Capitolo 11

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Avete presente quando un professore vi deve interrogare e prima che arrivi sentite un fastidio alla pancia, le mani sudate, sudore freddo e la bocca impastata?
Bene.
In quel momento io mi sentivo così.
Avevo in circolo ancora l'alcol che mi rendeva ancora più stronza di quello che ero, ma soprattutto rendeva la mia vescica incontinente.
Volevo semplicemente andare in bagno, DA SOLA, per fare i miei bisognini e invece no.
Mister stronzo doveva prendermi proprio in quel momento.
-Dobbiamo parlare-disse mettendosi la chiave della porta del bagno nella tasca posteriore dei jeans.
Eh no!
-Non abbiamo niente da dirci-dissi stringendo le gambe per non farmela addosso.
-Ah no? Io penso,invece, che dobbiamo dirci un sacco di cose-sorrise malizioso facendo un passo verso di me.
-Se pensi che scopi in questo bagno con te, te lo puoi scordare-sputai acida.
Lo vidi farsi serio -In realtà volevo parlare di come stavi ballando in pista-
Che?!
Io avevo bevuto ma lui era partito per la tangente!
-Ora non posso più ballare?!-alzai la voce incrociando le braccia al petto.
-No anzi...mi piaceva! Ma c'erano troppi ragazzi che ti guardavano e questa cosa non mi piaceva-incroció anche lui le braccia e si appoggiò con il fianco al lavandino.
Ok era troppo!
Non solo cercavo di ignorarlo e di evitare luoghi in cui lui sarebbe potuto andare, adesso dovevo anche stare attenta a come ballavo?!
Sbuffai e mi diressi verso la porta ma lui fu più veloce di me e si mise davanti.
-Ma che vuoi da me?-alzai le braccia al cielo
Lo vidi scrutarmi per non so quanto è nei suoi occhi vedevo un sacco di emozioni, mentre nei miei c'era solo tanta rabbia e confusione.
-Te-sussurró con voce roca e sensuale.
Maledizione!
Lo volevo...e tanto. Ma non potevo lasciarmi andare, mi conoscevo e immaginavo già come sarebbe andata a finire: sesso-innamoramento-partenza-cuore a pezzi.
-Non possiamo-dissi indietreggiando di qualche passo.
Lo sentii sospirare pesantemente, si portò una mano dietro al collo come se fosse stato in imbarazzo.
-Te lo ripeto..perché? Chi ce lo impedisce?!-
-La distanza-urlai anche se non volevo usare quel tono.
Ero lì da neanche una settimana e già mi sentivo una merda.
Per tutta la mia adolescenza avevo provato quelle sensazioni. Il non essere abbastanza, l'essere una falsa bugiarda per qualcuno che credevi fosse il tuo eroe, sentire di non essere accettata e apprezzata da nessuno....avevo creato una corazza davanti a me e tutte queste sensazioni mi avevano fatto diventare ciò che oggi ero. Dopo che tutto il caos con la mia famiglia era terminato avevo cercato di nascondere tutte quelle emozioni.
Ma lui...accidenti lui in così poco tempo era riuscito a farmi sentire di nuovo così. Ero terrorizzata.
Ma soprattutto ero spaventata da quello che stavo iniziando a provare per lui.
Amore? No..non credo.
Infatuazione? Assolutamente si.

Mentre nella mia testa vagavano questi pensieri vidi i suoi lineamenti addolcirsi.
-È questo che ti spaventa?-
-A te no?-
Se la risposta sarebbe stata no, avrei preso la sua bella testolina e l'avrei ficcata nel wc per poi tirare lo sciacquone.
-Un po si-ammise abbassando lo sguardo sulle sue scarpe.
-Allora non abbiamo nient'altro da dirci-detto questo mi voltai per aprire la porta ma una mano dietro di me la richiuse subito.
-Ma non riesco a smettere di volerti-sussurró a pochi centimetri dal mio orecchio.
Il mio cuore stava battendo più che mai e il mio sangue stava scorrendo molto velocemente nelle mie vene.
-Ryan..-
-Ti prego Erin...lasciati andare-mi pregó avvicinando la mano, che aveva appoggiato alla porta, alla mia che invece non voleva mollare la presa sulla maniglia.
-Ho paura-confessai
Sentii il suo respiro sui miei capelli e chiusi gli occhi per cercare di calmarmi.
-Lo so. Lo sento. Ma di me ti puoi fidare-disse
Mi voltai piano e constatai che i nostri volti erano a pochissima distanza.
Lo vidi guardarmi le labbra, cosa che feci anche io.
Ma avevo bisogno di pensare, di stare un po' da sola.
-Ho bisogno di pensarci. Solo un po'-dissi abbassando lo sguardo sul suo petto.
Ad un tratto sentii la sua mano toccarmi gentilmente i capelli.
-OK. Ma promettimi che appena deciderai me lo farai subito sapere-
Annuì incapace di rispondere.
Alzai lo sguardo e lo vidi quasi rassegnato.
Ma in quel momento dovevo capire me stessa, a che cosa sarei andata incontro se mi fossi lasciata andare.
Mi girai nuovamente senza più parlare e questa volta lui non oppose resistenza.

Dopo quel l'incontro ravvicinato in bagno, raggiunsi nuovamente le ragazze. Ballai per una mezz'oretta e poi insieme a loro decidemmo di ritornare a casa.
Cleve per fortuna non era particolarmente ubriaca e io ero tutt'altro che brilla, anzi...per l'ora che era, ero ancora molto sveglia.
Arrivate e casa salutammo Shally Enny e Leight che era la più sbronza e ci dirigemmo verso il bagno per struccarci e metterci il pigiama.
Fui la prima a finire ma non volevo ancora sdraiarmi a letto.
Decisi di uscire sul portico per sentire il rumore e l'odore del mare ancora un po.
Quei suoni mi avevano sempre calmata e mi avevano sempre aiutata a riflettere e a capire.
-Oh finalmente anche questa serata è andata-disse Cleve buttandosi sulla sedia accanto a me.
Feci una piccola risata che lei notò subito.
-È tutto ok?-
-Si...-mentii
Non era affatto ok.
-Riguarda tuo padre?-mi chiese cautamente
Feci una risata amara -In parte e poi l'altra parte la conosci-disse.
Subito dopo che ero uscita dal bagno le  avevo raccontato tutto.
-Beh per tuo padre purtroppo posso solo dirti di lasciar perdere e di andare avanti. Mentre per Ryan...io ti consiglierei ti provarci. Andiamo lasciati andare un po-mi disse
-E se poi mi innamoro?-le chiesi giocherellando con le mani.
-Lo dovrai dimenticare e farà male. Ma almeno non vivrai con i rimpianti-
Non potevo darle torto. Ma la paura era forte.
Ad un tratto sentii il mio telefono suonare e vidi il suo numero.
"Ci hai pensato?"
Al suo messaggio mi scappó una piccola risata.
-È lui?-chiese Cleve
Annuì e le feci leggere il messaggio he fece ridere anche lei.
-Dal tuo sguardo penso che tu abbia già deciso-mi studió come una buona psicologa.
Scossi la testa e ripresi il cellulare.
Non so come ma non pensai molto in quel momento.
"Si"
"Si,ci hai pensato o si, ti lasci andare?"
"Entrambe"
Avevano ragione tutti. Dovevo lasciarmi andare, sperando che il mio cuore si sarebbe fatto forza nel caso in cui mi fossi innamorata.
Ma sapevo già che non sarebbe stato così.
Avrei sofferto e tanto come diceva Cleve ma volevo vivere. E soprattutto volevo divertirmi.

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