Capitolo 13

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Dopo quell' ultima immagine che ho sognato, spalanco gli occhi, portando subito una mano sul mio ventre, come a controllare che non sia accaduto veramente ciò che ho sognato. Con il respiro affannato, poggio una mano sul cuore, dato che sembra impazzito, e che stia per uscire fuori dal petto, tanto il battito è veloce. Chiudo gli occhi, mentre cerco di prendere ampi respiri profondi, in modo da far tornare il battito cardiaco normale.
Non posso aver sognato veramente una cosa simile. Non voglio che accada una cosa così solo perché l' ho sognata io. Forse, sarebbe successo comunque, se lo avessi sognato o meno... Questo però non riesce a rassicurarmi minimamente. Non voglio che muoia qualcuno. Nemmeno Daniele. Sembra strano pensare una cosa simile, però credo che mi rattristerebbe la sua morte. Infondo, lui è stato gentile con me, di tanto in tanto, spesso non lo è stato, ma mi ha portato un libro da leggere nonostante non potesse farlo. Questo suo gesto mi ha colpita molto.
Sospiro, prima di aprire gli occhi, ed uscire dalla vasca, per poi coprirmi con un asciugamano tutto il corpo. Mi rivesto,e prendo sotto braccio il libro che era caduto per terra, prima che mi addormentassi.
Sono ancora parecchio turbata dalla visione appena avuta, perché non so chi sia, non riesco nemmeno ad identificare quella mano, nonostante mi sia sembrata molto familiare. Non può essere certo la mano di Giada, lei non porta anello. Nemmeno quella di Guglielmo, dato che lui è un ragazzo, e quella mano era di una ragazza, questa è l' unica cosa di cui io sia certa riguardo a quella visione.
Riporto il libro sul letto,lasciandovi anche i vestiti che avevo prima di lavarmi.
Qualcuno però inizia a bussare sulla porta.
"Avanti,è aperto." dico, voltandomi verso quella, per vedere chi ha bussato.
"Ottimo, devi venire con me. Niente domande,lo capirai." vedo solo la testa di una ragazza,che fa capolino nella mia stanza, per poi richiudere subito dopo la porta della stanza.
Ormai consapevole del fatto che tirarmi indietro sarebbe tutta fatica inutile, mi rassegno fin da subito, ed esco a mia volta dalla stanza, trovandomi davanti la ragazza che ha bussato, con i suoi capelli rossi e ricci legati in una coda disordinata, tanto che qualche ciuffo le è sfuggito, dalla stretta dell' elastico.
"Dai seguimi. Tra poco tocca a te." mi dice, facendomi cenno di seguirla, per poi iniziare a camminare. Non aspetto molto prima di iniziare a camminare dietro di lei. la osservo, cercando di capire se possa essere la discendente di qualcuno, richiamando alla memoria tutti i personaggi che compaiono nei due poemi omerici.
Mi fermo per non appena vedo la porta scura in fondo alle scale. Scuoto la testa. Conosco benissimo, ciò che accade dietro quella porta.
"Io lì non entro." dico solamente, voltandomi, per tornare nella mia stanza, dove potermi chiudere dentro.  In quelle gabbie io non ci voglio finire. Farò di tutto per impedirlo, fino a quando ne sarò capace. Non mi importa nemmeno di Achille o di nessun altro. Mi è bastato vedere per pochi secondi quei ragazzi.
"No, ferma non puoi andare da nessuna parte prima di fare questo." mi dice la ragazza, bloccandomi e trascinandomi oltre quella porta, nonostante la resistenza che ho fatto puntando i piedi a terra.
Ormai dentro, cammino mentre guardo di lato, i ragazzi già dentro.
"Entra ti sta già aspettando." dice la ragazza, prima di spingermi dietro uno di quei vetri, ritrovandomi faccia a faccia con un ragazzo in tuta nera. Quest' ultimo modo di essere vestito mi infonde molta ansia, non sapendo esattamente cosa aspettarmi ora che sono qui.
"Certo che sei proprio una testa dura. Su,ora siediti." mi dice, con una voce profonda, forse troppo. Sembra quasi strano perché il ragazzo è troppo giovane per avere una voce simile.
Ritornata in me, guardo la sedia al centro della 'stanza', vado a sedermi.
Lui si avvicina a me, ponendosi davanti con le braccia incrociate sul petto mentre non smette di guardarmi.
"Ora chiudi gli occhi." mi dice serio.
"Assolutamente no. Prima mi dici cosa vorresti fare e solo dopo aver valutato la situazione farò ciò che vorrò." lo guardo male, dato che non mi fido a chiudere gli occhi in sua presenza. Potrebbe pugnalarmi alle spalle, sia in senso letterario che allegorico. Questi sono gli insegnamenti lasciati dalla mia professoressa di italiano, la lettura allegorica. Ma è l' unica cosa. Non mi ha insegnato nient' altro.
"Non farò nulla. Questa è una sessione per praticare le tue capacità e capire fino a dove possono arrivare." mi dice. Lo guardo, per capire se sta parlando seriamente, oppure sta solo parlando, senza pensare a ciò che sta dicendo.
Prendo un respiro profondo, solo dopo essermi decisa, chiudo gli occhi, seppur rimanendo attenta il più possibile a ciò che riesco a percepire con gli altri sensi, che non sia la vista.
"Ora prova ad avere una visione. Fai in modo che la tua mente si concentri tutta su una sola cosa. Una e nient' altro." lo sento che mi sussurra, con ancora lo sguardo su di me, come se mi dovesse controllare. Sono certa sia così, e che non sia solo una mia impressione.
Infine però, decido di fare come mi ha detto, e provo a liberare la mia mente da tutto, ma subito dopo torna ad essere piena, dato che non so su cosa concentrarmi. Sono indecisa. Improvvisamente però penso alla mia famiglia, e decido di concentrare tutta la mia attenzione su di loro.
Solo dopo diversi minuti riesco nel mio intento, e finalmente il mio unico pensiero sono i miei genitori ed i miei fratelli. Ho quasi paura a parlare. Che se lo facessi, potrei perdere tutto il tempo che ho impiegato per riuscirvi.
"Fatto." parlo con un tono di voce talmente basso però, che credo non mi sia nemmeno riuscito a sentire.
"Ora cerca di vedere cosa sta facendo. Mi chiedo perché abbiano scelto me, nessuno conosce questo genere di potere, dato che non vi sono altre discendenti.  Quindi dimmi se non funziona, in modo tale da poter pensare ad un altra tecnica." mi dice, ed io annuisco, come segno di aver capito.
Tutto ciò non ha alcun senso, non credo che basti pensare di voler vedere ciò che sta facendo, o che farà, una persona. Probabilmente dovrò trovare un modo da me, perché così non funziona. Provo comunque a fare ciò che mi ha consigliato. Resto seduta, con la schiena poggiata alla sedia, e dopo un po' di tempo, i muscoli si rilassano sempre di più, ma nella mia mente ancora il buio più totale, così come le mie palpebre chiuse.
"Allora, hai visto qualcosa? Sono passati quaranta minuti." mi chiede il ragazzo, che sento troppo vicino a me, quindi credo si sia seduto anche lui. Infatti quando apro gli occhi, o trovo al mio fianco, posto alla mia stessa altezza, e sta seduto su di una sedia bianca.
"In realtà non ho visto nulla. Non è servito a niente, solo a farmi venire sonno, perché mi stavo per addormentare." dico seria, cercando di voltarmi a guardarlo, per non entrare in imbarazzo, per la vicinanza che si creerebbe tra i nostri volti, se mi girassi verso di lui.
"Dovrò pensare ad un altro modo allora." dice grattandosi il mento, che è ricoperto da una leggera peluria, come se stesso pensando. Si alza dalla sedia, e la sposta. Io continuo a stare ferma, seduta, e lo guardo spostarsi per la 'stanza'.
"Posso andare ora?" chiedo, sperando che io non debba rimanere qui. Vorrei poter portare anche gli altri ragazzi via con me. Non posso però, non so nemmeno se faranno uscire me da qui dentro.
"Vai pure. Aspetta però, prima devo controllare che ci sia qualcuno per riportarti in stanza." mi ferma, e controlla dal vetro che sta dalla' altro lato della stanza, per poi farmi segno di avvicinarmi. Mi alzo, con uno scatto, e cammino in fretta verso di lui, per poi uscire da quel logo. Non capisco perché mi stiano trattando in questo modo. Mentre tutti gli altri sono obbligati a rimanere qui, io me ne torno in quella stanza.... Non mi sembra giusto... Certo, sono felice di non dovervi rimanere,però c' è qualcosa che mi dice che dovrei far in modo che anche gli altri escano da lì.
Sospiro, dispiaciuta di non poter fare molto. Guardo gli altri ragazzi, i quali stanno tutti facendo qualcosa che probabilmente è basato sulle loro doti ereditate grazie alla loro discendenza con gli eroi o altri personaggi delle opere di Omero.
Tutti hanno accanto a se un ragazzo o una ragazza,con la stessa tuta nera che ha il ragazzo che mi ha fatto fare quell' 'esperimento'.
Un piccolo brivido mi corre lungo la schiena.
Vado accanto alla ragazza con i capelli rossi. La stessa che mi ha portata qui. La seguo fino ad arrivare nella mia stanza e, senza rivolgerle nemmeno la parola, sbatto la porta, senza curarmi del fatto che possa stare ancora lì davanti.
Vado fino al letto,sul quale mi lascio cadere a peso morto. Ormai l' unica cosa che mi rimane da fare,oltre che lavarmi, è quella di dormire o leggere il libro...


Eccoci amici con un nuovissimo capitolo finalmente! Non so cosa dire. Volevo tanto ringraziarvi per il traguardo che siamo riusciti tutti a raggiungere. Le 500 e più  visualizzazioni! Non credevo di arrivare a tanto. Per questo vi ringrazio davvero tantissimo. Non so proprio che altro fare per ringraziarvi. Potrei fare un doppio aggiornamento. Voi che ne dite? Al prossimo aggiornamento magari invece di un solo capitolo ne pubblico due? Ditemi se volete un doppio aggiornamento o preferite rimanere come sempre?
Come sempre vi chiedo scusa per gli eventuali errori di battitura. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, così come il resto della storia. Cercherò anche di riuscire a pubblicare sicuramente prima di natale, in modo da potervi augurare per bene un felicissimo natale.
Al prossimo capitolo.

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~Izzy 💖

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