Capitolo 34

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La porta si apre ed entra William, con l' ennesima cena e la barretta di cioccolato. Non mi sono nemmeno resa conto del tempo che stava passando mentre scrivevo.
«Ecco a te la tua cena Thaurel. Come ti senti oggi?» mi chiede sorridente, indagando sul mio vero stato d' animo, guardandomi dritto negli occhi. A quanto pare lui è stato l' unico che non sono riuscita a convincere di questa falsa quiete momentanea.
«Will, sto bene. Non c' è molto da fare qui dentro, sono solo un po' annoiata da tutta questa monotonia. Cerco di distrarmi con le mie visioni, ma dopo un po' non so cosa posso fare ulteriormente e quindi la smetto e torno ad annoiarmi.» gli rispondo con un' alzata di spalle, abbassando subito dopo lo sguardo.
«Farò finta di averti creduto. Vicino al piatto c' è la tua solita barretta di cioccolato, oggi però ho voluto aggiungerci anche un' altra cosa. Dimmi se ti piace, così, in caso, te ne porterò altre.» mi dice con un leggero sorriso. Ammetto che quando mi sorride o anche vedo la sua allegria, un po' ne passa anche a me. Sono certa che se lo avessi conosciuto in un contesto completamente differente, ci sarei anche uscita volentieri e magari sarebbe potuto essere un nuovo membro del gruppo insieme a me, Giada e Guglielmo. Invece ci siamo conosciuti in questo modo. Io la 'prigioniera', e lui il ragazzo che mi porta i pasti nella piccola cella in cui sono stata messa.
Quando penso a lui, che è un ragazzo fantastico, non posso fare altro che pensrae anche a tutta questa situazinoe assurda, e mi sento anche in colpa in parte, per non riuscire semplicemente a pensare a lui.
Guardo vicino al piatto trovando sotto la mia ormai quotidiana barretta di cioccolato, anche un mucchietto di caramelle frizzanti arcobaleno. Le mie preferite. Non ricordavo nemmeno di avrgli detto della mia passione sfrenata per queste caramelle.
«Cosa farei io qui dentro senza di te Will?! Probabilmente mangerei lo stesso cibo di tutti gli altri, senza avere queste fantastiche aggiunte che mi rallegrano.» gli dico alzandomi dal letto, dove vi lascio il piatto, stando attenta che niente cada da esso. Mi avvicino a lui, per poi abbracciarlo. Mi mancava abbracciare qualcuno. Non sono mai stata una che amava avere tutte queste dimostrazioni di affetto, ma dopo il tempo che ho passato qui dentro, non so nemmeno quanto sia passato, dato che ho persino rinunciato a contare i giorni che passano, poter finalmente abbracciare nuovamente qualcuno è una sensazione meravigliosa da provare. Per molti è un gesto senza molto valore, invece io ne ho sentito una profonda mancanza. Tutti gli abbracci che mi hanno dato Giada e Guglielmo. Probabilmente non sentirò mai più le loro braccia intorno a me, come se bastassero a proteggermi da tutto ciò che ci circonda.
«Probabilmente hai ragione. Ora è meglio che vada. Sicura di stare bene? Posso sempre tornare più tardi quando non ci saranno più le guardie o quando ho finito di portare a tutti la loro cena.» quando ci stacchiamo nota il mio viso pieno di nostalgia, che non sono riuscita a nascondere in tempo a quanto pare.
«Non voglio che rischi di cacciarti nei guai a causa mia William, sta tranquillo. Come se lo avessi fatto.» lo rassicuro con un sorriso, per poi avvicinare il mio viso al suo, lasciandogli un bacio sulla guancia.
Lo vedo arrossire leggermente, ed abbassa lo sguardo probabilmente proprio per non farmi notare il suo leggero rossore sulle guance.
«Allora ci vediamo domani. Mi raccomando mangia tutto, non voglio vederti dimagrire perchè non mangi qualcosa. Poi mi sentirei in colpa.» mi dice, puntandomi un dito contro. Anche mia madre mi diceva di mangiare tutto quello che mi metteva nel piatto. Continuava a dirlo durante tutto il pasto, soprattutto se qualcosa che avevo nel piatto comprendeva anche verdura di qualunque tipo.
«Se c' è della verdura, aspettati qualcosa nel mio piatto al tuo ritorno allora.» gli dico, come se si dovesse rassegnare sin da ora al fatto che io non mangerò mai ciò che non mi piace.
Esce dalla stanza scuotendo la testa con un sorriso sulle labbra.
Torno sul letto, posando sulle mie gambie, dopo averle incrociate, il piatto iniziando a mangiare tutto ciò che mi ha portato. Per mia fortuna niente verdure, ho una gran fame.
Non so se sia per le caramelle ed il cioccolato insieme, ma faccio appena in tempo a spostare il piatto dal letto, che i miei occhi si chiudono contro il mio stesso volere.

Mi ritrovo in una stanza totalmente bianca. Tutto questo bianco mi mette ansia. Mi ricorda una stanza d' ospedale, e l' ospedale non è mai una bella esperienza da fare, qualunque sia il motivo per cui ci si reca lì. Improvvisamente davanti a me vedo due persone, che parlano tra loro. Non si sono accorte della mia presenza. Faccio per muovermi verso di loro, ma sia le mie caviglie che i miei polsi, sono bloccati al terreno con delle catene. Sono più che certa che non ci fossero catene fino a poco fa. Cerco di fare rumore per attirare la loro attenzione, ma è come se per loro non esistessi. Cerco di urlare, ma la voce esce flebile dalla mia bocca, come se avessi già urlato ed essa se ne fosse andata per le mie precedenti urla.
Davanti a me appare Daniele, con il fiatone, come se avesse fatto una corsa stancante persino per lui, e si guarda indietro, prima di dirmi di fare silenzio ed iniziare a rompere quelle catene che mi bloccavano al terreno, l' unica cosa che riesco a non vedere bianca, ma solo tanta terra, con qualche ciuffetto d' erba, seppur molto raro da vedere.
Sembra di sentire il mio corpo sempre più pesante, come se ad ogni catena che riesce a rompere, un masso mi cadesse sulla testa, facendomi appesantire tutto quanto.
«Ti aiuto io tranquilla.Cerca di non fare rumore.» mi sussura quando ormai ha tolto tutte le catene, ed ha preso il mio corpo che senza di lui sarebbe caduto a terra, colpendo il terreno con la mia faccia. Non sarei riuscita nemmeno a tirarmi su, vista la mia mancanza di forze. Faccio un cenno di assenzo, in modo che possa capire che io abbia sentito ciò che mi ha detto.
Appoggiata totalmente su di lui, non riesco nemmeno ad alzare i piedi da terra. Capendo che se continua a farmi camminare da sola ci faremo sicuramente sentire, mentre continua a camminare, mette un braccio dietro le mie ginocchia ed uno dietro al mio collo, alzandomi da terra, e tenendomi tra le sue braccia.
Una smorfia di dolore di dipinge sul mio viso quando mi tira su, a causa di un forte dolore alle gambe. Non so cosa mi sia successo, l' unica emozione che riesco a provare in questo momento è una grande paura per ciò che potrebbe essere successo e per ciò che potrebbe succedere.
I miei occhi si tengono aperti a fatica e la voce di Daniele mi arriva flebile alle orecchie, ma riesco comunque a mettere insieme le parole che mi sussurra.
«Non chiudere gli occhi Thaurel, resta con me ti prego...» ma la mia volontà non è abbastanza forte da contrastare il bisogno del mio corpo, ed i miei occhi si chiudono.

Mi risveglio annaspando, in cerca d' aria, come se fossi stata soffocata durante i minuti in cui sono rimasta con gli occhi chiusi. La fronte bagnata dal sudore e le mani tremanti. Una luce si espande dal mio petto, bloccata dalla maglietta che ho indosso, illuminando così tutta la stanza. Le luci ormai spente.
Presa dal panico, a causa della visione che ho appena fatto, cerco di scendere dal letto mentre tento di togliere la maglietta, come se quella fosse la causa della mancanza del mio respiro. Fare troppe cose però porta solo a peggiorare la situazione. Non appena infatti mi metto in piedi, le mie gambe sembra siano talmente deboli che non riescono nemmeno a tenermi in piedi, e cado a terra, sbattendo la testa contro il letto.

ECCOCI finalmente ad un nuovo capitolo. Vi chiedo scusa per la mia assenza, ma a causa della scuola, lo sport ed un piccolo lavoretto che faccio il pomeriggio non ho nemmeno il tempo per respirare. Quindi penso che mi prenderò una piccola pausa, in modo che quando verso natale tornerò, avrò avuto il tempo di scrivere più capitoli e di non lasciare più momenti così lunghi tra un capitolo e l' altro.
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