Capitolo 21

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Mi fermo, mentre lui ormai sta per posare le sue labbra, sulle mie, come se nella mia mente, fosse apparso un enorme 'NO'. Sto per tirarmi indietro, ma non faccio in tempo, che ecco che inizia a baciarmi. Ora che sento le sue labbra, la sola idea di tirarmi indietro, mi sembra fin troppo ridicola.
Ricambio il bacio, chiudendo gli occhi. Tutte le volte che ho pensato a come sarebbe potuto essere un bacio, non sono serviti a nulla, dato che ora non riesco a pensare ad altro, se non alle sue labbra dolci e morbide, che si muovono sulle mie. Ho solo sedici anni, non ho avuto molti ragazzi, a dire il vero solo uno, quindi il timore di poter sembrare ingenua ed impacciata, mi fa arrossire leggermente.
Sposta entrambe le mani sulle mie spalle, avvicinando il suo corpo al mio, ancora seduti a terra. Poco dopo però sono costretta a staccarmi da lui, sia perché sta esagerando, sia perché ho bisogno di ossigeno.
Resto in silenzio, aprendo lentamente gli occhi, trovandomi lui che mi guarda, sgranando gli occhi, e quasi scioccato da se stesso e da ciò che ha appena fatto. Velocemente si alza ed inizia a correre lontano da me. Non riesco a raggiungerlo, faccio solo in tempo ad alzarmi da terra, che lui è già sparito dalla mia visuale e non lo vedo più da nessuna parte.
Il panico si impossessa di me, iniziando a guardarmi intorno, da ogni parte. Inizio a correre in una direzione presa a caso. corro, quando credo di essere ormai certa di aver preso la direzione sbagliata, torno indietro correndo. Continuo a prendere direzioni, per tornare sempre indietro, nel punto in cui stavo lì con Daniele.
Questa volta me la paga molto cara.
Senza più fiato, mi piego, poggiando le mani sulle ginocchia, e poi mettermi seduta, per riprendere fiato. Chiudo gli occhi, passandomi le mani tra i capelli, non sapendo più cosa fare. Cerco di pensare a qualcosa, un modo, che mi possa portare ad una meta.
Riapro gli occhi di scatto, pieni di lacrime, ma cerco con tutta me stessa di non farle uscire. Tutte le visioni sulla mia famiglia, mi ritornano alla mente. Mio padre che ammette di non tenere a me nemmeno un po'. Mio fratello minore che chiede ad i miei genitori di me. E l' ultima, di mia madre, che piange per me. Quella è la goccia che fa traboccare il vaso delle mie lacrime. Per fortuna qui non c' è nessuno che mi possa vedere, e piango tranquillamente. Tutte le lacrime che non sono uscite in questi anni, in questi giorni ed in queste ore, escono fuori tutte insieme in questo momento.
«Ce la posso fare...» sussurro a me stessa, in modo da incoraggiarmi, per non abbattermi completamente. Purtroppo anche io piango, anche se vorrei potermi togliere questa capacità.
«Basta piangermi addosso. Non serve a niente. Devo riuscire a capire dove mi trovo, in modo da capire magari in che direzione andare, per trovare la strada, e quindi per ritrovare la strada di casa.» dico a me stessa. Annuisco, alzandomi nuovamente in piedi, mentre mi asciugo le guance, completamente bagnate dalle mie lacrime.
Mi guardo intorno, ora più calma. Potrei quasi ringraziare Daniele, per essere scappato via. Almeno non avrò sensi di colpa che mi divoreranno negli anni per essere scappata, mentre lui mi aveva portata qui.
Prendo un respiro profondo, in modo da ritrovare una calma definitiva anche con il mio respiro. Porto una mano sulla parte sinistra del mio petto, dove sento il mio cuore battere a mille, anche se non capisco se è per la corsa fatta, o per il panico che sento dentro di me,  o per il fatto che si sta facendo buio, e che se non mi muovo subito, rischio di non vedere più niente intorno a me, circondata dal buio, ed il mio incubo più grande si potrebbe realizzare.
Do le spalle alla direzione in cui stavo guardando insieme a Daniele. Sicuramente quella non può essere. Quella davanti a me allora, dovrebbe essere la direzione per tornare verso Achille ed i suoi figli.  Non voglio assolutamente tornare, per dover nuovamente sottostare a tutto ciò che mi dicono loro.
Considero le due direzioni escluse, come nord e sud. In tal caso, le uniche direzioni rimaste, sono quelle laterali, est ed ovest. Ora devo solo scegliere quale delle due prendere. Dato che una mi avvicinerà a casa mia, mentre l' altra mi farà allontanare ancora di più da casa.
Sposto lo sguardo da una all' altra, non sapendo che decisione prendere. Non sapendo nemmeno su cosa basarmi per decidere la direzione da prendere.  Forse, dato che sono venuta da nord,  quindi la parte che ho davanti e che ora guardo, la direzione più giusta da scegliere sia a sinistra, quindi ad ovest.
A me sembra quella più giusta, quindi inizio a camminare, cercando di rimanere avere una retta dritta sotto di me, per non prendere altre direzioni, che potrebbero portarmi verso la parte sbagliata. Mentre cammino, vedo il cielo diventare sempre più scuro, e le stelle spuntare luminose sul suo manto. Non sapendo che altro fare, rimanendo concentrata nella mia direzione, cerco di capire quale sia la stella polare. Tutte le volte che l' ho chiesto alla mia famiglia rispondevano tutti allo stesso modo: 'la stella polare è la stella più luminosa di tutte', e tutte le volte io rimanevo confusa, non capendo quale fosse quella più luminosa. Ogni stella che vedo, anche adesso, mi sembra sempre più luminosa della precedente.
Dopo un po' di tempo, scuoto la testa, stufa di fare questo 'gioco'. Incrocio le braccia al petto, guardando in bassa, poiché ho troppa paura di guardarmi intorno, ora che si è fatto buio.
In questi casi mi servirebbe il mio telefono, per poter usare la luce del telefono in modo da illuminare per terra, e non rischiare di cadere per terra.
Quando dopo un po' il mio sguardo si abitua al buio, riesco a vedere meglio ciò che mi circonda.
Il sonno inizia a farsi pesante su di me,così come cala anche la temperatura, costringendomi a stringere le braccia intorno al mio corpo per scaldarmi.
Mi sarei dovuta mettere un maglioncino leggero per coprirmi un minimo.
Alzo finalmente lo sguardo davanti a me, ma il mio umore non migliora, anzi, forse peggiora solamente.
Vedere quelle piccole luci, così lontane da me, mi abbassa il morale.
Sospiro, fermandomi a guardare quelle luci distanti. Ogni passo che faccio, invece di avvicinarmi, sembra fare tutto il contrario, allontanandomi ancor di più dalla mia meta.
Decido di sedermi a terra, per riposare un po' le gambe, dato che iniziano a farmi male.
La paura che ho del buio si mostra tutta, e non riesco a stare tranquilla, seduta lì, per terra, senza vedere veramente ciò che mi circonda. Non conosco nemmeno il luogo in cui mi trovo, e questo mi terrorizza. Non so dove puntare il mio sguardo, poiché ho paura che possa arrivare qualcosa da dietro di me. Allo stesso tempo però, devo guardare avanti per il medesimo motivo.
Meglio se mi sdraio, almeno non ci sono pericoli che possono arrivare da sotto terra, a meno che non esistano anche gli zombie adesso.
Un piccolo brivido mi corre lungo la schiena, a causa del leggero vento che si è alzato con il calare della notte.
Non posso, anzi, non devo arrendermi proprio adesso. Vedo i lampioni della strada, mi basterà arrivare fino a lì, poi cercherò di avere un passaggio da qualcuno che passa di lì, disposto a riportarmi a casa. Sarà un ardua impresa, ma ci riuscirò.
Chiudo per qualche secondo gli occhi, mentre le palpebre si fanno più pesanti, e riuscire a rimanere sveglia si rivela sempre più difficile da fare.
Forse, chiudere per qualche minuto gli occhi e riposare le palpebre, non accadrà nulla.
Continuo a ripetermelo per auto convincermi, mentre con gli occhi già chiusi, annuisco a me stessa, ed a poco a poco mi addormento, senza che me ne accorga.
L' ultima cosa che riesco a pensare, è che appena riuscirò ad allontanarmi e tornare a casa, la prima cosa che farò sarà ritrovare questo luogo, accompagnata dalla polizia.

Non voglio avere una visione. Ciò significa che sto dormendo, e non era questo il mio obbiettivo quando mi sono sdraiata per riposarmi le gambe.
Capisco che non ha più senso oppormi, quando torno nella stanza nella mia mente, in cui è tutto buio.
Ci sono solo io questa volta. La prima ed unica volta che mi sono ritrovata qui, sono riuscita a parlare con la mia migliore amica.
Inizio a camminare, sentendo una voce a me molto familiare. Vado verso il punto da cui mi sembra provenga quella voce. Mi blocco, vedendo finalmente mia madre. La vedo che si guarda intorno confusa, come se non sapesse dove si trova.
Sorrido e corro da lei. Mi è mancata moltissimo.
Quando senza preavviso mi lancio ad abbracciarla, la sento irrigidirsi sotto la mia stretta, probabilmente per la sorpresa. Quando infatti mi riconosce, mi stringe le braccia intorno al corpo, come se ora non volesse più lasciarmi andare via da lei.
«Mamma... perché non me lo hai detto?!» le chiedo, non appena mi stacco dalla sua stretta.
«Speravo con tutta me stessa che fosse finalmente finita con questa discendenza. Visto che aveva saltato me, così come con tua sorella maggiore, ero certa di non dovermi più preoccupare. Ricordo cosa ha passato mia madre per questo suo gene. Credevo che i tuoi sogni fossero solo coincidenze. Quando eri piccola mi raccontavi spesso di aver già sognato una cosa, mentre la vivevi. Andando avanti con gli anni non mi hai più detto niente. A quanto pare ho sbagliato. Mi dispiace tanto piccola mia.» sussurra mia madre, accarezzandomi dolcemente una guancia. Mi è mancata moltissimo questa sua dolcezza, che mette in ogni sua parola.
«Quindi conosci tutto sui miei, 'poteri'? Mamma devi aiutarmi. Io sono riuscita ad allontanarmi da quella casa. Mi sono addormentata però. So che avrei dovuto continuare a camminare per trovare la strada. Quella casa è nel nulla. Non so quanto disti la strada più vicina. Sono riuscita ad avvicinarmi abbastanza per vedere i lampioni, che si accendono con la notte. Ma era già un po' che camminavo, allora mi sono sdraiata a terra...» butto tutto fuori senza mai riprendere fiato, e vengo interrotta solo quando mia madre torna ad abbracciarmi.
Chiudo gli occhi, sospirando. Resto ferma, poggiando la fronte sulla sua spalla.
«Stai tranquilla. Ora devi svegliarti però. Torna in piedi e cammina fino a quella strada che hai detto di aver visto prima di addormentarti per terra. Come sei riuscita a scappare?» mi chiede però incuriosita mia madre.
Subito, senza volerlo o poterlo controllare, il mio viso diventa rosso come un pomodoro. Non che la cosa mi faccia piacere, dato che subito dopo se ne è scappato via, ma mi mette comunque a disagio doverne parlare con mia madre. Io che non racconto mai certe cose ai miei, o a chiunque altro della mia famiglia. Sono cose troppo imbarazzanti per me.
«Che mi sono persa? Thaurel?» mi chiede mia madre, guardandomi attentamente.
«Nulla. Le cose sono andate in un modo molto semplice. Sono riuscita a convincere uno di loro a portarmi fuori, per prendere un po' d' aria fresca. Poi le cose sono diventate strane, e sono riuscita a scappare.» dico, tralasciando volontariamente qualche dettaglio. Come chi mi ha portata fuori, ed il motivo reale per cui sono riuscita a scappare ed allontanarmi da lì. È meglio così.
«Ottimo bambina mia. Ora però devi svegliarti.» mi dice mia madre, facendo un passo indietro.
«Non so come fare. Non conosco ancora tutte le mie capacità mamma... Come posso svegliarmi. Aspetta, come faccio a trovare nuovamente un collegamento simile con te?!» le chiedo, sperando che almeno lei possa aiutarmi.
«Troverai il modo, ne sono certa. Ora devi tornare a casa però.» mi dice, dandomi un' ultima carezza, per poi allontanarsi, fino a sparire completamente dalla mia vista. Resta immobile ancora per qualche secondo, a guardare il punto in cui è appena svanita mia madre, prima di riuscire finalmente a svegliarmi.



Ecco finalmente un nuovissimo capitolo tutto per voi ragazzi. Spero vi piaccia, anche se so che è parecchio noioso questo. Vi chiedo comunque, magari, se vi va, di lasciare una stellina ed un commento, facendomi sapere cosa ve ne pare di questa mia storia e del capitolo. Vi aspettavate una reazione simile da parte di Daniele? Che dire, grazie mille a tutti, siamo arrivati a 700 letture! Per e, anche se piccolo, è un traguardo enorme! Grazie davvero a tutti voi. 😘❤️

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~Izzy 💖

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