi raccontarmi tutto, dall' inizio alla fine.» mi dice, incrociando le braccia sul suo petto, battendo allo stesso tempo il piede a terra, guardandomi severo.
Ho un amico davvero così cocciuto? Al confronto, con un mulo è molto più semplice.
«Guglielmo, te lo ripeto ancora, che non è successo nulla. Stavo solo riposandomi un attimo, te lo giuro.» dico seria. Odio dovergli mentire, ma è necessario, per il suo bene. Quella permanenza a casa di Achille, mi ha insegnato a mentire nel modo migliore.Una volta ho letto che tutte le bugie hanno un fondo di verità dopotutto. Inizialmente non la capivo, ma ora. Ora ne sono pienamente cosciente di tale verità.
«Senti, sei la mia migliore amica. Potrai anche ingannare gli altri, ma a me non freghi. Dimmi immediatamente la verità, oppure lunedì mattina ti obbligo a tornare a scuola con me, e dirò a tutti che sei tornata.» sa come farmi parlare il ragazzo, ma io non mi lascerò sopraffare da lui in questo modo. Eppure dovrebbe conoscere la mia testardaggine.
«Guglielmo, se ti dico che non è successo niente, non credi che ti dovresti fidare di me. So quando è il caso di parlare, o quando non dire niente. Quindi, te lo chiedo per favore, andiamo a dormire. Ho seriamente bisogno di riposarmi.» chiudo la conversazione così, prendendo un pigiama dal suo armadio, uno di quelli che ho lasciato in questa casa, per poi uscire dalla camera ed entrare in bagno.
Cerco di non pensare, di svuotare completamente la mia mente. Poggio le mani ai lati del lavandino, tenendo lo sguardo basso, per non guardare il mio riflesso allo specchio. Non so per quale motivo io non mi voglia guardare, ma sento che non lo devo fare.
Improvvisamente, come un sussurro lontano, percepisco una voce nella mia testa. Inizia a farsi sempre più forte, sempre più frequente. sembra quasi di stare in una caverna e che qualcuno stia urlando il mio nome, che rimbomba ovunque con l' eco. Improvvisamente le voci sembrano diventare due, ed il chiasso nella mia testa aumenta. Porto le mani alle mie orecchie, come se bastasse coprirmi queste, per non sentire più niente. Quasi mi strappo i capelli. Mi sembra di star impazzendo del tutto.
Il silenzio. Di colpo non sento più niente, tutto sembra tacere, come se non avessi avuto paura di star per toccare la morte. Almeno non avrei più dovuto pensare a come scappare. Mia nonna è morta, io sono l' ultima con questo gene, quindi, in teoria, finirebbe qui la discendenza dell' antica Cassandra. Forse sarebbe stato meglio per tutti. A quanto pare però, non è successo, ed io sono ancora qui. Sdraiata sul pavimento, annaspante, in cerca di aria. Sembra che mentre ho avuto questo attacco momentaneo, abbia come smesso di respirare, senza lasciare che rimanesse una cosa naturale. Per fortuna hanno smesso, o sarei morta in ogni caso per mancanza d' aria nei miei polmoni.
Vorrei tornare a casa da mia madre anche per chiederle di queste cose. Se sono normali, o perché succedono, ma dovrò capire tutto da sola. Fin quando non mi libererò di tutta la stirpe di Achille.
Poggio la schiena per qualche secondo contro il muro, in modo da riuscire a riprendermi completamente, prima di tornare in piedi e mettermi il più velocemente possibile, il pigiama scelto. Mi lavo i denti con l' unico spazzolino pulito lì in bagno ed esco, non prima di aver chiuso per pochi secondi gli occhi, e ripreso il controllo di me stessa.
Lascio i miei vestiti ai piedi del letto, e quando capisco che Guglielmo si è già messo sotto le coperte, cerco di non svegliarlo.
«Sono sveglio. Stai bene? Ho sentito cadere qualcosa di botto. Non sono entrato solo perché stavi in bagno, e magari poteva essere solo una delle mie paranoie. Quindi?» sento che sussurra qualcosa, per poi girarsi verso di me, spostando da una parte il lenzuolo che lo stava coprendo. MI volto di colpo a guardarlo, dato che ero convinta che stesse già dormendo tranquillo.
Sospiro di sollievo quando sento quel leggero suono, anche se sussulto inizialmente. Accendo la luce, per poter vedere meglio dove metto i piedi, e come metto le cose che avevo prima indosso.
«Sto bene, mi è solo caduta la scarpa di mano mentre cercavo di ammazzare una zanzara. Grazie comunque per esserti preoccupato per me però e scusa per la luce.» gli dico. Altra bugia. Devo iniziare a smetterla. Prima ne dicevo poche, adesso che conosco molto di più, continuo a dire bugie. Prima o poi lo verranno a sapere.
Scuoto la testa per togliermi di torno questi pensieri. Non è il momento adatto per pensare a queste cose adesso. Ho prima altre cose da risolvere. Poi non mi crederebbero mai. La maledizione che ha gettato Apollo su Cassandra a quanto pare ancora è in atto. Nessuno crederà a ciò che dirò riguardo a queste cose. Non sono io la persona adatta a rivelare ciò.
«Hai ancora paura del buio. Lì tenevano la luce accesa?» dice con una piccola risata. Se solo sapesse, non riderebbe in quel modo di me e della mia paura del buio.
Tutte le vuole che chiudo gli occhi, mi ritrovo qualcosa che accadrà, e devo sempre sperare di addormentarmi e non vedere qualcosa di distruttivo. Lo faccio tutte le notti, anche se non sembra funzioni molto. Soprattutto in questo periodo. Sembra che per me il futuro abbia in serbo solo cose di questo genere.
«In realtà la luce era sempre ed ovunque, accesa. Domani ti racconto dove stavo.» gli dico, mentre sposto a mia volta il lenzuolo, e dopo esseri sdraiata sul letto, mi ricopro.
L' interruttore della luce della stanza per mia grandissima fortuna, si trova proprio poco sopra di me, quindi mi basta alzare il braccio, per arrivarvi e spegnere la luce, senza dover far alzare nessuno.
«Domani mattina mi racconterai per bene ogni cosa.» sussurra ancora, continuando a guardarmi. Quando trovo finalmente una posizione comoda per dormire, sposto a mia volta lo sguardo su di lui. I miei occhi verdi, nei suoi. In realtà ho sempre odiato il colore dei miei occhi. Non sono veramente definiti. Non sono castani, ma nemmeno verdi. Io ho sempre immaginato Cassandra, mentre leggevo l' Iliade, come una stupenda ragazza bionda e gli occhi azzurri. Eppure io ho i capelli castani, e gli occhi di un colore indefinito.
«Buonanotte.» continua il mio migliore amico, non ricevendo risposta da me, che rimasti in silenzio ero tornata ai miei pensieri.
«Buonanotte.» sussurro a mia volta. Quando lui chiude gli occhi e si riesce finalmente ad addormentare, io ho ancora gli occhi completamente spalancati. A quanto pare Morfeo questa notte, ha deciso di non farmi visita. Continuo a fissare il soffitto, con delle stelle che si illuminano al buio. Ricordo ancora il giorno che abbiamo attaccato tutte queste cose astronomiche sul suo soffitto, perché ci stavamo annoiando ed io ne avevo qualcuno in più. Dopotutto, a dieci anni queste erano le cose più belle che potessi avere.
Mentre ripenso ad alcune cose che abbiamo fatto da piccoli, un piccolo sorriso si forma sul mio volto, che svanisce all' istante, quando sento qualcosa sbattere contro la finestra della stanza. Guglielmo è un ghiro quando dorme. Non si sveglia nemmeno con delle cannonate.
Di scatto sposto il mio viso verso la finestra, dove però non sembra esserci niente di particolare, ma solo il grande albero che ormai conosco da anni, e che non mi spaventa più vederlo durante la notte. Sarà stato sicuramente uno dei rami ad essere andato a sbattere contro la conserta, ed ha poi provocato quel rumore. Ne sono più che sicura.
Torno a rilassarmi sul letto. Porto le mani dietro la mia nuca, spostando i capelli, che altrimenti mi sarei tirata da sola. Chiudo gli occhi, e provo a contare le pecore che immagino passare, per ingannare un po' il tempo, e per capire se questa cosa funziona veramente, oppure è una fantasia da film. Non ho mai avuto problemi di insonnia, ma questa notte, forse per la paura che arrivi Daniele da un momento all' altro. Forse è il mio subconscio che non vuole farmi addormentare, proprio per questo. Perché devo rimanere vigile, a controllare che non arrivi nessuno in questa casa, e che nessuno faccia del male al mio migliore amico.
Ecco che però sento nuovamente quel rumore. Non può essere il ramo dell' albero, dato che il vento che potrebbe spostarlo ed avvicinarlo alla finestra, non c'è. A dire il vero, non c' è proprio vento. Aggrotto la fronte, ora decisamente confusa, e mi alzo dal letto, per andare a controllare che non sia la serranda, o comunque capire a cosa sia dovuto questo rumore fastidioso.
Mi avvicino alla finestra, prima che la apra però, noto una moto nera, proprio sotto di noi. Riconosco all' istante la persona che sta appoggiata a questa, e che alza lo sguardo, facendomi spostare di lato di scatto, sperando che non mi abbia vista. Chiudo gli occhi. Quanto vorrei che questa fosse solo una delle mie stupide visioni inutili. Vorrei che fosse un semplice sogno. Purtroppo però, niente di tutto ciò che spero è la realtà, ma solo quello che sta succedendo.
Sta lanciando veramente dei sassi sulla mia finestra? Santo cielo, non poteva venirmi a cercare domani sera? O mai?! L' ultima opzione è la migliore fra tutte secondo me. Prendo un respiro profondo. Devo ragionare lucidamente.
Prendo i miei pantaloni e li metto all' istante, per poi aprire lentamente una delle ante dell' armadio di Guglielmo, e prendere una delle sue maglietta ed indossarla. Non guardo nemmeno che maglietta è, dato che non ho il tempo per preoccuparmi della moda in questo momento.
Conosco questa casa come le mie tasche, e per fortuna da piccoli non eravamo molto tranquilli come bambini. O meglio, io non ero tranquilla, ed influenzavo molto Giada e Guglielmo, che a loro volta poi mi seguivano.
Camminando in punta di piedi, con le scarpe da ginnastica prese a Guglielmo, per non fare rumore e rischiare di svegliare le altre persone in casa. Mi dirigo al rato opposto della casa, per uscire dalla porta d' emergenza, creata proprio in caso di uscita improvvisa, per non dover correre alla porta principale. La apro lentamente, ricordandomi del suo cigolio quando la si apre o la si chiude.
Lascio andare un respiro di sollievo quando finalmente esco di casa, e sono riuscita a non svegliare nessuno dei suoi abitanti. Fortunatamente Guglielmo non ha animali domestici, a differenza mia, che ho un cane, e non avrei mai potuto fare una cosa simile, dato che si sarebbe svegliata e avrebbe iniziato ad abbaiare, finendo per svegliare tutta la mia famiglia.
Ora devo riuscire a superare il problema maggiore: riuscire a superare Daniele.
Cerco di ricordare precisamente dove passavamo noi quando riuscivamo ad arrivare fino a qui, prima di essere ripresi dalla madre di Guglielmo, che ci faceva rientrare subito in casa. Mi giro, guardandomi intorno, alla ricerca del punto nascosto.
Mi dirigo verso questo quando finalmente lo trovo. Spero con tutta me stessa che Daniele non decida di cambiare lato. Forse sarebbe meglio, dato che qui sono davanti alla strada e le macchine passano a qualunque ora del giorno e della notte.
Ed ecco che appunto arriva la moto nera davanti a me, impedendomi di andare oltre.
«Stavi venendo da me non è vero? Credi sia veramente così stupido da non pensare ad una tua fuga? Mi sottovaluti Thaurel.» odio non poterlo vedere in faccia, a causa di quel casco nero che ha indosso. Vestito così e con il casco, ammetto che un po' di timore ora me lo incute.
«Mi spieghi il motivo per cui fai così?!» scoppio, ed alzo leggermente la voce, dimenticandomi per qualche istante di essere ancora molto vicina alla casa del mio migliore amico.
«Non vengo certo a parlare dei fatti mia a te. Ora zitta e sali sulla moto, o sarò obbligato ad usare la forza.» dice con un tono improvvisamente più serio e freddo.
In quel momento, mi ricordo che lui non è semplicemente il discendente di Achille, ma è sempre e comunque colui che mi ha dato un sonnifero per rapirmi la prima volta, e che probabilmente non avrebbe problemi nel ripetere un' azione del genere.
Capisco che non è il caso di continuare a fare domande e rischiare di finire peggio.
Dopo qualche secondo, l' aria divenga pesante ed io mi giro di colpo, correndo verso la porta dalla quale sono uscita poco prima. Non è molto lontana, per questo ho deciso di andare in quella direzione.
Eccolo che torna davanti a me con la sua perfetta moto nera.
Cammino lentamente all' indietro, continuando a guardarlo, nel punto in cui ci sono i suoi occhi.
Porto una mano nella tasca dei pantaloni che ho sul sedere. Controllo che ci sia ancora quello che ho raccolto dalla macchina della signora, che mi ha accompagnata fin sotto casa di Giada.
Tiro fuori la spilla dalla tasca per tirargliela contro, e senza aspettare di vedere dove io abbia fatto andare quella spilla, mi giro e torno a correre.
Sono quasi arrivata alla strada, quando per poco non mi mette sotto con la sua moto.
Lo guarda stupita dalla sua azione. Non sembra più essere se stesso, ma che sia altro a farlo agire in questa maniera.
«Basta giocare. Dobbiamo tornare prima che mio padre noti la nostra assenza. Sempre che non sia già successo.» dice abbassando ad ogni frase la sua voce, fino ad un tono quasi impercettibile.
Cerco di trovare un' altra soluzione, ma non faccio in tempo, che qualcosa, o dovrei dire, qualcuno, mi colpisce dietro la nuca. Tutto diventa improvvisamente nero davanti a me, facendomi perdere l' equilibrio, e cadendo, non sentendo più le mie gambe. I rumori svaniscono ed alle mie orecchie non arriva più niente.

Inizio subito con dirvi: BUONA PASQUA A TUTTI VOI MIEI CARISSIMI AMICI. Allora, spero che vi piaccia questo nuovo capitolo. Vi ho fatto aspettare un po' di più rispetto al solito, lo so, ma ho avuto molti impegni. Fatemi sapere che ve ne pare di questo nuovo capitolo nei commenti. Cosa accadrà secondo voi nei prossimi?
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~Izzy 💖

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