13. Caino e Abele

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Caino pianse sul corpo di Iris, non seppe per quanto, ma alzò la testa quando iniziò a sentire il corpo di lei irrigidirsi

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Caino pianse sul corpo di Iris, non seppe per quanto, ma alzò la testa quando iniziò a sentire il corpo di lei irrigidirsi. Gli occhi, i suoi bellissimi occhi, così simili a quelli di lui, erano velati dell'ombra della morte. La bocca, le sue morbide labbra che aveva baciato innumerevoli volte, erano spalancate con una smorfia di stupore. Le baciò la fronte, lasciando che le lacrime cadessero dalle sue labbra sulla sua pelle diafana e ormai pallida. Accarezzò ancora i capelli, neri come la notte, morbidi, prima di adagiarla a terra. 

Nessuno si era mosso. Nessuno si era avventato contro Abele, nemmeno il demone Iblis. Eppure, era sicuro che qualcuno si sarebbe mosso per Iris. Invece erano ancora seduti davanti al fuoco, impassibili, almeno per quanto riguardava il demone. Ertha tremava impercettibilmente, ma lui la tratteneva saldamente. Incrociò gli occhi di lui, qualcosa tra le loro menti si toccò, un'intesa che prima non c'era e che era nata.

-Non seppellitela fin quando non sarò tornato.-

Si alzò, voltandosi verso il punto in cui la notte prima aveva abbandonato le sue armi. Prese tutto, lancia, pugnale e la spada di cristallo nero. Erano destinate a Lilith. Si soffermò per un istante a pensare a lei. Il vampiro, il demone gli avevano detto. Nessuno gli aveva detto però che era sua sorella. Guardò le armi. No, nessuna di quelle lame sarebbero toccate a Lilith. Piuttosto, Abele avrebbe pagato per aver ucciso una ragazza che non c'entrava nulla con tutto questo. I figli non dovevano portare le colpe dei genitori, se anche Lilith fosse stata davvero il demone che Metatron, anzi, che suo padre gli aveva raccontato fin da quando era piccolo.

E la storia, si rese conto, era tutta da valutare. Erano molte le cose che non sapeva, e che gli erano state nascoste. Prima di uscire dalla tenda, rivolse ancora uno sguardo al demone che era rimasto lì seduto, senza fare niente.

-Io verrò con voi...-

-E la tua missione?- 

Chiese Iblis. Caino sospirò, capendo che aveva preso la decisione nell'esatto istante in cui Iris si era seduta accanto a lui e gli aveva preso la mano. Non doveva pensarci, lo sapeva già.

-Non ho nessuna missione...-

Senza attendere oltre, uscì fuori, spostando le pelli che chiudevano l'entrata. Si guardò intorno, ma di suo fratello non c'era alcuna traccia. 

Fratello. Il suono di quella parola lasciava l'amaro in bocca, una sensazione sgradevole alla bocca dello stomaco. No, non era suo fratello. Non più. Non si poteva scegliere la famiglia in cui nascere, ne tanto meno i fratelli e le sorelle, ma il potere del sangue era sopravvalutato. Poteva spezzare quel legame in qualsiasi momento, ed era deciso a farlo in quell'istante.

La gente lì fuori lo guardava, Yama gli venne incontro, vedendo il suo sguardo turbato. Cercò di levarsi dalla mente il ricordo di quella mattina, di quando lui giaceva nudo accanto ad Iris. Non gli importava più. Niente aveva importanza, senza di lei.

La Stirpe Di Lilith - Il Marchio Di Caino #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora