Capitolo 19

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Prendo delle cose dal cassettone ai piedi del mio letto, decidendo con attenzione ed al meglio, per portare a compimento il mio obbiettivo.
Prendo tutto e me ne vado in bagno, dove chiudo la porta, prima di spogliarmi e farmi una bella doccia, anche per schiarire le idee, e per riflettere meglio su cosa fare ora.
Uscita da sotto l' acqua, mi asciugo rapidamente il corpo e mi vesto, con i vestiti che mi sono portata in bagno. Penso a come poter uscire di qui e tornare a casa, ma non riesco a trovare niente. Ogni volta che penso ad un nuovo piano, ecco che penso anche come qualcuno di loro possa arrivare e rovinare il tutto.
Esco dal bagno sbuffando, non riuscendo a pensare ancora a niente.
Metto un asciugamano intorno alla testa, come turbante, dato che i capelli sono ancora bagnati, e devo riuscire ad entrare nel bagno di Daniele per potermeli asciugare. Rimetto la mia collana prima di dirigermi da Daniele, o per lo meno, verso la sua stanza.
Quando arrivo davanti alla sua porta, busso un paio di volta, per poi avvicinare l' orecchio alla porta, in modo da sentire se è dentro. Nessuna risposta mi giunge, decido però di entrare in ogni caso, dopo aver guardato entrambi i lati, per controllare che non stia arrivando nessuno, prima di entrare in stanza. Chiudo la porta e vado in bagno, iniziando a cercare l' asciugacapelli.
Lo trovo dopo qualche minuto, e mi asciugo il più velocemente possibile i capelli, per non rischiare di dovermi imbattere in un Daniele già furioso. Metto la potenza al massimo, in modo da fare più rapidamente. Non appena sento un rumore, stacco la spina, e decido di rimetterlo al suo posto, seppur con ancora dei capelli bagnati. Controllo che non sia tornato in stanza, prima di uscire dal suo bagno e tornare nella mia.
Lascio andare un sospiro di sollievo per non essere stata scoperta.
Se sono riuscita a fare una cosa del genere, posso riuscire ad andare via da qui. O almeno spero di riuscirci.
Mi siedo sul letto, e dopo aver chiuso gli occhi, provo a concentrarmi, in modo da creare un contatto con qualcuno.
Cerco di immaginare come una stanza nella mia mente,dove voglio far arrivare la mia migliore amica.
Stringo più forte gli occhi, concentrandomi ancora di più. Sento la testa che inizia a girare,ma non gli do troppo peso, credendo non sia niente di cui mi debba preoccupare in questo momento, mentre continuo imperterrita, per raggiungere il mio obbiettivo. Improvvisamente però ho come una strana sensazione. Come se una parte di me, strappata dal mio corpo, stesse per essere catapultata da un' altra parte. In quell' istante riapro subito gli occhi. Non capisco cosa sia appena successo. Spaesata mi guardo intorno, per controllare di essere ancora in camera,a casa di Daniele,e non chissà dove. Non che la cosa mi dispiaccia ovviamente.
Mi maledico mentalmente per aver aperto gli occhi proprio in quel momento. Avrebbe portato a qualcosa di importante. Ora però non so nemmeno come io sia riuscita a farlo, figurarsi tornare allo stesso punto, per finire ciò che ho iniziato a fare.
Frustrata, do un pugno sul letto accanto a me,consapevole che tanto non avrebbe procurato alcun rumore.
Avrei potuto capire qualcosa di più su questo mio 'potere', ma non ci sono riuscita. Non posso stare ferma su questo letto, a continuare a fare ipotesi su ciò che sarebbe potuto accadere.
Mi alzo e, cercando di non pensarci più, scuoto la testa, come se bastasse fare questo movimento per togliere questi pensieri dalla mia mente.
Intanto potrei andare alla ricerca di una porta che mi faccia uscire da qui.
Però poi penso che, se dovesse arrivare Daniele ,o chiunque altro, mentre sono via, potrebbe accadere un grandissimo casino questa volta. Meglio aspettare un momento più adatto per una ricerca simile.
Dopo aver aperto la porta, la richiudo istintivamente, poiché mi ritrovo davanti Daniele, che tiene la sorella per il braccio. È stata più che altro colpa dell' effetto sorpresa,dato che non mi aspettavo di trovarli insieme davanti la porta della stanza in questo modo.
Riapro la porta appena mi rendo conto di ciò che è successo.
"Scusate, mi avete colta di sorpresa. Che succede?" chiedo guardandoli, in attesa che parlino e che mi dicano ciò che vogliono. Perché sono certa che ci sia un motivo ben preciso se stanno qui davanti a me adesso.
«A quanto pare avevi ragione. Sono andato a chiedere direttamente ad Afrodite, che dopo un po' si è decisa ed ha confermato la tua versione dei fatti. Quindi ora è qui per dirti una cosa.» dice Daniele, incantando la sorella a parlare, dandole una piccola spinta.
«Io non farò mai una cosa del genere. Non con qualcuno che è inferiore a me. Ti stai proprio rammollendo.» si scrolla di dosso il fratello, guardandolo fiera di se stessa, per poi volargli le spalle ed andarsene. La guardo fino a che non è più nella mia visuale. Daniele resta lì davanti in silenzio.
A quanto pare oggi è giornata di sorprese e novità per tutti. Devo dire la verità, non mi aspettavo inizialmente che Afrodite fosse una simile persona. É riuscita ad ingannare persino me sulla sua vera natura. Speravo che almeno una persona fosse normale, ma è meglio perdere le speranze sin da subito, piuttosto che continuare ad essere delusa.
«Bene, direi che allora io non servo più a molto qui.» dico, e prima che riesca a chiudere la porta, lui infila un piede, in modo da bloccarlo. Prendo un respiro profondo per ritrovare la calma, e riapro la porta. Non faccio nemmeno in tempo ad aprirla completamente, che lui è già dentro e con un calcio, ha chiuso di scatto la porta.
Sgrano leggermente gli occhi, non aspettandomi una simile reazione da parte sua. Speravo di poter rimanere da sola, ma il destino è contro di me.
«Ora che succede invece a te?» decido di chiedergli con un sospiro. Quando tira un calcio contro il muro accanto al letto, sussulto, poiché ha fatto tremare il letto, come se ci fosse un terremoto. Giusto, mi dimentico che lui è un discendente di Achille,e non nel senso che il padre si chiama, Achille,ma nel senso che uno dei suoi avi è proprio il grande Achille. Il semidio, figlio della ninfa Teti, reso immortale proprio da lei, quando lo immerse nel fiume Stige,tranne per il suo, cosiddetto 'tallone di Achille', che rappresenta proprio il suo punto debole.
Quindi Daniele è altrettanto forte. Spesso mi dimentico che persino io sono una di quelle discendenti. L' unica differenza è che Daniele discende da uno dei protagonisti, nonché uno dei personaggi più importanti dell' intero poema, dato che è proprio la sua ira il filo rosso che unisce tutta la storia.
«Troppo lunga come storia per poterla raccontare a te. In ogni caso, non credo di dover rimanere qui. Ci vediamo domani. Ti verrò a svegliare personalmente presto, quindi ti conviene metterti subito a dormire» mi dice, riprendendo il controllo di se e delle su emozioni.
«Aspetta, mi stai dicendo che ho passato tutta la giornata in quell' armadio?» ed il mio tono è tra lo stupore e la domanda. Ora capisco perché ho così fame allora. Credevo fosse per la mia fame insaziabile, ma a quanto pare questa volta non è completamente colpa mia.
«Si, io sono rimasto tutto il giorno a cercarti in giro per casa. Poi quando mi sono stufato, mi sono messo in camera tua ad aspettarti. Perché così sorpresa?» si ferma e si volta a guardarmi, rimanendo con la mano sulla maniglia della porta.
«Perchè avrei fame. Quindi se tu esci, io esco insieme a te e me ne vado nelle cucine per mangiare qualcosa.» dico con una mano sulla mia pancia che inizia a brontolare, solo a pensare a ciò che potrei trovare in cucina oggi.
«Aspettami qui. Non ho mangiato nemmeno io questa sera. Torno subito.» mi dice in fretta per poi uscire dalla stanza e lasciarmi lì, senza parole, ferma a guardare la porta in silenzio.
Scuoto la testa, stufa e confusa. Chissà perché ha voluto farmi rimanere qui e chissà dove è andato lui, a fare non so cosa.
Mi tolgo le scarpe, sedendomi sul letto, per poi metterle ai piedi del letto, in modo che la mattina seguente, appena scendo, posso mettermi subito le scarpe.
Mi sdraio, non sapendo che fare in attesa che lui torni. Vorrei andare alla ricerca di cibo, in modo da poter saziare la fame che dura da tutto il giorno. Tutta colpa di Afrodite. Mi ha veramente sorpreso questo suo cambiamento improvviso nei miei confronti. Forse ha fatto finta di essere gentile per qualche giorno, ed il suo vero carattere è quello che sta mostrando adesso.
«Apri, sono io. Non posso aprire io, ho le mani occupate.» sento dire dal' altra parte della porta. Daniele. Ma che significa che ha le mani occupate?
Mi alzo dal letto, andando verso la porta, che poi apro, e subito si precipita dentro la stanza Daniele, che poggia un vassoio sul letto e si volta verso di me, con un piccolo sorriso.
«Cena a letto, sai, invece della colazione, noi facciamo la cena.» mi dice, divenuto improvvisamente felice.
Non riesco a trattenere una piccola risata, per via della sua battuta, non che mi abbia fatto ridere, ma più che altro è strano vedere lui ridere. Non credo di averlo mai visto così felice da quando sono in questa casa.
«Come mai questa improvvisa felicità? Hai bevuto qualcosa in questi minuti e già sei ubriaco?» gli chiedo, chiudendo la porta della stanza, per poi camminare nuovamente verso il mio letto sul quale mi siedo, mentre dal' altro lato si siede lui, spostando al centro, tra noi due, il vassoio.
«In realtà, ho bevuto solo un bicchiere di scotch, ma non sono ubriaco. Mentre prendevo tutto questo cibo per noi, ho pensato che dovrei cercare di essere più come te, ed un altro paio di bicchieri di alcool hanno aiutato parecchio a questo.» mi spiega brevemente, per poi girare di poco la testa verso di me e fare un piccolo sorriso.
«Ottimo, magari in questo stato sei più simpatico di quando non sei sotto l' effetto dell' alcool.» dico con una piccola risata, scuotendo la testa. A me non piace bere, non che in vita mia abbia mai bevuto chissà quanto. Solo un po' di vino a Natale e lo champagne per le occasioni importanti,come compleanni in famiglia, festività o capodanno. Però se posso evitare, lo faccio volentieri. Infatti spesso molto ragazzi della mia età restano sorpresi da questo mio lato, pur vedendomi come una molto estroversa.
«Sei seria? Io credevo avessi già bevuto fino ad ubriacarti. Prima o poi te lo farò fare.» dice, quasi a farmi una promessa.
Si è decisamente andato. Potrei sfruttare questo suo stato disattento per farmi portare fino alla porta di casa,o farmi dire dove ci troviamo,in tal modo dovrei solo riuscire a contattare qualcuno e farmi aiutare ad andare via da qui.
«Non ti preoccupare,non è una cosa che ho messo nella mia lista delle "cento cose da fare prima di morire". Quindi, nessun problema.» prendo intanto un pezzo di salame dal piatto, dove vi ha messo diversi salumi,mentre nell' altro vi stanno altri cibi.
«In ogni caso, tutti una volta nella vita si devono ubriacare. Ora però voglio mangiare.» parla come se fare una cosa simile sia normale. Persino per una ragazza di sedici anni. Forse quella rimasta con una vecchia mentalità sono solo io...
«Sono d' accordo con te. Meglio iniziare a mangiare.» annuisco e prendo altro dai piatti, iniziando a mangiare, seguita a ruota da lui.
Quando finiamo il tutto, lui si sdraia, portando le mani sulla sua pancia. Attraverso la maglietta, leggermente trasparente, noto dei segni, come se qualcuno lo avesse picchiato con qualcosa.
Alzando le braccia verso l' altro per stiracchiarsi, la maglietta di alza quel poco che basta a far vedere i segni. Senza pensarci porto una mia mano sul suo ventre. Inizialmente si ritira dal mio tocco, guardandomi confuso,corrugando la fronte.
«Che fai?!» si abbassa subito la maglietta, tornando seduto.
«Scusa,ho visto dei segni rossi e volevo capire che cosa fossero... Come hai fatto a procurarti quei segni?» gli chiedo, guardandolo negli occhi.
«È una lunga storia.» dice in modo da tagliare lì il discorso.
«Non è normale che tu abbia quei segni. Così come io non avevo alcuna voglia di avere un tatuaggio. Quindi, perché non mi dici che ti è successo?» voglio veramente sapere cosa è successo. Anche se non capisco esattamente il motivo di tutta questa apprensione nei suoi confronti, nata all' improvviso.
«Potresti arrivarci tranquillamente da sola. È stato mio padre, quando ero più piccolo. Ero un bambino molto vivace ed impulsivo, non che ora sia meglio,ma ho imparato ad avere un autocontrollo.» mi dice con un' alzata di spalle. Decido di non chiedere altro, dato che potrebbe essere qualcosa che non gli piace ricordare o raccontare.
«Io credevo che mio padre fosse pessimo,ma anche il tuo non scherza.» cerco di sdrammatizzare la situazione, che era diventata pesante.
«Già... senti togliamo tutto. Andiamo in camera mia,ho la televisione.» dice alzandosi dal letto,spostando il vassoio dal letto al comodino.
Voltandosi verso di me, mi porge una mano,che accetto subito. Insieme usciamo dalla mia stanza per dirigerci nella sua. Chiusa la porta, mi fa segno di mettermi sul letto. È strano stare così con lui. Solitamente ci insultiamo e non riusciamo nemmeno a stare nella stessa stanza per più di un minuto. Ora però sembra tutto diverso. Forse mi sono sbagliata su di lui...
«Allora che film vuoi vedere?» mi chiede, buttandosi sul letto dopo aver preso il telecomando dove lo aveva lasciato.
«Dammi,scelgo io.» senza dire niente gli prendo dalla mano il telecomando ed inizio a vedere i film sui quali si basa la mia scelta. Dopo qualche minuto di indecisione, scelgo un fantasy che ho già visto,e che mi è piaciuto moltissimo.
«Un fantasy? Ma sei seria? Perché non ne guardiamo uno di azione?!» nemmeno inizia il film che subito inizia a lamentarsi, prendendo il telecomando.
«Aspetta! Almeno guarda l' inizio! Non giudicare qualcosa senza aver prima provato.» gli dico sorridendo, con una mano sulla guancia per fargli girare lo sguardo nuovamente sulla televisione davanti a noi.
Con la coda dell' occhio lo vedo che viene catturato dalla storia e dai personaggi del film. Mi viene quasi da ridere. Ho scelto proprio questo perché è tanto fantasy quanto di azione. Immaginavo che lui avrebbe iniziato a lamentarsi. Dopo anni che vivo con dei maschi, qualcosa di utile ho imparato su di loro.
«Posso farti una domanda?» decido che questo è il momento migliore per avanzare la mia proposta. Dopo aver pensato molto a ciò che devo dire, mi faccio coraggio e parlo.
«Perché domani non mi fai uscire da qui? Nel senso, ovviamente non ti dico di lasciarmi andare,so che non lo farai mai. Dico solo che magari potresti farmi uscire da questa casa. Rischio di diventare claustrofobica.» gli chiedo sottovoce,non volendo sovrastare la voce ed i suoni del film che stiamo vedendo.
«Perché no,potrebbe andare bene.» mi dice, senza staccare lo sguardo dallo schermo della televisione. Probabilmente non ha nemmeno sentito ciò che ho detto,ma per me è molto meglio così. Potrebbe cambiare idea altrimenti.
Sorrido soddisfatta,dato che sono riuscita a portare a termine il mio obbiettivo del giorno. Ora sono certa più che mai,che presto riuscirò ad uscire di qui. Come ancora non lo so.
Continuo a guardare insieme a lui il film. Nel frattempo ci spostiamo, e poggiamo entrambi la schiena sulla testiera del suo letto matrimoniale. Ammetto che un letto così lo vorrei anch'io.
Le mie palpebre iniziano a farsi pesanti però. Provo a rimanere sveglia,dato che non vorrei rischiare di fare qualche figuraccia mentre dormo,e continuo a guardare il film,che ben presto viene sostituito dal nero totale,per essere seguito subito dopo da una delle mie visioni.

Eccoci finalmente con un nuovo capitolo! Allora direi che in questo capitolo esploriamo un nuovo aspetto,e chissà a cosa potrebbe portare tutto ciò. Secondo voi? Scrivetemi tutto nei commenti! Vi chiedo scusa per la lunga assenza ma la scuola è alquanto pesante. Credo possiate capirmi. Quindi vi ringrazio davvero ed al prossimo capitolo!

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~Izzy 💖

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