Capitolo 20

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Vedo mia madre. Sta seduta sul letto nella stanza che condivide con mio padre. Tra le mani tiene qualcosa. Quando si alza e lo lascia lì sul letto, capisco che è il mio peluche. Quel peluche l' ho ricevuto quando avevo solo un anno e mezzo. L' ho sempre tenuto con me da allora. È molto importante per me...
Vedo i suoi occhi rossi e gonfi a causa del pianto. Prende un respiro profondo prima di aprire la porta della sua camera,e svanire dalla mia visuale, così come la mia visione.

Apro gli occhi, mentre una lacrima riesce a farsi strada sul mio viso solitaria. Sospiro, non sentendo però più il solito cuscino sotto la mia guancia,come è stato invece nei giorni precedenti.
Vedo una maglietta nera,e subito mi ritorno tutto alla mente. La sera precedente,ed anche il fatto di essermi addormentata sul letto di Daniele,mentre stavamo in camera sua a vedere un film.
Non ricordavo però di essermi addormentata in questa posizione... Osservo i nostri corpi,che,seppur rimanendo nei propri spazi,sono vicini. Con la mia guancia sul suo petto,e la mia mano sul suo ventre,lui ha messo il suo braccio intorno alla mia vita, come se con questo gesto volesse tenermi a se per proteggermi.
Non posso farmi condizionare così però. Lui resta sempre figlio di Achille,è colui che mi ha rapita e portata qui contro la mia volontà.
Alzo lo sguardo su di lui, indecisa su cosa fare ora che io mi sono svegliata. Vorrei alzarmi, in modo da mettermi più comoda, però non voglio né svegliare lui, e né spostarmi da questa posizione. A un non so che di rilassante stare così.
«Scusa...» sento sussurrare, con una voce ancora impastata dal sonno, all' improvviso da lui. Sposto di scatto lo sguardo su di lui.
«Non ti volevo svegliare. Mi dispiace. Torna pure a dormire.» sussurro, rivolgendogli un piccolo sorriso, ed accarezzandogli i capelli.
Lui mi guarda, come a capire se sta ancora sognando, oppure si è svegliato definitivamente.
«No, è mattina, dobbiamo andare. Tra un po' hai un' altra sessione di addestramento.» dice per poi ributtare la testa all' indietro e sbuffare, cercando di trovare la forza di andare contro la voglia di rimanere sdraiati lì, ancora per un po'.
«Sinceramente, detto fra me e te, quegli allenamenti mi sembrano un po' inutili, dato che nessuno consce questo mio potere. É solo una perdita di tempo. In ogni caso, tu ieri sera mi avevi detto che oggi saremmo usciti fuori.» gli ricordo, sperando che non decida di cambiare idea e non voglia più fare niente. Potrebbe essere la mia unica occasione.
«Ieri sera... Ho detto molte cose, però se questa te l' ho promessa, e dato che io sono una persona che nella gran parte dei casi le promesse le mantiene, oggi ti porto a fare una passeggiata. Comunque secondo me hai ragione, non hanno molto senso i tuoi allenamenti.» dice mentre mi fa segno di spostarmi dal suo petto, per potersi alzare. Faccio come mi dice, e mi metto seduta anche io, continuando a guardarlo.
«In realtà stavo pensando ad altro io. Potrebbe essere un' idea da prendere in considerazione magari.» inizio a dire, osservando attentamente la sua faccia e le sue espressioni,per capire la sua reazione a ciò che sto per dire.
«Continua...» mi fa cenno con la mano di andare avanti, mentre, alzatosi in piedi, si toglie la maglietta, lasciandola sul letto.
Resto in silenzio ancora per un po', dato che le mie guance sembrano essere diventate due semafori, per l' imbarazzo che ho in questa situazione.
Distolgo finalmente lo sguardo, riprendendo possesso di me stessa.
«Allora, stavo pensando che,magari, visto che anche tu hai capito che queste sessioni di allenamento sono inutili, potremmo saltarle ed andare direttamente fuori di qui.» cerco di guardare tutta la stanza, tranne il punto in cui si trova lui.
«Assolutamente no, mio padre potrebbe uccidermi per aver disobbedito ad una sua simile richiesta.» dice subito in risposta, mentre si mette un' altra maglietta, e posso finalmente tornare a guardarlo senza imbarazzarmi.
Avevo previsto una simile risposta da parte sua,e per capirlo non ci vuole la capacità di avere delle visioni.
«Lo hai detto anche tu! Non servono a niente queste sessioni di allenamento! Potrei saltarella senza problemi.» provo ancora, cercando di fargli cambiare idea.
«Senti, vorrei tanto evitarle, anche perché sono io che devo aspettarti fino a quando non termini. Non posso farti saltare queste lezioni però.» e mentre parla, sembra quasi dispiaciuto veramente per me.
Sbuffo,alzando gli occhi al cielo, ormai rassegnata a non potergli far cambiare idea in nessun modo. Mi sdraio nuovamente sul letto, mettendomi a quattro di bastoni, anche se in questo modo occupo tutto lo spazio.
«Dai, alzati, prima andiamo e prima ti porto fuori a fare un giro. Però tu mi devi promettere che non proverai a fare come l' ultima volta che ti ho portata con me.» pretende davvero una simile promessa da me? Il mio obbiettivo per questa uscita, è proprio quello di riuscire finalmente a scappare da qui. Non posso promettergli una cosa simile. Io poi sono una che nella maggior parte dei casi le mantiene le promesse date.
«Vedremo...» dico cercando di rimanere sul vago.
Lo vedo con la coda dell' occhio che si avvicina, e lo ritrovo che in tutta la sua altezza, mi sovrasta, mentre io sono ancora sdraiata, e lui sta in piedi accanto a me.
«Devi promettermelo subito Thaurel. Non posso fidarmi altrimenti.» mi dice, con uno sguardo severo, e mi sembra quasi di vedere una parte di supplica nei suoi occhi, anche se non ne sono certa. Con un tale sguardo, resto inizialmente senza parole. Non so cosa dire.
«Te lo prometto.» cerco di dire senza emozioni che possano poi fargli capire che sto mentendo. Alla prima occasione, devo iniziare a correre, e continuare dritta, senza mai voltarmi indietro.
«Ottimo, ora alzati. Devi mangiare qualcosa prima di andare a fare uno dei tuoi allenamenti.» mi dice, porgendomi una mano, che accetto all' istante, alzandomi dal letto con uno sbuffo.
«La colazione però la vado a scegliere da sola.» dico, senza che si possa opporre. Mi annuisce solamente, prima di aprirmi la porta della stanza, e lasciarmi passare per prima.
Insieme ci dirigiamo in cucina, e per qualche secondo mi dimentico di ciò che è successo con William. Appena lo vedo però, tutto torna alla memoria, e non posso fare a meno di diventare rossa in viso per l' imbarazzo. Non posso parlare con lui in questo momento, dato che accanto a me c' è Daniele, che mi guarda attentamente, senza mai allontanarsi dal mio fianco.
Abbasso lo sguardo, sperando che William non mi abbia vista e cerco di prendere le prime cose che trovo, su di un piatto. Daniele fa altrettanto ed esce subito dalla cucina. Quando io sto per seguirlo fuori, vengo bloccata da qualcuno. Mi volto di scatto, vedendo William.
«Aspetta. Possiamo parlare un attimo?» mi chiede, quasi supplicandomi.
Resto in silenzio a guardarlo, indecisa su cosa fare, per qualche secondo, rimanendo con il piatto in mano.
«Certo... però fai in fretta, hai visto che c' è anche Daniele, e poi potrebbe insospettirsi di qualcosa e tornare qui per portarmi fuori.» gli dico, guardando dietro di me, controllando che non stia entrando nessuno.
«Senti, volevo scusarmi per ciò che è successo l' altra sera. Ho agito senza pensare, ma volevo provare almeno una volta nella mia vita, dato che sono diciotto anni che vivo qua dentro, e penso che continuerò per il resto della mia vita a stare dentro questa casa... Sai, ero curioso, di capire quelle storie che mi raccontava spesso mia madre quando ero piccolo. Speravo di trovare una ragazza come quelle, e quando ho finalmente conosciuto te qualche giorno fa, non ho più pensato ad altro, se non a questo. Quindi ti prego di scusarmi, so di essere stato troppo affrettato...» dice, supplicandomi con il suo sguardo di perdonarlo.
«Tranquillo, non serve che mi spieghi tutto. Per tua fortuna non è stato il mio primo bacio, o ti avrei tirato uno schiaffo.» dico cercando di sdrammatizzare la situazione, con un piccolo sorriso. Lui ricambia, sollevato per la mia reazione positiva.
«Ora è meglio che io torni da Daniele. Ciao.» continuo, per poi lasciargli un veloce bacio sulla guancia, e correre subito dopo fuori dalla cucina.
Per poco non mi rovescio tutto ciò che sta dentro il piatto sulla mia maglietta, per colpa di Daniele, che mi stava aspettando proprio davanti la porta della cucina.
«Per poco non mi facevi sporcare tutti i vestiti.» dico guardandolo male.
«Che stavi facendo?» mi chiede, assottigliando lo sguardo, come a cercare qualcosa dentro il mio sguardo.
«Niente... volevo trovare altro, però come puoi vedere, ho fallito nel mio intento.» dico, alzando di poco il piatto.
«Ottimo, ora andiamo a mangiare e poi ti porto al solito luogo di addestramento.» mi ripete per l' ennesima volta da quando ci siamo svegliati.
Annuisco, in modo da fargli capire di aver afferrato il concetto.
Lo seguo fino alla camera da pranzo, che troviamo essere vuota per nostra fortuna. Ci sediamo l' uno davanti all' altra. In silenzio assaporiamo la nostra colazione. Sembra quasi strano questo silenzio, dopo aver passato la notte insieme, ed abbracciati...
Tengo lo sguardo basso, verso il piatto che ho davanti.
«Dai andiamo.» mi dice non appena finisco di mangiare ciò che avevo nel piatto.
«I piatti li lasciamo qui?» gli chiedo, indecisa su cosa fare, mentre mi alzo in piedi.
«Certo, ora andiamo. È tardi.» dice come se fosse più che ovvio. Per tutti, tranne che per me ovviamente.
Lasciamo i piatti sul tavolo e ci dirigiamo in quel luogo ormai da me odiato. Mentre passo nel corridoio centrale, tutti questi volta stanno a fissarmi, come se fossi quella nuova a scuola.
Avrei preferito rimanere nell' ombra come nei giorni precedenti. Cerco di non guardare ai lati, per non incontrare lo sguardo di nessuno di loro.
Entro in silenzio nella mia cella, trovando come sempre il ragazzo che crede di potermi aiutare con le visioni, pur non sapendo niente di questo genere di cose.
La nostra sessione di allenamento si svolge come i giorni precedenti. Faccio finta che ancora non sia accaduto niente e che non sia riuscita a controllarle, e lui continua ad essere frustrato. Tira un calcio contro il vetro, portandosi le mani tra i capelli. Resto in totale silenzio a guardare la sua reazione, non sapendo veramente cosa poter dire. Non posso sentirmi in colpa. Lo sto facendo per me stessa, e per tutti gli altri. Devo aiutarli ad uscire da queste gabbie. Nessuno merita una cosa simile.
«Io me ne vado allora.» dico con cautela dopo un po', quando con la coda dell' occhio vedo Daniele. Non mi risponde, ed esce sbattendo la porta senza guardarsi indietro.
Non mi sembra il caso di avere una simile reazione, solo perché non riesce a trovare un modo, o almeno questo è ciò che crede lui.
Scuoto la testa, non volendo indagare oltre, per uscire velocemente dalla cella.
«Ora possiamo andare a afre quel giro per cui hai tanto insistito.» afferma Daniele,  non appena chiudo la parete in vetro. Sorrido emozionata. Nel poco tempo passato lì dentro, me ne ero completamente dimenticata.
«Giusto! Andiamo!» lo prendo istintivamente per mano, iniziando a correre fuori da questa parte orrenda della casa, ed andando verso le nostre stanze.
Voglio solo sbrigarmi a fare tutto questo e spero di riuscirci.
«Calmati!» si ferma all' improvviso, rischiando di farmi cadere all' indietro, però c' è lui che mi tiene e non mi fa toccare terra con il sedere.
«Scusa e grazie.» si, ho esagerato correndo. Devo calmarmi o potrebbe sospettare di qualcosa.
«Nessun problema, tranquilla. Passo io poi a bussarti quando ho fatto.» mi dice lasciandomi davanti la porta della mia stanza. Sorridente, aspetto che entri nella sua stanza, per poi entrare a mia volta nella mia.
Vuol dire che posso cambiarmi, in attesa che si decida a portarmi fuori di qui. Cerco qualcosa come sempre. In ginocchio per terra, davanti al cassettone con i vari vestiti. Tolgo gran parte dei vestiti che sono contenuti lì dentro, per metterli per terra. Alla fine la mia pigrizia ha la meglio su tutto, e decido di mettermi solo un paio di jeans, un camicetta semitrasparente rosa, con sotto ovviamente una canotta del medesimo colore, e le solite scarpe.
Per mia fortuna ho fatto attenzione quando quella volta mia sorella mi ha chiesto un consiglio su come stesse vestita in quel modo, infatti quello che ho scelto io oggi, è molto simile a quello.
Faccio appena in tempo a mettere bene la camicetta, che Daniele apre la porta, facendomi sussultare per lo spavento che mi ha fatto prendere.
«Devi imparare a bussare. Se fossi stata nuda?!» gli dico guardandolo male.
«Non ci riuscirà mai nessuno. Rinunciaci subito. Sei pronta?» mi chiede guardandomi dalla testa ai piedi.
Sbuffo e senza aggiungere altro esco dalla stanza chiudendo la porta, non preoccupandomi di lui.
«Fermati. Sai che non puoi uscire così.»speravo se ne dimenticasse, o che decidesse di non farlo, ma mi ferma e mi fa mettere davanti a lui, dandogli le spalle.
Mi copre gli occhi con una benda, credo sia la stessa della volta precedente.
Faccio una piccola smorfia quando mi tira i capelli, quei pochi che si sono andati ad incastrare mentre lui fa il nodo.
«Attento!» dico portando di scatto le mani nel punto in cui ho sentito tirarmi i capelli. Mi giro per guardarlo male, ma ovviamente sembro solo una matta, dato che ho questa benda sugli occhi.
Sbuffo, cercando di trovare il muro, andando lentamente verso il punto in cui credo ci sia. Mi blocca nuovamente, prendendomi per il polso, e facendomi camminare. Mi inizia a guidare in giro per la casa, mentre, con la mano che non mi tiene, cerco di toccare o percepire qualcosa sotto il mio palmo, in modo da capire cosa ci sia nello spazio a me circostante, che non riesco a vedere. Solo quando sento il cigolio di una porta che si apre, capisco che finalmente sto per andare via da qui. Di fatto, pochi secondi dopo, sento l' aria fresca venirmi sul viso.
Un piccolo sorriso si fa strada sul mio viso. Fa sempre bene l' aria fresca, soprattutto se questo significa poter uscire da quella casa, o meglio, prigione.
Mi porta ancora qualche passo più avanti, prima di chiudere la porta della casa.
Pensando di potermi togliere finalmente la benda dagli occhi, porto le mani dietro la mia nuca, e faccio per slacciare il nodo.
«No, aspetta!» urla di scatto, facendomi bloccare all' istante. Faccio ricadere le braccia lungo il corpo, con un piccolo sbuffo.
Torna a farmi camminare, e rischio di cadere diverse volte, se lui non ci fosse stato, sarei sicuramente caduta dentro casa. Senza di lui, non avrei nemmeno questa benda sugli occhi però.
«Quanto manca ancora?» gli chiedo, stufa di dover camminare senza poter vedere dove mi sta portando. Inizio persino a pensare che mi possa aver teso una trappola. Magari sta facendo finta di portarmi al sicuro, mentre in realtà mi sta portando in un luogo ancora più isolato.
Scuoto la testa, rendendomi conto che questi sono solo stupidaggini. Non credo possa fare una cosa simile. Almeno, spero non lo faccia. Non so bene perché, ma da quando mi sono svegliata e mi sono ritrovata accanto a lui, nella sua stanza, qualcosa dentro di me sembra essere cambiato.
Mi blocco, non camminando più, quando, pensando a questa mattina, mi ritorna anche in mente la mia visione. Vedere mia madre in quelle condizioni, è stato un vero colpo al cuore. Sapere che potrebbe ancora piangere per me.
Non posso pensare a questo adesso, più tardi, se non riuscirò a scappare da tutti loro. Il pensiero di allontanarmi da Daniele e da William però, sembra quasi portarmi tristezza. Non posso avere rancore però.
«Tutto bene?» mi chiede Daniele, destandomi dai miei pensieri.
«Si, scusami. Ho avuto un attimo di blocco.» dico rimanendo sul vago, scuotendo la testa, come se bastasse questo per togliermi questi pensieri dalla testa.
«Ne sei sicura?» mi sembra quasi di sentirlo preoccupato. Annuisco, e lui torna a camminare, trascinandomi con se.
Dopo un po' ci fermiamo e lui slaccia il nodo dalla benda. Il sole colpisce i miei occhi, non più abituati alla forte luce del sole.
Infatti strizzo subito gli occhi, portando persino una mano davanti ai miei occhi, per coprire un po' i raggi del sole. Ancora con poca visibilità, cerco con lo sguardo Daniele, trovandolo accanto a me.
«Direi che abbiamo avuto molta fortuna.» dice, con lo sguardo puntato verso l' orizzonte.
Resto in silenzio, a guardarlo per qualche secondo ancora. Questo è il momento perfetto per scappare. Dentro di me qualcosa però mi blocca quando vedo un sorriso vedo comparire un sorriso spontaneo.
«Vieni, siediti con me.» mi dice, mentre si siede sull' erba, battendo con la mano a terra, segno di sedermi al suo fianco.
Guardo alle mie spalle, dove sembra esserci la strada per la libertà, e poi guardo lui. Non dovrei sprecare questa grande occasione di scappare, ma ormai lascio da parte la mia parte ragionevole del cervello, per sedermi accanto a lui. Sospirando, seppur con un po' di rimorso, sono felice di essere rimasta. Ora che ci penso bene, non sarebbe stato il modo giusto per scappare in ogni caso. Lui è più veloce di me, mi avrebbe raggiunta in poco tempo ed in quel caso non sarebbe andata a finire per niente bene.
Guardando il tramonto, vorrei che mia madre fosse qui, per disegnare questo tramonto bellissimo. Lei adora disegnare, ed è anche brava, a differenza mia, che ho ripreso da mio padre. In parte è anche perché non so disegnare, che ho scelto di prendere il classico, poiché anche quando dal terzo anno si inizia storia dell' arte, non si devono fare anche i disegni a mano libera, che non sarei in grado di fare.
Mentre sono immersa nei miei pensieri, Daniele si fa più vicino a me. Con la coda dell' occhio osservo come cerchi di non farsi notare, e questo quasi mi fa scoppiare a ridere.
«Direi proprio che il merito è tutto mio. Se non ti avessi chiesto di portarmi fuori di lì, non saremo qui in questo momento.» dico sorridente, facendo finta di avere lo sguardo fisso sul sole davanti a noi.
«Però a portarti qui sono stato io. Senza di me non saresti potuta uscire.» dice voltandosi verso di me. Faccio lo stesso, voltandomi a mia volta verso di lui.
«Giusta osservazione. Aspetta, ti rendi conto che stiamo parlando civilmente, senza urlarci contro?» gli sorrido, parlando con tono sorpreso, e lui si fa ancora più vicino. Non starà per...
«Credo proprio di aver avuto un' impressione sbagliata su di te all' inizio...» sussurra, avvicinando una mano al mio viso, per portare una ciocca dei mie capelli dietro l' orecchio.
I nostri visi sono a poca distanza, ed il mio respiro ed il mio battito aumentato improvvisamente per questa vicinanza. Sembro quasi congelata in quel punto. Intanto il sole continua a scendere, facendo arrivare a poco a poco il buio e le stelle delle notte.
«Ho avuto lo stesso problema con te.» riesco a sussurrare.
Posa una mano dietro la mia testa, inclinando di poco la sua, facendosi ancora più vicino, fin quando i nostri nasi non arrivano a toccarsi...




Ed eccoci al termine di un nuovo capitolo ragazzi! Lo so,è troppo che non aggiorno e vi chiedo veramente scusa. Ma ho avuto diversi impegni in queste settimane. Sia positivi che negativi. Ho avuto anche un po' di problemi, che non sto qui a dirvi, o vi annoierei solamente.
Comunque, spero tanto che questo capitolo vi siamo piaciuto,e soprattutto ditemi cosa credete che accadrà dopo...? Che faranno i due? Secondo voi? Cosa credete che accadrà negli altri capitoli? Mi raccomando fatemelo sapere!

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~Izzy 💖

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