Capitolo 21

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Quattro ore, sedici minuti e diciassette secondi.

Questi numeri indicavano quanto era passato dalla lite con mio padre.
Non avevo mai urlato così tanto in vita mia e mai avrei pensato che la mia prima litigata furibonda sarebbe stata con quell'uomo.
Dopo essermi sfogata me ne ero andata lontano da quella casa.
Talmente la rabbia era forte che non mi accorsi nemmeno di essere finita in mezzo ai boschi.
Avevo mandato un messaggio a mia madre, dopo che lei mi aveva chiamato tre volte, le scrissi semplicemente che stavo bene.
Quando ero ritornata a casa, la vidi intenta a guardare fuori dalla finestra e quando si voltò per guardarmi la sua bocca assunse la forma di un sorriso mesto.
Mi chiese se stavo bene e le risposi semplicemente con un "si".
Me ne andai in bagno e feci una doccia bollente per poi mettermi un pigiama e sdraiarmi sul letto.

Ed ecco che erano passate quattro ore, sedici minuti e diciassette secondi.
Fissavo il soffitto e per la prima volta non avevo pensieri che mi frullavano nella mente se non le mie urla di quel pomeriggio.
Come figlia ero consapevole di aver esagerato ma come essere umano forse non era abbastanza.

Cacciai fuori aria che avevo trattenuto per un po' di secondi, chiusi gli occhi e cercai di prendere sonno ma il cellulare inizió a suonare.
Mi misi seduta e presi il telefono che giaceva sul comodino.
Il display era illuminato con il nome di Cleve, risposi subito.
-Ehi Cleve!-la salutai cercando di essere il più entusiasta possibile, cosa che mi venne male.
-Erin! Allora come va?-
Feci un respiro profondo -Bene. O meglio più o meno. Oggi ho incontrato mio padre e gli ho detto tutto.-
-Tutto tutto?-mi chiese sorpresa
Sapevo che non si sarebbe mai immaginata che io potessi dire tutto ciò che pensavo e sinceramente dopo quello che era successo quel pomeriggio ne ero sorpresa anche io.
Scostai il lenzuolo e mi alzai andando verso la finestra che dava su un immenso prato.
-Si tutto. Gli ho detto ciò che pensavo-
Dall'altra parte ci fu un attimo di silenzio
-E adesso come ti senti?-dalla sua voce si sentiva la preoccupazione
Feci una risata amara -Svuotata! Non mi sentivo così da tanto.-confessai
-Beh hai fatto quello che dovevi. Io sono dalla tua parte, sempre e se ne vorrai parlare io ci sarò-
-Grazie Cleve. Davvero! Invece tu? Sei ancora da tua zia?-chiesi appoggiando la schiena sul davanzale della finestra.
-Ehm...in realtà no-
Nella sua voce riuscivo a sentire che c'era qualcosa che non andava e mi misi subito sugli attenti
-È successo qualcosa?-
Sentii dei mormorii al di là del telefono che provenivano da una voce maschile, ma non riuscivo a capire che cosa diceva.
-No. No!-
-Dille la verità Cleve!- Sentii dire da una voce che assomigliava a quella di Tommy.
-Cleve che diavolo succede?- chiesi oramai nel panico.
Ci furono un paio di secondi di silenzio, poi risentii la voce della mia amica
-Erin non va proprio tutto bene. Non è niente di grave ma se tu potessi ritornare sarebbe meglio-spiegó
Ritornare? E come?
Ma soprattutto perché?!
-Cleve non posso permettermelo di ritornare!-
In quel momento sentii la porta della mia camera aprirsi e vidi mia madre guardarmi con la fronte corrugata.
-Lo so ma io e Tommy ti possiamo aiutare. Ti prego Erin c'è bisogno di te qui-
Mi portai una mano sulla fronte.
Ma che cavolo era successo?!
-Tesoro che succede?-bisbiglió mia madre
Cercai di spiegarle ma Cleve continuò a parlare
-Erin ti prego! Ritorna-
Detto questo riattaccó.
Rimasi a sentire per un po' il tu tu del cellulare per poi scostarlo dall'orecchio.
-Erin?-mi chiamó mia madre
Alzai lentamente la testa
-Era Cleve ha detto che hanno bisogno di me lì. Ma non posso ritornare, non voglio sprecare soldi-confessai
-C'entra Ryan?-mi chiese sedendosi sul letto
-Non lo so,non me lo ha detto.- mi sedetti vicino a lei fissando il muro davanti a me
Ad un tratto sentii una sua mano posarsi sulla mia spalla.
-Amore se vuoi andare vai. Io ho dei soldi da parte e te ne posso dare un po'-
Scossi la testa -No mamma quesi soldi servono per te e per la casa. E poi non c'è bisogno che ritorni. Stanno bene-
-Erin se Cleve ti ha detto che c'è bisogno di te vuol dire che qualcosa è successo. Poi siamo solo a luglio e non penso che tu lo voglia passare in questo buco di paese che detto fra noi,detesti-
Sorrisi a quella sua affermazione e lei ricambió
-Non c'è bisogno che rimani qui. Tuo padre l'hai sistemato e anche molto bene direi quindi ti spettano delle vacanze-
Ma come si poteva non volere bene a una donna così?!
Era proprio una grande donna, con la D maiuscola!.
-Sei sicura che posso? E tu? Starai da sola!-
-Mammina non ho più sedici anni!-disse scherzosamente -Io starò bene. E poi c'è sempre tua zia che mi tiene compagnia... praticamente sempre!-
Ci pensai su per qualche minuto.
Mia madre aveva ragione, se Cleve aveva detto che aveva bisogno di me allora doveva essere molto importante. Lei c'era sempre stata per me e io dovevo esserci per lei o per qualunque cosa stesse succedendo.
-Ok. Mi aiuti a rifare le valigie?-le chiesi
La vidi buttarsi sul letto con fare teatrale
-Oddio! Che palle!- disse
Si. Era una madre straordinaria!

-Hai preso tutto? Sicura?-mi chiese mia madre preoccupata mentre mi accompagnava verso i metal detector. Di nuovo!
Quell'estate avevo passato più tempo in aereo che sulla terra ferma!
-Si, sicura. Non ti preoccupare. Ora devo andare, ti chiamo appena atterra l'aereo-
L'abbracciai forte e lei fece lo stesso.
-Mi raccomando divertiti e se quel Ryan ti fa girare le palle, tu falle girare a lui-
Risi alla sua frase per poi staccarmi e lasciarle un bacio su una guancia.
-Lo farò. Ciao mamma-
-Ciao tesoro.-

Ed ecco che ripartivo per quel posto che all'inizio dell'estate pensavo fosse il paradiso.

Sperai solo di ritrovarlo ancora così.

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