Capitolo 19

1K 42 0
                                    

La notte prima non dormii per niente, avevo chiuso occhio solo due ore.
Quando ero riuscita a calmarmi un po', saranno state le tre del mattino, ora in cui Cleve ritornó a casa e vedendomi in quello stato tutta l'euforia che aveva in circolazione svanì all'istante.
Capì subito il motivo che mi aveva ridotta così e le raccontai anche quello che era accaduto con Ryan.
Sapevo che avrei dovuto dirgli la verità è raccontargli il mio passato ma era più forte di me.
Da quando mio padre se ne era andato, avevo cercato in tutti i modi di dimenticare sia lui e sia tutto quello che era successo in quei sette lunghi anni. Ci avevo messo due anni per ritornare a sorridere come prima e per non svegliarmi nel cuore della notte a causa di incubi in cui il protagonista era mio padre che ritornava a casa.
Per molte persone poteva essere una stupidaggine, molte altre avrebbero potuto dire "pensa se invece non c'è l'avessi un padre?" e lo capivo, davvero. Io avevo avuto la fortuna di avere entrambi i genitori ma dall'età di dodici anni e come se ne avessi perso uno.
E stavo bene così.

La mattina seguente i miei bagagli erano pronti. Avevo spiegato a Cleve che dovevo ritornare a casa e risolvere la situazione una volta per tutte e lei mi appoggió in pieno, anzi si offrì anche di venire con me, ma rifiutai. Non perché non la volessi ma lei aveva già i suoi problemi e non volevo che si accollasse anche i miei.
Era una cosa che dovevo affrontare da sola e basta.

Avevo prenotato il volo per le otto del mattino ma prima avevo bisogno di vedere un'ultima persona, Ryan. Inoltre dovevo anche scusarmi per come mi ero comportata la sera precedente.
Le ultime due feste a cui mi aveva invitato erano state uno schifo per causa mia e non volevo che si sentisse così, volevo solo che si godesse l'estate.

Senza dire niente a Cleve uscii di casa e mi avviai verso quella di Ryan. Avevo paura per ciò che mi aspettava, non sapevo se era incazzato, ferito o se poco gliene importava, ma glielo dovevo.
Il tragitto fu più breve di quanto mi aspettassi e senza che me ne accorgessi mi ritrovai davanti alla sua porta. Erano solo le sette del mattino e sperai che nessuno si incazzasse.
Bussai due volte e dall'altra parte sentii dei passi che si dirigevano verso la porta.
Quando si aprii il mio sangue si geló.
Sull'uscio mi ritrovai una bionda con il trucco sbavato, e una maglia bianca, molto larga per essere indossata da una ragazza come quella che si metteva solo cose strette tanto da fermare la circolazione.
La t-shirt a stento le copriva le gambe e sotto sicuramene non avevo niente.
Volete sapere chi era? Semplice e scontato. Natalie o tette rifatte come preferivate.
-Guarda chi si rivede! La paladina della giustizia!-rispose con voce impastata dal sonno ma con un pizzico di straffottenza.
La rabbia incominció a salirmi su in un modo indescrivibile ma cercai di trattenermi.
Di lì a poco me ne sarei andata.
-C'è Ryan?-usai un tono freddo e scostato come era mio solito fare con gli stronzi e gli sconosciuti.
-Sta dormendo e non vuole essere disturbato. Ha avuto una notte un po' movimentata-spiegó con tono malizioso.
Se quello fosse stato un cartone si sarebbe vista la mia mandibola cadere a terra.
Ryan aveva detto che ci teneva a me e poi quando si presentava un momento di merda ecco che se la faceva con un'altra.
Puttaniere. E pure stronzo!
-Puoi dirgli che sono passata? Devo partire e volevo solo salutarlo.-cercai di essere più indifferente possibile
-Sicuro. Ciao- senza neanche aspettare una mia risposta mi chiuse la porta in faccia.
-Zoccola-sussurrai scendendo le scale.
Non ci potevo credere. Avevo ragione già dall'inizio, Ryan era un puttaniere che non provava niente per nessuno e con me aveva solo finto.
Il mio stomaco si stava contorcendo in una maniera impensabile ma non ne valeva la pena.
Dovevo essere forte, ora più che mai.
Ma faceva dannatamente male.

-Sicura che non vuoi che venga anche io?-mi chiese Cleve accompagnandomi verso i metal detector dell'aeroporto.
-Si. Tranquilla, tu divertiti e fai tante foto-feci un sorriso triste che lei ricambió in pieno.
-Va bene fammi sapere quando arrivi a casa-mi disse abbracciandomi
-Lo farò-
-Ciao Erin.-
-Ciao Cleve.-
E me ne andai da quel posto che prima di ieri consideravo il paradiso.

Ed eccomi qua. In questo piccolo paesino lontano due ore dal mio college.
Avevo passato la mia infanzia e la mia adolescenza qui. E se dovevo essere sincera non mi mancava per niente.
Avrei preferito mille volte ritornare a Yale prima del previsto, ma non potevo.
Mi soffermai un po' davanti alla piccola villetta bianca che era davanti a me. Non sapevo se bussare o scappare.
Quando presi coraggio però, decisi di andare avanti.
Bussai due volte e in meno che non si dica la porta si aprii e mi ritrovai davanti la mia super migliore amica.
Mia madre.
-Erin! Amore ma che ci fai qui?-chiese abbracciandomi.
-Ciao mamma-risposi semplicemente ricambiando l'abbraccio.
Quando si staccò mi fece entrare aiutandomi con le valigie.
-Sei arrivata giusto in tempo. Stavo facendo il tiramisù-
Oh mio dio! Adoravo quel dolce ma solo il suo,perché a differenza di altre persone lei non usava i savoiardi ma i pavesini che facevano in modo di non rilasciare tanto caffè sul fondo.
-Sono arrivata da due minuti e già mi vuoi mettere all'ingrasso?!-dissi ridendo.
-Beh mi conosci tesoro-disse teatralmente.
Ci dirigemmo in cucina dove si sentiva un buonissimo profumo.
Era un asso nell'arte culinaria anche se lei diceva sempre che non le piaceva cucinare. Intanto però faceva dei piatti da leccarsi i baffi.
E a parlare così potrebbe venire in mente una mamma cicciottella invece era tutt'altro.
Era magra con un fisico che a volte invidiavo pure io, mentre i suoi capelli erano nero blu con un ciuffo blu davanti stile rockstar.
I suoi occhi erano più chiari dei miei che erano marrone scuro, ma a causa della vista doveva mettere le lenti a contatto che ovviamente erano colorate, di che colore? Beh blu!.
-Allora che ci fai qui? Non ti stavi divertendo con Cleve?-mi chiese mettendo il dolce in frigo.
-Si. Ma in realtà sono ritornata per papà-l'ultima parola la sussurrai ma lei riuscì a sentirla ugualmente perché si bloccò sul posto.
-Ti ha chiamata?-chiese quasi preoccupata
Scossi la testa prendendo un biscotto che aveva appena sfornato.
-No ma sono stufa di continuare questa storia. Voglio parlargli e dirgli tutto quello che penso così potrà lasciarmi stare una volta per tutte.-
La vidi annuire mentre preparava un po' di tè
-Mi sembra giusto e sono d'accordo su ciò che vuoi fare. Ma Erin ricordati che è comunque tuo padre, ci ha fatto passare degli anni di merda ma tu sei sempre sua figlia-mi disse
Capivo cosa voleva dirmi ma ero troppo arrabbiata per poterlo ancora rispettare.
-Lo so. Però mamma non incominciare con la storia del padre e la figlia perché sai come la penso.-
-Si lo so- mi disse scherzosamente.
Quando il tè fu pronto ci mettemmo fuori sul porticato. E mentre mi stava raccontando come andavano le cose a lavoro il mio telefono inizió a squillare.
Lo presi in mano e vidi il nome di Ryan.
Feci una piccola smorfia e decisi di mettere il silenzioso.
-Non rispondi?-mi chiese mia madre
-Non è nessuno di così importante-
Sicuramente dal mio tono traspariva rabbia cosa che lei notó subito.
-Scommetto che si tratta di un ragazzo-
-Già- pucciai un biscotto nel tè
-L'hai conosciuto in California?-
-Si-
-Wow sei di molte parole?!-
-Scusa ma non mi va di parlarne-
-Ti ha fatto del male?-mi chiese in allerta
-No...-
Volevo dirle che con Ryan avevo fatto sesso per la prima volta ma non trovavo le parole.
-Tesoro che ti prende? Non ti ho mai vista abbattuta così per un ragazzo!-
Ok Erin...potevi farcela.
-Si chiama Ryan e...ci sono andata a letto-
Quando non sentii nessuna parola uscire dalle sue labbra alzai la testa e la ritrovai appoggiata allo schienale della sedia con gli occhi spalancati.
-Mamma?-la chiamai
Oddio! Adesso mi avrebbe tirato la teiera in faccia!
-Non ci posso credere! La mia bambina l'ha fatto-
Lo disse più fra se
-E come è stato?-
Eccola lì. Si era ripresa in fretta eh?!
-Mamma!-la ripresi-Sappi solo che siamo stati attenti-
-Ok va bene! Rompiscatole-mi disse tirandomi un leggero calcio sotto il tavolo che mi fece ridere.
-Ma perché adesso non gli vuoi parlare?-
-Perché penso che sta notte sia andato a letto con un'altra-
-Pensi o ne sei sicura?-
-Sono sicura all'ottantanove percento-
-Beh non è un cento!-
Scossi la testa facendo una piccola risata e subito dopo il mio telefono vibró.
Lo presi in mano e vidi un messaggio di Ryan
"Dove sei finita?! Chiamami!"
Ovviamente non lo chiamai.

Distance HeartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora