Capitolo 11

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Continuo a fissare il bracciale al mio polso, con un leggera paura.
Non so se da un momento all' altro possa far partire una scarica elettrica. Cerco di capire come poterlo togliere,ma non so come, sembra che non vi sia nessuno modo. Eppure prima lui è riuscito a metterlo...
Provo a farlo uscire,come se fosse un elastico, ma sembra solo peggiorare la situazione, perché mi fa diventare tutto il polso rosso. Io poi ho la pelle talmente delicata che basta soffiarci sopra che diventa rossa.
Prendo dei respiri profondi, per calmare il panico che mi stava iniziando a salire in tutto il corpo.
Dopotutto, se non faccio niente che possa far scattare un qualche strano meccanismo, non rischio nessuna scossa o altre cose, che non voglio scoprire.
"Ora come dovrei lavarmi con questo coso?!" dico a me stessa, urlando contro quel bracciale, come se in questo modo potessi riuscire a toglierlo.
In questi momenti vorrei tanto essere una strega e poter usare la mia bacchetta per potermi liberare.
Mi sdraio sul letto, guardando il soffitto, non sapendo cosa fare. Ogni cosa in questo momento sembra alquanto stupida. La colpa è tutta di questo bracciale.
Chiudo gli occhi,sospirando.
La prossima volta che vedo Daniele devo ricordarmi di chiedergli un quaderno ed una penna. In questo modo potrò continuare a scrivere il mio "diario".
D' un tratto qualcuno bussa alla porta della mia stanza. Che Daniele abbia finalmente imparato a bussare prima di entrare in una stanza?
Quando però vedo la figura di Afrodite entrare nella mia camera, resto in parte stupita. Sapevo che non sarebbe potuto essere Daniele, lui sarebbe entrato direttamente.
"Thaurel,posso parlarti un attimo?" mi dice guardandomi, dopo aver chiuso la porta.
"Certo,dimmi tutto." alzo la schiena, mettendomi seduta, per poterla guardare meglio, anche se ancora non riesco a trovare un motivo per cui lei dovrebbe voler parlare con me.
"Dovremmo fare un patto. Io ti porto ciò che ti serve, tu in cambio devi fare una cosa per me." eccola, lei è proprio figlia di Achille... Non prende niente se non ne ricava nulla anche lei.
"Dipende da quello che serve a te..." le dico, assottigliando lo sguardo, cercando di capire cosa possa volere da me, dato che in questa situazione io non potrei darle nulla.
"Non ti preoccupare, non è niente di che. Dovresti solo venire con me ad un festa, per potermi vantare del fatto che mio fratello è fidanzato con te." dice con un' alzata di spalle.
Io la guardo a bocca aperta, non sapendo cosa dire o fare. Ciò che ha appena detto è privo di senso.
"Io...stai scherzando vero? Che razza di richiesta è? Non ha senso... Perché mai dovrei fare una cosa del genere? E comunque tuo padre non mi lascerà mai uscire da qui..." cerco di usare come scusa il fatto che Achille non mi lascerà mai andar via, tanto meno per una cosa simile.
"Chi ti dice che lui lo debba sapere?" mi dice, come se fosse ovvio che Achille non lo verrà a sapere.
"Allora, se non lo saprà, come credi di arrivare fino a... lì?" penso a qualcosa per farle cambiare idea,qualunque cosa.
"Ovviamente ci porterà Daniele." alza le spalle.
"Aspetta, ma perché mai dovresti fare tutta questa sceneggiata?" le chiedo, veramente confusa.
"Perché,lo credono uno sfigato, nonostante molte ragazze lo trovino carino, perché mi accompagna in moto. Quindi, in questo modo, capiranno che è fidanzato e non è sfigato." mi rivela finalmente.
"Quindi lo fai per la reputazione di tuo fratello? Sai che io e lui ci detestiamo vero?" le faccio notare allora che noi non ci sopportiamo a vicenda, in caso non se ne fosse accorta, nonostante sia alquanto esplicito.
"Certo che lo so. Anche se in realtà secondo me non è proprio vero. Comunque non mi importa, lui non riesce mai a dirmi di no." sorride fiera di se stessa.
Mi guardo intorno, mentre mi mordo il labbro inferiore, in cerca di qualcosa di convincente per non fare questa cosa.
"Ottimo! Preparati, tra poco tanto i miei compagni escono tra poco da scuola. Daniele mi deve portare all' uscita perché poi devo uscire con questi miei amici. Preparati." mi sorride soddisfatta ed in quel preciso momento, con la mano sul fianco, noto finalmente i geni della madre, da vera discendente di Elena di Troia.
"Aspetta io non..." ma non mi lascia il tempo di finire la frase, che già è uscita dalla stanza con quei suoi capelli biondi che svolazzavano in aria come se stesse saltellando.
Resto immobile, ancora seduta sul letto, a guardare la porta chiusa.
Non so cosa dovrei fare in questo momento.
Non ho alcuna intenzione di vestirmi per aiutare Daniele o Afrodite...
Esattamente venti minuti dopo sto davanti al cassettone ai piedi del letto in cerca di qualcosa di carino da mettere. So benissimo che non dovrei farlo, ma almeno posso uscire da queste mura. Magari se riesco, posso anche farmi aiutare da qualcuno per liberarmi. Infondo, è rapimento. Un reato punibile dalla legge. Se poi nessuno mi crederà, allora in quel caso, avrò la conferma del fatto che la gente è veramente idiota. Potrei anche tirare qualcosa a qualcuno per attirare l' attenzione magari...
Comunque sono decisa ad andare con loro, solo per poter avere una possibilità di scappare da tutto questo.
Mentre continuo a pensare che devo convincermi di star facendo la cosa giusta per me, trovo un outfit perfetto. Dei semplici jeans blu, con un maglioncino rosa ed una sciarpa da mettere, per coprire la gola, dato che basta un piccolo vento freddo che mi fa male la gola. Trovo anche degli scarponcini beige, da abbinare.
Finalmente mi alzo da terra e vado in bagno, per potermi cambiare, ed anche magari migliorarmi un po' in faccia, anche se so perfettamente di essere perfetta così. Sono un po' narcisista? No,ma serve per aumentarmi un minimo l' autostima che sta insieme ad Ade negli inferi. Questo a causa della bellezza di mia sorella. Non che sia geloso, o che per questo motivo io la detesto. Anzi, sono felice per lei che molte persone la considerino bella. La cosa fastidiosa però sono proprio queste persone. Dopo aver conosciuto mia sorella, oltre a me, mi vengono accanto e mi dicono che lei è proprio bella, quando a me invece non dicono mai niente. Io ovviamente rispondo con un piccolo sorriso, per poi allontanarmi. Inoltre mi dicono che dovrei assomigliare di più a lei, ma per fortuna, non ascolto mai questo genere di 'consigli', rimanendo sempre me stessa. Credo sia la cosa più importante. Non si deve cambiare per il mondo, ma si deve essere accettati dagli altri per come siamo, ma prima di tutto dobbiamo accettarci noi stessi, per ciò che siamo veramente.
Dopo essermi vestita ed aver messo ogni cosa nel modo corretto, riprendo la piccola trousse che ero riuscita a tenere quando me l' aveva portata.
Mi trucco come facevo quando dovevo prepararmi per andare a scuola la mattina. Rimmel e correttore. Dato che però oggi devo essere più 'figa', del solito, metto anche una leggera sfumata di blush sulle guance. Non sono bravissima nel make-up, quella brava è mia sorella.
Nello stesso istante in cui poggio il pennello sul lavandino, sento qualcuno entrare in stanza.
"Sei pronta?!" dice, poggiandosi con una spalla sulla porta e guardandomi, mentre tiene in una mano una benda scura.
"Ho appena finito per tua fortuna. Che c' è?" gli chiedo notando che mi continua a fissare, mentre sul suo volto vedo un piccolo sorriso. Controllo che sia tutto apposto per poi uscire dal bagno.
"Andiamo allora." dice ridacchiando. Dopo aver chiuso la porta della stanza però, mi blocca e mi fa girare, in modo da dargli le spalle.
Speravo che se ne dimenticasse...
Sbuffo, e lascio che mi copra la vista con quella benda, come se qualcuno avesse spento la luce.
"Attento! Mi stai tirando i capelli!" dico alzando la voce, portando le mani sulla mia testa, per fermarlo.
"Non urlare o mio padre ci ammazzerà entrambi. Zitta." mi sussurra all' orecchio, prima di tirare un' ultima volta, come se lo stesse facendo di proposito.
Istintivamente però parte una gomitata, che però non riesce a colpirlo, ma prendo solo l' aria dietro di me.
"Lisciato. Ora andiamo." mette una mano sul mio gomito, ed inizia a farmi camminare, guidandomi, mentre io cammino alla cieca, cercando di non andare a sbattere contro nessun muro, o porta,o altro.
"Aspetta! Io ho ancora quel bracciale che mi ha messo quel medico strano." dico fermandomi, alzando il braccio per mostrargli il bracciale intorno al mio polso.
Sento che prende qualcosa, per poi riuscire a togliere quel bracciale. Avrei voluto vedere come è riuscito a farlo.
Quando prende il bracciale, torna con la mano sul mio gomito, tornando a camminare. Mentre camminiamo cerco di capire e ricordare la direzione che prendiamo, ma non sono di certo nota per il mio senso dell' orientamento.
"Finalmente!" sento la voce di Afrodite, per poi il colpo di una porta che viene chiusa.
"Almeno andremo in macchina spero." dico, dato che potrei aspettarmi di tutto da lui e la sorella. Io odio la moto. Penso sia il mezzo più pericoloso di tutti. Perché ha solo due ruote e mi sembra molto instabile.
"Per ora non ti interessa, ma credo che lo capirai, dato che altrimenti ci sbatterai." mi lascia il braccio, mentre lo sento ridere. Mi arriva il rumore di una portiera che viene aperta e poi un' altra, infine due colpi, che stanno a significare che probabilmente hanno chiuso le portiere.
Comincio a camminare il più dritta possibile, fino a quando non tocco una macchina, i meglio, ci sbatto contro con il ginocchio.
"Giuro che me la paghi." dico stringendo la mascella, per poi cercare la maniglia per poi aprire lo sportello.
Controllo quanto è alta la macchina, e, lentamente, mi riesco a sedere, senza altri lividi.
"Peccato, speravo in te che cadi sulla macchina. Sarà per la prossima volta." dice Daniele, mentre chiudo la portiera con uno scatto, facendola sbattere di proposito.
Porto una mano sulla benda e sto per toglierla, quando subito mi blocca.
"Non puoi ancora togliere la benda." mi dice Daniele, prima di accendere il motore e partire, verso non so dove.
"Ma perché no?! Oramai siamo in macchina e chissà dove. Il mio senso dell' orientamento è pari a quello di un criceto. Non capisco questa tua preoccupazione." dico sbuffando ed incrociando le braccia sul petto, contrariata da ciò.
Dopo qualche minuto, che a me sembrano infiniti, inizio a cercare la cintura con cui potermi allacciare e non rischiare la vita.
"Posso togliere questa benda ora?!" dico innervosita, dato che non riesco a trovare la cintura di sicurezza.
"No." sento dire da Daniele.
"Si." dice nello stesso momento Afrodite.
Lascio perdere ciò che ha detto Daniele e mi tolgo subito la benda dagli occhi, tornando finalmente a vedere intorno a me.
Prima di tutto allaccio la cintura, sentendomi finalmente più tranquilla e sicura, anche se non mi fido molto del modo di guidare di Daniele. Nonostante questa sia la prima volta che sto in macchina con lui.
Il primo particolare che noto mentre osservo la macchina è che, oltre ad i sedili in pelle nera, i finestrini sono oscurati, e devo ammettere che questa cosa mi è sempre piaciuta, ed ho sempre sperato che mio padre prima o poi prendesse una macchina con questo genere di vetro, ma non è ancora mai successo.
"Complimenti, davvero. Hai una bella macchina." dico, anche se mi costa fatica fare un complimento a Daniele.
"In realtà io ho solo la moto. Questa macchina è una delle tante di mio padre." mi dice come se fosse qualcosa di poco conto, alzando le spalle.
"Lo sai che in realtà quindi tu non potresti guidare questa macchina?! La patente per la moto e per la macchina è diversa!" dico preoccupata, sgranando gli occhi e guardandolo male. Mi chiedo anche come riesca a guidare così bene nonostante non abbia la patente adatta...
"Stai calma. Ho preso entrambe le patenti. Posso guidare sia le moto che le macchine." mi risponde allora lui tranquillo.
Sbuffo e poggio la schiena sullo schienale del sedile, per poi guardare nello specchietto retrovisore, per guardare Afrodite, che sta nei posti dietro.
"Allora, che classe fai?" chiedo, quando ormai il silenzio diventa troppo pesante da sopportare.
"Sto ancora alle medie. Terza media." sorride, come se ciò fosse motivo di vanto per lei.
Quindi in realtà lei è più piccola di me di ben tre anni... Ero convinta fossero di meno...
"Pensavo fossi più grande." ammetto sinceramente, per poi alzare le spalle e voltarmi verso il finestrino, per guardare un po' fuori e magari qualcosa di familiare si accende nella mia memoria.
Mentre guardò fuori dal finestrino, capisco che è vero quando ti dicono che non apprezzi ciò che hai, fino a quando non lo perdi.
In quella casa non riuscivo a vedere o sentire nemmeno le rondini. Ora che però vedo i loro balli mentre volano, che toccano terra e poi si rialzano subito in volo. È in questo preciso momento che vorrei di nuovo tutto come prima. Prima di essere rapita. Prima di sapere di essere una discendente di Cassandra. Prima di conoscere Daniele.
Sembrerà strano forse,ma vorrei poter tornare a scuola. Dopotutto, è lì che ho i miei migliori amici. Lì ci stanno anche tanti altri miei amici. In quella scuola ho fatto le peggio figuracce. Quella scuola mi conosce veramente per ciò che sono...
Senza che me ne renda conto, un sospiro di malinconia esce dalle mie labbra.
"Che hai?" mi chiede subito Daniele, voltando il suo viso verso di me, non prestando attenzione alla strada davanti a se.
"Assolutamente nulla. Pensa a guardare la strada piuttosto e non me!" dico preoccupata. Metto una mano sulla sua guancia, per fargli girare la testa e tornare a guardare la strada, calmando finalmente la paura che potesse succedere qualcosa mentre lui non guardava.
"Stai calma, non succede nulla. Comunque, Afrodite, appena arriviamo scendi dalla macchina." dice Daniele con un' alzata di spalle, guardando finalmente la strada davanti a se.
"Certo, però mi hanno detto che in realtà dovresti portarmi dentro tu per delle cose. Mi sembra di aver capito sia per le troppe assenze fatte." mentre lei parla, mi sembra tanto di capire che questa sia una scusa per farci scendere. Perché sicuramente non mi lascerà in macchina da sola. Purtroppo.
Rimaniamo in totale silenzio per diversi minuti. Sembra quasi di stare in macchina da sola, se non fosse che percepisco fin troppo la vicinanza con Daniele. Dovrebbero inventare delle macchine con una maggiore distanza tra i sedili.
"Perché non metti una canzone Dany?" dice Afrodite, rompendo il silenzio che si era creato.
"Afrodite...no, non ora. Non credo sia il momento adatto." dice Daniele, guardando la sorella dallo specchietto.
"Ma io voglio ascoltare la musica..." dice allora la ragazza. Noto,guardando a mia volta dallo specchietto, che sta mettendo il labbro inferiore in fuori e sta sbattendo le ciglia in modo più veloce del normale.
"No. Afrodite, no! Basta! Va bene, metto la musica." cerca di opporsi alla sorella, ma non riesce per molto, cedendo poco dopo alla volontà di Afrodite.
"Thaurel, prendi quel porta Cd al lato del tuo sportello. Tira fuori il disco che vuoti e mettilo nello stereo." dice, spiegandomi cosa fare passo dopo passo.
Annuisco e prendo il porta dischi accanto a me. Tiro fuori un cd senza nemmeno leggere il nome, per poi inserirlo all' interno dello stereo, in attesa che parta la musica.
Torno a guardare fuori dal finestrino, con in sottofondo orrenda musica tipica di una ragazzina di tredici anni.
Noto che siamo entrati nella città, intorno a noi è pieno di altre macchine, negozi, persone che girano con buste tra le mani o che parlano al telefono. Questo è tutto così familiare.
Continuiamo a stare in macchina ancora per qualche minuto, prima che Daniele si parcheggi davanti ad un edificio grigio, con un cancello verde che lo circonda.
"Siamo arrivati, scendi Afrodite. Vieni anche tu con noi Thaurel." dice Daniele, proprio come avevo già previsto. Non che si dovesse essere discendenti di Cassandra per immaginare una cosa simile.
Senza dire niente slaccio la cintura e scendo dalla macchina, nello stesso momento in cui scendono anche loro due.
"Dai sono in ritardo! Sta per suonare la campanella della ricreazione!" inizia ad urlarci contro Afrodite, mentre tiene sulle sue spalle lo zaino nero, che rischi di farla cadere e sbilanciare a causa dei libri pesanti che ci sono dentro.
"Senti, vedi di calmarti, o giuro che ti riporto in macchina e non ci torni più qui." dice minaccioso Daniele, come a voler essere autoritario con la sorella, nonostante sia lei sempre ad avere la meglio su di lui. O almeno, questo è ciò che ho capito da quello che ho visto.
Mentre entriamo nella scuola, tutti ci guardano, come fossi degli alieni. Per questo rallento, guardandomi intorno, per controllare se veramente tutti i qui presenti ci stiamo fissando. Daniele allora poggia una mano sulla mia schiena, spingendomi leggermente per farmi camminare davanti a lui.
Entriamo in una piccola stanza,  dove sta seduto un uomo pelato dietro la scrivania, chino su alcuni fogli che sta controllando.
"Salve signor preside, scusi il disturbo. Volevo solo spiegarle che mia sorella non è potuta venire in questi problemi per dei motivi familiari, che però ora abbiamo risolto, ed Afrodite tornerà a frequentare le lezioni regolarmente." dice in modo educato Daniele, facendo persino un leggero sorriso di cortesia al preside di questa scuola.
"Certo... nessun problema. Dovrebbe solo firmare un foglio Daniele." alza lo sguardo su di noi, puntandolo prima su di me, per poi andare oltre e guardare il ragazzo alle mie spalle.
"Nessun problema. Muoviti di un centimetro e ti butto per terra, non mi interessa se stiamo in una scuola." la seconda parte me la sussurra all' orecchio, mettendo una mano sul mio fianco, prima di staccarsi ed avvicinarsi alla scrivania per firmare un foglio che gli mette davanti il preside.
"Ottimo, grazie mille." ci sorride l' uomo, per poi tornare a guardare i fogli sparsi sulla scrivania.
Esco di scatto da quella stanzetta, seguita a ruota dai due fratelli.
"Ci vediamo dopo Afrodite." Saluta sua sorella con un cenno della mano, mentre la campanella inizia a suonare in tutta la scuola.
Immediatamente orde di ragazzini si buttano, quasi letteralmente, fuori dalla loro classe, per poter fare ricreazione.
"Aspettate, ecco i miei compagni." dice Afrodite, fermando il fratello, per poi correre da alcuni ragazzini che iniziano a parlare con lei.
"Sai per caso che dobbiamo aspettare?" mi si avvicina Daniele da dietro.
Irrigidisco di colpo tutto il mio corpo, come se mi fossi congelata completamente.
Non riesco nemmeno a parlare, quindi scuoto solamente la testa, per fargli capire che non so cosa stia succedendo, mentre in realtà so benissimo cosa sta facendo la sorella. Proprio per questo non voglio parlare. Perché mi conosco, e so bene che se dovessi aprire bocca, direi subito la verità. Purtroppo in certi casi riesco a mentire, mentre in altri no. E questa è una cosa che detesto.
Afrodite punta un dito verso di noi, mentre continua a parlare con i suoi amici.
"Ma che sta combinando?!" chiede a se stesso, mentre corruga la fronte e continua a guardare la sorella.
Prendo un respiro profondo, dicendo a me stessa che devo riuscire a controllarmi, prima di parlare.
"Non so. Potremmo andare lì e salutarla magari. Tu vai, io nel frattempo...vado in bagno." finalmente questa potrebbe essere la mia occasione. Potrei riuscire a scappare e tornare a casa, nonostante non sia il posto che io preferisca. Quindi potrei andare da Giada. Il problema è che poi comunque i suoi genitori chiamerebbero i miei...
"Aspetta, ti accompagno." dice subito, come se non ci dovesse nemmeno pensare ad una cosa simile.
"Non ti preoccupare, posso arrivare tranquillamente ad un bagno." cerco di farlo rimanere lì, in modo da poter trovare un' uscita secondaria, senza essere vista da lui.
"Mi credi davvero tanto stupido?" mi chiede retoricamente, alzando un sopracciglio, e guardandomi come se lo avessi appena insultato.
Mi arrendo sospirando, per poi voltarmi ed iniziare a camminare, senza sapere dove andare.
Prima di poter fare anche un solo passo, mi prende il polso e mi blocca. Mi volto subito verso di lui, vedendo che anche lui è stato bloccato dalla sorella.
Oggi non mi libererò di loro...ne sono più che certa.
"Dovreste aspettare un attimo, non potete andar via adesso." dice supplichevole al fratello.
"Afrodite, noi ora andiamo. Non possiamo rimanere qui in eterno." dice Daniele. Mentre lui parla con la sorella, io riesco a staccarmi dalla sua stretta. Scatto, diretta verso non so dove, nella mia mente penso solo che devo allontanarmi il più possibile da loro due.
Cerco di farmi spazio tra i ragazzini che invadono i corridoi e gli insegnanti, che nemmeno si preoccupano di in ragazza che corre in una scuola. Questa società fa veramente schifo...
Continuo a correre, sapendo che non durerà ancora per molto il vantaggio che sono riuscita ad avere.
Mi blocco di colpo però. Davanti a me vedo una figura familiare...
Il mio primo ed ultimo passo falso che ho fatto. Fermarmi.
Daniele mi raggiunge. Mi circonda il corpo con le sue braccia e mi alza da terra di peso.
Cerco di urlare, per far girare il ragazzino.
Infine, mentre urlo per l' ultima volta il suo nome, si gira ed i nostri sguardi si incontrano. Purtroppo però è solo un secondo, poiché Daniele inizia a trascinarmi via.
Sarei dovuta rimanere in silenzio, ora chissà cosa gli faranno...



Eccoci di nuovo qui con un nuovissimo capitolo ragazzi!
Che ve ne pare di questo? Spero che vi sia piaciuto, così come il resto della mia storia. Se vi è piaciuto, lasciate una stellina e/o un commento qui sotto o dove volete. Mi farebbe molto felice. Scusatemi per eventuali errori, che siano di battitura o altro.
Qui sotto vi lascio alcuni  social sui quali potrete trovarmi e magari seguirmi anche lì.
Volevo dirvi anche una cosa molto importante prima di concludere definitivamente il capitolo:
Grazie tante ,di cuore, a tutti ragazzi, siamo arrivati a poco più di 400 letture. Tutto grazie a voi.
Grazie davvero. (Ho per caso detto grazie?😂)

~Izzy ❤️

{Se volete conoscermi meglio, potete trovarmi su:

-Instagram: maryiz_

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-Snapchat: Gewiel}

La nuova rivelatrice||RevisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora