22. Linee di Sangue

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Erano passate settimane da quando Iblis era partito, portando via con sé Iris

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Erano passate settimane da quando Iblis era partito, portando via con sé Iris. Li aveva osservati allontanarsi in volo, ed era rimasto da solo, con la speranza di rivederla. Ma non avevano avuto più notizie del Demone, e Yama gli rispondeva sempre allo stesso modo. Quello era il Demone più forte e astuto di tutto l'Inferno, se la sarebbe cavata. E sicuramente, Iris era salva.

Ogni volta che riceveva una risposta del genere, Caino rimaneva in silenzio. Si chiedeva perchè Yama non chiedesse alla Sacerdotessa Ertha di scrutare le rune per vedere come andavano le cose. Eppure, ogni giorno lei interrogava quegli strani sassi per scegliere la direzione da seguire.

Non aveva mai visto fare una cosa del genere, anche se in effetti, non aveva mai visto niente che Metatron non concedesse loro di vedere. Loro. Ogni tanto parlava al plurale, pensando ad Abele, il fratello che aveva ucciso con le proprie mani. Quando succedeva, il marchio sul suo petto gli dava fastidio, come a ricordargli chi fosse in realtà.

Ma lui scacciava via quei pensieri.

La prima volta che aveva visto Ertha leggere le rune, era rimasto rapito da quei piccoli sassolini. Aveva osservato ogni movimento della Sacerdotessa, la reverenza con cui maneggiava quelle pietre. Erano davvero singolari, se non lo avesse creduto impossibile, avrebbe potuto anche pensare che fossero vive. Conosceva quella strana pietra, veniva spesso utilizzata per creare punte di lance o di frecce. Non era come il cristallo nero delle armi che Metatron gli aveva donato. Era un materiale più denso, scuro e pesante. Una pietra traslucida di colore nero, le leggende dicevano che era il fuoco delle montagne solidificatosi con il respiro degli spiriti. 

Quindi veniva usato per creare armi rituali, più che altro. Un abile intagliatore doveva aver creato quelle piccole pietre per Ertha. Sopra c'erano incisi dei simboli in un rosso brillante, innaturale. Quello era stato il vero motivo per cui si era stupito. Le rune incise sopra, sembravano pulsare, come il sangue di un essere vivente.

Ertha aveva notato il suo stupore, e gli aveva sorriso. Poi, più tardi lo aveva raggiunto durante la marcia, ed era rimasto a parlare con lui. 

<<Ho visto che eri interessato alle mie pietre.>>

Gli aveva detto avvicinandosi. Lui aveva annuito, in silenzio, non c'era bisogno che dicesse nulla, aveva intuito che la Sacerdotessa lo avesse raggiunto appositamente per parlargli appunto di quello. Infatti, Ertha prese il sacchetto che portava legato alla cinta della veste, un piccolo involto di pelle morbida, conciata e ricamata finemente con linee geometriche. Incuteva rispetto anche solo il contenitore, così bello e sicuramente realizzato da abili mani.

Aprì il piccolo sacchetto, sciogliendo i legacci che lo tenevano chiuso. Se rimase stupito dalle incisioni che sembravano pulsare, di certo in quel momento rimase a bocca aperta, continuando comunque a camminare. Le Rune brillavano di luce rossa, senza dover essere illuminate da nulla. Dal sacchetto la debole luce brillava nonostante la luce del giorno. Ertha ne prese una dal sacchetto, e la osservò.

La Stirpe Di Lilith - Il Marchio Di Caino #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora